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Alle radici di un nuovo impero e della Germania: il regno teutonico

UN IMPERO SPERIMENTALE NEL MEDIOEVO DEI LOCALISM

4. Alle radici di un nuovo impero e della Germania: il regno teutonico

Il controllo di queste tre corone dava sostanza ben concreta a un astrattissimo e poco sentito titolo imperiale; inoltre la genesi di questa vasta egemonia spiega perché sia risultata spontanea, nella storiografia tedesca, l’identificazione fra Germania e Impero. Ovviamente negli anni del nazismo la versione più radicale di questa identificazione è servita a usare il medioevo come prova di una naturale vocazione alla prevalenza dei Tedeschi su tutta l’Europa. Tuttavia, storici come Dan- nenbauer e Otto Brunner non si sono accontentati di un’equivalenza così rozza e hanno proceduto a ricostruzioni molto più sofisticate, in grado di lasciare traccia anche nella storiografia successiva20.

L’asse portante della loro lettura era il ridimensionamento del- l’importanza dell’istituzione regia, anche se teutonica – perché la con- sideravano troppo condizionata dai modelli romani – e la parallela valorizzazione di un’autonoma aristocrazia dominante, riconosciuta come carattere pe culiare della civiltà germanica. Un’ aristocrazia di sangue, con enorme carisma di fronte al popolo e quindi con una naturale vocazione al comando, assestatasi in gruppi parentali stabili già nel secolo VII e successivamente ben poco soggetta a ricambi. Ciò che più carat terizzava questa tesi era l’idea dell’autonomia aristocratica rispetto a un regno ridotto a un ruolo arbitrale e di coordinamento rispetto alla libera iniziativa dei grandi.

Da circa quarant’anni questa spiegazione non ha più fortuna neppure in Germania, non solo a causa della matrice ideologica di

18 C. Brühl, Deutschland-Frankreich. Die Geburt Zweier Völker, Köln Wien 1990. 19 Des Burgondes au Royaume de Bourgogne (Ve-Xe siècle), a cura di P. Paravy (Actes des Journées d’études, 26-27 octobre 2001) Grenoble 2002; G. Sergi, L’unione delle tre corone

teutonica, italica e borgognona e gli effetti sulla valle d’Aosta, in «Bollettino storico-bibliografico

subalpino», CIII (2005), pp. 4-37.

coloro che la sostennero21, ma anche in seguito agli esiti nettamente

divergenti delle successive ricerche. Fuori della Germania già Marc Bloch aveva asserito che le aristocrazie con tinuavano a reclutare e a ingrandire le proprie fila fino almeno a tutto il secolo XI, negando l’esistenza di una ristretta e stabilizzata aristocrazia di sangue che sin dall’età precarolingia si trasmetteva il testimone del controllo del mon- do franco22. Inoltre le ricerche di questi anni hanno dimostrato che

la nobiltà non solo tarda nel chiudersi e nel precisare giuridicamente i propri confini di casta, ma mentre si allarga – negli anni carolingi e dopo – muta la propria fisionomia, diviene un ceto dominante che interpreta in modo complesso la sintesi latino-barbarica, non è por- tatrice di immutabili valori primigenî ed è anzi, soprattutto in Italia, soggetta a frequenti ricambi23

Certo non tutti quegli spunti culturali sono sopiti; il problema tedesco prima, l’unificazione della due Germanie poi, sembrano aver nuovamente stimolato i medievisti a porsi il problema dell’identità tedesca e del rapporto Germania-Europa. In questa luce sono da con- siderare due tesi attualmente contrapposte.

Da una parte c’è Hagen Keller, per il quale bisognerebbe supe- rare una volta per tutte la visione dell’età carolingia come momento decisivo della storia dell’impero e dell’Europa. Secondo Keller il modello carolingio fallì perché per il ceto dominante era una co- struzione artificiosa, troppo rispondente a criteri di tipo statalista romano, e non dava soddi sfazione alle aspettative di un’aristocrazia militare che era disposta a garantire il suo consenso solo in cambio di permanenti contropartite di potere. Il consenso infatti fu man- tenuto soltanto fino a quando Carlo Magno condusse guerre di espansione e fu in grado di garantire bot tino. Per Keller dunque la vera costruzione tedesca e im periale che sta alle radici dell’Europa è quella della dinastia sassone degli Ottoni24: con essi si definì un

21 Sulla compromissione con il nazismo di vari medievisti tedeschi si veda K. F. Werner,

Das NS-Geschichtsbild und die deutsche Geschichtswissenschaft, Stuttgart Berlin Köln Mainz

1967; per il «ritorno alla ragione» della medievistica tedesca del dopoguerra cenni utili in C. Dolcini, Guida allo studio della storia medievale, Torino 1992; cfr. Problemi e metodi della

storiografia tedesca contemporanea, a cura di B. de Gerloni, Torino 1996.

22 M. Bloch, La società feudale, trad. it., Torino 1949, p. 323 sgg. 23 Cammarosano, Nobili e re cit.

24 H. Keller, Reichsorganisation, Herrschaftsformen und Gessellschaftsstrukturen im Regnum

Teutonicum, in Il secolo di ferro cit., pp. 159-203; per la fase successiva Id., Zwischen regio- naler Begrenzung und universalem Horizont. Deutschland im Imperium der Salier und Staufer 1024 bis 1250, Berlin 1986.

94 ANTIDOTI ALL’ABUSO DELLA STORIA

sistema di po tere più elastico e policentrico, corrispondente alle aspet- tative dell’aristocrazia, in grado di durare nel tempo e condizionare davvero la storia europea.

Dall’altra parte c’è la tesi di Carlrichard Brühl, che si discosta dalla prima per lo spostamento dell’asse cronologico, oltreché per una mag- giore semplicità dei dati di riflessione. Sostanzialmente scettico anche lui sull’efficacia di lunga durata delle istituzioni carolinge, Brühl non dà molto credito nep pure all’esperienza ottoniana: il periodo fondante per la Germania e per l’Europa sarebbe quello, successivo, del secolo XI e della dinastia regia di Franconia. I re di nome Enrico operano sulla qualità dell’intervento regio rispetto ai nuclei politici locali: gli conferiscono sistematicità, mentre prima quell’intervento, pur sentito come legittimo da parte dei sudditi, aveva sempre carattere episodico e intermittente25.

Si può osservare con qualche inquietudine che l’identificazione fra Germania ed Europa nella ricerca medievistica ha sempre caratteriz- zato i momenti ‘forti’ del nazionalismo tede sco. L’unificazione delle ‘due Germanie’ ha senza dubbio prodotto una versione aggiornata e moderna di quel sentimento nazionale, ma sul piano storiografico l’equilibrio è garantito dalla sicura onestà intellettuale dei protagonisti della ricerca storica26.