11. Le peculiarità del mercato assicurativo europeo
11.2. Le caratteristiche dei principali mercati assicurativi europei
11.2.4. Il mercato assicurativo italiano
L’Italia rappresenta da sempre un paese in cui il livello di penetrazione assicurativa, o meglio di sensibilità assicurativa, appare tra i meno sviluppati d’Europa. Non a caso, a livello internazionale, l’Italia viene generalmente ritenuta un paese di «terza fascia» per coefficiente di penetrazione e indice di densità assicurativa. Per ragioni di oggettività, si ritiene comunque opportuno rilevare che, nonostante la scarsa penetrazione dell’assicurazione nella cultura italiana, il mercato assicurativo italiano detiene pur sempre il quarto posto a livello europeo e il settimo a livello mondiale per dimensioni nella raccolta premi. Si tratta quindi di un paese nel quale l’industria assicurativa ricopre una posizione di grande rilievo all’interno dell’intera economia nazionale, anche se bassa risulta essere la propensione all’assicurazione da parte degli italiani. In tal senso, il rapporto tra i premi del portafoglio diretto italiano e il PIL è cresciuto, passando dal 7,7% del 2005 (289), all’8,9% del 2014, sino all’attuale 9% del 2015 (290).
I dati ci confermano che negli anni successivi alla crisi finanziaria del 2007-08 anche in Italia, così come è avvenuto nella stragrande maggior parte dei paesi europei, si è registrato un calo nella raccolta premi. Nel 2012 si è registrata una flessione pari al - 3,2%, rispetto al 2011, con una raccolta complessiva premi pari a circa 115 miliardi di euro; nel successivo 2013, il mercato nazionale ha registrato una crescita nella raccolta premi del + 13%, con una raccolta complessiva di 119 miliardi di euro, grazie soprattutto all’incremento della raccolta nel comparto vita (291).
Nel 2014, in Italia il ramo danni ha fatto registrare una raccolta premi complessiva pari a circa 34,460 miliardi di euro (per le imprese nazionali ed extra S.E.E. in regime di stabilimento) contro i circa 112,064 miliardi di euro nel comparto vita (sempre per le imprese nazionali ed extra S.E.E. in regime di stabilimento). Anche per il 2014, quindi emerge un netto divario nella raccolta premi per quanto riguarda il confronto tra i due tradizionali settori di cui si compone l’assicurazione (292).
Poco sopra si è affermato che il settore assicurativo italiano non presenta buoni livelli di penetrazione nel tessuto sociale del paese; le ragioni di questo fatto possono essere imputate alla compresenza di alcune specifiche cause (293). Dall’indagine eseguita da una società di consulenza
(289) Cfr., D. Agus, op. cit., p. 1 (290) Cfr., IVASS, op. cit., p. 41.
(291) Cfr., G. Giudici e P. Meciani, Il Mercato Assicurativo Italiano, in Mercati e intermediari assicurativi. Un
confronto internazionale, a cura di C. Cacciamani, Milano, Egea, 2014, pp. 149-187.
(292) Si v., dati IVASS, op. cit., p. 37.
(293) Si v., G. Giudici e P, Meciani, op. cit., p. 161, nella parte in cui si tratta dello studio effettuato da IAMA Consulting nel 2012 avente ad oggetto il livello di penetrazione assicurativa in Italia.
italiana nel 2012 (294), è emerso un quadro abbastanza preoccupante del livello di penetrazione del settore assicurativo nell’economia nazionale: solo il 18% degli italiani, infatti, aveva stipulato una polizza per la copertura danni del proprio immobile; solo il 6,7% aveva stipulato una polizza sugli infortuni e solo l’11,8% possedeva una polizza vita. Le ragioni di tale situazione sono da imputarsi ad una serie di fattori, quali: in primo luogo, il calo d’immagine del settore assicurativo (295); in secondo luogo, il verificarsi, a seguito della recente crisi finanziaria, di una evidente e profonda contrazione della disponibilità economica di spesa da parte dei cittadini italiani, soprattutto per l’acquisto di prodotti assicurativi; infine, la cronica staticità e inadeguatezza dell’offerta di prodotti assicurativi da parte di imprese e intermediari assicurativi.
Per quanto riguarda il numero complessivo degli intermediari assicurativi iscritti all’interno delle varie sezioni del RUI, i dati IVASS del 2015 indicano un numero totale di 252.602 unità comprensive delle persone fisiche e delle società. Tra gli intermediari iscritti nella sezione a) e b) del RUI gli agenti rappresentano la quota maggiore (25.011 persone fisiche e 9.405 società) rispetto ai broker (4.136 persone fisiche e 1.616 società). Per quanto concerne la distribuzione territoriale nazionale di agenti e broker iscritti nel RUI, la quota maggiore per entrambe le categorie è situata al nord Italia (17.945 agenti e 3.169 broker) (296).
Come già anticipato in precedenza, il mercato assicurativo italiano è contrassegnato da un elevato livello di concentrazione, secondo solamente alla Finlandia, e da una struttura distributiva orientata alla «multicanalità», anche se non paragonabile a quella francese. Per quanto riguarda il livello di concentrazione: nel comparto danni, i primi cinque gruppi detengono il 71% della quota totale; nel comparto vita, sempre i primi cinque gruppi possiedono una quota pari al 60% del totale.
Le reti di distribuzione del prodotto assicurativo italiano si suddividono in almeno quattro sottocategorie; si tratta più nello specifico: del canale di distribuzione «tradizionale», il quale è composto dai classici agenti e mediatori di assicurazione (categorie di intermediari che detengono ancora oggi il primato nella vendita del ramo danni); del canale di distribuzione «alternativo» nel quale vi rientrano la: bancassurance, l’assurbank, i promotori finanziari e Poste italiane s.p.a. (in questa categoria la bancassicurazione e la compagnia Poste Vita s.p.a. rappresentano i due intermediari maggiori per la vendita di polizze del ramo vita) (297); del canale di distribuzione
(294) Si tratta della società IAMA Consulting, dati reperibili al link: http://www.iama.it/. (295) Sul tema dell’immagine dell’assicurazione in Europea si v. infra, par. 11.4. (296) Cfr., IVASS, op. cit., p. 39.
(297) La compagnia Poste Vita s.p.a. è stata fondata dal gruppo Poste Italiane s.p.a. nel 1999 ed ha ricevuto l’anno successivo l’autorizzazione dall’ISVAP all’esercizio dell’attività assicurativa nel ramo III delle assicurazioni vita; successivamente nel 2006 l’autorizzazione è stata estesa anche alla vendita di polizze del ramo I e II del settore danni.
«innovativo» comprendente gli intermediari che si occupano di vendita on-line o via telefono; del canale di distribuzione di «ultima generazione» nel quale vi rientra la GDO (grande distribuzione organizzata).
Quello che emerge in maniera interessante da questo variegato e ampio sistema di distribuzione assicurativa è il dato percentuale secondo cui alla data attuale il canale agenziale ha visto sensibilmente scendere la quota di propria spettanza nella distribuzione di polizze vita: si è, infatti, passati da una quota corrispondente al 30,7% nel 2006 ad una del 19,8% nel 2015. Anche i broker, i quali tradizionalmente si posizionano al di sotto degli agenti nella vendita di prodotti vita, hanno visto crollare la quota di loro spettanza dal 1,5% del 2006 allo 0,8% del 2015 (298). Ovviamente, da controbilancia ha fatto il canale «alternativo» affidato a sportelli bancari e postali i quali, in maniera costante già a partire dal 2006, hanno visto crescere la propria quota di mercato sino all’attuale 63,1% della distribuzione complessiva nel vita. Totalmente diversa è la situazione della distribuzione dei prodotti nel comparto danni dove la leadership dell’intero settore è detenuta dagli agenti con percentuali molto elevate che nel 2015 si sono attestate all’81,1% del totale; l’altra, seppur minima parte, spetta ai broker con una quota pari all’8,2% del totale (299).
Nell’ambito del mercato assicurativo italiano, all’interno delle varie reti distributive si collocano quelle denominate di «ultima generazione». Si tratta, in altri termini, di nuovi canali che si sono affiancati a quelli tradizionali a partire dagli anni ‘90 del secolo scorso; la GDO (grande distribuzione organizzata) ha avuto origine in Francia grazie al primo progetto di vendita di prodotti assicurativi sperimentato da Carrefour nei primi anni ‘80, e proseguita negli anni successivi da Auchan e Tesco.
In Italia, la GDO attualmente riveste una posizione del tutto marginale nella distribuzione delle polizze nel confronto con altri canali, quali, per esempio: quello tradizionale (agenti e broker); quello alternativo (bancassicurazione) o quello innovativo (internet e telefono). La prima sperimentazione semi-strutturata di GDO, nel settore assicurativo, è stata avviata da Esselunga e Direct Line nei primi anni ‘90 mediante una convenzione secondo la quale viene riconosciuta ai clienti la possibilità di ottenere «punti fedeltà», al fine dell’ottenimento dei prodotti presenti nel catalogo, successivamente all’acquistato di una polizza assicurativa, la quale viene offerta all’interno di specifici corner situati all’interno dei supermarket del gruppo (300).
(298) Cfr., IVASS, op. cit., p. 48. (299) Ivi, p. 50.
Lasciando da parte l’esempio suindicato, l’unica offerta strutturata di servizi assicurativi presente nel mercato italiano è quella sperimentata da Coop e Conad. La prima ha siglato una convenzione con agenti UnipolSai per la vendita di polizze all’interno dei locali delle varie cooperative nazionali appartenenti al gruppo; la seconda, la quale presenta le maggiori similitudini con il modello di GDO alla francese, ha creato un proprio broker captive denominato «Conad Servizi Assicurativi» il quale offre on-line una vasta gamma di prodotti che riguardano l’auto, i viaggi, l’abitazione, la capacità di spesa e il credito. (301).