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Il lungo e difficile dopoguerra: dalla ricostruzione alle lotte negli anni Cinquanta

II.I. Nelle maglie della politica

Si tratta di una situazione complessa: se da un lato, infatti, il riscontro elettorale per socialisti e comunisti resta molto basso17, dall’altra, nonostante l’immediato successo che la neonata CISL ottiene, è ancora la CGIL a calamitare le simpatie di gran parte dei lavoratori, come rivela l’allora segretario Raggiunti:

Sul piano economico (dopo la scissione) entrammo in crisi; sul piano politico invece fu sopportato benissimo. La stragrande maggioranza dei lavoratori rimase con noi; le lotte furono lo stesso efficienti. Anzi, direi che nella Lucchesia, le lotte più belle furono fatte in quei periodi lì.[…] i contratti noi si rinnovavano sempre e tempestivamente, con vantaggio per i lavoratori. Era il periodo in cui fare un contratto era abbastanza facile, a volte non occorreva neanche scioperare, bastava minacciare lo

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Il segretario del PCI si era recato a Lucca il 9 marzo 1946, durante la campagna in favore del “sì” alla repubblica. Come riporta cfr. “l’Unità”, egli si era “rivolto a tutti i partiti veramente democratici ed in particolar modo alla democrazia cristiana, affinché messe da parte le diffidenze e quelle che possono essere le divergenze su alcuni punti di vista, tutti i partiti si uniscano in un blocco solo per evitare un ritorno del fascismo. Vivi applausi- continua il breve pezzo- hanno interrotto il discorso di Togliatti, che è stato alla fine salutato da tutta la popolazione calorosamente”. Ne “l’Unità”, 10/3/1946, Togliatti parla agli elettori di Lucca.

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Aldo Spinelli, Il socialismo a Lucca, op.cit., p.121.

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Nel capoluogo, per le politiche del 1948, la DC mise insieme uno strabiliante 63,83%, in confronto al quale il Fronte democratico popolare impallidiva, contrapponendole uno scarso 16,22%. Leggermente meglio si era rivelata la situazione a livello provinciale, dove la Democrazia Cristiana si era stabilizzata sul 61,19%, contro il 21,63% di comunisti e socialisti. In www.regione.toscana.it/osservatorioelettorale/elezioni-in-toscana.

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sciopero. Riuscivamo a portarci dietro anche quelli della CISL, che erano costretti a prendere posizione, se non volevano perdere i lavoratori.18

Ciò trova un riscontro anche in quanto accaduto nel 1947, quando, con la nomina di 11 rappresentanti comunisti, 3 democristiani, 3 socialisti e un repubblicano per partecipare al Congresso della CGIL, si era concluso il primo Congresso della Camera del Lavoro di Lucca19, ente che già nel 1945 poteva contare su 10.000 iscritti, suddivisi in 25 sindacati di categoria e corroborati da 30 leghe contadini e da 2.000 soci complessivi, come riportava “La Voce progressista” in un pezzo dal titolo Dal Convegno al Congresso.

Quello che viene a mancare, semmai, è un concreto appoggio delle istituzioni locali alla politica sindacale: la popolazione, fondamentalmente ancora poco fiduciosa verso la causa partitica20, è infatti impegnata nel ricostruirsi una vita quantomeno dignitosa dopo la tragedia del conflitto e le sofferenze dettate dal vigente carovita e dalla disoccupazione21; nel mentre, gli scioperi continuano tuttavia a risultare disomogenei e frammentari, portati timidamente avanti esclusivamente dalla componente operaia e contadina che, se nella maggior parte dei casi in cabina elettorale non ha dubbi sul barrare o meno lo scudo crociato, sembra viceversa vedere nei metodi ciggiellini e della Federterra la giusta predisposizione verso l’ottenimento di

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Cfr. Giovanni Lencioni, Luciano Franchi, 40 anni di storia della CGIL lucchese nel racconto dei protagonisti, Tipolito 2000, Lucca, 1987. Intervista a Mario Raggiunti, segretario della CGIL unitaria e poi segretario della CGIL della provincia di Lucca dal 1947 al 1952, p.6-7.

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Cfr. “l’Unità”, 7/5/1947, A Firenze il 75% dei voti alla mozione sindacale comunista. Vittoria della mozione unitaria anche a

Lucca.

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Su “La Voce progressista”” del 1° settembre 1945, il segretario della Federazione del PCI, Giuseppe Pieruccioni, scriveva: “la lotta partigiana nella nostra provincia manca di una giusta inquadratura ed indirizzo; manca una forza politica capace di far sentire la sua influenza”. Continuava, poi, sostenendo che “la lotta partigiana non aveva dato quei risultati che ci attendevamo”. In Cfr. “Documenti e studi”, n.35, 2013, Istituto Storico della resistenza e della società contemporanea, Qualcuno era comunista, Emmanuel Pesi, La nascita ed i limiti organizzativi e politici del partito nuovo in Lucchesia (1943-1948), p.90. Tuttavia, questo scoramento nei confronti dei partiti e della politica non era caratteristica peculiare della realtà lucchese, bensì connotato condivisibile da gran parte della penisola. Pesi riscontra in questo atteggiamento un marcato astensionismo, specie femminile, alle elezioni del 1946, dove episodi di insofferenza politica erano accompagnati da disordini che coinvolsero in Toscana le Prefetture, oltre che di Lucca, anche di Firenze, Livorno e Grosseto: si tratta di una via interpretativa che però, almeno per quanto riguarda la provincia di Lucca, non trova riscontro nei dati. A livello provinciale, infatti, dei 251.212 possibili elettori, se ne recarono alle urne 227.996 (il 90,76%), mentre nel singolo comune di Lucca, dei 64.554 aventi diritto, adempirono al loro dovere in 56.709 (pari all’87,85%). Dati reperibili presso l’Osservatorio elettorale della Regione Toscana.

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Era proprio il perdurare di questo malcontento una delle cause della mancata diffusione iniziale del modello partitico tra le masse: la miseria ne limitava la credibilità e la propaganda tanto che, nel giugno del 1945, lo stesso Prefetto della città, Giovanni Carignani, ravvisava che “le adesioni ai partiti erano state esigue, perché la maggior parte della popolazione continuava a mantenersi estranea ad ogni attività politica, per dedicarsi piuttosto al lavoro e alla famiglia; sulla stessa linea, il suo successore Emanuele De Rosa, tre mesi dopo, confermava “l’estraneità della maggior parte della popolazione ad ogni corrente politica a causa della disoccupazione e dell’alto costo della vita”. Il grande dissenso cittadino era stato espresso anche quando, pure in seguito alla fallimentare epurazione di molti fascisti che la stessa Federazione del PCI aveva denunciato durante una manifestazione al teatro Moderno svoltasi il 1° maggio 1945, alcuni partecipanti interruppero più volte il segretario democristiano e futuro cislino Cesare Angelini. A tal riguardo si veda Emmanuel Pesi, Dalla guerra alla democrazia, op.cit., p.158-160.

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maggiori e migliori conquiste. A fare da calamita è poi la sottigliezza di Raggiunti e compagni nel presentarsi come soggetto sostanzialmente autosufficiente rispetto alla sfera politica (condizione dettata anche dall’iniziale natura con la quale la CdL risorge dopo la Liberazione), nonostante una subordinazione in realtà molto solida (salvo allentarsi nuovamente negli anni Sessanta) che di seguito sarebbe confluita in un consistente rovesciamento dei delegati e segretari ciggiellini lucchesi di maggior successo nelle fila del PCI locale e di circoscrizione parlamentare22.