Secondo Peter Warren Singer, considerato uno dei maggiori esperti al mondo sui fenomeni di privatizzazione della sicurezza, la vera novità rappresentata dalla sicurezza privata è la sua natura aziendale31. Secondo questa impostazione, una delle più recenti, le PMC sono anzitutto compagnie private alla ricerca del profitto, e come tali sono spesso collegate attraverso complessi legami finanziari con altre società interne ed esterne a questo mercato.
Ricerca del profitto aziendale (non più strettamente individuale, come per il singolo “mastino di guerra” degli anni sessanta), ruolo chiave svolto nel mercato globale e capacità di fornire un ampio spettro di servizi ricadenti sotto la tipologia
28
Michel Klen, “Comores et mercenaires”, Défense Nationale, Vol. 52, janvier 1996, pp. 127-139.
29
Khareen Pech, “The Hand of War: Mercenaries in the Former Zaire, 1996-97”, in Abdel Fatau- Musah - J.’Kayode Fayemi (eds.), Mercenaries, cit., pp. 134-135.
30
Michel Klen, op. cit., p. 127.
31
Peter W. Singer, Corporate Warriors. The Rise of the Privatized Military Industry, Ithaca, (Ny.), and London, Cornell University Press, 2003, p. 40.
E’ emblematica la citazione di Ronald Reagan riportata da Singer: “The best minds are not in government. If any were, business would steal them away”.
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“militare” sono caratteristiche generali che accomunano le PMC ovunque esse operino e si trovino. Negli Stati Uniti – le cui PMC meritano un discorso particolare – è proprio nella rapida diffusione delle politiche neo-liberiste a partire dai primi anni ottanta che va ricercata la genesi degli odierni contractors.
Non diversamente il neo-liberalismo ha investito l’Africa, ed anche qui il suo volto più frequente è stato parimenti quello della sicurezza. Come scrive David Shearer, infatti: “Whatever patterns of privatization have evolved, all have created
the demand for private protection. Indeed, the one thing that has characterized the expansion of global markets in unstable regions is the increasing use and sophistication of private protection to assure the control of assets.”32
In un contesto di mancata affermazione degli attributi della sovranità, le origini di una sicurezza privata a beneficio di pochi gruppi è da ricercare nell’esistenza in Africa, fin dagli anni sessanta di forze armate parallele come le guardie presidenziali. Queste (la Siaka Steven’s Special Security Division in Sierra Leone, o la Division Speciale Presidentielle di Mobutu nell’ex-Zaire) si identificano non con il paese bensì con la figura del presidente, e giungono ad essere più efficienti degli eserciti stessi. Nate originariamente per contrastare ribellioni interne o più spesso per far fronte ai timori di colpi di stato, questi eserciti privati, di fatto legibus soluti, hanno goduto di maggiore libertà di azione rispetto all’esercito regolare, venendo gratificati con paghe più elevate33.
Queste dinamiche vanno inserite in un contesto diffuso di sicurezza delegata ad attori extra-istituzionali e di “milizianizzazione” della sicurezza: le milizie e le strutture di vigilantes, quali corpi addizionali ad una sicurezza pubblica spesso inesistente, sono assai diffuse nell’Africa sub-sahariana, e nel garantire sicurezza a taluni gruppi finiscono per trasformarsi esse stesse in fonte di nuova insicurezza34.
Se queste considerazioni completano il quadro di contesto, ove la privatizzazione della sicurezza trova origine, resta ora da analizzare la forma con cui la sicurezza privata, attraverso le PMC, prende corpo, nonché fornire una classificazione delle stesse PMC.
32
David Shearer, “Dial an Army: Executive Outcomes in Sierra Leone”, The World Today, 53 (8-9) August - September 1997, pp 203 - 205.
33
Herbert M. Howe, “African Private Security”, Conflict Trends, No. 6, June 2000, pp. 22 - 24.
34
Sulla militarizzazione della società alimentata da questi gruppi, che generano preoccupazioni analoghe alle PMC, si veda Comfort Ero, “Vigilantes, Civil Defence Forces and Militia Groups: The other side of the privatisation of security in Africa”, Conflict Trends, No. 6, June 2000, pp. 25 – 29.
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Il mercato delle PMC in Africa
Si è iniziato a parlare di Private Military Companies, PMC e ad individuarne genesi e caratteristiche alla fine degli anni novanta, quando in Africa pare operassero già più di novanta PMC. Una caratteristica che ha sempre contraddistinto lo studio della sicurezza privata è la difficoltà di accedere ad informazioni relative alla natura e al modus operandi delle compagnie, i cui manager sono mostrati impermeabili alle richieste di maggiore trasparenza provenienti da più parti. La riservatezza, se non la segretezza, ha coperto le azioni di molte PMC, giustificate con l’esigenza di garantire confidenzialità al cliente. Pertanto, alla pubblicizzazione dei propri servizi, anche attraverso la rete Internet – una caratteristica inedita connessa alle odierne PMC - non corrisponde (pur con delle eccezioni come la britannica Sandline International o la statunitense Military Professional Resources Inc., MPRI) la rivelazione dei complessi legami corporativi con altri e diversi stakeholders.
Comprendere il mercato in cui operano è funzionale ad una più esaustiva classificazione.
Anzitutto una PMC - diversamente dai mercenari tradizionali - pubblicizza i suoi servizi ed è legalmente registrata, di solito in paradisi fiscali offshore e paesi dalla legislazione più blanda in materia di trasferimento di armi e personale armato. Il carattere di compagnie “virtuali” emerge dalla gestione del personale. Questo è impiegato in una struttura definita, è vincolato da termini e condizioni di ingaggio e di lavoro ed opera sotto l’ombrello organizzativo della compagnia, responsabile, tramite contratti legalmente stipulati, nei confronti del suo cliente35. Tuttavia, le PMC non mantengono quasi mai una struttura permanente, preferendo utilizzare
databases di risorse qualificate e di sub-appaltatori specializzati che, analogamente
alle armi e ai mezzi militari, vengono adoperati secondo le esigenze del caso. Nella composizione del personale, le compagnie sono solite sottolineare il valore degli “ex”36: ex militari di carriera, ex membri delle forze speciali con anni di esperienza in ambiente ostile o operazioni coperte, ma anche amministrativi per il lavoro d’ufficio. In alcuni paesi come la Gran Bretagna, l’emorragia di membri degli Special Air Services (SAS) verso le PMC, capaci di raddoppiare le loro paghe, è tale da costituire una crescente preoccupazione e una perdita per lo stato: i costi per la
35
David Shearer, Private Armies and Military Intervention, Adelphi Paper, N. 316, London, International Institute for Strategic Studies, February 1998, p. 21.
36
Peter W. Singer, Corporate Warriors, cit., p. 76. Legionari, gurkha nepalesi, membri dei defunti corpi speciali del Sudafrica dell’apartheid, e forze speciali dell’Armata Rossa e degli eserciti dell’est vengono presentati nelle brochures di alcune compagnie, onde fugare eventuali dubbi del cliente circa la professionalità delle forze messe in campo.
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loro formazione e l’addestramento, in questo caso altissimi, sono stati affrontati dallo stato e ora vengono alienati a favore del mercato.
Le PMC agiscono a fianco delle forze armate regolari dei paesi clienti, ma sotto una distinta ed autonoma linea di comando e di controllo e grazie ad appoggi finanziari esterni37. Questo elemento, che spesso appare centrale nelle dinamiche che portano ad un intervento neo-mercenario, è assai dibattuto in quanto le PMC, da un lato, tendono a minimizzarlo o nasconderlo alla opinione pubblica, mentre alcuni autori l’hanno assunto come prova dei nuovi appetiti intorno alle ricchezze
dell’Africa e del mondo38, e del ruolo delle PMC quali promotrici di investimenti39. Come si vedrà in seguito, la presenza di attori esterni non militari tra i presunti finanziatori di interventi neo-mercenari pare essere lo schema collaudato nelle campagne della ormai dismessa PMC sudafricana Executive Outcomes (EO) in Angola e Sierra Leone. Questa, tuttavia, non è l’unica motivazione di fondo alla base di un intervento mercenario, in quanto altre compagnie (MPRI, o la britannica Defence Systems Limited, DSL) fungono da impliciti strumenti di politica estera e di
longa manus di cancellerie occidentali nel caso in cui queste vogliano, attraverso
interventi militari all’estero di minor profilo politico, economico e mediatico, aprire nuovi spazi economici con la minimizzazione di costi umani e materiali.
Restano da individuare i clienti delle PMC. Le nuove corporazioni militari giustificano la loro legittimità intervenendo soltanto dietro esplicita richiesta da parte di governi con gravi problemi di sicurezza interna, ai quali possono offrire “pacchetti integrati di sicurezza”, attiva o passiva. I paesi clienti, dal canto loro, hanno potuto verificare i vantaggi economici e politici di questi servizi, se è vero, ad esempio, che la leadership della Sierra Leone si convinse ad acquistare i servizi di EO dopo averne letto i successi riportati nel 1993 in Angola. I due interventi di EO in Angola e Sierra Leone rappresentano i casi più noti ed analizzati di intervento neo-mercenario dietro contratto con un stato sovrano.
Gli spazi e i vuoti40 offerti dal nuovo ordine mondiale fanno sì che diverse tipologie di clienti ricorrano ai servizi di gruppi armati che mostrano un volto tecnologico, rispettabile e legalitario, e che sfruttano la letargia e la mancanza di una
37
Greg Mills e John Stremlau, “The Privatisation of Security in Africa: An Introduction”, in Greg Mills e John Stremlau (eds.), The Privatisation of Security in Africa, Pretoria, The South African Institute of International Affairs, 1999, p. 9.
38
Cfr. Xavier Renou (avec Philippe Chapleau, Wayne Madsen, François-Xavier Verschave), La privatisation de la violence. Mercenaires & sociétés militarires privées au service du marché, Marseille, Agone, 2005, p. 269.
39
Peter W. Singer, Corporate Warriors, cit., p. 81.
40
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volontà politica della comunità internazionale ad intervenire direttamente nei conflitti periferici. Le aziende multinazionali, sia direttamente, attraverso le proprie PMC consociate, sia indirettamente, hanno fatto affidamento sulla sicurezza privata in aree dove il maggior rischio per gli investimenti è rappresentato dalla violenza diretta al proprio personale e alle proprie strutture. Il boom degli investimenti nelle regioni più rischiose ha generato una crescente domanda di sicurezza privata: la società americana Halliburton, della quale il vice presidente Dick Cheney è stato amministratore delegato fino al 2000, ha garantito servizi legati all’industria petrolifera, attraverso le sue PMC consociate, per l’ammontare di 200 milioni di dollari41. Risale invece al 1986 il contratto della DSL con la multinazionale alimentare Lonhro per la quale si impegnava a garantire la sicurezza dei trasporti di the e zucchero, attraverso la ferrovia di Nacala, dalle piantagioni del Malawi alle coste mozambicane, contro gli attacchi della Resistência Nacional Moçambicana (RENAMO) e di settori eversivi delle forze armate di Maputo42.
Come precedentemente accennato, anche il settore umanitario - le agenzie governative di assistenza e le organizzazioni non governative - divenuto bersaglio di attacchi e violenze, ha finito per richiedere alle PMC la tutela della propria incolumità, come il caso della ONG statunitense WorldVision in Sierra Leone. Lo sminamento, che nell’Africa sub-sahariana è un’attività di grande importanza, è oggi una delle principali attività appannaggio del settore umanitario, ma viene realizzata con l’ausilio dei professionisti della sicurezza.
La vasta specializzazione delle PMC ha trovato terreno fertile in Africa, in cui la presenza delle mine rappresenta solo una faccia dello stato in cui versa la sicurezza pubblica. Disponibilità di personale specializzato, mezzi e capitali allargano il campo operativo delle PMC sino ad una pletora di attività assai richieste dal mercato.
Ad esempio, la DSL, compagnia che nel 1997 è stata acquistata dalla
corporation statunitense Armor Holding (impegnata nella commercializzazione di
equipaggiamento militare), ha dichiarato di offrire servizi in otto settori principali: • Servizi di sicurezza su scala globale presso miniere e pozzi petroliferi:
consultazione, valutazioni di fattibilità e fornitura di expertise gestionale, addestramento, personale ed equipaggiamento per istallazioni petrolchimiche e industrie di estrazione mineraria.
41
Peter W. Singer, Corporate Warriors, cit., p. 81.
42
Yves Goulet, “DSL: serving states and multinationals”, Jane's Intelligence Review, June 2000, pp. 46-48.
53
• Manodopera specializzata: fornitura di personale qualificato per tutti i livelli dei servizi di sicurezza, per addestramento e management.
• Gestione dei servizi di sicurezza: selezione, addestramento, dispiegamento e gestione di forze di sicurezza presso istallazioni chiave, incluse ambasciate in aree a rischio.
• Sminamento: addestramento di personale locale alla bonifica di aree minate, sensibilizzazione del personale di ONG verso la presenza di mine, bonifica di aree inesplorate, fornitura di equipaggiamento per l'opera di sminamento. • Sicurezza presso le vie di comunicazione: esperienza in materia portuale,
aeroportuale e di linee aeree. Sicurezza ferroviaria e su rotte aeree e marine, incluso il trasporto di beni di valore.
• Valutazione della minaccia: analisi ed esposizione al rischio, raccomandazioni e contromisure appropriate.
• Crisis management: lavoro congiunto con i clienti nella valutazione di scenari
potenzialmente disastrosi e conseguenti piani di risposta. • Equipaggiamento tecnico per misure di sicurezza43.
Il mercato delle PMC è complesso, dinamico e organizzato. Ci sono PMC che condividono con altre, operando in partnership, fette di mercato, mentre altre si fondano o entrano a far parte di gruppi più potenti, al fine di consolidare e diversificare l’offerta, come nel caso di Armor Holding44 e DSL, o di MPRI acquistata da L-3 Communications, specializzato in comunicazioni e sicurezza. A fianco di in un mercato altamente specializzato di fusioni continue e conglomerati militari, altre PMC, specie in Africa, operano nell’ombra e mantengono il sistema del baratto per il pagamento dei propri servizi. Alcune di queste, come è stato il caso di EO, adottano una doppia politica di branding trans-nazionale (con cui associano il proprio marchio ad un insieme di prodotti, strategie e valori) e di specializzazione locale, attraverso la quale proliferano nei mercati dell’area tramite compagnie satellite che rimangono in loco anche dopo il disimpegno dell’impresa di vertice. Questa strategia consente il duplice vantaggio di mettere la compagnia al riparo dagli
43
Alex Vines, “Mercenaries, Human Rights and Legality”, in Abdel-Fatau Musah – J.’Kayode Fayemi (eds.), Mercenaries, p. 185.
44
Negli ultimi anni, Armor Holding ha acquistato una ventina di nuove compagnie, portando sotto il suo controllo una ampio spettro di servizi a carattere militare, dall’intelligence allo sminamento. Di recente, ha acquisito “Alpha”, una ditta che raccoglieva la celebre unità d’assalto dell’Armata Rossa, e ha 5000 dipendenti attraverso 40 sussidiarie presenti in 50 paesi. Cfr. Peter W. Singer, Corporate Warriors, cit., pp. 84 - 85.
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effetti della già debole giurisdizione del proprio paese di origine e di garantire un maggior flusso di capitali attraverso le consociate estere.
Pertanto, emerge da questo quadro la presenza di un’articolata industria globale della sicurezza privata, che, se nel 1990 aveva un giro d’affari pari a 55,6 miliardi di dollari, prevede di raggiungere la quota di 202 miliardi nel 201045. I mercenari delle epoche passate si sono trasformati in eserciti e gruppi corporativi sempre più autonomi e in grado di sfruttare con abilità le debolezze e le potenzialità di aree geografiche, quale quella africana. Questi “guerrieri aziendali”46 hanno assunto una posizione autonoma nel mercato globale della sicurezza.