• Non ci sono risultati.

La nascita della grande fabbrica: i primi anni della Cucirini Cantoni tra paternalismo e dissens

I.V. Tra sovversivi e inattaccabil

Poco sopra, abbiamo messo in dubbio le affermazioni di Bottari in merito ad una tendenza della componente operaia maschile ad allinearsi nelle fila socialiste: vediamone rapidamente il motivo, soprattutto in riferimento al contesto dalla Cantoni e in un rapporto comparativo con il sindacalismo cattolico.

Dal punto di vista imprenditoriale, quello del sovversivismo perpetrato dai socialisti rappresentava senza dubbio il pericolo principale, poiché si vedeva in quest’ultimo un nemico non solo delle autorità religiose, ma anche della stessa classe dirigente, sempre che una distinzione tra la due parti fosse così agilmente possibile in ottica sinergica. Tuttavia, si trattava di problemi che la stessa connotazione subculturale bianca del territorio aveva contribuito ad arginare: la presa della Camera del Lavoro sul movimento operaio lucchese era risultata difatti oltremodo circoscritta43, limitata ad una presenza più radicata solo trai ferrovieri e, secondo quanto già riportato, all’interno dello Jutificio di Ponte a Moriano e della Regia Manifattura Tabacchi; non aveva avuto alcuna penetrazione nella altre grandi manifatture tessili, tantomeno alla Cucirini Cantoni, dove ad affermarsi erano state per l’appunto le leghe cattoliche.

Se la parcellizzata struttura produttiva lucchese, inoltre, non favoriva di certo la formazione di solide aggregazioni sindacali, bianche o rosse che fossero, è altrettanto vero che le organizzazioni socialiste si rivelarono allo stesso tempo assolutamente incapaci di radicarsi nel mondo contadino, per almeno due motivi principali: prima di tutto, lo spiccato carattere anticlericalista contrastava con il diffuso sentimento religioso delle popolazioni rurali della provincia, e ciò costituiva un fattore estendibile alla stessa industria, poiché molta forza lavoro proprio nelle campagne riscontrava la propria origine; il pericolo rosso promosso dalla Curia, poi, era accentuato dalla posizione rivoluzionaria-massimalista adottata dal Partito Socialista lucchese, un punto di vista assolutamente inaccettabile per una zona contraddistinta da piccoli proprietari segnati dal timore di vedersi oggetto di una rapida collettivizzazione.

Franco e compagni, così, generarono rapidamente uno progressivo acutizzarsi dei contrasti con la sinistra popolare e con le Leghe Bianche, che pure, da parte loro, avevano contributo in linea di massima a destabilizzare un ordine di forze profondamente radicato, creando -a mio modo di vedere- le premesse

42

“l’Esare”, 31/5/1919, in Paolo Bottari, All’ombra della grande ciminiera, op. cit., p.302.

43

Giusto per apportare un esempio, quando il 20 e il 21 luglio del 1919 fu promosso uno sciopero proclamato dai socialisti italiani, inglesi e francesi per esprimere solidarietà nei confronti della rivoluzione socialista, minata dal tentativo repressivo portato avanti in Russia e Ungheria dall’Intesa, a Lucca il numero degli aderenti era stato assai limitato, e non aveva visto la benché minima partecipazione da parte degli operai della Cantoni. Fu un fallimento così netto che “Il Serchio”, di matrice cattolica, parlò di “affermazione in città di una contromanifestazione patriottica”.

24

controculturali per una prima microfrattura nell’atavico sistema cetuale lucchese. Ad essere al centro della discussione, allora, era la necessità di ripensare un rapporto tra lavoratori e imprenditori per una via di rivendicazionismo economico e sociale di cui le masse operaie e contadine molto difficilmente avrebbero sentito il richiamo, se questo fosse provenuto esclusivamente dalla sponda socialista: si trattava di un processo che solo l’avvento del fascismo avrebbe arrestato, seppur temporaneamente.

Dunque, mentre i socialisti vedevano sempre più nell’affermarsi della figura di Tocchini e delle Leghe il rischio della perdita di un monopolio di rappresentanza operaia (proprio in un momento in cui la mobilitazione sociale e la diffusa disoccupazione avrebbero potuto far convergere le masse verso un movimento sovversivo come quello, se non massimalista, almeno riformista), erano soprattutto i cattolici ad avanzare una solida volontà di affermazione, “sostenuta dalla consapevolezza che l’eredità storica e culturale lucchese li avrebbe favoriti rispetto all’organizzazione socialista”44

. Ovviamente, entrambe le organizzazioni tenevano alla difesa dei lavoratori, ma lo facevano con mezzi ed obiettivi contrapposti: dal momento in cui i socialisti si definivano veri portatori del messaggio cattolico, nei termini in cui questo si basava sulla difesa dei più deboli e sulla promulgazione della vita comunitaria in contrasto con la proprietà privata, il movimento cristiano, come evidenzia molto abilmente Del Chiaro, dimostrava la propria capacità di contrapporre agli elementi che accumunavano le due rappresentanze politico-sindacali (la solidarietà, le rivendicazioni dei diritti dei lavoratori, della loro dignità ed emancipazione, oltreché allo sciopero come mezzo di lotta) un atteggiamento di lealtà e correttezza verso la Chiesa e la religione, marciando su “rispettive appartenenze ideologiche che, se mantenute in modo più o meno trasparente” avrebbero giocato un ruolo fondamentale “nell’impedire possibili convergenze su comuni obiettivi concreti”45

.

A metà luglio la tensione interna alla Cantoni sfocia intanto in una nuova agitazione. Esasperato dalle condizioni di fabbrica, un corposo nucleo di operai blocca alcune macchine, mentre altri gettano via i libretti di lavoro in segno di protesta: per ricucire lo strappo, stavolta, è necessaria una mediazione del Prefetto Limogelli, ma la promessa di un aumento salariale si dissolve nuovamente nel nulla. Anche in questa occasione i socialisti, giocando un brutto scherzo alle maestranze, si accordano sottobanco con la Direzione concordando miglioramenti salariali su di una vecchia tabella meno remunerativa, incolpando contemporaneamente le Leghe Bianche degli insuccessi e promettendo un premio a quei “compagni” che

44

Enrico Alberigi, Partito Popolare e movimento sindacale cattolico a Lucca, op.cit., p.234.

45

Nicola Del Chiaro, Alzarono lo sguardo, op.cit., p.234. Detto ciò, ripeto che lo stesso Tocchini aveva più volte resa possibile una eventuale convergenza, almeno sul fronte delle rivendicazioni economiche. Lo stesso, contravvenendo per certi versi anche i dettami lanciati nel 1912 da Pio X (e confermati poi da Benedetto XV) che volgevano le spalle a qualsiasi tipo di avvicinamento, scriveva su “L’Esare” del 4 maggio 1919: “noi in alcuni punti del nostro programma non potremmo mai trovarci d’accordo con i socialisti perché essi combattono la religione cristiana che è fonte di civiltà e di benessere sociale e perché caldeggiano e propagandano la rivoluzione sociale violenta che darebbe il sopravvento a pochi facinorosi e porterebbe la Nazione al fallimento ed alla rovina. Ma nel campo delle conquiste economiche potremo trovarci benissimo d’accordo. Quindi senza pretendere il monopolio delle organizzazioni vediamo di metterci d’accordo, compiliamo assieme memoriali come è avvenuto e avviene ogni giorno nelle altre città più grandi e più importanti d’Italia, combattiamo insieme le battaglie della giustizia, senza meschine competizioni e così l’opera di bene sarà più spedita e più completa”.

25

avessero manifestato l’intenzione di iscriversi alla Camera del Lavoro. Il sotterfugio, però, viene scoperto ancora una volta, costringendo la C.C.C. a gettare grandi quantità di acqua sul fuoco dell’ennesima protesta.

L’occasione, se serve a far emergere tutti i mali che “nel silenzio complice degli operai, la società aveva perpetuato”46

, nel frattempo acuisce anche gli scontri tra i due organi di rappresentanza all’interno dello stabilimento. Sono soprattutto i socialisti, nella speranza di accrescere le proprie adesioni, a rendere il clima incandescente, adottando ogni mezzo possibile per “sottrarre” iscritti alla Lega bianca: il 30 maggio 1919, ad esempio, la CdL invia degli “strilloni” all’uscita degli stabilimenti della Cucirini, nel tentativo di vendere il “Nuovo Giornale”, dove si afferma falsamente che un aumento di £ 6 ad operaio è stato concesso grazie ad un intervento dei suoi sindacalisti47. Questi tentativi, oltre ad essere inconsistenti e fondamentalmente subdoli, ottengono come unica conseguenza quella di rafforzare ulteriormente l’associazionismo cattolico, confluito nella creazione -l’1 ottobre- dell’Unione provinciale del Lavoro, alla quale aderiscono subito 11 leghe.