P ROBLEMATICHE AGROAMBIENTAL
3.3 Stato delle risorse idriche
La risorsa idrica rappresenta un elemento essenziale nello sviluppo di un territorio in ter- mini economici e sociali, oltre che sotto il profilo più strettamente ambientale. L’acqua si distri- buisce in una varietà di corpi idrici che consentono la vita di specie animali e vegetali e che costi- tuiscono un sistema complesso caratterizzato da molteplici interscambi tra le acque stesse, i sedi- menti, il suolo e l’aria. La risorsa idrica è soggetta a continui cambiamenti nella sua composizione, per cause naturali e per effetto delle attività antropiche. I riflessi delle attività civili, industriali e agricole nel ciclo dell’acqua sono sempre più evidenti, soprattutto in termini di inquinamento e sovrasfruttamento della risorsa (Giupponi e Fassio, 2007). Anche le specifiche connessioni con alcune pratiche agricole (in primis fertilizzazione e protezione delle piante) e di allevamento pos- sono generare rilevanti fenomeni di inquinamento idrico.
In Veneto, la gestione della risorsa idrica in relazione alle attività agricole è sempre stata caratterizzata da un’accentuata complessità. Soprattutto nelle zone di pianura l’allontanamento delle acque meteoriche, sia per gravità che per sollevamento idraulico, si interseca con la distri- buzione dell’acqua per finalità irrigue o altri scopi produttivi, attraverso una rete di condotte e canali. Per risolvere i problemi relativi all’equilibrio idrogeologico l’operatore pubblico deve attua- re contemporaneamente una difesa “delle” acque e una difesa “dalle” acque. In questo senso il riconoscimento di alcune esternalità positive per l’intera collettività, e non soltanto per i proprie- tari dei beni immobili ricadenti nell’area bonificata, ha portato ad accentuare la valenza pubbli- ca dell’opera di bonifica (Giacomini et al., 1998).
3.3.1 L’inquinamento idrico da fonti agricole
L’inquinamento provocato dall’attività agricola è considerato di tipo diffuso, dato che gli impatti si distribuiscono, generalmente, su superfici piuttosto estese, contrariamente a quanto acca- de per altre attività antropiche come quelle industriali e civili. In quest’ultimo caso, si tratta di fonti localizzate e ben individuabili, come gli scarichi di depuratori o di impianti industriali, men- tre nel caso dell’agricoltura la dispersione sul territorio non consente una precisa misurazione del loro contributo al fenomeno di inquinamento. Per questo motivo non è sempre possibile indi- viduare il ruolo che le attività agricole hanno nella definizione dello stato dell’acqua.
L’Agenzia regionale per la prevenzione e protezione ambientale del Veneto (ARPAV) è, tut-
tavia, riuscita a stimare i “carichi effettivi residui” provenienti dalle diverse attività antropiche, ovvero i carichi che, a valle degli eventuali sistemi di depurazione artificiali e/o naturali, raggiun- gono il reticolo idrografico superficiale o i corpi idrici sotterranei. In questo modo è possibile quantificare il contributo effettivo dell’agricoltura al fenomeno di inquinamento delle risorse idri- che. Pur trattandosi di stime puramente orientative, dalla tabella 3.2 si osserva che le attività agro- zootecniche, in parte anche sotto forma di apporti meteorici, contribuiscono in misura superiore agli altri settori per quanto riguarda le emissioni di azoto e fosforo. Al contrario le elaborazioni riguardanti le frazioni di carico BOD5e CODmettono in luce una minore rilevanza del fenomeno causato dalle attività agro-zootecniche rispetto agli scarichi civili e industriali, che risultano deci- samente superiori.
Il monitoraggio della qualità delle acque superficiali interne e delle acque sotterranee for- nisce ulteriori elementi per comprendere quale sia l’effettiva pressione delle attività antropiche sulla risorsa idrica. L’ARPAVha predisposto una classificazione dello stato ecologico e ambienta-
Tabella 3.2 - Quadro riassuntivo dei carichi inquinanti per fonte di generazione (per anno)
Agro-zootecnico Civile - Civile - Industriale Urbano Totale e meteorico Depurato Non depurato diffuso
Azoto residuo 23.020 6.349 6.801 2.230 1.794 40.194 in % 57,3 15,8 16,9 5,5 4,5 100 Fosforo residuo 2.220 683 631 264 561 4.359 in % 50,9 15,7 14,5 6,1 12,9 100 BOD5residuo 3.027 7.536 7.864 6.990 4.995 30.412 in % 10 24,8 25,9 23 16,4 100 CODresiduo 16.331 22.427 19.330 22.252 11.437 91.777 in % 17,8 24,4 21,1 24,2 12,5 100
Fonte: Regione Veneto, Piano di tutela delle acque, stato di fatto, dicembre 2004
In base ai risultati più recenti relativi allo Stato ambientale dei corsi d’acqua (SACA) si
rileva un progressivo miglioramento della qualità dell’acqua, dato che la percentuale di stazioni di rilevamento in cui lo stato ambientale è superiore a “buono” è aumentata dal 38-40% del perio- do 2000-2002 fino al 43-46% degli ultimi due anni (fig. 3.6). D’altro canto, preoccupa il costan- te incremento della categoria “pessimo”, che nel 2007 ha quasi raggiunto la soglia del 5% delle stazioni di rilevamento.
Figura 3.6 - Ripartizione delle stazioni di campionamento secondo le diverse classi di qualità per le acque superficiali (SCAS)
Secondo le rilevazioni effettuate nel 2006, l’indicatore dello Stato chimico delle acque sotterranee (SCAS) evidenzia una situazione sostanzialmente stazionaria rispetto alle rilevazioni del 2001: per 86 punti di monitoraggio la classe chimica è rimasta invariata, per 10 è migliorata e per 11 è peggiorata. A livello territoriale, nell’acquifero indifferenziato di alta pianura si nota una presenza di nitrati, pesticidi, composti organoalogenati e metalli pesanti; nell’acquifero dif-
Fonte: ARPAV, 2008a
29,4 3,9 7,5 2,8 0,0 0,0 2,8 2,5 0,9 37,7 39,8 37,6 35,9 33,8 45,0 35,2 33,0 27,5 32,2 38,3 20,2 30,3 25,4 21,1 28,3 21,7 0,8 4,6
Elevato Buono Sufficiente Scadente Pessimo 0% 2002 10% 20% 30% 40% 50% 2003 2004 2005 2006 2007
ferenziato di media e bassa pianura vi è una presenza di inquinanti di origine naturale come fer- ro, manganese, arsenico e ione ammonio. Infine, nella falda superficiale di bassa pianura si evi- denzia una presenza di nitrati, per quanto riguarda gli inquinanti di origine antropica, e di ferro, manganese, arsenico e ione ammonio, come inquinanti di origine naturale (ARPAV, 2008a).
Il comparto agrozootecnico contribuisce in misura determinante alla presenza di nitrati nel- le acque superficiali e sotterranee delle zone classificabili vulnerabili, che rappresentano uno degli inquinamenti più diffusi nel territorio, derivanti sia da fonti di inquinamento diffuse che da fon- ti puntuali. Un contributo non marginale deriva anche dall’ossidazione degli scarichi di reflui civi- li, da taluni scarichi industriali e dal dilavamento di superfici impermeabili urbane. Le aree mag- giormente interessate da una elevata concentrazione di nitrati nelle acque sono i bacini del Frat- ta-Gorzone e del Sile, dove peraltro vi è anche una elevata densità demografica dispersa nel territorio; in misura minore quelli del Bacchiglione, del canal Bianco e del bacino scolante nella laguna di Venezia (fig. 3.7).
Nel complesso, la situazione risulta soddisfacente poiché, mediamente, la concentrazione di nitrati si attesta al di sotto della soglia di 22,1 mg/l con l’esclusione del bacino del Fratta-Gor- zone (ARPAV, 2008a). L’evoluzione nel tempo dell’indicatore è sostanzialmente stabile e in alcu- ni casi mostra un miglioramento, con l’unica eccezione del bacino Pianura tra Livenza e Piave, per il quale sono disponibili dati relativi ad una sola stazione di monitoraggio e che quindi nel complesso risulta più sensibile a variazioni anche minime dei dati rilevati. Va aggiunto che le rile- vazioni si fermano al 2007, quindi non è stato ancora possibile verificare il presumibile impatto positivo dei recenti cambiamenti nella gestione dei reflui zootecnici imposti agli allevamenti nel- le zone vulnerabili ai nitrati.
Figura 3.7 - Concentrazioni di nitrati (espresse come 75° percentile) nei corsi d’acqua dei bacini idrografici veneti
Per quanto riguarda la presenza di residui di agrofarmaci, le misurazioni dell’ARPAVpren-
dono come valore di riferimento la definizione data dal d.lgs. 152/1999 (0,1µg/l come valore
Fonte: ARPAV, 2008a
0 5 10 15 20 25 30 35 m g /l N O 3 2002 2003 2004 2005 2006 2007 Tagliamento Pian. tra Livenza e Piave Sile Po Piave Livenza Lemene Bacino Scolante in Laguna di Venezia Fratta- Gorzone Canal Bianco Brenta Bacchiglione Adige
medio annuo per le singole sostanze attive e 0,5µg/l come valore medio annuo per la somma delle sostanze attive riscontrate), confermata dalle norme di qualità della direttiva 2006/118/CE. La maggior parte dei punti di prelievo che sono risultati in classe 4, con superamento dei valori limite di 0,1µg/l e/o 0,5 µg/l, sono ubicati nella zona della pianura centrale tra Treviso e Padova. Le sostanze più critiche sono gli erbicidi triazinici (atrazina, terbutilazina e i metaboliti atrazina-desetil) che sono stati rilevati anche nella quasi totalità delle regioni dove sono state cercate. La terbutilazina è la sola delle tre sostanze attualmente autorizzata in Italia, con impie- ghi consentiti solo per mais e sorgo; è in corso il processo di revisione in sede europea. A parti- re dal 2008, sono state introdotte limitazioni d’uso della sostanza, in particolare l’introduzione di fasce di rispetto per i corpi idrici superficiali e l’utilizzo ad anni alterni sulle file di semina nelle aree vulnerabili per quanto riguarda la protezione delle acque sotterranee (ARPAV, 2009).
3.3.2 Zone vulnerabili ai nitrati
La Regione del Veneto ha individuato le “Zone vulnerabili da nitrati di origine agricola” sulla base della distribuzione territoriale del surplus di azoto di origine agrozootecnica, che rap- presenta il carico inquinante potenziale prodotto sul territorio dall’attività agricola secondo una metodologia messa a punto da ARPAV(2008a). I più elevati carichi di azoto (con valori superiori
ai 100 kg/ettaro) si localizzano in gran parte lungo la fascia delle risorgive, caratterizzata da una certa fragilità ambientale. Lungo tale fascia, denominata Area pedemontana, si distribuiscono i Comuni designati come vulnerabili ai nitrati in ottemperanza alla specifica direttiva comunita- ria. Inoltre, sono state dichiarate vulnerabili anche le aree del basso Veneto, in sostanza i territo- ri dei bacini dei fiumi canal Bianco, Fissero e Po di Levante, individuati in base all’art. 19 del d.lgs. 152/99 e l’intero Bacino scolante della laguna di Venezia. Le aree vulnerabili nel loro com- plesso interessano, quindi, diverse porzioni relativamente distinte del territorio regionale (fig. 3.8) pari a circa il 50% delle aree agricole di pianura.
Figura 3.8 - Zone vulnerabili ai nitrati
La superficie agricola che ricade nelle tre zone vulnerabili raggiunge, nel complesso, qua- si i 400.000 ettari (tab. 3.3). La maggior concentrazione di superficie agricola in area vulnerabi- le si riscontra nel bacino della laguna di Venezia, entro cui ricade il 15% circa della SAUregio-
nale complessiva. Un dato simile si riscontra anche per il numero di aziende presenti nell’area del bacino (42.500) che corrisponde al 22% del totale Veneto.
La SAUvulnerabile è, in tutti i casi, per lo più composta da seminativi la cui percentuale
sfiora il 97% nell’area del Basso Veneto. Nell’area pedemontana le superfici foraggere e le col- tivazioni permanenti possiedono le più alte incidenze relative, con valori, rispettivamente, del 18% e del 16%. Le foraggere permanenti rappresentano un elemento importante nell’organizzazione produttiva degli allevamenti da latte, concentrati soprattutto nell’Alto Vicentino e Padovano. Inol- tre, svolgono una importante funzione protettiva delle acque e del suolo, rispetto alle alternative colturali rappresentate dalle foraggere temporanee e da altri seminativi. Purtroppo, i prati stabili subiscono la competizione dei seminativi per via dell’elevato costo per unità foraggera, riscontra- bile nel primo tipo di coltura rispetto al secondo. La superficie irrigata si concentra soprattutto nella prima tipologia di area vulnerabile (con un quasi 58% di SAUirrigata), mentre nelle restan- ti aree le percentuali relative sono decisamente inferiori.
Le aziende con allevamenti bovini si distribuiscono principalmente nell’area pedemonta- na (5.900 aziende) e nel bacino scolante (4.442 aziende); in linea con la numerosità delle azien- de, si rilevano anche elevate consistenze di patrimonio animale, con carichi di bestiame più ele- vati nel primo tipo di area e pari a 1,8 UBAcirca. Di contro, il Basso Veneto presenta bassi cari-
chi, non solo a causa di una ridotta dotazione animale, ma anche a causa di dimensioni medie aziendali più sostenute (più di 10 ettari di SAU/azienda contro i 3 ettari delle altre zone).
Tabella 3.3 - Caratteristiche agricole per tipo di aree vulnerabili
Aree vulnerabili Aree vulnerabili Bacino scolante Totale ai nitrati ai nitrati Laguna di
(Pedemontana) (Basso Veneto) Venezia
Numero di aziende 34.979 11.710 42.501 191.085 SAU(ha) 113.905 124.304 130.867 852.744 Composizione della SAU(%) - seminativi 66,5 96,7 88,2 68,3 - coltivazioni permanenti 15,8 3 7 12,7 - prati e pascoli 17,7 0,3 4,8 19 Superficie irrigata (% su SAU) 57,7 27,4 27,3 31,1
Numero di aziende con allevamento bovino 5.901 524 4.422 21.575
Numero UBAbovini 209.630 42.564 167.186 745.070
Fonte: Elaborazione dati ISTAT, Censimento dell’agricoltura 2000 e Regione Veneto
L’analisi delle caratteristiche agricole sopra proposta conferma come, soprattutto nelle aree a cavallo tra l’alta e la bassa pianura, sia presente una certa concentrazione di allevamenti poten- zialmente inquinanti, ribadendo quanto rilevato per i carichi di azoto di origine agricola. Nelle aree vulnerabili ai nitrati le minacce di inquinamento rafforzano le interessanti opportunità offerte dal- la zonizzazione. L’applicazione di specifiche forme di tutela e di vincoli alle attività produttive in tali zone potrebbe ovviare ad alcune problematiche ambientali di questi territori, ad alta vulnera- bilità intrinseca e soggetti a fattori di pressione. Questo percorso è stato, peraltro, già avviato con le misure a carattere ambientale della legge speciale per Venezia. Secondo questo provvedimento, a partire dal 2002, più di 8.000 ettari di SAUdel Bacino scolante sono stati interessati da interven-
ti volti ad incentivare forme di agricoltura ecocompatibile. Altri interventi, particolarmente impor- tanti per i riflessi in termini di protezione o miglioramento della qualità delle acque, hanno riguar- dato la costituzione di fasce tampone inerbite e/o la realizzazione di siepi e set aside con funzione di fitodepurazione che, tra il 2003 e il 2005, hanno interessato un complesso di 715 ettari circa.