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Promuovere una circolarità riflessiva nelle organizzazioni sanitarie

Le organizzazioni sanitarie sono una realtà estremamente complessa e problematica e i professionisti operanti al loro interno attraverso diversi ruoli e mansioni sono costantemente messi alla prova e sfidati da situazioni pesanti, talvolta estremamente frustranti. I problemi costantemente emer- genti dalla pratica sono determinati da una molteplicità di fattori, tra i quali è possibile identificare anche una serie di elementi interni alle stesse organizzazioni, riferibili ad assunti non esplicitati ma dati per scontati, sui quali si costruiscono pratiche, protocolli, routine o ad assetti codificati e strutturati, i quali spesso non corrispondono in modo efficace alle solleci- tazioni derivanti dalle situazioni che, quotidianamente, i professionisti della salute e dalla cura si trovano ad affrontare.

Allo scopo di identificare ed esplorare questi elementi, che spesso sono fonte di impasse e di criticità all’interno delle organizzazioni, riverberando sugli atteggiamenti, sui vissuti, sulle pratiche di chi opera al loro interno, è necessario introdurre nel tessuto organizzativo dispositivi atti a promuovere una circolarità riflessiva, coinvolgendo tutti gli attori impegnati in diversi ruoli e funzioni.

La diversità di prospettive e di sguardi, infatti, alimenta i processi riflessivi in quanto consente di esplorare i problemi e le situazioni contem- poraneamente dall’interno e dall’esterno, nella misura in cui lo sguardo dell’altro, portatore di un punto di vista differente, funziona da specchio riflettente e talvolta ingrandente e permette di identificare aspetti ed elementi altrimenti invisibili, fuori fuoco, occulti o sbiaditi. La circolarità dei processi riflessivi consente di esplorare in profondità e in dettaglio il flusso azione-riflessione-azione che sostiene le pratiche e gli apprendimenti

in circolo all’interno del tessuto organizzativo, soffermandosi sugli antefatti e sulle premesse delle azioni (in termini di assunti, atteggiamenti, credenze, prospettive di significato), sugli elementi di consapevolezza e di conoscenza che ne derivano e su come la loro interazione alimenti la progettazione e la realizzazione di nuovi corsi d’azione.

Il processo riflessivo si articola circolarmente a partire dai campi di esperienza e dai problemi da essi emergenti, sulla base di una analisi di contesto attraverso cui identificare gli attori, le memorie (in termini di “lezioni apprese”, routine e saperi consolidati, “storie di guerra” e tra- dizioni tramandate all’interno delle diverse comunità di pratica e delle organizzazioni) e di una analisi dei repertori (in termini di protocolli, procedure, strategie, strumenti) per identificare i piani di azione messi in atto e le loro criticità ai fini di una traduzione in pratiche consolidate, costantemente sottoposte al test dell’esperienza.

Fig. 1  Processo riflessivo

Ciò richiede una implicazione attiva e partecipativa dei professionisti operanti all’interno delle organizzazioni, che sono chiamati a indagare in profondità la relazione dinamica intercorrente tra libertà e responsabilità implicata nel loro agire (analisi delle scelte, delle decisioni, delle conseguenze che ne derivano), mettendo a fuoco gli elementi impliciti in gioco (analisi delle idee, delle rappresentazioni, delle visioni del mondo) e

le strategie sottese all’agire (analisi delle premesse, delle intenzioni, degli obiettivi, degli scopi).

Il coinvolgimento diretto dei professionisti ha una doppia finalità ai fini della promozione di un apprendimento organizzativo che abbia esiti autenticamente trasformativi. Ha una finalità epistemica nella misura in cui consente di attivare processi di riflessione a partire dalla pratica professionale utili a mettere a fuoco i percorsi generativi di conoscenza all’interno dell’agire dei professionisti (che cosa hai appreso?) e di generare nuove forme di conoscenza, che vengono messe in circolo all’interno del tessuto organizzativo, alimentando il cambiamento e la trasformazione attraverso un processo endogeno.

Ha una finalità epistemologica nella misura in cui consente di mettere a confronto una epistemologia professionale ispirata a una razionalità di tipo tecnico (applicazione di procedure standardizzate, esecuzione di protocolli e di routine che spesso sono diventate inerti e improduttive…) a una epistemologia professionale ispirata a una razionalità di tipo riflessivo (analisi di repertorio, decostruzione, implementazione, ricostruzione delle pratiche) in funzione di una rivisitazione riflessiva dell’epistemologia professionale delle diverse figure operanti nei contesti della salute e della cura, in base alla quale diventa possibile ripensare e interpretare in modo nuovo e diverso ruoli e mansioni all’interno delle organizzazione.

L’implicazione dei professionisti all’interno di circuiti riflessivi consente di attivare processi di apprendimento trasformativo (Mezirow, 2012), all’interno dei quali si determina un gioco dinamico tra conoscenze e saperi acquisiti e consolidati attraverso apprendimenti realizzati nelle pratiche professionali e le prospettive di significato (di ordine epistemo- logico, psicologico e socio-linguistico) che i professionisti utilizzano per inquadrare le esperienze e le situazioni e per progettare nuovi corsi di azione.

I processi di apprendimento trasformativo secondo il modello disegnato da Mezirow (2012) si attivano sempre a partire da un incidente critico, un dilemma disorientante rispetto al quale le prospettive di significato comunemente utilizzate risultano inadeguate e inappropriate sia in termini epistemologici (le conoscenze e i saperi che si utilizzano per esplorare la situazione e per confrontarsi con il dilemma appaiono insufficienti oppure è il modo in cui questi saperi vengono applicati e utilizzati a risultare inefficace), sia in termini psicologici (le percezioni, le rappresentazioni, i vissuti risultano dissonanti o disorientanti), sia in termini socio-linguistici (i termini usati non riescono a descrivere e a rendere in modo appropriato l’esperienza o a veicolare significati utili a comprenderla).

Il dilemma disorientante pone, quindi, ai professionisti (e alle organizzazioni) una sfida, che richiede l’attivazione di un nuovo processo di apprendimento attraverso cui le prospettive di significato vengono rivisitate e ristrutturate per poter comprendere e interpretare la situazione in termini nuovi e diversi e per poter pianificare corsi di azione sulla base di nuove premesse, ai fini di una revisione e ristrutturazione delle pratiche.

Fig. 2  Processo di apprendimento

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