Elisa Mazzella
2. Il progetto di una casa di educazione per le fanciulle a Novara
Il 7 febbraio 1811 il prefetto del dipartimento dell’Agogna inviò al podestà di Novara una lettera in cui segnalava l’intenzione del governo di attivare nei comuni di prima classe un collegio di educazione per le fanciulle, che dove- va servire anche come scuola per le ragazze del comune che potevano restare solo durante il giorno. Il prefetto precisava, inoltre, che il direttore generale della pubblica istruzione, al fine di favorire un provvedimento così impor- tante, avrebbe trovato delle facilitazioni sul prezzo e sui tempi di pagamento per i comuni disposti ad acquistare un locale nazionale dove aprire un col- legio. L’educazione delle fanciulle secondo Scopoli era molto importante stante “l’influenza grandissima che [aveva] il sesso femminile sul buon regi- me della famiglia e sull’educazione anche dei maschi che d’ordinario nei te- neri loro anni [erano] alle medesime affidati, perlocché riuscendo di essere delle buone madri di famiglia l’educazione farebbe i più grandi progressi e ne darebbe generalmente degli ottimi risultati in ogni rapporto”1.
Il 18 febbraio il prefetto inviò un’altra lettera al podestà, con la quale lo pregava di preparare un regolamento per la casa di educazione femminile, di trovare le persone più adatte alla direzione e di occuparsi della scelta del locale2. Un mese più tardi il podestà presentò al prefetto un prospetto con
il preventivo delle spese annuali del collegio3e un regolamento per l’orga-
1 Vedi la lettera del prefetto del dipartimento dell’Agogna al podestà di Novara del 7 febbraio 1811. Archivio di Stato di Novara (d’ora in poi ASNO), Prefettura Agogna, cartella 1991.
2 Cfr. la lettera del podestà di Novara al prefetto del dipartimento dell’Agogna del 14 marzo 1811. Archivio di Stato di Milano, Fondo Studi, parte moderna, cartella 125. 3 Vedi Prospetto delle spese annuali di vitto, servizio, manutenzione del locale, onorari e sa-
nizzazione e l’amministrazione del nuovo istituto4. Quest’ultimo, struttu-
rato in 76 articoli, conteneva indicazioni circa le nomine e l’ammissione della direttrice, degli insegnanti e delle alunne, l’abbigliamento, le occupa- zioni giornaliere delle fanciulle, il vitto, le materie di insegnamento, la ri- creazione e i momenti di riposo, gli esami, la disciplina, i castighi, i rappor- ti con le famiglie, la gestione economica, il corredo richiesto all’atto dell’in- gresso nel collegio e infine il regolamento per le allieve non residenti in col- legio. Si può supporre che il podestà si fosse ispirato al modello del Colle- gio Reale delle Fanciulle di Milano (Bianchi, 1997, 2004b, 2008; Giuliac- ci, 2004, 2007), anche se tra i due istituti si osservano alcune differenze, le più evidenti delle quali erano l’assenza dell’insegnamento della religione e l’inserimento di materie come fisica e storia naturale. Il piano di studi pro- posto dal podestà, infatti, era costituito da lingua francese, leggere, scrivere, far di conto, geografia e storia, fisica e storia naturale, cucito e ricamo. Era- no previsti, inoltre, due docenti esterni per il disegno e la musica. La scelta di inserire fisica e storia naturale fra le materie di studio probabilmente era dovuta alla passione e all’interesse che il podestà, Onorato Gautieri, aveva per le scienze. Oltre al constante impegno nell’amministrazione pubblica, infatti, Gautieri era un uomo di ricca cultura, esperto e appassionato in particolar modo di agronomia e aveva amichevoli rapporti con molti chi- mici tedeschi, con i quali intratteneva un frequente scambio epistolare.
Secondo il regolamento la conduzione del collegio sarebbe stata affidata a una direttrice, coadiuvata da una vicedirettrice, mentre l’attività educati- va e di sorveglianza delle ragazze sarebbe stata assegnata alle maestre che, a differenza di quanto accadeva a Milano, si sarebbero occupate anche del- l’insegnamento. Le ragazze erano divise in sei classi (la quinta e la sesta for- mavano una sola scuola con un’unica maestra) e dovevano indossare un abito di cotone bianco e un grembiule nero, contraddistinto da un fiocco colorato per distinguerle per classe. Secondo il prospetto di Gautieri il col- legio doveva essere finanziato in gran parte dal governo, con uno stanzia- mento di lire italiane 7.760 e in parte minore dal comune con lire italiane 1000. Le alunne avrebbero dovuto versare lire 500 per consumi e servizi, lavaggio degli indumenti, assistenza medica, legna per l’inverno, luce, libri, carta e altri oggetti per lo studio. Nella somma dovuta dal governo erano compresi anche 6 posti gratuiti.
Nella lunga lettera che accompagnava il regolamento il podestà rendeva partecipe il prefetto delle sue perplessità circa l’aperura del collegio: a suo avviso, infatti, la mancanza di mezzi per acquistare il locale e le scarse risor- se a disposizione del comune, già gravato da numerose spese e diverse pas- sività, avrebbero ostacolato l’attivazione del nuovo istituto. Le previsioni del podestà, come si vedrà in seguito, vennero confermate.
Il 1° giugno 1811 il direttore del demanio scriveva al prefetto dell’Ago- gna chiedendogli di informarlo se la città era intenzionata ad acquistare il monastero di sant’Agnese, cosicché avrebbe potuto sospendere ogni dispo- sizione relativa alla vendita del locale5. Qualche giorno più tardi il podestà
suggerì al prefetto di prendere in affitto il monastero per stabilirvi il colle- gio di educazione per le fanciulle in attesa di disposizioni superiori6e l’8
luglio il prefetto gli rispose che il direttore generale della pubblica istruzio- ne aveva dato ordine al ministro delle finanze di sospendere l’alienazione del monastero di Sant’Agnese7. Nonostante il vivo interesse dimostrato da
Scopoli e dalle autorità locali novaresi, le trattative per l’acquisto del locale non ebbero l’esito sperato. Il 12 luglio, infatti, il podestà faceva presente al prefetto che non vi erano i fondi sufficienti per concludere l’acquisto del locale di Sant’Agnese. Al termine dell’estate il consiglio dipartimentale de- cise di chiedere al governo la cessione gratuita dello spazio e un contributo per le prime spese, per poter attivare quanto prima la casa di educazione per le fanciulle. Il direttore generale della pubblica istruzione a sua volta chiedeva al prefetto del dipartimento informazioni riguardo i fondi comu- nali disponibili per la nuova casa di educazione. Qualche giorno più tardi il prefetto scriveva a Scopoli che le autorità locali speravano ancora nella cessione gratuita del monastero, altrimenti difficilmente la città avrebbe potuto aprire un collegio di educazione per le fanciulle, del quale si sentiva ancora di più la necessità dopo la soppressione dei conventi cittadini. Il di- rettore generale ribadiva che il collegio doveva esser attivato con i fondi co-
5 Cfr. la lettera del direttore del demanio al prefetto del dipartimento dell’Agogna del 1° giugno 1811. ASNO, Prefettura Agogna, cartella 1991.
6 Cfr. la lettera del podestà di Novara al prefetto del dipartimento dell’Agogna del 21 giugno 1811. Ibidem.
7 Cfr. la lettera del prefetto del dipartimento dell’Agogna al podestà di Novara dell’8 lu- glio 1811. Ibidem.
munali e invitava la municipalità a fare qualche sacrificio, essendo convin- to che il ministro delle finanze avrebbe autorizzato delle agevolazioni8.
All’inizio del 1812 il prefetto, l’ispettore generale della pubblica istru- zione Rossi e il podestà di Novara si incontrarono per esaminare nuova- mente la questione del collegio9. Il podestà rilevava che il comune non po-
teva far fronte ai costi per l’avvio della casa di educazione femminile, poi- ché doveva già affrontare molte altre spese. Egli rimarcava, altresì, che co- stringere il comune ad acquistare e a sistemare il locale del soppresso mo- nastero di sant’Agnese avrebbe posticipato i tempi di apertura dell’istituto. Affermava, quindi, l’intenzione della municipalità di chiedere nuovamente la cessione gratuita del locale, in modo da poter avviare la scuola l’anno se- guente. Fu stabilito che il podestà avrebbe dovuto presentare un piano circa il modo in cui il comune intendeva sostenere le spese di attivazione e di mantenimento del collegio. Il podestà avrebbe dovuto, inoltre, sollecitare la filantropia dei cittadini novaresi più agiati, per ottenere dei fondi senza interessi e trovare qualche rispettabile signora che assumesse l’incarico di direttrice, in modo da poter anticipare l’apertura della scuola.
Lo zelo e la sensibilità mostrate dalle autorità novaresi insieme all’atten- zione e ai ripetuti interventi di Scopoli non furono sufficienti per avviare il collegio di educazione per le fanciulle, che non venne aperto né nel 1813 né nel 1814. L’attuazione del nuovo istituto fu probabilmente bloccata e impedita dall’incalzare dei fatti politici e militari e non da ultimo dalla mancanza di mezzi del comune. Occorre a tal proposito ricordare che dopo la relazione dell’ispettore generale Rossi del 1812, il governo prese il prov- vedimento di chiudere il ginnasio liceale agli allievi esterni e il comune di Novara, costretto a organizzare a proprie spese il ginnasio come previsto dalla legge, non ebbe più fondi da destinare al collegio femminile10.
Al termine della dominazione napoleonica, l’intento del governo di to- gliere l’educazione femminile superiore al clero per creare un sistema di istruzione dipendente dallo Stato si realizzò solo in parte nella città di No-
8 Vedi lo scambio epistolare tra podestà, prefetto e Scopoli intercorso tra il 12 luglio e il 16 ottobre 1811. Ibidem.
9 Cfr. il verbale della seduta della prefettura del dipartimento dell’Agogna del 30 gen- naio 1812. Ibidem.
10 Lettera del prefetto del dipartimento dell’Agogna al podestà di Novara del 7 settembre 1812. ASNO, Comune di Novara, parte antica, cartella 365.
vara e in generale nel Novarese (Mazzella, 2010). Certamente monache e religiose erano state in gran parte secolarizzate ed educandati e monasteri erano stati chiusi e messi in vendita insieme alle loro proprietà, tuttavia non era riuscita la complessiva laicizzazione delle case religiose di educazio- ne e dell’insegnamento femminile superiore, come dimostra il tentativo fallito di attivare ispirandosi al modello milanese un collegio laico di edu- cazione per le fanciulle nel capoluogo del dipartimento.
Gli obiettivi della politica scolastica napoleonica in merito all’educazio- ne femminile in quegli anni non trovarono le condizioni favorevoli per po- ter essere conseguiti. Le oggettive difficoltà economiche del comune, che scelse di impiegare i propri fondi nell’istruzione secondaria maschile piut- tosto che femminile, e la forte presenza di un sistema educativo di carattere religioso contrastarono la diffusione e la realizzazione del nuovo modello educativo voluto e promosso da Scopoli. Negli anni di dominazione napo- leonica la città Novara era divenuta un importante centro amministrativo e giudiziario, aspetto che aveva accresciuto la necessità di tecnici, impiegati e piccoli burocrati. Il liceo, dunque, grazie all’aggiornamento dei contenuti culturali volti a promuovere l’indirizzo fisico– matematico e a realizzare un corso di studi più moderno e tecnico, avrebbe formato la futura classe di- rigente di cui la città aveva bisogno (Pagano, 2012; Mazzella, 2010) Le fan- ciulle potevano attendere.
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