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Un modello operativo, l’Action Learning Conversation

Nel solco dell’approccio delineato da Mezirow, Marsick e Maltbia (2009) hanno implementato in diversi contesti organizzativi un modello operativo, denominato Action Learning Conversation, che ci è apparso particolarmente promettente per realizzare allo stesso tempo obiettivi formativi, di sviluppo professionale e di cambiamento organizzativo nei contesti sanitari, attraverso un diretto coinvolgimento dei professionisti della salute e della cura in un’ottica interprofessionale. Il modello prevede che si lavori in gruppi di pari su una sfida o un problema riconosciuto come significativo e rappresentativo di un’autentica sfida professionale in un particolare ambito.

L’Action Learning Conversation ha come focus un progetto reale o un problema che non richiede una “soluzione esperta” (nella logica della razionalità tecnica) ma una esplorazione multiprospettica e critico- riflessiva attraverso sessioni di lavoro a piccoli gruppi eterogenei; la diver-sità di

appartenenza, provenienza, formazione, ruolo professionale nel gruppo è importante per massimizzare il valore delle diverse prospettive e fornire un network di riferimento più ampio.

Ogni sessione di lavoro prevede l’attivazione di un processo riflessivo che si articola in quattro fasi organizzate secondo uno schema sequenziale: fase obiettiva, fase riflessiva, fase interpretativa, fase decisionale; a chiusura del processo vi è la definizione di un piano di azione, che rappresenta una quinta fase orientata alla realizzazione concreta di quanto elaborato e pianificato nel corso del processo che l’ha preceduta. La sessione prende avvio da un dilemma disorientante, da una situazione problematica, da una domanda alla quale il proponente (un componente del gruppo) non è riuscito fino a quel momento a trovare una risposta. Il proponente decide di coinvolgere il gruppo per chiedere aiuto e farsi sostenere, attraverso un processo riflessivo, nella esplorazione della questione e nella individuazione di possibili piani di azione. La sessione è facilitata da un coach, che accompagna il gruppo nel processo riflessivo con una serie di domande e di puntualizzazioni.

Fase 1 - Obiettiva

Ciascun componente identifica una sfida significativa che non è stata in grado di risolvere nonostante ripetuti sforzi e la descrive in forma narrativa. Si seleziona, quindi, un proponente che presenta una sfida da approfondire. Per avviare la sessione il coach pone al proponente una serie di domande del tipo:

- qual è la sfida che intendi presentare? Puoi formularla sotto forma di domanda?

- qual è il background di questa sfida? Quali sono gli antefatti e le pre- condizioni? Quali sono i principali stakeholder coinvolti?

- quali ostacoli si debbono prendere in considerazione per arrivare a una soluzione?

- quali azioni hai intrapreso finora? Con quali risultati?

- che tipo di aiuto vorresti dal gruppo per riflettere su questa sfida? Gli altri componenti del gruppo pongono al proponente domande obiettive che lo aiutano a inquadrare la sfida all’interno di una configurazione di elementi e di fatti. Il gruppo attiva un processo di Question Storming, in cui i membri pongono domande dirompenti, non tendenziose, dischiudendo l’immaginazione a considerazioni che non erano

state prese in considerazione e inquadrando la sfida da molteplici punti di vista. Esempi di domande obiettive possono essere:

- che cosa è accaduto? Quando? Come? - che cosa ha innescato il tuo interesse? - che cosa hai fatto? Quando? Come? - chi altro era coinvolto?

- quali risultati hai avuto?

Il titolare della sfida prende nota delle domande e risponde puntualmen- te. Ciò lo aiuta a mettere a fuoco gli elementi contestuali, a identificare fat- tori e variabili non presi in considerazione, a impostare la sfida con mag- gior chiarezza e precisione e con un più alto livello di dettaglio.

Fase 2 - Riflessiva

Nella fase riflessiva, il proponente è incoraggiato dal gruppo a riflettere sul proprio atteggiamento, sulle proprie emozioni e sui propri vissuti, sulle proprie motivazioni. In questa fase, il gruppo gli fa da specchio e lo aiuta a guardarsi dentro e a comprendere la propria posizione e il proprio ruolo in relazione al contesto. Domande riflessive possono essere:

- quali erano gli alti e i bassi emotivi? - come ti sentivi?

- che cosa hai trovato di sorprendente in questo? - che cosa ti faceva sentire così?

Fase 3 - Interpretativa

Nella fase interpretativa, il gruppo aiuta il proponente nella identifica- zione delle presupposizioni (credenze, idee, impressioni o pensieri) che hanno guidato il suo comportamento. I membri del gruppo annotano silen- ziosamente le presupposizioni rilevanti che ritengono il proponente possa avere o che potrebbero avere loro stessi se si trovassero in una situazione simile (3-5 minuti). I membri del gruppo discutono le presupposizioni iden- tificate mentre il proponente li ascolta (3-5 minuti). Il proponente viene in- vitato dal coach a commentare la discussione esprimendo i pensieri emersi, a partire dalle presupposizioni identificate e mettendo a fuoco ciò che ha

appreso, i significati emersi, le implicazioni che derivano da quanto rilevato (3-5 minuti). Domande interpretative possono essere:

- quale significato attribuisci a questi elementi? - cosa hai imparato finora?

- che cosa pensi significhi? - quali sono le implicazioni? - quali temi o modelli noti?

Fase 4 - Decisionale

I membri del gruppo annotano i diversi modi in cui si potrebbe rielaborare la sfida e poi, nella modalità round-robin, condividono queste annotazioni tra di loro e con il proponente. Il proponente procede a una riformulazione della domanda originaria sulla base delle nuove informazioni e interpretazioni e può condividere le sue riformulazioni con il gruppo. La rielaborazione supporta la “(ri)formulazione percettiva” della sfida originaria che, a sua volta, consente al proponente della sfida di immaginare una nuova azione. Il coach e il gruppo aiutano il proponente a pianificare il nuovo corso d’azione con domande decisionali del tipo: - cosa farai dopo?

- che cosa ti sta trattenendo dall’agire? - di quali ulteriori informazioni hai bisogno? - chi hai bisogno di consultare?

Fase 5 - Pianificazione dell’azione

Il titolare della sfida si prende un po’ di tempo per pensare a ciò che ha ascoltato e poi spiega al gruppo quali azioni intende intraprendere in base alla riformulazione della sfida. I membri del gruppo gli possono porre ulteriori domande decisionali, nel qual caso il titolare della sfida può rispondere se vuole (sebbene non sia tenuto a farlo) (3-10 minuti). Le importanti fasi finali della pianificazione dell’azione e dell’assunzione di impegno costruiscono un ponte con l’azione futura.

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