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A. P ARTE PRIMA : U N PERCORSO MISTICO NELLA POESIA RELIGIOSA DI E RNESTO C ARDENAL

IV. Da Oración al Cántico Cósmico

IV.2. Davanti al mistero

IV.2.1. La prospettiva gnoseologica

Risulta evidente nella lettura del testo in analisi, riportato per intero in appendice al presente studio, che lo stile di questo componimento si è ormai del tutto distaccato da quello

156 Lettera inedita del 18 gennaio 1970 a J.H. Griffin, citata nell’introduzione a Thomas Merton / Ernesto Cardenal.

Correspondencia (1959-1968), Madrid, Trotta, 2003, curato da Santiago Daydí-Tolson.

157 Di tutti i testi che delineano il significato del koan nella mistica zen, consiglio, per evidente sintonia nelle fonti

cardenaliane, oltre che per la capacità dell’autore di spiegare concetti orientali a menti occidentali, Thomas Merton,

Mistici e maestri zen, Milano, Garzanti, 1969. Il capitolo che si apre a pagina 201, `interamente dedicato a questo tema.

Un’altra testimonianza, se ce ne fosse bisogno, della fecondità degli studi di Merton sulle mistiche orientali e sul buddismo zen. Da Asian Journal sappiamo anche che lo stesso monaco fu definito un “Budda naturale” dai religiosi zen che lo conobbero.

158 Si vedano anche la traduzione e il commento di Antonio Melis alle Coplas, pubblicati in In forma di parole, anno VI,

95 precedente, accentuando la presenza di termini stranieri e riferimenti alla contemporaneità e, a nostro avviso, rinunciando a quella essenzialità e a quella brevità che rendevano incisivi i testi precedenti. Probabilmente un lavoro di limatura del testo avrebbe potuto migliorare la forma e la sua capacità di veicolare il contenuto. Ci limiteremo, pertanto, come per il testo appena analizzato, ad esaminare quanto inerente al nostro tema di ricerca. Come in Oración

por Marilyn Monroe, Cardenal rappresenta l’incontro con Dio al momento della morte.

L’espressione dell’ansia di unione e di completamento, delle ‘bodas del deseo’, appagate nella morte, appare suggestiva.

los hors d’oeuvres 25 nunca fueron en los restaurantes

como anunciados en las revistas

Ni el verso fue tan bueno como lo quisimos o el beso.

Hemos deseado siempre más allá de lo deseado 30 Somos Somozas deseando más y más haciendas

More More More

y no sólo más, también algo «diferente»

Le immagini dell’ansia di completamento sono interessanti: l’antipasto, il verso, il bacio, le aziende di Somoza esprimono un’insoddisfazione inquieta. La forma sintattica ellittica e il verso cortissimo ‘y el beso’, riescono bene a catalizzare l’attenzione. In particolare il bacio era sempre stato nella poetica cardenaliana l’immagine delle sue personali rinunce affettive, alle quali proprio con la morte, si ripeteva, avrebbe dato piena compensazione, nella garanzia dell’unione con Dio. L’immagine dei baci diviene una costante e ritorna più volte nel presente componimento L’unione appare pochi versi dopo:

Las bodas del deseo

el coito de la volición perfecta es el acto 35 de la muerte.

Compare per la prima volta nelle espressioni delle nozze del desiderio e del ‘coito della volizione perfetta’ il ricorso al campo semantico sessuale che descrive

96 metaforicamente l’unione mistica. Anche qui Cardenal si colloca pienamente nella tradizione, dal Cantico dei Cantici a San Juan de la Cruz: quello che aggiunge è la ‘puesta al día’, con un aggiornamento nella spregiudicatezza del riferimento sessuale. Quello sopra citato è un inizio di questo rinnovamento del linguaggio mistico-sensuale, che arriverà a conseguenze anche più forti. Qui è forte l’ossimoro della morte come unione e come volizione, ancora ribaltamento in senso cristiano dell’umana apparenza delle cose. La sottolineatura formale di tale rovesciamento è nell’‘encabalgamiento’ e ci conferma ancora una volta quanto la sintassi nella poetica di Cardenal sia un’interazione di elementi contenutistici, lessicali e visivi.

Vivimos como en espera de una cita infinita. O

45 que nos llame al teléfono lo Inefable.

Y estamos solos

trigos inmortales que no mueren, estamos solos.

Notiamo come ricompare, ben annunciata dall’‘encabalgamiento’, l’immagine del telefono. Per completezza di analisi dell’immagine, anticipo la citazione dei due versi 513 e 514, siti alla fine del componimento, che riprendono il tema in versione ‘indigenista’:

y en la tribu de Papua cuando vieron el telégrafo hicieron un modelo chiquito para hablar con los muertos

Ricompare il mezzo tecnologico per veicolare il contatto metafisico con l’al di là. E’ interessante notare come Cardenal fa propria l’ingenuità della strategia sopra descritta, nella sua ricerca di canali di comunicazione con l’assoluto. Ancora una volta, comunque, si tratta di una comunicazione che passa per il canale uditivo, presentata come unica via di contatto

97 prima dell’incontro definitivo. L’aspetto sensoriale è ancora centrale. E’ cogliente il passaggio che elabora il tema biblico della vista fallace. 159

No un sueño sino la lucidez.

Vamos en medio del tráfico como sonámbulos 55 pasamos los semáforos

con los ojos abiertos y dormidos.

paladeamos un manhattan como dormidos. No el sueño

la lucidez es imagen de la muerte

60 de la iluminación, el resplandor enceguedor de la muerte.

Cardenal avrà sicuramente avuto presente su questo tema 1Cor 13,12: “Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto”. Citava spesso il brano e lo abbiamo trovato elaborato anche nella poesia precedente. Qui è riuscito lo scivolamento dell’immagine, il traslato alla società attuale, con l’immagine dell’autista nel traffico che gira come un sonnambulo, muovendosi in automatico o distratto. Di fronte a questo vivere stolido, la morte è, paradossalmente, un acuirsi dei sensi e permette una conoscenza vera. E’ ‘lucidez’. E il ‘resplandor enceguedor’ non può non richiamare l’immagine del novizio nella neve di Gethsemani, che abbiamo colto come terzo livello di conoscenza mistica.

Sólo en los momentos en que no somos prácticos concentrados en lo Inútil, Idos 85 se nos abre el mundo.

La muerte es el acto de la distracción total también: Contemplación.

159 I riferimenti biblici alla vista fallace sono numerosi. I più significativi sono i passaggi dei salmi in cui si definiscono

98 I versi estrapolati contengono molti spunti di analisi. Innanzitutto il paradosso dell’utilità dell’inutile. La grafica, ancora una volta, determina e rafforza la figura: l’‘encabalgamiento’ sofferma il pensiero in maniera da porre come enigmatica l’affermazione del poeta. La sottolinea anche la disposizione del termine ‘Idos’, in fondo al verso, che visualizzando l’allontanamento, ne raddoppia la forza espressiva. Ancora troviamo tre maiuscole (e abbiamo ormai chiarito come queste siano usate da Cardenal) a formare un triangolo visuale: ‘Inútil’, ‘Idos’ e ‘Contemplación’. Una triplice rivelazione divina nella contemplazione, nel ‘perdere’ la vita (tema forte in Cardenal, tanto che la sua prima autobiografia si intitola proprio Vida Perdida) senza fare cose pratiche (si pensi al racconto dell’incontro di Gesù con Marta e Maria di Lc.10,38). Si noti che il fedele, così ‘ido’, entra a fare parte di questo triplice dialogo di unione con la divinità. I termini ‘Contemplación’ e ‘Idos’, convergono, sia per collocazione spaziale, sia per rima, nel terzo lessema ‘distracción’ (termine che, ricordiamo, etimologicamente significa ‘essere portati in un’altra direzione’). La struttura del verso successivo, tanto ellittica da apparire scheletrica, alza il tiro fino al vertice del triangolo, costituito dal termine ‘Contemplación’.

Un salto di rigo prelude alla trattazione dell’altro tema ossimorico, amore e morte. Il tema è presentato e poi sviluppato in uno degli ‘acoplamientos’ più riusciti della poesia di Cardenal.

El amor, el amor sobre todo, un anticipo de la muerte

90 Había en los besos un sabor a muerte ser

es ser

en otro ser sólo somos al amar

95 Pero en esta vida sólo amamos unos ratos y débilmente

Sólo amamos o somos al dejar de ser al morir

99 100 make love not war

que van a dar al amor que es la vida

La disposizione a cascata questa volta occupa cinque gradini verso destra e poi rientra, per descrivere pochi versi dopo un’altra ansa simile. La grafica delinea una sorta di onda nel parlare della morte che, dall’immagine di apertura della poesia, ripresa pochi versi dopo questo, è paragonata al mare dove sfociano i fiumi, simbolo della vita. Il ricordo inizia a allontanare, a ‘distrarre’ il poeta dal margine grafico sinistro dei versi. Lo riporta a uno dei suoi ricordi più ricorrenti, i baci, che ora rivive con la connotazione negativa della caducità. Il ‘sabor a muerte’ rappresenta proprio l’effimero. Ritroviamo la forza espressiva propria dei versi di Cardenal, quando sanno essere essenziali: ‘ser/ es ser/ en otro ser’. Una manipolazione quasi esclusiva di tre fonemi che esprime pienamente l’unione mistica in cui la vera vita è al di là della propria identità personale. E’ significativo del percorso mistico notare come questi versi di unione siano collocati dopo quelli di estraniazione sopra descritti. Ci sembra di poter cogliere un riferimento a Santa Teresa d’Avila e al suo ‘vivo sin vivir en mí’, sicuramente nei contenuti, ma forse anche nella forma. E’ la pienezza della vita al di là dei confini del proprio corpo, in un atto supremo di unione dell’anima con lo Sposo. Notiamo ancora come i versi in questione sono composti da un numero crescente di parole, prima una sola:‘ser’, rivelazione ontologica; ed infine quattro in: ‘sólo somos al amar’ che conclude la prima onda. Questo verso introduce il fonema /m/ e evoca una rima con il termine ‘mar’ che non è presente letteralmente, ma solo graficamente e analogicamente nel testo. Avvertiamo come particolarmente brusca la rottura della forte enfasi mistica e espressiva (e direi anche qualità artistica), appena raggiunta, con l’inserimento della frase da corteo ‘make love not war’: è uno dei salti di registro che ritroviamo spesso tra le specificità del gusto compositivo di Cardenal.

Risulta interessante il richiamo sessuale nuovamente presente nel verso ‘desnudez de todo el ser para hacer el amor’: si fanno sempre più numerosi nella poetica di Cardenal i richiami all’atto sessuale come culmine dell’intimità mistica. Nel verso, ‘hacer el amor’ diviene, infatti, l’obiettivo per il quale l’anima si prepara, spogliandosi e lasciandosi

100 ‘distrarre’ oltre se stessa, oltre i propri abiti, limite del proprio corpo, e trova in pieno la sua identità.