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Kosmologische Humoreske e Mariechen

8. Il ‘salto’ nella moralità

8.3. Kosmologische Humoreske e Mariechen

Nel racconto Kosmologische Humoreske238 del 1954 Anders traspone la propria

filosofia della contingenza nella forma di un racconto cosmogonico che ha come protagonisti, da un lato Frau Nu - personificazione del ‘nulla’, “la signora del nulla e del vuoto” (p. 7), unica presenza di una realtà (se è possibile chiamarla tale) che conosce solo “la paradisiaca pace del nulla disturbato da niente” (p. 19) - e dall’altro il dio Bamba, principio dell’essere, creatore di se stesso, la cui improvvisa ed inaspettata apparizione scatena, in un primo momento, la conseguente reazione di Frau Nu: un attacco di risa.

Dal punto di vista di questa infatti “un essere, che nonostante l’indubitabile validità del motto ex nihilo nihil e senza preoccuparsi del non meno irrefutabile ‘principio di ragion sufficiente’ aveva la stoltezza o la sfrontatezza o l’insolenza

238 Le indicazioni di pagina tra parentesi, senza ulteriori specificazioni, si riferiscono a questo

(ma tutto ciò sfocia presumibilmente nella stessa cosa) tuttavia di esserci improvvisamente (o almeno pretendere di esserci)” (p. 15) rappresentava qualcosa di contraddittorio, di anormale, di semplicemente comico: “Perché è comico tutto ciò che, senza essere catastrofico, è, sebbene possa propriamente non essere” (K, 293).

Temendo di perdere il dominio assoluto, che la si voglia “relegare nell’ultima camera di corte o costringere ad andare in esilio” (p. 23), Frau Nu decide dunque subito dopo di dichiarare guerra al dio Bamba: colta da smanie di pulizie, attrezzata di tutto punto, si adopera per “soffocare sul nascere, laddove si annunci, ogni possibile volontà di essere al ‘modo di Bamba’ (bambaartig) e per distruggere ogni minuscolo insetto divino” (ivi).

A sua volta Bamba, “per sfuggire all’insopportabile solitudine della sua esistenza” (p. 7), dopo essersi cimentato in creazioni puramente simboliche, prende la decisione di creare un mondo vero, “qualcosa di ibrido ed ontologicamente ambiguo, qualcosa tra l’essere e il non essere – in breve: una sorta di colonia divina, abbastanza indipendente per essere se stessa; ma tuttavia ancora [così] dipendente da lui” (p. 9): il suo egocentrismo infatti gli impedisce di concepire l’idea di creare qualcosa dello stesso valore ontologico.

Egli è costretto dunque ad entrare in trattative con Frau Nu: “infatti soltanto donna Nu possedeva quella nullità senza la quale la creazione degli esseri e delle cose mortali – in breve del mondo – non sarebbe stata possibile”. Lei, a sua volta, “pretese come compenso alla sua collaborazione il diritto a tutte le cose create in futuro” (p. 7).

Il frutto di questa intesa è dunque il mondo, le cose, gli essenti, che, appena creati, cadono immediatamente sotto il “pregiudizio ontologico di essere sempre stati e di non poter che essere” (p. 86), inconsapevoli di essere invece il risultato del compromesso tra i voleri del tutto nichilistici di donna Nu e quelli del dio Bamba, desideroso sì di avere compagnia, ma, vanitoso e geloso delle proprie prerogative, interessato a che questa sia ontologicamente di qualità inferiore alla sua.

Mentre questi però si sente immediatamente toccato da questa inferiorità - la contingenza, la casualità degli essenti, ai quali si rivolge con tono patetico: “Mio povero X-qualsiasi!” (p. 87) - non lo è altrettanto donna Nu, che ridiventata la vecchia ‘signora del nulla’, armata di nuovo dei suoi attrezzi di pulizia, si appresta a restaurare il suo potere, dichiarando guerra ad ogni essere, e rivolta a Bamba,

che aveva affermato la apriorità dell’essere e non degli essenti239 dichiara a tutta

forza la contingenza sua e degli essenti con lui creati: “Per la prima e l’ultima volta. Apriori sono soltanto io. Certo, io, il niente! E niente altro. Ogni altro apriori è una stupidaggine. Ogni altro principio è insensato (…) Perché ciò che vale di ogni singolo e del tuo ‘dolce empirico’240 vale naturalmente del mondo

come tutto! E ciò che vale del mondo come tutto, vale naturalmente anche del suo essere! E ciò che vale del suo essere in generale, vale naturalmente per te, come sopra! Contingenti! Contingenti siete voi tutti; contingenti tutti quanti e a posteriori e nessuno è meglio dell’altro” (pp. 90-91).

Le cose del mondo - nonostante gli sforzi di Bamba, che cerca di infondere loro forza “con il suo soffio di vita” (p. 88) – appaiono condannate alla mortalità: rappresentate come nuvolette, fatte di aria, spariscono dunque così velocemente come sono apparse, senza che Bamba, “parvenu ontologico” (p. 13), possa comprenderlo.

Come finisce la storia di Frau Nu, signora del nulla, e di Bamba, dio dell’essere? “Che essi ancora giochino, questo è senza dubbio certo. Poiché ancora oggi vale che in ogni momento una [nuvoletta] fiduciosa svolazzi sulla sua [di Bamba] mano, per alzare, minuscola, la sua voce, e tuttavia subito, come se non fosse mai stata..scomparire per non ritornare mai più. (...) Chi sa, forse sono, entrambi i giocatori, soltanto ciechi impiegati di un movimento abitudinario e meccanico, che si mette in moto da sé” (95), una “macchina di creazione e distruzione” (Lütkehaus, 2003, p. 555)241.

E’ nel racconto in versi Mariechen242 (1946/1987) però che questo senso di pietas

e di amore nei confronti della vita, priva di senso e di giustificazione, ma nonostante questo, meravigliosa e sacra, si esprime nella forma artisticamente migliore243.

239 “(...) ogni anticipazione rimane formale e deve rimanere a priori (…) si può dunque certo

prevedere il mondo in generale, ma non questo o quello“ (p. 89).

240 Con questo termine, usato anche da Aristotele, si riferisce Frau Nu alle cose del mondo, agli

essenti.

241 Così commenta Lütkehaus: “Con questa prospettiva finale Kosmologische Humoreske va al di

là dell’ umorismo. Laddove il divertimento pazzo, alla maniera di uno show nichilistico dello spirito del mondo, minaccia (di svolgersi) sul terreno di Hiroshima, anche il più sereno ontologo perde il suo buonumore” (2003, p. 555).

242 Le indicazioni di pagina tra parentesi, senza ulteriori specificazioni, si riferiscono a questo

racconto.

243 Secondo Schmidt-Dengler “la migliore poesia (Lehrgedicht) filosofica in lingua tedesca” (in,

Si racconta (o meglio, racconta una voce fuori campo alla amica, la piccola Mariechen) la storia della balena Mariechen, che nuota solitaria attraverso lo stretto di Bering, è messa incinta dal compagno Eduard (di cui partorisce un piccolo Eduard Jr), per riprendere poi il proprio cammino, senza meta.

Sullo sfondo di questa esile trama troviamo svolta “niente meno che l’antropologia e la filosofia della cultura di Anders in un guscio di noce” (Dries, p. 89): l’affermazione dunque della contingenza dell’essere, inteso sia nella sua individualità ovvero nella sua casualità - “Esserci (…) significa mancare (Versäumnis) (p. 19), “Poiché ciò che è, è sempre esso stesso,/ e ciò che è esso stesso, è uno,/ e ciò che è uno, ha pareti” (p. 20), è escluso dal tutto - sia nella sua mancanza di senso.

Alla domanda “perché” (wozu) esiste Mariechen (vedi pp. 9, 25, 31) non è possibile dare risposta244; inoltre sembra ogni “risposta, anche la più certa,/ un

luogo comune, se paragonata/ alla bellezza del problema” (p. 26).

Troviamo anche qui esplicita la polemica con Heidegger: “A quegli scialbi filosofi,/ che si spaventano ogni giorno di nuovo,/ che noi saremmo solo ‘gettati’/ nel mondo e nel nostro ‘esserci’,/ puoi tu tranquillamente opporre: ‘Possibile’/ Ma solo per aggiungere/ (meno dolcemente e piuttosto allegro):/ ‘Che vantaggio immeritato,/ che il tiro sia stato così ben centrato,/ e noi diventammo quel che diventammo!’/” (p. 36).

Al ‘ruvido eroismo’ del filosofo della gettatezza “che certo ontologicamente sempre/ rischia tutto o niente” Anders oppone chi è disposto “a rischiare le labbra,/ quando è necessario, con una piccola,/ ponderata e simpatica/ parola per venire in aiuto al prossimo” (p. 68), per trattarlo “con comprensione/ed amore” (p. 23).

Proprio perché l’ immagine scioccante di un ‘negativo futuro II’, l’idea cioè che non saremo mai stati (vedi K, 286), minaccia gli uomini di totale caducità, essi “stanno ancora amichevolmente insieme” (p. 64), si abbracciano ‘nonostante lo smottamento’ (“trotz des Bodenrutsches, p. 30) del senso dell’essere: proprio “quando la verità ci lascia in asso,/ è un tale avvicinarsi, se anche/ obiettivamente come metodo/ non del tutto senza obiezioni ed oggettivo,/ tuttavia una consolazione e quasi una risposta” (p. 32).

244 Anche se ad essa si potesse rispondere, essa si ripeterebbe sotto la forma di “senso del tutto” (p.