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Una volta assunta la guida del partito a Shanghai, Xi Jinping potrebbe sentirsi già appagato. Reduce dall’esperienza di governo nella provincia di Zhejiang, si aspe ava di rimanere lunghi anni a ricoprire il nuovo incarico. Invece, nel giro di pochi mesi le cose cominciano a correre e tu o si dispone a suo favore. In realtà, Xi Jinping si è guadagnato una grande popolarità per le sue ba aglie contro la corruzione, la moglie stessa ha lavorato so otraccia affinché i media dessero risalto alle sue azioni. Negli o o mesi in cui siede al vertice del partito a Shanghai, prima del congresso, Xi Jinping cammina come un abile artista su una fune, muovendosi con circospezione. È apparentemente fedele al «gruppo di Shanghai», ma lancia segnali anche all’altra parte. In un pubblico discorso, raccomanda di studiare bene il pensiero di Hu Jintao, apprezzandone il richiamo all’armonia come nozione alternativa alle suggestioni della democrazia. Un punto teorico che svilupperà in prima persona negli anni a venire. E ripete spesso: «Qui tong cun yi», che significa «Cercare il terreno comune pur mantenendo le differenze».

Il congresso deve indicare chiaramente il futuro leader, Jang Zemin non vuole Li Keqiang e lo ha fa o sapere chiaramente. La fortuna e la virtù giocano ancora una volta a favore di Xi Jinping, visto che si ripete esa amente lo schema di qualche mese prima. Il suo, in sostanza, è l’unico nome a orno al quale le fazioni che fanno capo a Jiang Zemin e a Hu Jintao possano trovare un accordo.

Xi Jinping è già intervenuto spesso in pubblico nel corso della sua carriera, ma questa volta, quando prende la parola al congresso, avverte il peso del momento. Tu i i rifle ori sono puntati su di lui, sta per essere indicato come il successore di Hu Jintao. Colui che nel 2012 prenderà in mano le redini della Cina.

Oltretu o, Xi Jinping non è certo un personaggio tra i più in vista della nomenklatura, tant’è che i giornalisti in sala stampa vanno alla ricerca affannosa di notizie che riguardano la sua biografia. Si propone alla platea dei delegati con un discorso a ento, misurato, fa o per non scontentare nessuno e pieno di conce i condivisibili, a tra i banale e ovvio. Parla a lungo di Shanghai, precisando che nella ci à del futuro vivono ancora tre milioni di contadini. «Dobbiamo prestare la massima a enzione ai bisogni del popolo, questo vuol dire avere una visione scientifica dello sviluppo.» Un conce o che ammicca chiaramente a Hu Jintao.

Li Keqiang, colui che aveva la designazione in tasca fino a pochi mesi prima, fa buon viso. Si muove circondato dai delegati della sua provincia, quella di Liaoning, mantiene lo stile del dirigente comunista vecchio stampo. Quando un inviato della televisione americana Cnn gli ricorda che alla fine degli anni Se anta ha frequentato insieme a Xi l’università di Pechino, lui risponde:

«Allora dovevo solo studiare, ora devo continuare a studiare e lavorare, altrimenti rischio di rimanere indietro».5

Li Keqiang comunque entrerà a far parte del Comitato permanente del Politburo, per lui inizia una prestigiosa carriera di secondo, poco dopo sarà vice primo ministro e poi il primo ministro di Xi Jinping.

Il congresso si chiude domenica 21 o obre con l’elezione del nuovo Comitato centrale (350 membri, tra effe ivi e supplenti) che a

sua volta sceglie l’Ufficio politico o Politburo – come viene comunemente chiamato – e al suo interno elegge il Comitato permanente, il potentissimo «Standing Commi ee», vertice apicale di tu a la Cina, composto da quelli che vengono definiti i «nove uomini d’oro». L’incoronazione dei nuovi membri avviene con il cosidde o «incontro con la stampa», nella sala centrale dell’Assemblea nazionale del popolo, tra imponenti marmi, ma si tra a di un incontro per modo di dire, visto che non sono ammesse domande. Hu Jintao fa un’eccezione quando indica due dei nuovi ele i e li apostrofa definendoli «due giovani compagni».

Nello schema rientra anche la fuoriuscita dal potere di tre vecchi mandarini: il sessanto enne vicepresidente della Repubblica, Zeng Qinghuai, il se antaduenne ministro dell’interno Luo Gan, uomo dell’apparato di repressione, e il potente capo della Commissione disciplinare, il sessantanovenne Wu Guanzheng. Un altro anziano membro del Politburo, Huang Ju, era morto poco prima della vigilia del congresso.

Alla fine, i nuovi ingressi nel Comitato permanente sono qua ro;

oltre a Xi Jinping e Li Keqiang entrano due sessantenni, He Guogiang e Zhou Yongkang. Si uniscono a Hu Jintao, confermato segretario per altri cinque anni, Wen Jiabao, che o iene il rinnovo alla carica di primo ministro e gli uscenti Wu Bangguo, Li Changchun e Jia Qinglin.

La stampa internazionale, e quella di Hong Kong, che gode di un minimo di libertà, si lanciano in una serie di analisi e valutazioni, ma pochi si soffermano sul giro di vite che accompagna l’avvicendamento di nomine. L’avvocato Gao Zhisheng, che nel 2008 sarà candidato al Nobel per la Pace per il suo impegno sul fronte dei diri i umani, in quei giorni viene arrestato e detenuto per impedirgli di recarsi negli Stati Uniti a ricevere il premio Courageous Advocacy Award, assegnatogli dall’American Board of Trial Advocates, un’associazione che riunisce più di seimila giudici e avvocati.

L’a ivista Yao Lifa sparisce dalla circolazione mentre Hu Jia, a capo di un’associazione che si ba e per la tutela dei malati di Aids, viene rimesso agli arresti domiciliari e controllato a vista da una dozzina

di polizio i, che lo pedinano anche quando accompagna la moglie Zeng Jinyan, incinta di qua ro mesi, a una visita medica di controllo.

Intanto, nel dicembre 2007 Xi Jinping è stato nominato a capo della Scuola centrale del partito, un incarico che ha un alto significato politico e simbolico: evidentemente, lo si considera un autentico custode dell’ortodossia, perché nella più importante istituzione educativa del potere comunista vengono impartite le linee teoriche a centinaia di giovani funzionari e chi la controlla stabilisce anche rapporti con i futuri dirigenti. Non a caso Mao in persona aveva detenuto quello stesso incarico negli anni Quaranta.

Un altro colpo importante Xi lo me e a segno quando riesce a far nominare alla guida del partito a Shanghai, quell’Han Zheng che era stato il reggente dopo lo scandalo dei fondi previdenziali e l’arresto di Che Liangyu. Anche Han era miracolosamente sopravvissuto a uno scandalo e nessuno scomme eva sulla sua carriera. Ma nei mesi in cui Xi Jinping era stato a Shanghai, aveva a ivamente collaborato con lui, si era assunto il ruolo di fedele esecutore delle sue volontà, guidandolo nei meandri della macchina burocratica della gigantesca metropoli. Aveva curato per lui tu e le minuziose questioni locali, lasciandolo libero di curare i rapporti con Pechino in vista del congresso. Xi Jinping forza tu i i dubbi del vertice e impone la nomina di Han Zheng, mantenendo, per il suo tramite, il controllo strategico su Shanghai.