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Salmo 21(22):vocalizzazione lirica del grido degli oppressi

A. P ARTE PRIMA : U N PERCORSO MISTICO NELLA POESIA RELIGIOSA DI E RNESTO C ARDENAL

III. Salmos

III.3. Salmo 21(22):vocalizzazione lirica del grido degli oppressi

Il Salmo 21 è il Salmo di denuncia per eccellenza, esemplare per il suo essere espressione del dolore degli uomini e, al contempo, profezia. Il grido al quale Gesù stesso unì la sua voce, raccoglie, riscritto secondo la poetica cardenaliana, le sofferenze dei suoi

120 Mario Benedetti, Los poetas comunicantes, Montevideo, Biblioteca de Marcha, 1972, pp.97-123. 121 Ernesto Cardenal, La santidad de la revolución, Salamanca, Sígueme, 1976, p.56.

62 contemporanei. La voce lirica è qui, come nel salmo biblico, quella di un giusto vittima dell'oppressione del male, che si pone davanti a Dio implorante per poi ergersi a rappresentare tutti gli oppressi ed elevarli alla speranza che viene da Dio.

Compare qui l’invocazione alla divinità che delinea questa seconda tappa del percorso evolutivo della poetica mistica di Cardenal, quella dell’invocazione.

Salmo 21

"Dios mío Dios mío ¿por qué me has abandonado? Soy una caricatura de hombre

el desprecio del pueblo Se burlan de mí en todos los periódicos

Me rodean los tanques blindados estoy apuntado por las ametralladoras y cercado de alambradas

las alambradas electrizadas Todo el día me pasan lista

Me tatuaron un número

Me han fotografiado entre las alambradas

y se pueden contar como en una radiografía todos mis huesos Me han quitado toda identificación

Me han llevado desnudo a la cámara de gas y se repartieron mis ropas y mis zapatos Grito pidiendo morfina y nadie me oye grito con la camisa de fuerza

grito toda la noche en el asilo de enfermos mentales en la sala de enfermos incurables

en la ala de enfermos contagiosos en el asilo de ancianos

agonizo bañado de sudor en la clínica del psiquiatra me ahogo en la cámara de oxígeno

lloro en la estación de policía

Psalmus 22 (21)

1 Magistro chori. Ad modum cantici Cerva diluculo PSALMUS. David.

2 Deus, Deus meus, quare me dereliquisti? Longe a salute mea verba rugitus mei. 3 Deus meus, clamo per diem, et non exaudis, et nocte, et non est requies mihi.

4 Tu autem sanctus es, qui habitas in laudibus Israel. 5 In te speraverunt patres nostri, speraverunt, et liberasti eos;

6 ad te clamaverunt et salvi facti sunt, in te speraverunt et non sunt confusi. 7 Ego autem sum vermis et non homo, opprobrium hominum et abiectio plebis. 8 Omnes videntes me deriserunt me; torquentes labia moverunt caput: 9 “ Speravit in Domino: eripiat eum, salvum faciat eum, quoniam vult eum ”. 10 Quoniam tu es qui extraxisti me de ventre, spes mea ad ubera matris meae.

11 In te proiectus sum ex utero, de ventre matris meae Deus meus es tu. 12 Ne longe fias a me,

quoniam tribulatio proxima est, quoniam non est qui adiuvet. 13 Circumdederunt me vituli multi, tauri Basan obsederunt me. 14 Aperuerunt super me os suum sicut leo rapiens et rugiens. 15 Sicut aqua effusus sum, et dissoluta sunt omnia ossa mea. Factum est cor meum tamquam cera

liquescens in medio ventris mei. 16 Aruit tamquam testa palatum meum,

et lingua mea adhaesit faucibus meis, et in pulverem mortis deduxisti me.

17 Quoniam circumdederunt me canes multi, concilium malignantium obsedit me.

63 en el patio del presidio

en la cámara de torturas

en el orfelinato estoy contaminado de radioactividad

y nadie se me acerca para no contagiarse Pero yo podré hablar de ti a mis hermanos

Te ensalzaré en la reunión de nuestro pueblo

Resonarán mis himnos en el medio de un gran pueblo Los pobres tendrán un banquete

Nuestro pueblo celebrará una gran fiesta El pueblo nuevo che va a nacer"

18 et dinumeravi omnia ossa mea.

Ipsi vero consideraverunt et inspexerunt me; 19 diviserunt sibi vestimenta mea

et super vestem meam miserunt sortem. 20 Tu autem, Domine, ne elongaveris; fortitudo mea, ad adiuvandum me festina. 21 Erue a framea animam meam et de manu canis unicam meam. 22 Salva me ex ore leonis

et a cornibus unicornium humilitatem meam. 23 Narrabo nomen tuum fratribus meis, in medio ecclesiae laudabo te.

24 Qui timetis Dominum, laudate eum; universum semen Iacob, glorificate eum. Metuat eum omne semen Israel,

25 quoniam non sprevit neque despexit afflictionem pauperis

nec avertit faciem suam ab eo et, cum clamaret ad eum, exaudivit.

26 Apud te laus mea in ecclesia magna; vota mea reddam in conspectu timentium eum.

27 Edent pauperes et saturabuntur;

et laudabunt Dominum, qui requirunt eum: “ Vivant corda eorum in saeculum saeculi! ”. 28 Reminiscentur et convertentur ad Dominum universi fines terrae,

et adorabunt in conspectu eius universae familiae gentium. 29 Quoniam Domini est regnum, et ipse dominabitur gentium.

30 Ipsum solum adorabunt omnes, qui dormiunt in terra;

in conspectu eius procident omnes, qui descendunt in pulverem.

Anima autem mea illi vivet, 31 et semen meum serviet ipsi.

Narrabitur de Domino generationi venturae; 32 et annuntiabunt iustitiam eius

populo, qui nascetur: “ Haec fecit Dominus! ”.122

Il confronto letterale con il testo latino ci illumina su un rapporto molto libero di Cardenal con l'Antico Testamento. A seconda di quale sia l'obiettivo comunicativo del poeta, che comunque è dominante, questi in massima libertà traduce o condensa, rielabora o

64 sopprime parti del testo biblico. Questo avviene con umiltà e dignità, ma senza manifestare verso il testo sacro un timore tale da osteggiarne la manipolazione.

Cardenal mantiene solo il primo verso, il grido di sofferenza ‘Dios mío Dios mío ¿por qué me has abandonado’? La cruda domanda costituisce l'‘incipit’ del componimento ed è già carica di forza drammatica senza bisogno di aggiunte, in quanto il rapporto con l'intertesto basta ad evocare la Passione di Cristo e quindi a rappresentare la disperazione dell'uomo in maniera molto incisiva. Il riferimento alle Sacre Scritture costituisce un fecondo terreno di condivisione delle informazioni tra artista e lettore e Cardenal sa sfruttare abilmente l'intertesto per migliorare il suo risultato espressivo anche su base emotiva.

Tutta la parte delle lodi e della preghiera perché Dio ascolti manca completamente nella versione del nicaraguense. E le omissioni sono spesso molto eloquenti. Rimane l'"Ego autem sum vermis et non homo, omnes videntes deriserunt me; torquentes labia moverunt caput"123, riletto con espressione stranamente meno forte di quella del testo biblico: "caricatura de hombre" "desprecio del pueblo". Sul tema della derisione si reinserisce quello dei mass-media, stigmatizzati come nuova forma di diffamazione a più ampio raggio.

A questo punto inizia una nuova strofa, quindi secondo la norma cardenaliana, un nuovo intreccio di tema, forma, respiro, un nuovo nucleo visivo ed emotivo.

Inizia un lunga serie di frasi, corrispondenti quasi sempre ai versi, ma staccate, senza congiunzioni, ad esprimere secca denuncia: si contano solo quattro "y" in tutto il testo; siamo alla quasi totale disarticolazione sintattica.

La procedura crea una durissima struttura asseverativa, molto ritmata. In essa ogni frase è autonoma e oggettiva, e sbatte in faccia una brutale realtà senza mediarla. Ogni verso è una frustata e si arriva alla fine della lunga strofa emotivamente scossi dai contenuti. Cardenal crea l'effetto del racconto di una persona scioccata, che senza batter ciglio, con sguardo impassibile, racconta le peggiori oscenità che si è trovato davanti agli occhi. Qui la tentazione di indugiare sui temi è molto forte, per la grande capacità dell'autore di toccare molte piaghe aperte della società, quelle che ritiene più gravi per la sua terra, come la violenza, la carcerazione, la tortura, ma anche quelle dei campi di sterminio, dei malati, soprattutto gli psichici, che urlano inascoltati, gli anziani negli istituti, gli orfanotrofi, fino

123 I testi latini ai quali faccio riferimento sono quelli della Nova Vulgata (edizione digitale in

65 all'immagine finale, forte, sintetica nel suo comprendere la sofferenza e l'isolamento, della persona contaminata dalla radioattività, grande terrore di quegli anni.

Abbiamo già notato che ogni volta che la poesia di Cardenal riesce ad avere un impatto emotivo forte questo è frutto dell'uso combinato di una serie di tecniche e quindi non ci fermiamo alla sintassi (certo la caratteristica più appariscente), ma osserviamo anche altri piani interpretativi.

Il lessico è scarno, povero, privo di aggettivazione e si contano numerose strutture anaforiche (‘me’, ‘grito’, ‘en’) e frequenti assonanze (a volte anche ripetizioni di intere parole) all'interno dei versi (‘alambrada’, ‘enfermo’).

Quest’effetto definisce una struttura intricata di rimandi che descrive il circolo vizioso dell'oppressione. La voce lirica, che stavolta è incarnata nel popolo, in tutti quelli che subiscono l'ingiustizia o la sofferenza, appare imprigionata nella catena chiusa dei rimandi interni al testo.

Ma è ancor più determinante, nel creare l'impatto che Cardenal cerca, l’uso dell’‘encabalgamiento en cascada’.

Soy una caricatura de hombre

el desprecio del pueblo [...]

estoy apuntado por las ametralladoras y cercado de alambradas

las alambradas electrizadas [...]

lloro en la estación de policía en el patio del presidio

en la cámara de torturas

en el orfelinato124

66 I tre esempi che troviamo nel Salmo 21 creano forme di asseverazione molto intense o definiscono specificazioni nel contenuto. La ripetizione di ‘alambradas’ crea quasi un'eco che descrive la ridondanza del significato, mentre ‘electrizadas’ ne puntualizza il tipo creando attenzione sulla disumanità della pratica.

In particolare il terzo esempio che ho riportato, giustapponendo tre vocaboli, dipinge l'inarrestabilità della dinamica che aggiunge sofferenze a sofferenze. Accostando tre diversi tipi di ambienti dell'ingiustizia (‘el patio del presidio, la cámara de torturas’ ed ‘el orfelinato’), riesce ad evocare con procedimento metonimico tutte le violenze alla persona e sintetizzare tutte le angosce evocate nell'arco del componimento.

A consolidare lo scopo di ricapitolazione degli ultimi versi, troviamo ancora un'immagine sintetica, quella, che ho già citato, della contaminazione radioattiva, che raccoglie tutti i fantasmi interiori evocati nel testo. Giustapponendo immagini fisiche e psichiche del dolore del suo tempo il poeta arricchisce il suo affresco. La paura di guerra nucleare era l'incubo più ricorrente nel suo tempo e Cardenal la mostra tratteggiando le conseguenze psichiche della violenza, nel terrore, nell'angoscia di non avere scampo, nell'isolamento. La sovrapposizione di quadri di dolore crea un'altra immagine, più ampia, della sofferenza globale mostrando l'efficacia della tecnica 'imagista' di composizione delle evocazioni visive, secondo la strutturazione dell'ideogramma giapponese, studiata e riprodotta nell'arte nordamericana da Pound e anche da Merton.

L'ultima strofa, introdotta dalla congiunzione avversativa (‘pero’), apre gli orizzonti semantici del testo, presentando verbi al futuro e veicolando un significato di consolazione. Finisce lo schiacciamento al presente della dimensione temporale e la mente dell'uomo oppresso sa librarsi nel sogno della nuova società (‘el pueblo nuevo que va nacer’). Questa rapida successione di immagini finali costituisce l'affresco del proliferare dei sogni di liberazione, rappresentando la fugacità del pensiero e la sua capacità di ergersi sulle contingenze storiche e alimentare la speranza. Anche il testo biblico è ricco di immagini della liberazione futura: descrive la riunione degli uomini e i poveri sfamati, per esempio. Quello che Cardenal aggiunge è il montaggio delle immagini. Inoltre restituisce all'oppresso la proprietà del sogno di liberazione, facendogli dire ‘Nuestro pueblo [...] el pueblo nuevo

67 che va a nacer’. L'enfasi del finale crea l'epico eroismo del trionfo del giusto, che Cardenal propone come verità storica, immanente ed imminente, di liberazione sociale.