Parte I. La comunità albanese di Calabria
5. Il Collegio greco-albanese di S Demetrio Corone: “Officina del
5.1 Politica e morale alla luce della libertà greca e latina
Quando ad inizio febbraio 1848 giunse notizia della concessione dello Statuto, i patrioti accorsero al Collegio per comunicarlo agli allievi ed ai professori. La gioia fu grande. Giuseppe Mazziotti, allora studente, nelle sue memorie racconta:
Il giorno appresso la bandiera tricolore sventolò sul campanile del Collegio e delle finestre di tutti gli edifici pubblici di S. Demetrio. Pochi giorni dopo, i cento e più convittori di S. Adriano, posti in fila e con la coccarda tricolore sui loro cappelli, preceduti dal vice-presidente e dai professori, percorrono a bandiera spiegata tutte le vie del paese, cantando inni patriottici. Per dove essi passano vengono accolti con fiori e confetti, che le giovinette delle distinte famiglie spargono a piene mani,
144 Cucci F.M., Il collegio di Sant’Adriano e le comunità italo-albanesi di
Calabria (1820-1945), in Aspetti e problemi di storia della società calabrese nell'età contemporanea : atti del 1. Convegno di studio : Reggio Calabria, 1-4 novembre 1975, Reggio Calabria, 1977, p. 57
scambiando il saluto di Viva l’Italia! Viva la libertà!145
Gli allievi e i professori del Collegio costituirono uno dei punti di forza dell’attività politica interna alla comunità. Il Collegio funse infatti da punto di riferimento per l’organizzazione del movimento democratico. Non a caso Domenico Mauro, dopo essere stato eletto deputato del parlamento napoletano, pronunziò un discorso alla popolazione nel piazzale del Collegio. Qui, narrava il Procuratore Generale nella sua requisitoria, Mauro fu accolto “tra spari e applausi dei Convittori del Collegio Italo-greco” e parlò di come lo Statuto presentasse difetti e per tanto andasse contestato; sostenne la necessità di abbattere la monarchia borbonica per abbracciare un sistema basato sull’elettività triennale di un re.146 Le parole di Mauro
furono accolte con grande entusiasmo dagli allievi di quell’istituto. Bisogna ricordare che, proprio grazie all’impostazione laica data dal Bellusci al programma di studi del Collegio, molto tempo era dedicato alla lingua e letteratura greca e latina. Come sottolineava Francesco De Sanctis, gli educandi del Collegio, “esaltati da reminiscenze classiche e da un senso di idolatria per la rivoluzione francese”, oltre che da un “desiderio indistinto di tempi nuovi”, erano mossi ad ideali di libertà.147 Girolamo De Rada,
nella sua “Autobiologia”, ricordava come, grazie all’istruzione ricevuta presso il Collegio italo-greco, fosse “affascinato dal miraggio della libertà greca e romana” e come gli paresse “arbitraria ed oppressiva ogni monarchia assoluta”.148 Dal 1844 sino all’Unità d’Italia non vi fu rivolta in
cui il Collegio non fosse direttamente o indirettamente coinvolto. Ispiratori e organizzatori dei moti o di azioni sovversive furono spesso ex-allievi che continuavano a mantenere contatti con docenti e allievi ai quali erano in molti casi legati da vincoli di parentela. La posizione politica prevalente era democratica-repubblicana, come si è visto, e influenzata in particolare dalla prospettiva di Benedetto Musolino, il quale era in contatto con alcuni intellettuali arbëreshë.149
Quando poi nel 1843 la direzione del Collegio fu affidata dal Ministero degli Affari Ecclesiastici ad Antonio Marchianò, professore di latino e greco, appartenente alla generazione formatasi sotto la presidenza di
145 Mazziotti G., Monografia del Collegio italo-greco di Sant’Adriano. Con
aggiunta di documento sulla storia dell’istituto, Roma, 1908, pp. 18-19
146 Atto di accusa e Decisione, cit., p. 33
147 De Sanctis F., La letteratura italiana del secolo XIX, II, Napoli, 1897, pp. 72- 82
148 De Rada G., Autobiologia, II., cit., p. 3
149 Pinto C., Benedetto Musolino, s.v., in DBI; Monsagrati G., Domenico Mauro,
Bellusci, la connotazione politica liberale divenne ancor più evidente. Mazziotti nella sua “Monografia” lo ricordava come “una figura imponente e maestosa, di carattere energico, d’instancabile operosità”. Creò un corpo docenti ben preparato e con inclinazioni politiche ben definite.150 Proprio
sotto la sua direzione si sospettò che nel Collegio operasse una cellula della “Giovane Italia” alla quale avrebbero appartenuto professori, allievi ed ex- allievi.151 In realtà ciò non fu mai confermato. Fatto sta che qui si tennero
nel corso del 1848 le riunioni per coordinare le azioni politiche, tanto che il Procuratore Generale, nel suo atto di accusa, individuò nel Collegio una delle sedi in cui si riuniva la “Setta” di S. Demetrio: si trattava del “Circolo Nazionale” a cui partecipavano i professori con in capo Antonio Marchianò, gli allievi e parte della popolazione; vi si discuteva di libertà e di repubblica ed era dove Domenico Mauro dava le istruzioni circa la condotta politica da tenere.152
La responsabilità era attribuita al rettore e vice-presidente Marchianò, “settatore e divulgatore degli infernali disegni di rivolta”.153 Nel 1843
quando il vescovo in partibus di Tiberopoli e proveniente da famiglia filoborbonica, Gabriele De Marchis, presentò le proprie dimissioni dalla carica di presidente del Collegio italo-greco,154 fu predisposta da
Propaganda Fide la visita apostolica di Pietro Matranga, sacerdote arbëreshë di Piana dei Greci e scriptor graecus della Biblioteca Vaticana. A Matranga fu proposto il rettorato del Collegio, ma egli rifiutò suggerendo il nome di Antonio Marchianò, valido docente di latino e greco e apprezzato dalla comunità calabro-albanese.155 Marchianò effettivamente fu sin dal 150 Mazziotti G., Monografia del Collegio Italo-greco di S.Adriano, cit., p. 17 151 Tinivella G., L’istituto Italo-albanese di S. Demetrio Corone, in “Pedagogia”,
1913, p. 381; Cassiano D., Appendice, in Id., Democrazia e socialismo nella
comunità albanese di Calabria: Attanasio Dramis, Napoli, 1977
152 Atto di accusa e Decisione, cit., p. 15; Ufficio del 31 luglio 1848 al Giudice
Istruttore di Rossano del Giudice Regio di S. Demetrio, in Cassiano D., Democrazia e socialismo, cit., pp. 30-33
153 Atto di accusa e Decisione, cit., p. 33
154 De Marchis fu probabilmente costretto a presentare le sue dimissioni a causa delle critiche e proteste che giunsero da parte degli educandi. Abituati alla presidenza del predecessore, Domenico Bellusci, e alla sua impostazione laica, il ritorno con De Marchis ad un’organizzazione degli studi per lo più teologica e volta al mantenimento dell’”originalità dei primitivi riti greci”, non fu visto di buon occhio. Cassiano D., S. Adriano. Educazione e politica (1807-1923), Lungro, 1999, pp. 89-92
155 APF, Scritture riferiti nei Congressi Italo-Greci 1826-1845, cc. 2 (754-5): Napoli, 6 settembre 1843. Mons. Antonio Scotti al Cardinal Franzoni. Separando la carica vescovile, ancora assegnata a De Marchis, dalla presidenza
primo momento ben accolto nel Collegio, ma si trovò ben presto a scontrarsi con il clero e i vescovi latini, come si è visto.156
A causa di questi scontri e della sue mai celate posizioni politiche Marchianò si attirò l’odio di alcuni suoi compaesani: il 25 agosto 1847 tale Michele Murano indirizzò una lettera a Pio IX per mezzo del Prefetto di Propaganda Fide per denunciare la condotta corrotta di Marchianò, “ateo, giuocatore, bestemmiatore dei Santi, maestro di parole oscene”, macchiatosi di ogni vizio e infamia avendo “disprezzo della Religione e della disciplina”; si chiedeva dunque “all'Arcivescovo di Rossano, all'ordinario di Bisignano, ed al vescovo di Cassano, che dessero vita ad una formale inquisizione”.157
Il Prefetto, ricevuta questa lettera, si affrettò ad informare il Vescovo di Cassano: “qualche persona maligna [volle] abusare di quella autorità che porterebbe seco un veleno”, ma comunque sarebbe stato meglio porre attenzione “affinché se pur vi fosse nel mentovato seminario alcuno degli sconcenti suddetti non tardi la S.V. a prendere gli opportuni provvedimenti”.158 La questione finì così, anche perché tentativi denigratori
basati su accuse alla moralità erano già stati tentati, ma si erano rivelati calunnie.
La proposta di destituzione di Antonio Marchianò ritornò in modo pressante con i fatti del 1848. Dal momento che il vice-presidente fu uno dei protagonisti degli eventi politici, fu notoriamente un democratico antiborbonico e guidò le sommosse contadine per l’appropriazione delle terre demaniali, il governo borbonico e Propaganda si preoccuparono di cercare un sacerdote più consono agli orientamenti politici di queste autorità. Il 14 marzo 1848 il Prefetto di Propaganda scrisse all’arcivescovo Pietro Cilento chiedendo se vi fossero dei possibili sostituti.159
del Collegio, l’istituzione arbëreshë entrava nella sfera di competenza del governo del Regno delle Due Sicilie e posto alle dipendenze del Ministero degli Affari ecclesiastici. Cfr. APF, Scritture riferiti nei Congressi Italo-Greci 1846-1852, cc. 384-5: Lungro, 6 agosto 1848. Da Gabriele De Marchis, Vescovo di Tiberopoli, al Cardinal Franzoni
156 Supra, pp. 35-47
157 APF, “Scritture riferite nei Congressi Italo-Greci 1846-1852”, cc. 290-1: Corigliano, 25 agosto 1847. Da Michele Murano al S.mo Pio IX
158 APF, “Fondo Lettere anno 1847”, p. 1162-3. Roma, 28 settembre 1847. Dal Cardinal Franzoni al Vescovo di Cassano, Bombini
159 APF, “Scritture riferite nei Congressi Italo-Greci 1846-1852,” cc. 349-50: Rossano, 30 aprile 1848. L'Arcivescovo Pietro Cilento al Cardinal Franzoni. Si individuò poi il sostituto in Costantino Lopez ma non si riuscì ad arrivare alla nomina perché Propaganda e il Ministero degli Affari Ecclesiastici si contendevano la giurisdizione del Collegio. APF, “Scritture riferite nei
A maggior ragione dopo i fatti del 15 maggio e la disfatta di Campotenese dove Marchianò aveva guidato un gruppo di allievi del Collegio, si manifestò la necessità di intervenire nell’istituzione italo-albanese.160
Marchianò era ufficialmente latitante insieme a Raffaele Mauro e “non cessa[va]no di accreditare le voci di una prossima rivoluzione”. Tutto ciò non poteva non riflettersi sul Collegio stesso, “centro di unione de’ settari della Provincia”. Si sospettava anche che “le rendite di uno stabilimento pubblico [fossero] destinate a secondare i germi della rivoluzione”.161 La
polizia borbonica quindi si adoperò per cercare di controllare il Collegio all’interno del quale si sospettava si tenessero ancora riunioni con fini sovversivi alle quali partecipavano i fratelli Mauro e Marchianò, tutti latitanti. Nel settembre 1848 il Giudice regio faceva rapporto all’Intendente:
Studenti, e gioventù in genere. I nominati D. Vincenzo Chiodi, di Angelo, D. Cesare Chiodi, di Giovanni, e qualche altro giovine alunno di questo Collegio Italo-Greco, si mostrano irreligiosi, e nemici dell'attuale Dinastia Borbonica, fino a congiurare per una novella ribellione. Gli altri studenti potrebbero essere anche corrotti, per professare gli stessi principii se la saviezza del Real Governo non li scuoterà adottando misure di rigore contro i primi. […] Religione, e costume. In generale si rispetta la Religiosità e vi è buon costume, ma i giovinastri precisamente della classe de' maestri, sono piuttosto immorali, anche perché in questo Comune, ed in quello di S. Sofia qualche Ecclesiastico mal si conduce, e dà cattivo esempio. 162
Constatata l’indubbia compromissione del Collegio nei moti rivoluzionari di Cosenza, il governo borbonico stabilì la chiusura del Collegio.163
Congressi Italo-Greci 1846-1852”, cc. 384-5: Lungro, 6 agosto 1848. Da Gabriele De Marchis, Vescovo di Tiberopoli, al Cardinal Franzoni; Id., c. 400: S.l., S.d. [1848] Nunzio di Napoli al Cardinal Franzoni; Id., c. 412: Lungro, 23 novembre 1848. Da De Marchis, Vescovo di Tiberiopoli, al Cardinal Franzoni 160 Mazziotti G., Monografia del Collegio Italo-greco di S.Adriano, cit., pp. 30-35 161 ASN, Ministero di Polizia generale. Seconda Numerazione. Fascio 3200 VI, Esp. 238, vol. 15 par. 11. San Demetrio 28 luglio 1848. L'Arciprete del Comune Segnato Trifone Lopez al Sig. Intendente della Provincia di Calabria Citra
162 ASN, Ministero di Polizia generale. Seconda Numerazione. Fascio 3200 VI, Esp. 238, vol. 15 par. 17. Allegato 1: “Giudicato Regio Circondariale S. Demetrio lì 2 settembre 1848 n° 232. Al Sign. Sotto-Intendente del Distretto di Rossano [F. De Simone]”