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5 Riduzione delle globuline tra la zona β e γ-globulinica 6 Riduzione delle globuline nella zona γ-globulinica

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1 Introduzione

In corso di diverse alterazioni patologiche che colpiscono l’organismo animale si possono verificare alterazioni delle proteine plasmatiche. [84, 85, 165] Queste modificazioni possono interessare la loro struttura oppure semplicemente i loro livelli sierici/plasmatici. [84, 85, 165] Nel primo caso si parla di discrasia proteica, nel secondo caso disprotidemia. [165, 85]

In questo capitolo verranno discusse le disprotidemie.

Prima però è necessario premettere che, come è già stato ampiamente indicato nel paragrafo 3 capitolo 3, sono numerosissimi i fattori che possono influenzare le proteine plasmatiche. Questi fattori, più o meno fisiologici, influenzando la sintesi, la funzione, nonché il metabolismo delle proteine plasmatiche, e possono condurre a significative modificazioni della loro concentrazione a livello ematico. [84, 85, 145, 140]

Come precedentemente indicato questi fattori vengono distinti in endogeni ed esogeni. Tra i fattori endogeni si ricordano specie, razza, sesso, età, stato fisiologico e stato di salute. [145, 84, 85] Quindi anche in condizioni non strettamente patologiche si possono avere modificazione dei livelli plasmatici di queste proteine al punto tale da mimare una patologia. [85, 84, 112, 165]

Così pure è anche vero che alcune patologie possono non determinare modificazioni dei suddetti livelli. [85, 84, 78]

Tutti questi fattori devono essere sempre tenuti in considerazione quando si studiano le proteine plasmatiche di un certo soggetto, perché possono comportare modificazioni notevoli. Ecco che questo tipo di studio si presenta assai complesso ed articolato, ma non per questo il clinico deve rinunciarvi, anzi si tratta di uno strumento diagnostico di notevole importanza. Anche se risulta poco specifico, quando associato ad altri esami complementari è in grado di fornire notevoli informazioni, utili non soltanto per formulare una diagnosi, ma anche per prevedere il futuro andamento della malattia. Come accennato alla fine del capitolo precedente e come indicato nel capitolo successivo, esistono diversi metodi di determinazione delle proteine plasmatiche, ma anche quelli più specifici se non vengono applicati con criterio e a seguito della elaborazione di un corretto orientamento diagnostico non sono capaci di fornire informazioni ulteriori. [88, 25, 119]

Il metodo di base che in chimica clinica viene ampiamente utilizzato per lo studio delle proteine plasmatiche è la siero-elettroforesi. Si tratta di un metodo semi-quantitativo, che consente di separare le proteine presenti in un campione di siero in base alla loro mobilità elettroforetica in ben determinate condizioni. [84, 85, 78, 80, 181, 188] Come risultato si ottiene un tracciato, detto

protidogramma o elettroforetogramma, dove si rilevano una serie di bande, ognuna costituita da una serie di proteine, accomunate dalla stessa mobilità elettroforetica in quelle condizioni. [84, 85, 80, 78, 181, 188] Fatta eccezione per la banda albuminica e, per le specie dove è presente, per la banda prealbuminica, le altre bande sono tutte formate da più proteine, anche se, vista la loro

composizione, spesso è possibile attribuire la causa della loro modificazione a una ben determinata proteina o un ben definito gruppo di proteine. [85, 80, 188, 176]

Ecco che l’analisi delle bande così ottenute costituisce un supporto diagnostico non indifferente, poiché è in grado di fornire un quadro delle proteine più importanti coinvolte nei processi fisiologici e patologici. [77, 78, 80, 181, 188, 176, 85]

Nonostante ciò la siero-elettroforesi periodicamente in modo inspiegabile cade per così dire in disuso. [181] E’ una tecnica poco costosa, relativamente rapida e capaci di fornire informazioni su molti disordini. [181, 80, 188, 176] Può fornire aiuto nella diagnosi sia di malattie comuni con

presentazione inusuale che di malattie rare con presentazione classica. [181] La siero-elettroforesi rappresenta perciò un ottimo strumento di screening, che ha ricevuto un forte impulso con l’aggiunta dei sistemi automatizzati della misurazione delle proteine totali e dell’albumina. [181, 84, 85]

Il suo scarso utilizzo, nonostante oggi questo metodo sia stato così raffinato, è forse da ricercare nella mancanza di conoscenza ed inesperienza nell’interpretazione dei risultati [181]

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È chiaro che ricordare sempre la funzione, la struttura e il metabolismo di ogni singola proteina plasmatica non è possibile: ancora oggi molti aspetti delle 289 proteine riconosciute a livello plasmatico non sono completamente chiariti. [5]

Il clinico deve prima di tutto valutare le proteine sieriche totali e, dopo aver eseguito la siero- elettroforesi, valutare il rapporto tra albumina e globuline. Un loro cambiamento è spesso il primo segnale di una disprotidemia e necessita perciò degli opportuni approfondimenti. [84, 85, 150, 80, 181, 188, 176] I risultati della siero-elettroforesi, come tutti i risultati dei metodi di diagnostica di laboratorio necessitano di essere interpretati. L’interpretazione consiste nella valutazione visuale non solo del semplice protidogramma, ma anche del grafico densitometrico, che oggi giorno

rappresenta la regola. Di ogni singola banda si ottengono così valori in percentuale che moltiplicati abilmente per le proteine sieriche totali forniscono ben precisi valori assoluti. Relazionare questi valori con tutte le suddette informazioni fornisce al clinico un quadro completo con il quale decidere quali eventuali studi successivi dovrà eseguire su quell’animale. [181, 80, 85, 188, 176]

Associando ai risultati della siero-elettroforesi i risultati della visita clinica nonché i risultati di altri eventuali esami di laboratorio è possibile perfino arrivare ad una diagnosi certa e/o una prognosi. [186]

Rilevata la disprotidemia, il clinico dovrà procedere nel comprendere se questa è di tipo non selettivo o di tipo selettivo. [165] Se non selettiva dovrà comprendere in base al valore delle proteine totali se si trova di fronte ad una iperproteinemia o ad una ipoproteinemia. [165, 84, 85] Se invece è selettiva dovrà analizzare quali alterazioni interessano il settore o i settori colpiti dal problema. [165, 84, 85] Nei paragrafi successivi di questo capitolo saranno affrontate in maniera sistemica le disprotidemie.