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A. P ARTE PRIMA : U N PERCORSO MISTICO NELLA POESIA RELIGIOSA DI E RNESTO C ARDENAL

II. Gethsemani, Ky

II.5. La notte, luogo della rivelazione

Un altro sviluppo del tema mistico e gnoseologico è la riflessione cardenaliana sul tema della ‘noche’. Appare immediato, e certo voluto nel testo, il riferimento alla mistica tradizionale, che aveva sviluppato con San Juan il tema della ‘noche oscura’, ma anche il tema della ‘notte luminosa’ che era apparso nella mistica spagnola e in quella sufi.

COMO LAS LECHUZAS QUE SÓLO VEN DE NOCHE

Como las lechuzas que sólo ven de noche, y como el mediodía es la medianoche de los murciélagos, en esta tarde luminosa de julio ¿no será otra la luz y no será tan sólo lo oscuro lo que vemos:

5 el tanque de agua plateado, la puesta del sol, las golondrinas revoloteando, este libro de Suso, el avión que cruza como un pez por el cielo de julio? 85

Come è frequente nella meditazione orientale, la struttura del componimento è formata da una fase d’osservazione seguita da una domanda metafisica. Al tema dell’illusorietà dell’apparenza delle cose si aggiunge, con il richiamo alla ‘noche’, una nuova riflessione sulla relatività dell’esperienza sensibile, trasferita al piano gnoseologico. L’impianto della doppia similitudine iniziale ci appare subito da notare. I termini sono, infatti, disposti in maniera particolare, tra rimandi e antitesi, ma con gli elementi nodali ‘lechuza’ e ‘murciélago’, ‘noche’ e ‘medianoche’, ancora in forma di chiasmo (la forma visiva più vicina a un rispecchiamento).

43 Nel terzo rigo compare il classico nipponico riferimento alla stagione, ma il verso è spezzato in maniera assai brusca dall’apertura dell’interrogativa. E’ esplicitata la domanda dell’uomo che cerca di conoscere Dio, e con esso di capire una realtà ultrasensibile, rappresentata nel testo da ‘otra luz’. Ciò che è visibile forse è solo oscurità e bisogna andare oltre nel cammino gnoseologico per incontrare la divinità e forse, prima ancora, l’essenza delle cose. Notiamo che la notte in Cardenal non ha sempre connotazioni negative, in quanto è comunque il luogo della rivelazione della realtà superontica e della possibilità del contatto con l’Amato. Anche ‘Las lechuzas’ mette in discussione che l’oscurità apparente corrisponda a un buio interiore e ribadisce la superiorità di una verità metafisica, antitetica a quella percettibile tramite i sensi. La civetta, classico simbolo della sapienza, molto presente non solo nella simbologia greco-romana, ma anche in quelle delle civiltà mesoamericane, nonché in quelle cristiane (dove è contraddittoriamente simbolo dello spirito ma anche della stregoneria), si erge ancora come metafora di una capacità ulteriore di vista oltre il visibile. Inoltre la simbologia della civetta si coniuga bene con l'idea cardenaliana della notte, rappresentando la notte lunare, in cui si discernono le cose, mentre il corvo ha il valore bipolare della rappresentazione del giorno e della notte senza luna. La ‘lechuza’ diviene icona della vittoria sui limiti dell’esperienza sensibile e luogo del mistero della visibilità del superontico tramite frequenze sovrumane.86

Accanto a lei il pipistrello, completamente risemantizzato nei suoi valori simbolici87, diviene altro spunto di contraddizione dell’esperienza sensibile. Per lui il ‘mediodía’ è come ‘medianoche’. Così nella poesia il secondo verso è sia immagine sia espressione formale del ribaltamento dei piani sensibile e soprasensibile, fisico e metafisico. E’ molto interessante come Cardenal sceglie e accosta i simboli: la 'lechuza' , uccello enigmatico dalla simbologia consolidata, e il pipistrello, originale allegoria della trascendenza del reale, definita in base alle proprietà di orientamento che sono acquisizione scientifica recente. Si sovrappongono, dunque, le due immagini: l’antico mistero celato dagli occhi del rapace notturno, con la suggestione scientifica delle sofisticate tecniche sonar dei pipistrelli.

86 Cfr. Franco Cardini, ''Mostri, belve, animali nell'immaginario medievale'', in Abstracta, n.4 dell'aprile 1986.

87 Il pipistrello riveste in tutta la tradizione un ruolo marcatamente negativo dovuto, con molta probabilità, al suo

rifuggire la luce per cercare il buio: l'infausto gusto l'ha indicato sovente quale simbolo satanico, o come in Cesare Ripa, personificazione dell'Ignoranza (si veda Lucia Impelluso, La natura e i suoi simboli, Milano, Mondadori Electa, 2003, p. 292).

44 Il significato, determinato dalla sovrapposizione ideografica delle due immagini è l’interazione di diversi fattori: la notte, la saggezza, la vittoria delle barriere sensibili dell’uomo. Un altro esempio di tecnica imagista di costruzione di un significato, di mutuazione poundiana e, prima ancora, orientale.

La consueta accumulazione finale di elementi in disordine rappresenta nel componimento proprio la barriera della realtà ‘visibile’. In essa compare significativamente anche un testo mistico. E’ citato con determinazione specifica del nome dell’autore, discepolo di Meister Eckhart, che si era interrogato principalmente proprio sul tema della sapienza. Anche lo studio, la ricerca teologica, compare quindi nel mucchio scomposto delle cose che forse sono solo l’‘oscuro’ e non possono che sviare dalla verità.

Vediamo in un interessante estratto da Vida en el amor, come Cardenal sviluppava le dualità primordiali luce/tenebre e giorno/notte, nel contesto epifanico:

La voz de Dios uno la quiere clara, y no lo es. No lo es porque no puede ser clara para los sentidos. Pero es profunda. Es una voz honda y sutilísima y inexplicable. Es como una honda angustia en el fondo del ser, allí donde el alma tiene su raíz. Es una voz en la noche. Vocación quiere decir llamada y una voz en la noche. Una voz llama y llama. Uno oye y no ve. La queremos clara como el día y es profunda como la noche. Es profunda y es clara pero con una claridad oscura como la de los rayos x. Y llega hasta los huesos. 88

Nel brano si colga come i ‘rayos x’ sono l’alternativa tecnologica delle immagini delle civette e dei pipistrelli. Rivestono la stessa significazione simbolica, ma con lessico proveniente da un altro dei campi semantici preferiti di Cardenal, quello tecnico-scientifico, che diviene, sempre più, dominante nel suo idioletto. Il gusto di Cardenal per i rimandi intertestuali ci suggerisce un elemento sostanziale nella definizione del suo linguaggio mistico: la rielaborazione dei temi della tradizione, e in particolare di San Juan de ola Cruz, che leggeva e citava spesso. Questo sarà oggetto di analisi più avanti, ma possiamo anticipare, in base a quanto sin qui evidenziato, che già da questa prima poesia religiosa si definisce un atteggiamento di ripresa e di ammodernamento dei temi e dei vocaboli. La

45 ‘noche’ è una categoria ascetica oramai consolidata (anche un terreno di referenza comune con il lettore, in quanto parte di un intertesto noto) da utilizzare in tutta la forza semantica che gli viene dalla storia letteraria, ma senza temere di aggiungervi contenuti e accezioni nuove. Cardenal opera, quindi, un aggiornamento dei codici espressivi della tradizione, che non gli esclude la possibilità di ricorrere alle immagini classiche, anche in chiave contrappuntistica.

Un altro testo definisce, nella notte, la traiettoria dell’anima verso Dio come mossa verso un obiettivo inconsapevole. Esprime il senso tipicamente mistico dell’estraniazione dell’uomo nel percorrere una via in maniera involontaria e inconsapevole.

COMO LAS BANDADAS DE PATOS QUE PASAN GRITANDO

Como las bandadas de patos que pasan gritando, que en las noches de otoño pasan gritando, hacia lagunas del Sur que no han visto nunca, y no saben quién los lleva, ni hacia dónde van: 5 así éramos llevados hacia Ti sin saber adónde

Y como las bandadas de patos que vienen del Sur, en primavera, de América del Sur,

y pasan por Kentucky gritando de noche! 89

Ancora il tema del viaggio: uno stimolo dinamico muove la riflessione del poeta, del tutto statico nella sua dimensione contemplativa. La notte è ancora il luogo del movimento e dell’avvicinamento dell’anima all’Amato. Ritroviamo in questo componimento le assonanze e gli accorgimenti stilistici, che abbiamo già evidenziato altrove. Accanto ai riferimenti

46 naturalistici, appare anche una nota nostalgica nel ritornare del pensiero sul Sud, col rimando ‘América del Sur’, sottolineato dall’epifora. Il grido nella notte chiude il componimento lasciando la sua eco nel lettore grazie anche all’esclamazione. Un’altra immagine della voce del monaco che si leva inascoltata nel silenzio frustrante della sua ricerca mistica.