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La tutela dell’infanzia alla Montesca

Nel documento Società Italiana di Pedagogia (pagine 98-104)

Storie d’infanzia alla Montesca (1901-1981) Dario De Salvo

2. La tutela dell’infanzia alla Montesca

Dai registri d’iscrizione, dai giornali di classe e dalle carte biografiche degli alunni è possibile ricostruire con chiarezza, nonostante alcune perdite, l’at-tività educativa delle due scuole rurali.

Nel 1902, anno seguente alla fondazione, la Montesca contava 40 alunni (22 maschi e 18 femmine) suddivisi dalla prima alla quarta classe (AOPRMFF, Scuole di Montesca e Rovigliano – Amministrazione scolastica, reg. 1).

La scuola per i figli dei contadini fu aperta il 15 ottobre 1901 nella villa padronale della Montesca. Di là venne trasferita nel 1919 nella casa di amministrazione della fattoria in attesa di un proprio più adatto edi-ficio. […] Ebbe al principio quaranta alunni – numero medio delle scuole rurali uniche miste, affidate ad un solo insegnante – cresciuti col tempo a un centinaio diviso in sei classi tenute da tre insegnanti, con orari alternati di tre ore ciascuno. La scuola di Rovigliano fu istituita per domanda dei coloni, semi analfabeti, a’ figli dei quali le distanze ri-levanti impedivano di frequentare la scuola con profitto le scuole pub-bliche esistenti (Bettini, 153, p. 7).

Alle insegnanti veniva richiesta una fervida vocazione per la loro profes-sione. Esse dovevano essere presenti e disponibili alla Montesca per tutta la giornata. A tal proposito venivano preferite maestre, con poche preoccu-pazioni familiari, a cui il barone Franchetti offriva loro vitto e alloggio alla Villa.

Tra i documenti d’archivio particolare menzione spetta a quelli redatti dalla maestra Dina Rinaldi. Il 7 Ottobre 1908 nelle Annotazioni al Diario di classe la maestra Rinaldi descriveva il primo giorno di scuola degli allievi della Montesca:

Questi bambini venuti oggi per la prima volta a scuola fanno uno sforzo grandissimo a parlare. Ci vuole assai per far loro dire il nome! Alcuni non lo sanno, c’è la piccola Capaccioni Ida che non vuol essere la Ca-paccioni, insiste che il cognome suo è Sofaravizzi. La Ciabatti poi non apre bocca. Speriamo si svegli un po’(AOPRMFF, Scuole di Montesca e

Rovigliano – Amministrazione scolastica, Giornali di classe, Scuola di Ro-vigliano, reg. 2 (la coperta del registro è contrassegnata dal n. 6). In seguito, il 24 ottobre, annota:

La Ciabatti Concetta che alcuni giorni fa era così timida e non voleva dire neppure il suo nome ora parla discretamente e si mostra interessa-tissima nello scrivere. C’è la Capaccioni Ida che difficilmente fissa

tenzione anche per pochi minuti, è l’unica che sbagli nella lettura delle vocali che sanno già gli altri. Ancora c’è da studiare intorno a questi bambini (AOPRMFF, Scuole di Montesca e Rovigliano – Amministrazione

scolastica, Giornali di classe, Scuola di Rovigliano, reg. 2).

Come già rilevato, il tratto distintivo delle due scuole è l’insegnamento obiettivo, che, più che alla trasmissione del sapere mirava all’acquisizione da parte degli alunni di un saper fare, che coincidesse per i maschi con la vita dei campi e con la gestione del podere, per le donne con la gestione della casa e dei figli.

Tutto l’insegnamento e quindi ogni occupazione scolastica è considerato con la stessa serietà con cui nella convivenza sociale gli uomini onesti considerano il lavoro; ed in tale modo la scuola riesce ad essere prepa-razione alla vita e vita essa stessa; serena, operosa, feconda di bene. L’edu-cazione così attuata rende i bambini capaci di eseguire senza sforzo, anzi con impegno e con intelligenza, oltre il lavoro scolastico, anche i lavori della casa e dei campi; di pensare con il proprio cervello; di iniziare una condotta profondamente onesta e consapevole; di sviluppare e di raf-forzare nell’animo il senso della responsabilità e del dovere; l’amore alla terra nativa e alla patria; il rispetto verso i propri simili, e quindi il sen-timento della universale cristiana fratellanza, e quella esigenza religiosa che rifugge dalle parole e, pure, non trascurando le forme esteriori ed i riti, si appaga a pieno solo nel compimento delle opere buone»(Bettini, 153, p. 39).

Tale pluralità d’intenti sono alla base dei programmi particolareggiati.

Nel compilare i presenti programmi, ogni insegnante ha seguito il pro-gramma governativo adattandolo alla scuola rurale in cui viene svolto, tenendo conto del quadro d’orientamento per l’orario e dando maggiore sviluppo a quelle nozioni che si ritengono più necessarie a piccoli agri-coltori. […] La durata di ogni lezione è dai 20 ai 40 minuti dalla prima classe alla sesta. […] Si è dovuto dare, per il carattere della scuola, no-tevole sviluppo al disegno. […] I lavori donneschi e la ginnastica ven-gono fatti fuori orario (Opera Pia Regina Margherita, Programmi

particolareggiati delle scuole a sgravio della Montesca e di Rovigliano,

So-cietà tipografica Leonardo Da Vinci, Città di Castello 1925).

Tutte le materie venivano impartite attraverso esercizi pratici e con par-ticolare riferimento alla vita in fattoria o alla vita quotidiana dei fanciulli.

Così, i problemi aritmetici ruotavano attorno compra-vendita del bestiame o dei prodotti agricoli, i componimenti avevano per oggetto la campagna, i contenuti di storia, geografia e scienze venivano chiariti con delle interes-santi escursioni. In un tema del 1909 intitolato Come vorrei una casa scrive, ad esempio, l’alunno Antonio Tanzi:

La casa è il luogo caro dove abitiamo. Tutti le vogliamo un gran bene, fino le bestie sono orgogliose di possederla e la difendono con tutto il loro coraggio. Anch’io sento di amarla tanto perché vi sono nato e vi vivono le persone più care (AOPRMFF, Scuole di Montesca e Rovigliano

– Elaborati degli alunni, Quaderni, album ed esercitazioni, b. 1, fasc. 3). Una vasta produzione di materiale didattico prodotto dagli alunni è con-servata nell’archivio di Solomeo di Corciano. Si tratta per lo più di qua-derni, cartelloni, lettere di corrispondenza, giornali di classe e album, segno evidente dell’intento delle maestre di testimoniare la loro attività. Le stesse maestre, infatti, solevano applicare a tutti gli elaborati l’indicazione degli autori e del contenuto.

I quaderni del soggetto del mese, così, sono costituiti dall’assemblaggio di disegni e testi dedicati ad un argomento specifico di tipo naturalistico: a gennaio la neve, a novembre i frutti, a maggio le gemme dei fiori. Anche i quaderni d’esame conservati, poiché privi di errori, dovettero esseri selezio-nati dalle maestre delle due scuole.

I quaderni delle osservazioni metereologiche testimoniano, ancora, l’abi-tudine di riportare quotidianamente le condizioni meteo della giornata. In un quaderno a parte (Quaderno di storia del seme) venivano riportate, an-cora, le notizie agrarie relative a ciascun periodo dell’anno e le attività da svolgere nei campi a seconda delle stagioni.

Nei quaderni di componimenti liberi troviamo la trattazione di temi ri-guardanti la famiglia, il lavoro nei campi o fatti di attualità. Infine, l’archivio conserva i quaderni di calligrafia, di aritmetica, di geometria, di storia e geografia.

Un’ultima riflessione riguarda l’insegnamento della religione cattolica nelle due scuole. Se nelle scuole di stato l’insegnamento della religione ebbe il suo ingresso all’indomani del Concordato Stato-Chiesa del 11 febbraio 1929, alla Montesca e Rovigliano tale insegnamento è necessario e obbli-gatorio fin dalla loro fondazione per volontà di Alice Hallgarten che,

bene di origine ebraica, insegnava l’amore per Cristo e il rispetto per la re-ligione cattolica. Poiché tale tema meriterebbe una trattazione a sé, basti pensare, in questa sede che fu Alice a chiedere a don Brizio Casciola, par-roco di sua fiducia, di comporre appositamente per i suoi bambini una pre-ghiera che veniva recitata ogni giorno, mentre si accendeva un cero davanti l’icona della Madonna.

Il rispetto della solennità delle feste religiose, poi, è testimoniato da al-cune lettere del Marzo 1902 nelle quali Alice, da Roma, chiede alla maestra Maria Pasqui di organizzare una festa in occasione della Pasqua. In una di queste scrive:

Solamente ti pregherei di fare ai bambini, anche senza di me, una fe-sticciuola di Pasqua. Per tingere le uova mi dicono che basta cuocerle nell’acqua dove hanno bollito le barbabietole (rosso) e in quella dei spi-naci (verde). Aggiungendo quelli bianchi avresti i colori italiani (Buse-ghin M. L., 2002, p. 107).

Ma non solo, anticipando di quasi un secolo le polemiche e le contro-versie relative alla presenza del crocefisso a scuola, tutte le aule della Mon-tesca erano adornate con riproduzioni di quadri di Raffaello e dei pre-raffaeliti inglesi che avevano come soggetto Gesù bambino o la Vergine Maria.

Sulla portata dell’intuitus, dell’attività e dell’eredità educativa di Alice Hallgarten e di suo marito Leopoldo Franchetti è stato scritto molto poco. Ciò ha permesso che i Baroni venissero relegati nel dimenticatoio della Sto-ria della pedagogia insieme ad altri importantissimi ed illustri autori con-siderati minori.

In questa sede, per opportune ragioni di spazio, ci si è premurati di de-lineare solo gli aspetti più salienti delle due scuole rurali della Montesca e di Rovigliano, consapevoli, però, della necessità di dover colmare le lacune storiografiche relative, ad esempio, alle influenze montessoriane, al ruolo sociale operato dalle istituzioni Franchetti (Asili, Scuole e Laboratorio di Tela Umbra) nella prima metà del XX secolo piuttosto che all’esigenza di dover dar voce alla storia di tutte quelle maestre che si identificarono nel-l’epitaffio voluto per Alice: Pertransiit benefaciendo.

Riferimenti bibliografici

Barrere J. (1925). In memoria dei Baroni Franchetti. Città di Castello: Tipografia L. da Vinci.

Bettini F. (1941). Vita di scuole rurali. Brescia: La Scuola. Bettini F. (1953). La scuola della Montesca. Brescia: La Scuola.

Bistoni V. U. (1997). Grandezza e decadenza delle Istituzioni Franchetti. Città di Castello: Edimond.

Buseghin M. L. (2002). Cara Marietta… Lettere di Alice Hallgarten Franchetti

(1901-1911). Città di Castello (Pg): Petruzzi.

Cottone C. (1953). La Scuola d’oggi. Roma: Signorelli.

Devito Tommasi A. (1916). Le scuole di Montesca e Rovigliano. Roma: Unione. Giovagnoli E. (1920). I precursori di una società nuova. Città di Castello: Tipografia

L. da Vinci.

Giovagnoli E. (1932). In memoria dei Baroni Franchetti. Città di Castello: Tipo-grafia L. da Vinci.

Giraldi G. (1965). Giuseppe Lombardo Radice tra poesia e pedagogia. Roma: Ar-mando.

Lombardo Radice G. (1931). Athena fanciulla: scienza e poesia della scuola serena. Firenze: Bemporad.

Opera Pia Regina Margherita (1925), Programmi particolareggiati delle scuole a

sgravio della Montesca e di Rovigliano. Città di Castello: Tip. L. Da Vinci.

Zangarelli E. (1984). Leopoldo e Alice Franchetti. La scuola della Montesca. Città di Castello: Phromos.

I.6

Gli anni Trenta: tra politiche scolastiche fasciste

Nel documento Società Italiana di Pedagogia (pagine 98-104)

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