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con probabile riferimento al mito della lancia di Peleo (così M INETTI 1979 nella parafrasi della canzone a p 93), che aveva la capacità di infliggere ferite mortali e allo stesso tempo di guarirle, con un

solo al suo paragon ti saggi, il prega.

75. con probabile riferimento al mito della lancia di Peleo (così M INETTI 1979 nella parafrasi della canzone a p 93), che aveva la capacità di infliggere ferite mortali e allo stesso tempo di guarirle, con un

secondo colpo. Cfr. Chiaro: «Così m‟aven com‟ Paläùs sua lanza, / ca del suo colpo om non potea guerire / mentre ch‟un altro a simile sembianza / un‟altra fiata non si fea ferire».

80. [far] contesa: è espressione diffusa, di probabile ascendenza giuridica. Cfr. Chiaro Davanzati, Se

credi per beltate o per sapere, v. 6: «non faccio a ciò ch‟hai detto mai contesa»; cfr. inoltre Monte, I‟ prendo l‟arme a difender l‟Amore, vv. 5-6: «[...] Or sia difenditore / chi vuole a mia sentenza far contesa».

81-82. simile movenza, con gli stessi rimanti, è in Dante, Così nel mio parlar vogli‟esser aspro, vv. 54 e 58: «il cuore a la crudele che ʼl mio squatra! / [...] / questa scherana micidiale e latra».

84-84. l‟immagine dà un tocco di realismo quotidiano al ragionamento, attraverso la descrizione del mulino natante che, dismormeggiato, viene trascinato dalla corrente dell‟Arno per poi essere scaraventato contro un pilone (per il significato cfr. la voce Pila in GDLI). Assistere a una scena del genere non doveva essere raro durante le alluvioni, per cui cfr. la più tarda Cronica di Giovanni Villani, libro XII, I: «Per la detta pioggia il fiume d'Arno crebbe in tanta abondanza d'acqua [...] consumòe ogni sementa fatta, abbattendo e divellendo li alberi, e mettendosi inanzi e menandone ogni molino e gualchiere ch‟erano in Arno».

87. diecie milia per uno: modulo diffuso, cfr. l‟anonima Si fosse ʼn mia certù che i‟ potesse, v. 8: «mille per un più ch‟i‟ non ò valore».

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88-89. si tratta sostanzialmente di un circolo vizioso: la spietata società descritta da Monte stabilisce che chi è povero non vale niente, ma, allo stesso tempo, non da nemmeno la possibilità di uscire da questa condizione. Sarà anche opportuno ricordare che l‟immagine contraria del povero che riesce a riscattarsi è attestata nella poesia di argomento amoroso. Cfr. già Giacomo da Lentini, Guiderdone aspetto avere, vv. 10-12: « [...] spesse volte vidi, ed è provato, / omo di poco affare / pervenire in gran loco»; cfr. anche Rinaldo d‟Aquino, In un gravoso affanno, vv. 15-17: « [...] a pover omo avene / ca per ventura à bene, / che monta ed àve assai di valimento». Più simile alla visione pessimistica di Monte è invece l‟anonima siciliana (V 268, c. 84v), Madonna io son venuto, vv. 13-19: «Com‟omo ch‟è al dissotto / e crede su

montare / per suo guadagnamento, / come nave sta rotto, / non val suo procacciare, / che pur sta in perdimento». Michel Mollat ricorda inoltre come nel Medioevo il fatto che un povero diventasse ricco potesse suscitare scandalo in quanto sovvertiva l‟ordine del mondo stabilito da Dio (cfr. Mollat 2001, p. 83). ■ ricolta: in paranomasia con riccor.

90. soterra ed avila: histeron proteron (su cui cfr. Lausberg 1995, § 413). Cfr. al contrario Luca, XVI, 22: «Factum est autem ut moreretur mendicus et portaretur ab angelis in sinum Abrahae; mortuus est autem et dives et sepultus est in inferno». ■ avvila: dal provenzale avilar.

Chi è ferito dalla povertà è come il fuoco: nonostante avvampi, viene spento [dall‟acqua] all‟istante; né può appagarsi dei suoi beni virtuosi. Chi più lo desidera si dia una mossa affinché non giunga tardi a salvarsi! Dico di più: chi ha anche solo un accenno di povertà non è padrone nè di sé nè di alcun piacere. Se poi uno va ad analizzare meglio la situazione scoprirà che nel mondo si ci sono guerre, liti e discordie solo per arraffare ricchezze. Chi le perde può ben considerarsi un disgraziato! Chi le possiede invece ha reddito e onore come se fosse saggio, generoso e buono. Chi ha potere economico è tenuto in considerazione, anche se è bestiale, sgraziato, cattivo, scemo e odiato! In tutto ciò, chi vorrebbe limitarsi a possedere secondo la quantità indispensabile?

91. altro aggiornamento di un‟immagine della poesia d‟amore (ovviamente ereditata dalla letteratura classica, nel quale l‟arco e le frecce costituivano l‟equipaggiamento di Cupido, per cui cfr. per es. Ovidio,

Ars Amandi, I, vv. 21-20: «[...] Amor, quamvis mea vulneret arcu / pectora [...]»). Cfr. Guittone, Non sia dottoso alcun om, per ch‟eo guardi, v. 5: « [...] lei che m‟à feruto con soi dardi». Si ricordi infine il

celebre incipit del Fiore: «Lo Dio d'Amor con su‟arco mi trasse».

95. forse su modello biblico rovesciato, per cui cfr. Ecclesiasticus, V, 8 e 10: «non tardes converti ad Dominum et ne differas de die in diem / [...] / Noli anxius esse in divitiis iniustis; / non enim proderunt tibi [...]». La necessità di non ritardare i buoni propositi era già stata consacrata, nella lirica siciliana, da Rinaldo d‟Aquino con un proverbio, per cui cfr. In amoroso pensare, vv. 34-36: « [...] chi bene vol fare / non dovrïa tardare: / omo che tempo aspetta tempo perde». Qui però la prospettiva è rovesciata: il poeta esorta ad arraffare quanto più denaro possibile (cosa che – come verrà detto nei versi immediatamente successivi ‒ peraltro è inutile).

99-101. la violenza come mezzo per arricchirsi è tassattivamente condannata da Brunetto Latini: sarebbe meglio, a questo punto, che la società degli uomini venga dispersa, cfr. Trésor, II, 122, 4: «sembe a l‟ome que profitable chose soit d‟acroistre son prou dou damaige d‟un autre et que li uns tolle a l‟autre; mes c‟est plus contre droit de nature que povreté [...], car il oste tot avant la comune vie des homes; car se par gaaingnier nos avons volenté [de] despoiller et efforcier autrui, il covient que la compaingnie des homes qui est selonc nature soit departi». È altrettanto evidente la differenza che intercorre tra il passo di Brunetto e le parole di Monte, che si limitano a squadernare agli occhi del lettore un dato di fatto (e si veda nei versi successivi come implicitamente questa realtà venga accettata, come a dire: „nel mondo si fanno guerre per denaro, se le vinci devi gioire, se le perdi sei un disgraziato). Per questo tralaltro Piero della Vigna afferma in Amor, da cui move tutora e vene vv. 31-32, che « [...] assai val meglio poco di ben

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senza / briga ed inoia ed affanno aquistato». ■ guerra, lite e briga: tecnicismi della faida cittadina (cfr. ZORZI

2008, p. 96).■ intriga: in rima con briga anche in Purgatorio, VII, vv. 55-57.

103. d‟onor e pregio: coppia cortese (esempi) . Per misurarne la rilettura operata da Monte cfr. per esempio Giacomo da Lentini, Diamante, né smiraldo, né zafino, vv. 13-14: «Cristo le doni vita ed alegranza / e sì l‟acresca in gran pregio ed onore»; cfr. inoltre Piero della Vigna, Amor, da cui move, v. 25, «Pregio ed aunore adesa lei ed avanza»; si veda anche Chiaro, Di cantare ho talento, vv. 17-19: «e son dato a servenza / là ov‟è tut[t]o valere, / pregio ed onor, larghezza e cortesia» (da confrontare anche con i. vv. 28-31 e 65-67 di questa canzone). Infine in questo esempio tratto dal Tresor, si vede bene come, secondo la morale comune, le due qualità fossero totalmente disinteressate, cfr. libro III, 82, 7: «Ja ne sui je venus por covoitise de gaaingnier argent, mes por conquere los et pris et honor a moi et a toz les miens».

106-107.: simile movenza in Guittone, O cari frati miei, con malamente, vv. 30-31: «Or chi è ora leale, / chi fedel, chi benigno, chi cortese».

Più di quanto vi ho descritto nei particolari, la ricchezza è sovrana. Inoltre tutte le cose che intendo con la parola „virtù‟ sono in realtà ricchezze: questo sarebbe [per loro] l‟unico nome possibile. Chi è impegolato nella povertà si spegne e consuma del tutto; d‟altronde qual è la qualità che riuscirebbe a rendere l‟uomo degno di essere vivo, se questi ha anche un‟ombra di povertà? Ora vedete come governa l‟uomo! Come permette di discernere tra vizio e virtù! Com‟è abbellimento dell‟onore! Come dà e toglie colore alle cose del mondo. Appurato quindi che la virtù nasce dalla ricchezza, dovreste vedere invece quant‟è amaro il contrario e in che stato la sorte plasma l‟uomo: e comunque rimane il solo denaro a porlo in cima o a farlo abbassare!

109. alluma in rima con consuma anche in Giacomo da Lentini, Madonna dir vo voglio, vv. 25-26. 113. spegne e consuma: altro histeron proteron come al v. 90. La coppia ricorre, nello stesso ordine, nella

Corona di casistica amorosa, 32, v. 9-10: «[...] aggio il bon sentor quasi perduto, / ched è ʼn soffrire ispento

e consumato».

118. cfr. al contrario Brunetto, Tresor, II, 68, 1, dove è la conoscenza a permettere la distinzione «Conoissance est conoistre et deviser les vertus des vices qui onn semblance de vertus».

119. in un passo del Guittone cortese, simile anche per la forma, è la donna a essere il coronamento dell‟onore, cfr. Com‟eo più dico, più talento dire, vv. 9-12: «poi reina de tutto alto valore / e de beltà compiuta en pregio degno, / e de ciò tutto, che dimanda onore / sete [...]».

124. cfr. Carnino Ghiberti, Poi ch‟è sì vergognoso, vv. 14-15 e 18: «In che stato fui, lasso, / ed ora in chente sono / [...] / Volt‟è fortuna in basso».

126. alto e a fondo: cfr. la consolatoria di Chiaro a Monte, A San Giovanni, a Monte, vv. 73-75: «Ché ʼl mondo à d‟una rotta asimiglianza / che volge per usanza: / che ʼl basso monta e l‟alto cade in giuso». Ma questa variabilità della fortuna (positiva, per un poeta fiducioso com‟è Chiaro, perché perlomeno serve a farsi le ossa contro le avversità) è lontana dalla visione di Monte, per cui cfr. Ancor di dire non fino, vv. 2-4: «la rota di Fortuna m‟à congiunto / non mai esser digiunto / dal basso stato e periglioso punto». In effetti, il movimento spaziale, dall‟alto al basso, descritto in questo verso, è riconducibile alla diffusa immagine della ruota della Fortuna, di invenzione boeziana. A parte il passo di Carnino, citato nella nota precedente e notevole perché in un medesimo contesto, cfr. già il Notaro, Per sofrenza si vince gran vetoria, vv. 12-14: « [...] la ventura sempre va corendo / e tostamente rica gioia aporta / a chïunque n‟è bono soferente». Per la Toscana, tra i tanti, cfr. Inghilfredi, Dogliosamente e con gran malenanza,vv. 21-22: « [...] Quella ch‟à ʼn podere / la rota di fortuna permutare»; cfr. inoltre Monte, A la ʼmprimeramente donna ch‟io guardai, vv. 10- 11: « [Donna] che meve in su la rota di Ventura / in tale altezza coronar degnaste». Più aderente all‟immagine tradizionale è Bonagiunta nell‟attacco: «Qual omo è su la rota per ventura / non si ralegri perché sia inalsato, / ché quanto più si mostra chiara e pura, / alor si gira ed hallo disbassato»; cfr. poi i primi

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versi di Paolo Lanfranchi: « De la rota son posti exempli assai / che gira e volge e non dimora in loco, / e mette in bono stato quel ch‟à poco, / al poderoso dà tormenti e guai». Cfr. infine per l‟ambito giullaresco Ruggeri Apugliese, Umile sono ed orgoglioso, vv. 79-80: «E la ventura sempre sciende e sale; / tosto aviene a l‟omo bene e male». Per una connessione teorica tra la fortuna e i beni materiali cfr. Brunetto,

Trésor, libro II, 115, I: «richesce, seingnorie et glorie. Et voirement sont il bien de fortune, car il vont et

vienent d‟oure en houre, ja n‟auront point de fermeté, car fortune n‟est pas chose resnable [...]. Mes nos en devons croire ce que les saiges en dient, que Dieu abaisse le puissanz et enhauce les foibles». Dove si noterà il doppio rovesciamento operato da Monte: non è Dio ma il denaro a decidere il destino degli uomini e, in più, chi è povero ha poche possibilità di riscattarsi.

So bene che, a chi non è povero, le mie parole sembreranno spiacevoli: e allora si cerchi di accumulare quanto più denaro possibile! Si badi però che accade la stessa cosa a chi solleva un grande peso con la leva: basta un niente e il peso cade giù se chi lo tiene fermo si distrae e lo lascia. Stia bene attento l‟ambizioso a cosa, di solito, la povertà costringe a fare ai suoi sudditi!

128. aspro: così definisce il proprio poetare anche Guittone, in Altra fiata aggio già, donne, parlato, vv. 163-164: «E dice alcun ch‟è duro / e aspro mio trovato a savorare»; poi anche Dante, oltre ai testi già citati nelle note relative ai vv. 9-10 e 28-29, anche in Così nel mio parlar voglio esser aspro.

130-134. quadretto di vita quotidiana con l‟immagine del lavoratore che fa cadere, per disattenzione e fatica, il peso sollevato con l‟argano ( per il significato cfr. la voce aspo nel TLIO, § 1). Qualcosa di simile, anche per riscontri lessicali, è in Panuccio, Se quei che regna e ʼn segnoria enpera, vv. 15-17: «Sed alcun folle sé trova ne l‟alto, / sensa defalto sù cred‟esser fermo; / poi vê‟si sper‟, mo fa di sotto ʼl salto». ■ colla: assieme al collato, sembrerebbe verbo tecnico, che qualifica il lavoro dell‟aspo, come si evince da due esempi documentari, tratti dal corpus del TLIO («P(r)estamo a Bo(n)si detto un aspo da collare» e « [spesi] per uno aspo da collare, lbr. I s. V»).

135. miri ciascuno: simile movenza, e in un medesimo contesto, nell‟attacco di Guittone: «Miri, miri

catuno, a cui bisogna, / e col suo bon saver [...]».

Ci sono molte persone così prese di mira dalla sorte che la povertà non le abbandona per tutto il corso della vita: questa più che vita però la ritengo morte! E vogliamo parlare della vita di colui che da una situazione di ricchezza finisce in povertà?Adesso, se qualcuno corregge la mia canzone in base all‟autorità dei testi sacri, badi però che la mia prospettiva di analisi è diversa (anche perché altrimenti le mie parole sarebbero attaccabili facilmente): ho semplicemente descritto in versi come va il mondo!

139. per questo, con tono dissacrante, Cecco consiglia il suicidio a chi non ha denaro: «In questo mondo, chi non ha moneta / per forza è necessario che si ficchi / uno spiedo per lo corpo o che si ʼmpicchi»; cfr. sempre di Cecco, Così è l‟uomo che non ha denari, vv. 9-11: «Un rimedi‟ha per lu‟ [il povero] in questo Mondo: / ched e‟ s‟affogh‟anz‟oggi, che domane, / che fa per lu‟ la mort‟e non la vita».

143. parte la divina legge: ovvero parte della divina legge. È caso obliquo privo di preposizione con funzione di genitivo come il nodo Salamone della tenzone tra Dante e Forese o il porco Sant‟Antonio di

Paradiso XXIX, v. 124 (cfr. Rohlfs 1966-1969, § 630).

145. mio detto isfarlo: cfr. Mastro Torrigiano, Né volontier lo dico, né lo taccio, v. 3: «[...] s‟eo lo dico, l‟altrui detto isfaccio».

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Come il metallo che si sfrega sul paragone, e grazie alla sua proprietà si vede se è autentico, così sono sicuro che tu, mia canzone, verrai saggiata in maniera eccellente perché lo farà Pallamidesse: per questo accetta di confrontarti solo con lui.

147. simile ‒ in contesto tenzonistico ‒ un anonimo a Bonagiunta, vv. 1 e 3: «Però che sète paragon di sag[g]io / [...] / a voi vi racomando [...]». Cfr. l‟attacco di Orlanduccio orafo: «Al paragone dell‟oro si fa prova, / così a la bisogna dell‟amico».■ paragon: tecnicamente „varietà di diaspro nero usato in oreficeria per riconoscere il titolo dell‟oro‟ (così il DELI).

150. dritto e puro saggio: simile movenza (ma con diverso significato) nell‟anonima (V 276, c. 86r), D‟una alegra ragione, vv. 63-64: «ella a·llui fa venire / a dritto prode e saggio». Da cfr. inoltre con il dritto, puro e degno del v. 61.

151. Palamidesse: figlio di Bellindote del Perfetto (informazioni su di lui sono reperibili in Maffia Scariati 2010, pp. 193-215, ma soprattutto in Montefusco Zanni 2014), è registrato tra le schiere guelfe a Montaperti; interlocutore di Monte in diverse altre occasioni, nonché dedicatario del Favolello di Brunetto. Anche Pallamidesse appartenne all‟ambiente mercantile fiorentino e subì una bancarotta, vd. Cella 2003b, di qui dunque la posizione privilegiata come interlocutore del Monte economico.

Varianti formali: 1. abonda V materia L soverchio L 2. costringie V bocha V 3. tocha V 4. cielare nom V core V 5.

maravilglia V Lameravigle L 6. vasello] in V segue una rasura importante vazello L core V 7. non(n) V spezato V spessato L ongnora V 8. colppi mortali V dan(n)o V tregua L 9. dismizura L verrso V 10. accio cheo L diversso V 11. aigua L viene V ven L largha L 12. co(n)vene V spargha L 13. contradiar no·la] contradiare nolla V 14. eo L riprezo L domando L 16. chui V facca V 17. eo L rasgione V vuole V vol L 18. eo L core V ciernire V 19. vo L 21. come V ciaschuno V 22. jnvizo V invisio L como V/L 23. om(m)o V ricore V ben L 24. servisiali L 25. piaciere V 27. ei L nonn V avariza V avarisia L misertta V mizerta L 28. onore V libertta V 29. nominansa L dillui V 30. vuole V vol L presgio V sengnore V signore L jntuto V 31. regiendosi V com V mizura L 32. sentensa L tuto V 33. tezoro L om(m)o V 34. ancora V visi ricuopre L 35. in(n) L om(m)o V 36. colore fino V ricore V 38. ano L bocie V richeza V richessa L 39. pieni V chupideza V cupidessa L 40. mizeri L neltuto scharssi V 41. beni sono V 42. loro V loro tuto V 43. nom V avere loro V 44. tal L fiore pagarssi V 45. sonei L richi V non(n) V no L 46. ssotto V sono V 47. esonde L 48. tuto V 49. tezoro L lugie V 50. truovano V trova(n) L sono V loro seguasgi V 51. vicini V/L sono V/L nei L asgi V 52. loroV sono V 53. avene V 54. nnol L ch‟ogn‟om il fugge] >...< ricore congnom(m)o V cognomol L fugie V 55. lucie V 57. forano loro viagi V 58. lgli V li L 59. cusi L gienerazone V generassione L 60. portto V ritengno V 61. ciaschuno V dengno V 63. ricore V 64. chui V scherm(m)o V 65. libertta V gientile V 66. corteze L 67. tute V covertta V 68. li L vale V/L ricore V inlui L chape V 69. fi L om(m)o V hom L 70. divizi L vole om(m)o V provegia V 71. racolglie V racoglie L magiore V gregia V 72. ricore V fuori V for L tuta edisertta V tutte dizerta L 73. tuti V 74. monddo V uno mortale colppo V 75. caltro L locontraro V lcontrar L guerire nolppo V 76. lapalesa V lappalleza L 77. chui povertta V achalappia V acalappia L 78. quale V cotale colppo V 79. fi L llui V 80. sentensa V conteza L 81. tal L colppo V core V om(m)o V cuor dellomo L 81. dire nom V 83. lavoro L se(n)pre L 84. >col<comel V 85. volgliono V dia L 86. povertta V ricore V socorsso V 87. dieciemilia V em V corsso V 88. chui povertta V bene V tuto jnvolta V 89. nom V ricore V fare V 90. cusi L soterra e V avilia V avila L 91. Kuj V dei L 92. foco L avamppa V avanpa L 93. cusi L spengne V fiore nolgli champpa V lica(n)pa L 94. bene V apaghi V/L 95. vuole V vol L giuga L 96. socorsso V povertta V 97. chui V illenbo L 98. for L dei L dilletti V 99. Bemsa ciaschuno V dove L 101. tezoro L 102. nne L puote essere V 103. p(ro)sede L onore V presgio V 104. largho L conpiuto L 106. sgrasiato L chativo V 107. scioco V sempre V 108. abassa V avere seconddo V segondo L. 109. Pju V chedeo L aluma V calluma L 110. tute V j V 111. en(n)omo L 112. chui V insgombra (ma la s sembra aggiunta in un secondo momento) V ingonbra L 113. tuto V spengne ecomsuma V spegne consuma L 114. ppo V 115. dengno V fare V corppo V 116. avendo L onbra L 118. vizo V cierna V 119. con L conore V conor L 121. segondo L vuole V vol L monddo V 122. richeza V ricchessa L 123. come contra(r) gosta L 124. jn V ein L l‟om(m)o V lon L 125. jn ciaschuno V chauso V cazo L segondo L 126. afonddo V tezoro ilponalte affondo L 127. >nel<dipovertta V tuto V 128. socaspro liparal meo L e L 129. facca V vuole V vol L tezoro L 130. grande V colla daspo L 131. faticha L 132. ppoi L bene V 133. um V lsalto L 134. tenitore V difalta V illascia L 134. 135. ciaschuno V ndei L 136. conducie chui V 137. Sono V tenpesta L 138. anno L coloro V 139. >s<cotale V crudele mortte V tengno V

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140. ritengno V 141. chim V vene V vien L ricore V cam V. can L 142. alchuno V chanzone coregie V canson correggie L 143. dalluna L partte V legie V leggie L 144. pongha L nomparllo V 145. ccio fusse poreal meo ditto i. L isfarllo V 146. >ma<seconddo V segondo L corsso V monddo V 147. paragone V aparagon L 148. ciernisce V 149. sono V canson L sichuro V 150. sagio V 151. ca L viagio V 152. paragone V sagi V priegha L.

M: 109. ch‟io non vi divisa[i] ] chio no(n)diviso alluma 110. quale 111. sono grandire] sono da gradi(r)e 112. chui disse isgonbra 113. cossi 114. quale qua(n)to vallorppo 115. de(n)gno affare 116. di povertà l‟ombra] dipolu(m)bra 117. chomo 118. comodiviço cierna 119. conore 120. come 121. secu(n)do vuole 122. Là ove vertù di richezza] che lauve v(er)tute d(i)richeça 123. como ilco(n)trado 124. Jn 125. ciasscuno chauso 126. dicho 127. netutto 128. lipa(r) 129. facia chi vole 130. gra(nd)e colla ad aspo] cola edaspo 131. la fatica di chi ʼl colle] lafatiga chillegola 132. ebene collato alto 133. dico unpu(n)to 134. te(n)itore 136. chui tole 137. ventura] d(i)save(n)tu(r)a 138. ano choloro 139. cotale crudele tengno 140. non(n)a rete(n)gno 141. vene di ricore cha p(ri)ma 142. Ora, s‟alcun la mia canzon coregge] salchuno lamia chanço(n)e coregie 143. legie 144. pongaro parllo 145. fusse poriano isfarllo 146. messo rima 147. alparago(n)e se 148. proprietate] p(ro)p(r)eata ciernisce 149. sono chançone sichuro 150. sagio 151. viagio 152. solo alei fue paragone ti sagi.

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