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La proposta del collage ai partecipanti al Master in Cure Palliative per riflettere sulla “buona morte”

All’interno del contesto di focus group, i partecipanti sono stati invitati a creare un collage che rappresentasse la loro idea di “buona morte”. Per rea- lizzare il collage, ai partecipanti è stato offerto un foglio A3, come superfi-

cie sopra alla quale creare il loro manufatto, riviste e giornali da ritagliare, fogli di carta colorata, pennarelli, forbici e colla. Il materiale è stato dispo- sto su un tavolo al centro della stanza, a cui ognuno poteva accedere libe- ramente.

In seguito a un momento di creazione individuale, i collage sono stati presentati e narrati da ogni singolo professionista al gruppo, con la presenza della conduttrice del gruppo. Anche il momento della narrazione e della condivisione si è configurato come occasione formativa, in cui è stato pos- sibile riflettere sulle immagini e sui significati delle creazioni degli altri professionisti, generando uno scambio e un confronto riflessivo.

Un primo aspetto emerso, rispetto all’esperienza realizzata, è il fatto che la proposta del collage, attraverso lo strumento dell’immagine, abbia per- messo ai partecipanti di riflettere sulla propria personale idea di “buona morte”. Come evidenziato anche in letteratura (Taylor et al., 2002), spesso i professionisti operanti in CP tendono a far propri, in maniera idealizzata, i concetti-chiave della cura e dell’agire professionale del settore palliativo. In questo senso, anche in relazione al concetto di “buona morte”, il rischio è

quello di non riflettere sui significati personali e profondi. La proposta di riflettere sul concetto di “buona morte” attraverso le immagini ha offerto un’occasione per lavorare su se stessi e “scavare” nei propri significati e nelle proprie concezioni, come si può notare in un esempio di collage, rea- lizzato da un’infermiera.

Fig. 1 – Collage realizzato da un’infermiera

Ho scelto queste due immagini. La prima, un signore che sta cadendo in una spe- cie di oblio e l’altro che lo sta tenendo e ho scritto “lasciami andare”, perché se- condo me una delle cose essenziali per una buona morte, secondo la mia visione, è che anche chi sta intorno a te, a un certo punto ti lasci andare… E poi questo uo- mo con i palloncini, l’ho associato all’idea di “leggerezza” che ha per me la buo- na morte (I16).

In questo senso, la proposta del collage ha consentito di aprire uno spa- zio per la riflessione su se stessi e sul proprio concetto di “buona morte”, illuminandone significati meno idealistici e più personali I partecipanti

hanno potuto, infatti, andare a esplorare significati e credenze personali, elementi centrali nel formare l’idea, personale e unica, che ognuno ha in relazione al morire e al “morire bene” (Cipolletta e Oprandi, 2014).

Il successivo collage, ad esempio, mostra lo sforzo di un medico nel ten- tare di entrare nelle proprie convinzioni relative alla “buona morte”, che si collegano poi a pratiche messe in atto nei confronti dei pazienti.

Fig. 2 – Collage realizzato da un medico

Ho scelto una stanza, perché tante volte per una morte serena abbiamo potuto solo dare una camera da sogno, cercando di adattarla, di renderla più personale possi- bile in modo che la persona si sentisse a casa, perché per me è importante il luogo in cui si muore. Questa è un’immagine di cammino insieme, comunque in uno stato di dolcezza reciproca, e poi “amore e non guerra” nel senso che sono buone morti per me, ma proprio per me, quelle in cui non ci sono conflitti (M1).

La proposta del collage, dunque, si è costituita quale contesto formativo in cui sperimentare, attraverso linguaggi inusuali, un lavoro su di sé orien- tato all’esplorazione dei propri significati relativi al concetto di “buona morte”. Il lavoro di narrazione e condivisione del collage, inoltre, ha con-

sentito di avvicinarsi anche alle visioni di altri professionisti, coi quali con- frontarsi. Oltre a una riflessione su di sé, l’esperienza ha permesso di ragio- nare, come nell’ultimo esempio riportato, sul forte legame tra i propri signi- ficati e le pratiche professionali messe in atto, offrendo ai partecipanti un’occasione formativa in relazione al lavoro di accompagnamento alla morte, centrale nel settore delle CP.

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In sintesi

Le Cure Palliative (CP) stanno conoscendo in Italia un rapido incremento (ISTAT, 2012), a causa dell’aumento delle malattie neoplastiche e ad anda- mento cronico-evolutivo. I professionisti impegnati in questo settore rispon- dono ai bisogni di cura di tutta la persona, inclusi quelli psicologici, sociali, spirituali che il delicato momento del fine-vita chiama in causa (Kendall et al., 2007). I professionisti delle CP, dunque, dovranno acquisire una competenza trasversale e composita per poter rispondere al bisogno di cura globale del paziente e del nucleo familiare (SICP, 2013). Il core dell’apprendimento in CP è stato individuato dalla Società Italiana di CP (SICP, 2013) in un mix di saperi specialistici, organizzativi, di ruolo e impliciti, legati fortemente all’idea che ci si sta prendendo cura di un paziente che non potrà essere guarito. Alle com- petenze non deve pertanto essere attribuito un significato neutro, inten- dendole come semplici azioni da svolgere: a esse si deve accordare un’importante funzione di crescita e maturazione personale e professiona- le, considerando anche i processi profondi che rendono gli operatori capaci di attribuire un orizzonte di senso e di motivazione a tutte le azioni di cura in ambito palliativo (Landmark et al., 2004). Una formazione specifica per le CP è presente in Italia soprattutto attraverso Master di alta formazione (Legge n. 38, 2010). Il presente contributo vuole presentare una proposta formativa rivolta a 30 partecipanti (medici, infermieri, assistenti sociali) di un Master di primo livello in CP. Suddivisi in tre gruppi secondo il proprio profilo professionale, i partecipanti sono stati invitati a creare un collage (Butler-Kisber, 2010) che rappresentasse la loro idea di buona morte. In seguito a un momento di creazione individuale, i collage sono stati presen- tati e narrati da ogni singolo professionista al gruppo intero, con la presen- za della conduttrice del gruppo. La proposta è stata pensata in chiave di ricerca, all’interno di un progetto più ampio, ma anche formativa, per attiva- re nei professionisti una riflessione utile a tematizzare i propri impliciti, i propri valori relativi alla morte e per attivare un pensiero circa le competen- ze necessarie per agire un ruolo professionale nell’accompagnamento ver- so il fine-vita.

La medicina grafica nella formazione

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