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La situazione odierna in Papua Nuova Guinea

Nel documento Società Italiana di Pedagogia (pagine 64-67)

Carla Callegari

1. La situazione odierna in Papua Nuova Guinea

Lo stato della Papua Nuova Guinea-PNG è indipendente dal 16 settembre 1975, comprende l’ex possedimento tedesco della Nuova Guinea – affidato dal 1921 in amministrazione all’Australia dalla Società delle Nazioni e poi dall’ONU – e il territorio di Papua, ex possedimento britannico, governato dall’Australia dal 1906. Politicamente il territorio è diviso tra lo stato della Papua Nuova Guinea e le province indonesiane della Papua e della Papua Occidentale. La bandiera nazionale raffigura cinque stelle, che rappresen-tano la Costellazione della Croce del Sud, e l’uccello del paradiso, animale caratteristico con particolari piume colorate sul corpo e lunghe penne nere sulla coda che vive solamente in Papua Nuova Guinea. La popolazione lo-cale è solita usare il piumaggio come decorazione degli abiti nelle danze tra-dizionali, ma anche come dono con valore di scambio a cui viene attribuita una funzione sociale (Ruscone Gnecchi, Paiani 2009; Ruscone Gnecchi, 2010).

Per quanto riguarda l’economia, oggi la possibilità che in questo territorio venga realizzata un’agricoltura a grande respiro è limitata da fattori quali il clima e la presenza prevalente di montagne e di grandi zone paludose. La coltivazione della terra avviene primariamente a scopo di sussistenza per le famiglie e i clan e, in secondo luogo, per un limitato uso nel commercio dei mercati locali (Sarego, 1995, pp. 1-12). La Papua Nuova Guinea è ricca di risorse minerarie come rame, oro e giacimenti di petrolio, ma alcune grosse imprese, dopo aver sfruttato a proprio vantaggio il territorio durante il co-lonialismo, hanno chiuso le miniere a seguito dello scontro tra il sistema in-dustriale e la mentalità locale (Nelson, 2012) che non concepisce come il terreno possa essere venduto o sfruttato (Waiko, 2007, p. 14).

In passato la paura del vicino, l’impossibilità di muoversi in territorio nemico, l’incapacità di conoscere ciò che stava attorno, ha fatto sì che le tribù conducessero una vita isolata dove la propria regione e il proprio clan venivano considerati il centro del mondo (Bateson, 1988). Di questo re-taggio antico, caratterizzato dalle diversità tribali, resta come eredità un nu-mero straordinario di lingue, circa settecento parlate nel Paese, molte con radici comuni e tutte senza alcuna documentazione scritta. Una delle lingue ufficiali del paese è l’inglese, diffusasi grazie allo sviluppo del sistema sco-lastico e all’uso che ne ha fatto il governo.

La Papua Nuova Guinea ha una popolazione di circa 7,6 milioni di abi-tanti, ma solo il 15% dei neonati viene registrato a livello nazionale – di-sattendendo così sistematicamente l’art. 7 della Convenzione Internazionale sui diritti dell’infanzia – inoltre da molti anni non viene indetto un censi-mento, quindi non si conosce il numero esatto degli abitanti. Circa il 49% della popolazione è costituito da bambini compresi tra 0 e 18 anni e il 60% degli abitanti ha meno di 25 anni (Department for Community Develop-ment and Religion-DCDR, 2017, p. 7). Oggi non c’è più traccia della co-lonizzazione australiana e la popolazione che vive nei villaggi della foresta pluviale e sulle montagne è tornata alla cultura originaria, ha un grado di civilizzazione paragonabile a quello preistorico e la cultura tribale, orale e intessuta di credenze magiche e sciamaniche, è estremamente violenta (Ba-teson, 1988; Raffaele, 2008). Ciò non significa che questa cultura locale sia da rifiutare in tutte le sue sfaccettature (Diamond, 2013), ma solo che alcuni comportamenti messi in atto sono lesivi dei diritti umani, perciò de-vono essere messi in discussione. L’uso di alcool e droga è molto diffuso nella popolazione (Jones, 2009) e gli adulti danno anche ai bambini una particolare miscela naturale, la betel nut1, che ha effetti devastanti soprat-tutto a livello cerebrale, in aperto contrasto con l’art. 33 della Convenzione il quale afferma che gli Stati parte devono proteggere i minori dall’uso di

1 La betel nut si ottiene mescolando noce di Areca con polvere di conchiglia e mustard

stick (bastoncino di senape). La poltiglia rossa che si viene a creare in bocca è una droga

che i bambini iniziano ad usare molto presto, sia per sconfiggere la fame, sia per imitare gli adulti. Le conseguenze sono estremamente pesanti: perdita della memoria e scarsa capacità di concentrazione; comportamenti che oscillano tra l’eccessiva esuberanza che talvolta sfocia in aggressività ed uno stato di pigrizia o inerzia; tumori alla bocca; ulcere allo stomaco ed all’intestino; distruzione dei denti.

sostanze stupefacenti e impedire che vengano utilizzati per la produzione e il traffico illecito. Nella provincia di Bereina, zona nella quale si produce la betel nut, sono proprio i bambini che raccolgono le noci di Areca dalle palme perché il tronco di queste particolari piante è molto sottile e un adulto faticherebbe ad arrampicarsi.

In questo contesto i bambini, come le donne, sono vittime di ogni tipo di violenza e abuso e nessuno dei diritti affermati dalla Convenzione viene rispettato. I servizi medici e quelli riguardanti l’istruzione, infatti, sono oggi inadeguati o inesistenti. In passato, per quanto riguarda la medicina, le per-sone dipendevano quasi interamente dai medicamenti preparati in base alla tradizione e dalle cure delle donne del villaggio, tramandate di generazione in generazione. Oggi la malaria e la tubercolosi, soprattutto ossea e cere-brale, sono malattie endemiche difficilmente curabili che rendono vano l’art. 24 della Convenzione che garantisce ai bambini il diritto alla salute.

I corsi di istruzione primaria e secondaria sono stati incrementati a par-tire dagli anni Sessanta2, ma non hanno mai raggiunto la stragrande mag-gioranza della popolazione e sono rimasti appannaggio di una ristretta cerchia di persone economicamente e culturalmente avvantaggiate. Molte Chiese hanno formato Organizzazioni Cooperative che hanno contribuito a sviluppare e rafforzare tramite l’educazione il sentimento nazionalistico, ma consolidando il potere della Chiesa hanno causato anche, in alcuni casi, il venir meno del sistema valoriale tradizionale sostituendolo con nuove

ri-2 Nel 1955 Hasluck, l’Australian Minister for Territories, con l’aiuto di Roscoe, secondo Direttore dell’Educazione, ha messo in atto un piano di azioni che hanno coinvolto l’istruzione primaria. Nel 1960, infatti, si è verificato un significativo miglioramento dell’alfabetizzazione e dello sviluppo della scuola primaria in quanto Hasluck ha pun-tato a implementare il numero degli studenti che avrebbero potuto accedere al servizio. A partire dal 1962 e per i dieci anni successivi, Les Johnson, che aveva sostituito Ro-scoe, ha provveduto a supportare una rapida espansione dei piani educativi innovativi che hanno riguardato gli altri ordini di scuola. Nel 1964 si sono ampliati l’Università e l’Istituto dell’Higher Technical Education. È stato istituito anche un anno con funzione preparatoria all’Università per colmare i deficit derivanti da un’inadeguata istruzione secondaria e dall’isolamento geografico del territorio che rende difficile la circolazione di idee e di progetti culturali. L’autorità coloniale aveva accettato la Recommendations, cioè il piano di sviluppo riguardante il settore educativo, tanto che nel 1966 era stata costruita la prima Università a Port Moresby e l’Institute of Higher Technical era diven-tato prima Institute of Technology e poi Papua New Guinea’s University of Technology-UPNG (Waiko, 2007, pp. 45-80).

tualità cristiane che hanno preso il posto delle cerimonie autoctone (Wil-liams, 2015). Nel Syllabus 2015 Standard Based Education for Elementary relativo a Culture & Community si legge “Communities in Papua New Gui-nea have had moral systems in their societies, with Christian morals intro-duced over some 100 years. Today moral systems are developed based on their own and Christian ethics” (p. 3). Dal 1975 la maggior parte della po-polazione ha accettato l’esistenza delle Chiese cattoliche e riformate e molti abitanti hanno aderito alla nuova fede cristiana (Zocca, 2009).

Oggi la Papua Nuova Guinea riceve diversi tipi di aiuti da parecchi Paesi3

– l’Australia continua ad essere prioritaria sia per gli aiuti finanziari che per l’assistenza tecnica – e da Organizzazioni Internazionali, come la World Bank che finanzia il Fode (Flexible Open Distance Education), una scuola per tutti gli adulti che hanno dovuto abbandonare gli studi da bambini (Kafafi, 2017).

Nel documento Società Italiana di Pedagogia (pagine 64-67)

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