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La metodologia formativa scelta dal Corso di Studi (CdS) in Infermieri- stica dell’Università di Modena e Reggio Emilia, sede di Reggio Emilia, per accompagnare lo studente all’apprendimento delle competenze comuni- cativo-relazionali, è orientata al recupero delle esperienze degli studenti (Bruzzone, 2014): partendo dai vissuti dello studente, si promuove la rifles- sività sull’esperienza stessa al fine di renderla consapevole e formativa. Identificare e nominare le proprie emozioni, provando a decostruire schemi rigidi di analisi/pensiero, stimola la ricerca di senso, guida l’esplorazione di nuove possibilità, riconoscendo la ricchezza del dubbio e diventando un’ottima palestra formativa del sé umano e professionale.

La complessità di tale modello formativo richiede una declinazione del- le attività didattiche sui tre anni di corso, che tenga in considerazione un aumento di complessità sulla base delle competenze precedentemente ac- quisite. Nella declinazione di tali competenze si fa riferimento a hard e soft skill. Se per hard skill si intendono le conoscenze specialistiche e tecniche specifiche, le soft skill o abilità trasversali, sono di carattere cognitivo, so- ciale, emotivo e relazionale che permettono di approcciarsi positivamente ai cambiamenti e alle relazioni. Sono, dunque, un insieme di abilità perso- nali necessarie per co-costruire relazioni, comportamenti e atteggiamenti che impattano positivamente sulla vita personale e professionale dell’infermiere.

La finalità del percorso triennale è quella di permettere allo studente di: - sviluppare e maturare la capacità di esercitare la riflessività, in contesti

progressivamente più complessi dal punto di vista relazionale;

- sensibilizzare ai valori professionali e personali implicati nell’assi- stenza;

- analizzare i principali stereotipi e pregiudizi sulla professione e sull’u- tenza;

- attivare un percorso di consapevolezza sul riconoscimento e la legitti- mazione delle emozioni del professionista e della persona/famiglia; - sperimentare le principali tecniche di conduzione del colloquio di aiuto; - sensibilizzare al tema della resilienza e alle strategie di adattamento nel-

le malattie croniche;

- sviluppare competenze di comunicazione assertiva; - sperimentare ambiti di etica applicata;

- sperimentare la responsabilità nella presa in carico in contesti intercul-

turali.

Si specifica che il gruppo di formatori, tutor del CdS, ha una prepara- zione specifica avanzata sulla relazione d’aiuto (Corsi di Perfezionamento

in Counseling o Master di 1° livello). Le strategie utilizzate sono diverse e specifiche per anno di corso.

Le attività per il primo anno prevedono due laboratori: il primo approc- cia le caratteristiche della comunicazione, il riconoscimento delle emozioni e la consapevolezza di eventuali stereotipi e pregiudizi, segue un’esercita- zione esperienziale che ha lo scopo di costruire un setting che favorisca il contatto con la dimensione emotiva correlata alla messa in atto di alcuni atti assistenziali, come occuparsi dell’igiene della persona, imboccare e mobi- lizzare, tutti agiti da paziente e infermiere.

In questo laboratorio viene utilizzata l’inversione di ruolo (Alonzi e Dell’Olio, 2003) che consiste nel provare a mettersi nei panni dell’altro. Tale inversione viene attivata nel momento in cui la persona prova a vedere il punto di vista dell’altro, tentando di percepire la stessa sensazione. In questo contesto, gli studenti sono stimolati a riflettere sui gesti di cura e sulla dimensione emotivo-relazionale percepita nel ruolo dell’infermiere e del paziente.

Per lo svolgimento del laboratorio, gli studenti vengono accolti in plenaria e introdotti all’esperienza attraverso un esercizio di riscaldamento che utiliz- za il movimento come veicolo per scoprire la propria identità in relazione all’altro. Tale passaggio si basa sul presupposto che mente, corpo e relazione costituiscono la consapevolezza emotiva dei corpi in un uno scambio comu- nicativo reciproco e continuo (Bellia, 2007). Successivamente, piccoli gruppi di dieci/dodici studenti, vengono accompagnati all’interno dei diversi step: - imboccare ed essere imboccati;

- il piacere della toeletta; - sollevare ed essere sollevati.

All’interno di ogni stazione lo studente sperimenta sia il ruolo del pa- ziente, sia il ruolo dell’infermiere. Al termine dell’attività, il formatore conduce alla riflessione considerando più livelli:

1. livello cognitivo: ricordo e re-visione di cosa è successo attraverso la focalizzazione delle azioni compiute;

2. livello emotivo: finalizzato allo sviluppo della consapevolezza perso- nale;

3. livello proiettivo: ricerca delle analogie e delle differenze con il ruolo professionale immaginato.

Quest’ultimo livello risulta un passaggio fondamentale per l’appren- dimento perché stabilisce un ponte di significatività tra ciò che si sta simu-

lando e il futuro professionale. Per lavorare sui tre livelli descritti si utiliz- zano le seguenti domande stimolo sottoposte agli studenti:

- cosa è successo?

- nel ruolo di paziente: Come mi sono sentito nei panni del paziente? Co- sa mi è piaciuto? C’è qualcosa che mi ha infastidito? Se sì, cosa? - nel ruolo di infermiere: Come mi sono sentito? Quali analogie e diffe-

renze ho identificato con il mio futuro di infermiere? - cosa ho imparato?

Al termine, agli studenti viene richiesto di riportare su post-it la risposta alle domande che verranno successivamente condivise dal formatore, sotto- lineando i passaggi significativi. Nella conclusione del laboratorio, gli stu- denti rientrano in plenaria per una breve condivisione dell’esperienza.

Per i due laboratori del secondo anno di corso si utilizza il role playing per simulare relazioni complesse realmente accadute. Questa strategia viene utilizzata in più laboratori del triennio, per favorire esperienze che permet- tono l’apprendimento delle abilità comunicative e relazionali, attraverso lo sperimentare se stessi in relazione agli altri e all’incertezza delle situazioni (Zannini, 2015). Per questo laboratorio, il CdS collabora con attori profes- sionisti, esperti di relazione d’aiuto.

Nel primo laboratorio, l’attore gioca il ruolo del paziente, uno studente volontario il ruolo dell’infermiere. Il copione descrive il percorso assisten- ziale di una persona degente in contesto chirurgico, a cui viene diagnostica- ta una neoplasia. Durante la degenza il paziente viene considerato una per- sona indisponente: stargli vicino è difficile perché appare incontentabile e spesso reagisce con rabbia. Lo svolgimento del laboratorio ripercorre i se- guenti passaggi:

- presentazione al gruppo (venti studenti) della metodologia utilizzata; - individuazione dello studente, consegna del copione e preparazione da

parte del tutor conduttore:

- suddivisione del gruppo in due sottogruppi e condivisione dei mandati di osservazione di attore (I gruppo) e studente (II gruppo) relativamente agli aspetti della comunicazione e ai vissuti percepiti attraverso una gri- glia di lettura strutturata;

- svolgimento del role-playing;

- riflessioni e commenti su quanto emerso;

- conclusioni a cura del formatore che riprende e sottolinea i compor- tamenti che hanno generato effetti positivi, recuperando gli aspetti non efficaci nella comunicazione e nella relazione d’aiuto (Castagna, 2002).

Il secondo laboratorio, previsto durante il periodo di tirocinio, si svolge con circa dieci studenti a cui viene dato il mandato di portare una situazione vissuta in tirocinio, caratterizzata da dinamiche relazionali difficili. Lo svolgimento del laboratorio ripercorre i seguenti passaggi:

- condivisione delle narrazioni;

- scelta condivisa di una narrazione che verrà agita in role-playing; - costruzione del copione semi-strutturato e attribuzione dei ruoli; - svolgimento del role-playing;

- riflessioni e conclusione a cura del formatore.

Anche per il terzo anno di corso sono previsti due laboratori, che attra- verso l’uso di copioni semi-strutturati, role-playing e narrazioni, portate da- gli studenti dalle loro esperienze di tirocinio, permettono di sperimentare la comunicazione assertiva in situazioni conflittuali in equipe, riflettere sulle caratteristiche della leadership e identificare il proprio ruolo nella relazione in contesti ad alta complessità organizzativa.

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