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Shanghai

Nei manuali di storia e geografia Shanghai è definita come la capitale economica della Cina. Certamente lo è, ma è molto di più. È la vera porta della Cina sul mondo. Del resto, il significato etimologico del suo nome è «sul mare», essendo situata sul fiume Huangpu, accanto al delta del Fiume Azzurro. Con circa ventiqua ro milioni di abitanti, è la seconda metropoli più popolosa della Repubblica Popolare (la prima è Chongqing, che ne conta più di trenta), il porto commerciale più rilevante dell’Asia, e una delle qua ro ci à a godere dello status di provincia autonoma (le altre sono Pechino, Tianjin e Chongqing).

A farne un centro di interessi formidabile, è la sua stessa storia.

Già nell’O ocento era una ci à internazionale, meta di migliaia di europei, che vi si erano stabiliti trasferendo le loro a ività economiche. Poi arrivarono gli ebrei, provenienti dalla Russia. Oggi è il cuore economico e finanziario dell’intera nazione, ma è anche la ci à dove è stato fondato il Partito comunista cinese. La «grande Atene dell’Asia» – come è stata definita – rappresenta un nodo cruciale anche so o il profilo della politica interna: chi guida il partito a Shanghai ha un ruolo decisivo nelle vicende di tu a la Cina. Dal novembre del 1990, da quando le autorità cinesi ne concessero l’apertura, Shanghai è sede di una delle due Borse del paese (l’altra è quella di Shenzhen), e gli esperti valutano che oggi sia il quarto mercato azionario al mondo per livello di capitalizzazione.

Il resto della Cina ha un rapporto di amore e odio con Shanghai.

Tu i ne conoscono il valore strategico, molti vorrebbero andare a viverci per respirare un’aria internazionale, ma i puristi del Partito

comunista la considerano un luogo di potenziale corruzione, sia materiale sia politica, a causa delle idee di libertà e democrazia che il dinamismo economico trascina con sé.

Babaoshan, nella Cina comunista, è invece un luogo simbolo. È il

«cimitero rivoluzionario» dove sono sepolti i grandi capi comunisti, coloro che hanno fa o la Repubblica Popolare e prima ancora la Lunga Marcia. Luogo dalle archite ure spartane, si trova nella parte ovest di Pechino, nel distre o di Shijingshan. All’origine, era stato costruito in onore di un ufficiale della dinastia Ming, il generale Gang Bind. Poi è diventato il sacrario delle pompose cerimonie funebri del regime, dove rendere omaggio agli «eroi e i martiri del comunismo».

A Babaoshan, un grande arco in pietra, sormontato da cinque bandiere rosse, presidiato no e e giorno da due sentinelle, fa da porta d’ingresso. Gli ampi viali, pavimentati di marmo, sono delimitati da aiuole e fiori curati in modo maniacale, neanche un petalo e una foglia sono fuori posto. Le tombe variano nelle dimensioni e nei fregi, a seconda del rango del dirigente: più è stato elevato il posto nel partito, più la tomba è grande. Accanto ai principali capi cinesi, sono sepolti personaggi leggendari come il giornalista polacco Israel Epstein, il comunista britannico Douglas Frank Springhall, il medico tedesco Hans Müller, l’a ivista americana Anna Louise Strong. Tu i sono entrati a fare parte della mitologia comunista cinese.

La ma ina del 30 maggio 2002 è una giornata di sole, il silenzio è ro o solo dal cingue io dei passeri e da un leggero vento. Qi Xin è in piedi nella monumentale sala delle onoranze funebri di Babaoshan, insieme ai suoi figli, ad accogliere le condoglianze. Xi Jinping è accanto alla madre, quasi a so olineare che ora è lui il capo del clan familiare. Sei giorni prima, dopo un ricovero di qualche mese, prima all’ospedale di Shenzhen poi in quello per i dirigenti politici di Pechino, Xi Zhongxun è morto all’età di 89 anni. Si era ritirato dalla politica a iva da oltre quindici anni. Ora il figlio è senza rete di protezione ma il padre gli ha trasmesso un sistema di relazioni che, forse, vale più di ogni bene materiale. Davanti alla famiglia sfilano molti conoscenti, quasi tu i dirigenti politici ma i primi ad arrivare

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sono i qua ro uomini più influenti della Cina: il segretario generale del partito Jiang Zemin, Hu Jintao (vicepresidente della Repubblica Popolare), Li Peng (presidente del Comitato permanente dell’Assemblea nazionale del popolo) e Zhu Rongji (primo ministro).

Non accade spesso che tu i e qua ro insieme partecipino a un funerale. Stringono prima la mano di Xi Jinping, poi accennano un abbraccio alla vedova.

Di fa o, è una cerimonia politica, che sancisce anche il passaggio di consegne tra padre e figlio: ora la guanxi dei Xi, è nelle mani di Jinping e tu i ne riconoscono il ruolo. Nel novembre successivo, infa i, diventerà membro effe ivo del Comitato centrale.

Nel novembre del 2002 si apre anche il sedicesimo congresso del Partito comunista, e tu i sanno che il successore designato di Jiang Zemin sarà Hu Jintao. Xi Jinping è il capo della provincia di Zhejiang, formalmente è ritenuto più vicino al segretario uscente, il che non significa che si venga a ritrovare automaticamente in una posizione di svantaggio. Nelle complesse alchimie del potere cinese, infa i, quando un leader cede lo sce ro, contra a con il suo successore una serie di posizioni per i suoi uomini e Xi è quanto mai deciso a costruire un buon rapporto col nuovo segretario.

Come previsto, Hu Jintao viene incoronato al vertice del Pcc ma non gode del sostegno dell’intero Comitato permanente del Politburo, gli è ostile sopra u o la fazione di Shanghai. Dovrà aspe are il 2004 per diventare anche presidente della Commissione militare centrale, mentre il leader uscente, Jiang Zemin, continuerà a esercitare una certa influenza.

Zhejiang si trova vicino a Shanghai, e forse proprio per questo Xi immagina per sé un ruolo cerniera tra il nuovo segretario e coloro che sono su diverse posizioni. Il suo predecessore, Zhang Dejiang, ha fa o molto per la crescita economica della provincia ma si è a irato il sospe o di essere troppo accondiscendente con ricchi imprenditori privati. Xi, pur salvaguardando il lavoro svolto, tenta di me ere in pratica una politica più sociale, consapevole del monito espresso da Hu Jintao, il quale aveva esortato a compiere ogni sforzo per ridurre le disuguaglianze generate da una crescita troppo rapida. «Dare

priorità agli esseri umani» aveva dichiarato il neosegretario e Xi prova a dare seguito a questa istanza.

Hu Jintao teorizza il conce o di «società socialista armoniosa», che all’apparenza potrebbe apparire una nozione nobile. In realtà, per società regolata dall’armonia si intende l’eliminazione di ogni diversità, dissenso e pluralismo. Di cosa significasse in concreto, lo stesso Hu ne aveva dato prova alla fine degli anni O anta quando, spedito a fare il segretario del Partito comunista in Tibet, si era distinto per la dura repressione con l’imposizione della legge marziale. E anche allora aveva fa o appello all’armonia.

Nella provincia di Zhejiang, Xi si muove sulla medesima linea:

massima fermezza, nessuno spazio al dissenso, neppure se espresso in forme culturali, e lo a alla corruzione. Come per l’armonia, anche su quest’ultimo aspe o, però, dietro le parole si nasconde altro.

Mentre in tu o il mondo comba ere la corruzione è un’azione virtuosa, in Cina, oltre che mezzo per punire i colpevoli di reati, diventa spesso uno strumento per eliminare i concorrenti politici. Il giovane Xi non è da meno. Le retate partono da un caso autentico di corruzione e si estendono ad altri dirigenti politici, che non hanno alcuna responsabilità. Del resto, quando arriva nello Zhejiang, Xi è percepito come un corpo estraneo, imposto da Pechino e dal partito, senza alcun legame personale e politico nel territorio. Al fine di crearsi una squadra di fedelissimi, con cui governare senza temere colpi bassi, fa riferimento all’associazione che raduna gli ex allievi dell’università di Tsinghua e che vivono in quest’area.

Nella tela dei rapporti di Xi, c’è anche una speciale relazione con Hu Haifeng, giovane figlio di Hu Jintao, anche lui ex allievo di Tsinghua, manager al quale Xi fa spesso cortesie, o enendone in cambio un canale dire o con il padre.

Un ruolo chiave nella costruzione di un sistema di relazioni forte viene svolto da Peng Liyuan, a tal punto che i cinesi parleranno di

«diplomazia della sposa». In una Cina dove è ancora difficile, anche per i funzionari di alto rango, viaggiare liberamente per il paese, avere accanto una moglie che si muove in lungo e in largo, peraltro cantante molto celebre, costituisce una condizione speciale. Le comunicazioni con Pechino sono solitamente consegnate a fredde

circolari burocratiche, mentre la signora Xi, grazie al suo ruolo,g partecipa a manifestazioni ufficiali che la me ono in conta o con centinaia di dirigenti. Nel 2002 è diventata anche docente allo Shandong Art College e oltre alle esibizioni canore, lavora a una rete di scuole musicali.

Quando nel 2001, l’ex primo ministro Li Peng, ritenuto il capo dell’ala conservatrice di partito, si era recato in visita nel Fujian, Xi aveva chiesto alla moglie di stabilire relazioni di amicizia con la figlia e la moglie dell’anziano dirigente, operazione riuscita alla perfezione. Peng Liyuan aveva anche cantato alla cena offerta ai loro ospiti. Da allora, Li Peng sarebbe stato un sostenitore delle ambizioni del marito.

Come in ogni regime, anche in quello cinese l’ambiente artistico intra iene relazioni particolari con il potere, e a incoraggiarle non è solo Zeng Qinghuai, potente agente di star dello spe acolo e produ ore dell’Opera di Pechino,1 ma anche e sopra u o suo fratello Zeng Qinghong, segretario del Comitato centrale e vicepresidente della Repubblica Popolare, di fa o il braccio destro di Jiang Zemin. Peng Liyuan, sia pure mantenendo sempre un a eggiamento sobrio, ha costanti rapporti con i fratelli Zeng. Un tassello altre anto importante di questo mosaico sono gli eccellenti conta i di Peng Liyuan con un’altra cantante di grande successo, Song Zuying, di poco più giovane, famosa per essere accreditata come l’amante di Jiang Zemin, il leader cinese degli anni Novanta, che con lei aveva quarant’anni di differenza.

Anche il fratello minore di Xi Jinping, Xi Yuanping, sposerà una celebre cantante e a rice, Zhang Lanlan, de a la «Marilyn Monroe della Cina», interprete di serie televisive trasmesse sui canali nazionali. Nel 2008 Zhang Lanlan sparirà misteriosamente dalle scene per poi riapparire nelle cronache come cognata del leader supremo.

I rapporti cordiali che cara erizzano questa stagione politica di Xi Jinping, non gli impediranno, una volta diventato leader incontrastato, di sbarazzarsi della fazione di Jiang Zemin – alla quale lui stesso era appartenuto – e di far perseguire Song Zuying per

presunti finanziamenti illeciti statali ai suoi concerti, e con lei i fratelli Zeng, messi agli arresti domiciliari. Sarà addiri ura adombrata l’ipotesi di un tentativo di golpe ai danni di Xi Jinping, con tanto di tentativo di ucciderlo.2 Ma questo avverrà dopo, nei primi anni Duemila. Per il momento, i coniugi Xi si dedicano a costruire un vasto sistema di relazioni, a enti ai complessi equilibri del potere cinese.