• Non ci sono risultati.

Un tentativo in atto: il transfer di modelli educativi occidentali nelle scuole delle missioni

Nel documento Società Italiana di Pedagogia (pagine 70-74)

Carla Callegari

3. Un tentativo in atto: il transfer di modelli educativi occidentali nelle scuole delle missioni

Implementare il rispetto e la realizzazione della Convenzione del 1989 si-gnifica sostenere i progetti locali in atto in Papua, ma è indispensabile anche agire dall’esterno come fanno alcune scuole religiose di congregazioni eu-ropee, alfabetizzando i bambini e spingendoli a ragionare in modo critico, usando un approccio di tipo razionale e libero anche nel momento in cui si relazionano con la cultura autoctona e con tutto il sistema valoriale e spi-rituale tradizionale, quasi sempre incompatibile con i principi della Con-venzione.

Un elemento che risulta di difficile integrazione, presente in tutta la Papua, è quello secondo cui la comunità è un’entità superiore all’individua-lità. Il senso comunitario e la responsabilità condivisa, nel bene e nel male, fanno parte integrante della società melanesiana ed il senso di responsabilità personale viene assorbito da quello collettivo. Questa concezione – speri-mentata anche in alcuni modelli pedagogici occidentali – in Papua significa annullare totalmente la responsabilità personale e favorire fenomeni come quello della faida violentissima tra famiglie e clan.

Visto il fallimento educativo al quale si è assistito in epoca coloniale, trasferire modelli occidentali che sappiano trasformare una realtà così “altra” e “perduta” deve significare porre in atto un’operazione di transfer educativo (Cowen, 2010). Il transfer di un’idea pedagogica o di una pratica educativa,

entrambe necessarie in Papua, si realizza attraverso la reinterpretazione o traduzione e la trasformazione che è una metamorfosi in grado di mante-nere l’originale, ma adattarlo a nuove condizioni socio-culturali. Solo at-traverso questo dispositivo che rispetta la cultura locale, ma decostruisce, riduce e progressivamente annulla gli aspetti che riguardano la mancanza di rispetto dei diritti umani, si può sperare di modificare dall’interno una società immobile da secoli. Oggi, nella realtà questo risulta essere ancora quasi impossibile.

Le Chiese presenti in Papua sono una delle reali risposte al bisogno di educazione di quel Paese e al momento sembrano le sole istituzioni presenti sul territorio che si sforzano di rendere concreta l’istruzione anche attraverso piani di sviluppo come il National Catholic Education Commission, (2017). Guardando all’esperienza sul campo – come ad esempio quella avviata di recente dalle missionarie della Cavanis Community Jesus Good Shepherd (Lu-bich, Lazzarin, 1985) che operano nella Diocesi di Bereina a circa 160 chi-lometri a nord-ovest della capitale Port Moresby– si può ipotizzare che una strada possibile per attuare quanto delineato sia la messa in pratica dei quat-tro pilastri dell’educazione delineati nel rapporto Delors (1996): imparare a conoscere, imparare a fare, imparare a essere, imparare a vivere insieme.

Il primo pilastro si può interpretare come l’impegno a sviluppare com-prensione per gli altri e la convivenza all’interno delle missioni sicuramente favorisce conoscenza e concreti scambi culturali: gli adulti papuani si stu-piscono nel vedere con quanto rispetto vengano trattati i bambini e come tutti siano accolti indipendentemente dalle loro condizioni personali o so-ciali. Gli occidentali a loro volta comprendono e assorbono gli aspetti po-sitivi di una società collettivistica nella quale l’educazione tra pari può contemplare aspetti e significati nuovi e inaspettati.

Imparare a fare significa creare uno spirito di interdipendenza nella con-cretezza della vita quotidiana: i bambini papuani quando arrivano a scuola hanno già fatto esperienze che permettono loro di sviluppare abilità parti-colari, anche imitando gli adulti, adatte al loro ambiente di vita – ad esem-pio riuscire a bruciare un solo albero nella foresta – che vanno valorizzate al di là dell’apprendimento della cultura scritta, ma hanno anche bisogno di imparare a svolgere attività in comune che servano a creare legami signi-ficativi.

Imparare a essere significa sviluppare in maniera armonica tutta la per-sonalità e valorizzare aspetti relazionali pacifici può essere una chiave di

volta per l’educazione in Papua: all’interno dei villaggi, ad esempio, sono presenti delle piattaforme comuni o itara, luoghi ideali per consentire alle famiglie ed ai visitors o ospiti di discutere e confrontarsi sulle problematiche del clan. Questi luoghi, se valorizzati e non utilizzati per il consumo di betel nut, possono essere significativi per l’educazione affettiva e emotiva, inoltre se illuminati dalla corrente elettrica diventano ottimi luoghi di studio anche collettivo dopo il calare del sole che, data la latitudine, avviene nel tardo pomeriggio quando la giornata non è ancora finita. Per i bambini papuani inoltre frequentare una scuola all’interno delle missioni significa essere cu-rati, trovare cibo e soprattutto poter implementare il senso di autosuffi-cienza e di autostima senza essere giudicati. Là dove gli alunni vengono trattati con amorevolezza, incoraggiati, sostenuti, valorizzati e premiati, so-prattutto se manifestano comportamenti positivi e corretti, nasce la capacità di relazione e un approccio più libero con la cultura autoctona e con tutto il sistema valoriale e spirituale tradizionale, compresa la superstizione.

Infine se imparare a vivere insieme significa soprattutto ridurre le con-trapposizioni e le ostilità e imparare a gestire i conflitti, un’educazione che educa il “cuore” (Polito, 2012) come è quella voluta dai Fratelli Cavanis, sembra particolarmente adatta per far nascere uno spirito di interdipen-denza, attuare progetti comuni e far crescere bambini pienamente “uma-nizzati”, capaci di rinnovare pacificamente la società.

Riferimenti bibliografici

Bateson G. (1988). Naven. Un rituale di travestimento in Nuova Guinea. Torino: Einaudi.

Cowen R. (2010). Transfer, Translation and Transformation: Re-Thinking a Clas-sic Problem of Comparative Education. In A.R. Paolone (ed.), Education

Bet-ween Boundaries. Comparazione, etnografia, educazione, Atti del convegno internazionale di studi Udine 30-31 maggio 2008 (pp. 43-53). Padova:

Impri-mitur.

Delors J. (1996). Learning the treasure within Report to UNESCO of the

Interna-tional Commission on Education for the Twenty-first Century. UNESCO (trad.

it. Nell’educazione un Tesoro. Rapporto Unesco della Commissione Internazionale

sull’Educazione per il Ventunesimo Secolo, Armando, Roma, 1997-20057). Department for Community Development and Religion-DCDR (2017). National

Child Protection Policy (2017-2027). Port Moresby: Government of Papua New

Guinea.

Department of Education (2015). Elementary Syllabus 2015 Standard Based,

Cul-ture & Community. Papua New Guinea: Department of Education.

Diamond J. (2013). Il mondo fino a ieri: che cosa possiamo imparare dalle società

tradizionali? Torino: Einaudi.

Jones R. (2009). Drugs of addiction in PNG. Oxford: Oxford University Press. Kafafi G.K. (2017). Fode Distance Learning. PNG: Department of Education,

Personal Development.

Lubich G., Lazzarin P. (1985). I fratelli Cavanis pionieri della scuola libera. Roma: Città Nuova.

Médecins Sans Frontières (2011). Hidden and Neglected: The Medical and

Emo-tional Needs of Survivors of Family and Sexual Violence in Papua New Guinea.

Papua New Guinea: MSF, Port Moresby Office.

National Catholic Education Commission (2017). Five year strategic plan

2017-2021 Catholic Bishops Conference PNG & Solomon Islands. Waigani NCD Port

Moresby: National Catholic Education Commission.

Nelson H. (2012). Black White & Gold. Port Moresby: University of Papua New

Guinea Press and Bookshop.

Polito M. (2012). Educare con il cuore. Seguendo il carisma dei Padri Cavanis. Tre-viso: Tipografia Pedemontana.

Raffaele P. (2008). Le ultime tribù sulla terra: viaggio tra le culture più a rischio di

scomparsa. Trezzano sul Naviglio: FBE.

Ruscone Gnecchi E. (2010). Oceania: Australia, Melanesia, Micronesia, Polinesia. Milano: Electa.

Ruscone Gnecchi E., Paini A. (2009). Antropologia dell’Oceania. Milano: Raffaello Cortina.

Sarego F. (1995). Papua Nuova Guinea. Tanti popoli e una Chiesa incontro al futuro. Bologna: EMI.

Waiko J.D. (2007). A short history of Papua New Guinea. Uk: Oxford.

Williams F.E. (2015). Orokaiva magic. Port Moresby: University of Papua New Guinea Press and Bookshop. Originally published by Oxford University Press in 1928 as the 6th, 7th, 8th, in the series of anthropological reports by the go-vernment of Papua.

Zocca F. (2009). Sanguma in Paradise: Sorcery, Witchcraft and Christianity in Papua

New Guinea. PNG: Melanesian Institute. Carla Callegari

I.3

L’Opera Pia di assistenza per i figliuoli derelitti

Nel documento Società Italiana di Pedagogia (pagine 70-74)

Outline

Documenti correlati