Claudio Crivellar
1. La nuova idea di formazione
Definire il ruolo della scuola richiede una visione olistica dei processi for- mativi, partendo dal presupposto che oggi l’esperienza scolastica non è l’unica fonte di formazione dell’uomo, notevolmente condizionato nel proprio processo di crescita da diverse esperienze educative che assumono progressivamente e in maniera dinamica ruoli e funzioni sempre più cen- trali. Risulta necessario incrociare, quindi, le analisi sul sistema scolastico con le relazioni che il sistema scolastico stesso stabilisce con l’ambiente ex- trascolastico all’interno di un possibile sistema formativo integrato, inteso come modello ideale di complementareità tra le azioni educative di fami- glia, scuola ed extrascuola presenti in uno specifico territorio. Come ogni sistema, anche quello formativo è strutturato per privilegiare le relazioni piuttosto che i soggetti coinvolti, nella consapevolezza che i rapporti hanno la possibilità di compensare i limiti delle singole componenti, esaltandone al contrario le caratteristiche peculiari.
L’esperienza educativa, del resto, si concretizza in una molteplicità di contesti formali, ossia di contesti di educazione istituzionalizzati; di conte- sti non formali, intesi come luoghi di aggregazione intenzionalmente edu- cativi ma non istituzionali; di contesti informali, tra i quali sono annoverati tutti i luoghi di esperienza del soggetto, dalla piazza al cinema, che in alcu- ni casi F. Frabboni definisce mercato formativo a pagamento (Frabboni; Pinto Minerva, 2001, p. 508).
L’idea di sistema formativo integrato rimanda alla realizzazione di un modello caratterizzato dal raccordo delle varie esperienze educative, all’in- terno del quale, nella convergenza di intenti, ogni agenzia mantiene la pro- pria specificità formativa, a partire tuttavia da progetti negoziati e condivisi in un’ottica propria dei sistemi, intesi come un insieme di elementi o com- ponenti in interazione tra loro e caratterizzati da proprietà comuni in cui
ogni elemento è in qualche modo dipendente dalla condizione degli altri elementi del sistema.
La formazione, del resto, costituisce un oggetto di studio complesso e variegato, tanto che “formazione” è diventata la parola– chiave di una so- cietà dai ritmi frenetici, chiamata a gestire la complessità delle relazioni, delle esperienze e delle conoscenze. Effetto principale del cambiamento è il diverso modo di considerare e di trattare le problematiche educative che, se fino a qualche tempo fa erano confinate all’età infantile o giovanile oggi riguardano tutti senza distinzione di età, diventando una funzione che ac- compagna ciascun individuo durante l’arco dell’intera esistenza, sino a farsi sinonimo della realizzazione e dell’autoaffermazione di ciascuna persona. Il cambiamento e il senso di precarietà delineano la mappa della società po- stmoderna, configurandosi come paradigmi con cui l’uomo deve relazio- narsi quotidianamente e di conseguenza, sono richieste capacità e compe- tenze specifiche per governare la complessità. Si fa appello a una nuova idea di formazione e a un concetto rinnovato di cultura, mentre nella società della conoscenza (Cresson, 1996), si invoca una cultura critica che com- prenda competenze e capacità, metariflessione e transdisciplinarità.
È questa, dunque, la sfida che reclama la ridefinizione delle idee stesse di istruzione, di formazione, di sistema scolastico e di sistema formativo, delle logiche interne e dei luoghi, poiché il processo di emancipazione dell’uomo e della collettività nello spazio globale si concretizza sullo sfondo di un nuovo contesto in cui ciascuno si forma e si trasforma continuamen- te1. Sempre più l’uomo si caratterizza per il suo bisogno di conoscenza che
è bisogno di affermazione individuale, di relazioni umane, di inclusione so- ciale, di professionalità e di occupabilità e proprio in tale prospettiva è pos- sibile parlare della nostra società come società della conoscenza. Una socie- tà che fa dell’innovazione la sua forza e che reclama l’importanza fonda- mentale della formazione quale processo permanente che accompagna l’uomo per tutta la sua vita nella continua tensione di ripensarsi in ogni momento in relazione alle opportunità e alle esigenze sociali.
Si comprende allora il valore di un nuovo paradigma della formazione, intesa come investimento materiale, come fattore strategico di sviluppo economico, tanto quanto si giustifica il valore di formazione come investi- mento immateriale che fa leva sulla intelligenza e sulla cultura e che vede
nell’acquisizione delle conoscenze e delle abilità l’elemento del vantaggio competitivo.
I nuovi scenari e i nuovi approcci di analisi, affermando la centralità del processo di formazione umana, hanno contribuito in maniera profonda a riformulare tutto quanto ruota intorno alla complessa questione della for- mazione, dall’indagine scientifica, ai diversi luoghi della formazione, ai soggetti, all’offerta formativa. La formazione, quindi, è diventata una que- stione sempre più complessa e fonte di una necessaria trattazione che inve- ste aree scientifiche diverse, dalle scienze cognitive alle scienze sociali, a quelle psicologiche, a quelle economico– giuridiche (Bruni; Crivellari, 2008).
Assumendo, inoltre, il concetto iniziale che ogni processo formativo va pensato all’interno di un contesto locale e proiettato in una prospettiva comparativa più ampia, emerge la necessità di recuperare la dimensione lo- cale della formazione, in quanto appare necessario partire dai contesti di vi- ta reale dei soggetti interessati. L’attenzione all’ambiente di appartenenza, dunque, è alla base della comparazione in ambito educativo e richiama ine- vitabilmente il concetto di comunità, che si configura come luogo privile- giato la rielaborazione culturale, in quanto al suo interno si rende possibile una partecipazione diretta all’organizzazione, alla fruizione e alla produzio- ne della cultura. Infatti, dall’evidente bisogno di ripensare all’educazione e alla formazione secondo procedure che appartengono a un determinato ambiente storico-culturale, si delinea la possibilità di un terzo modo del- l’educazione (Laporta, 1977), a carattere autonomo e autogestito, rispetto- so degli interessi, dei bisogni e delle diverse capacità.