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Uso irriguo dell’acqua

P ROBLEMATICHE AGROAMBIENTAL

3.2 Pratiche agricole e pressioni ambiental

3.2.3 Uso irriguo dell’acqua

L’irrigazione assume una duplice natura: se da un lato è un mezzo tecnico rilevante per otte- nere produzioni elevate e di qualità, dall’altro lato, rappresentando in assoluto la principale for- ma di consumo di acqua, incide a volte negativamente sia sulla quantità che sulla qualità della risorsa stessa. Dato che l’impiego dell’acqua in agricoltura tende ad utilizzare, in alcuni territori, una quota rilevante della risorsa idrica disponibile, assume rilevanza strategica la razionalizzazio- ne della gestione dell’acqua finalizzata al risparmio della risorsa, anche ricorrendo a fonti di approvvigionamento alternative (acque reflue), in modo da garantire una maggiore disponibilità per gli altri usi. L’agricoltura irrigua può concorrere in modo determinante, se realizzata attra- verso un uso sostenibile della risorsa idrica, alla tutela dell’assetto idrogeologico.

Fonte: Elaborazioni su dati ISTAT, Statistiche dell’agricoltura (annate varie), Statistiche ambientali (annate varie), Dati congiunturali

sui mezzi di produzione 0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20 1995 1997 1999 2001 2003 2005 2007 Q u in ta li p e r e tt a ro d i a g ro fa rm a c i Fungicidi Erbicidi Insetticidi e acaricidi

I prelievi eccessivi di acqua per uso irriguo superano, in molte aree, le capacità di ricosti- tuzione delle riserve idriche sotterranee e quelle dei corsi d’acqua superficiali creando, soprat- tutto in corrispondenza di periodi siccitosi sempre più frequenti, gravi problemi alla effettiva dispo- nibilità idrica. L’elevato grado di salinizzazione del suolo e delle acque e l’eccessivo uso di sostan- ze chimiche utilizzate in agricoltura, determinano un peggioramento delle caratteristiche qualitative dell’acqua che ritorna all’interno del ciclo idrologico, con conseguenze negative non solo sull’agricoltura irrigua ma anche sulla salute umana.

D’altro canto nell’analisi dell’agricoltura irrigua si deve tenere in debito conto anche l’aspet- to degli usi plurimi dell’acqua irrigua. Le acque a destinazione irrigua possono svolgere un ruo- lo positivo per quanto riguarda la creazione di fonti alternative di approvvigionamento e anche per la tutela delle acque dall’inquinamento da fonti extragricole. Infatti, la ricarica delle falde acquifere conseguente alla pratica dell’irrigazione contribuisce alla conservazione delle risorse idriche sotterranee e alla riduzione della concentrazione di inquinanti presenti in superficie. La stessa rete dei canali irrigui consente agli insediamenti civili sparsi nelle aree rurali di potersi approvvigionare per certe attività produttive e di poter diluire in misura ragionevole gli scarichi civili, dopo che questi sono stati depurati. Senza dimenticare la possibilità di utilizzo di acque reflue ad uso irriguo che, se operata nel rispetto di adeguati margini di sicurezza, consente di uti- lizzare il suolo agrario come filtro per una parziale depurazione delle risorse idriche e di deter- minare un risparmio per quanto riguarda l’utilizzo di risorse idriche di elevato livello qualitati- vo. Secondo questo punto di vista un‘eventuale riduzione della superficie irrigua potrebbe arre- care danni alla collettività in misura superiore ai presunti benefici derivanti da una agricoltura meno intensiva. Giacomini e altri autori (1998) hanno cercato di stimare i costi e i benefici deri- vanti da scenari di riduzione dell’uso dell’acqua a fini irrigui, mettendo in evidenza che, a fron- te di un “consumo” estremamente ridotto di acqua da parte del settore agricolo, in quanto la mag- gior parte della risorsa viene trasferita nello spazio e restituita integra per altri usi, vi sarebbero rilevanti benefici ambientali, soprattutto per lo smaltimento dei reflui nella rete irrigua a seguito della presenza continuata di acqua in movimento.

La duplice funzione espletata dalla rete di bonifica e irrigazione rende piuttosto difficile l’analisi delle fonti statistiche. Le informazioni desumibili dal censimento e dalle indagini sulle strutture agricole sono le uniche che consentono un confronto sull’evoluzione nel tempo dello sta- to dell’irrigazione.

I dati statistici desumibili dal SIGRIAe da fonte Regione Veneto (si veda il cap. 4 in propo- sito) stimano la superficie irrigata pari a 602.000 ettari, distinta tra la superficie irrigata con meto- di organizzati (247.000 ettari) e la superficie con irrigazione non strutturata (441.000 ettari), ovve- ro l’irrigazione praticata attingendo l’acqua da canali ad uso promiscuo di scolo e irrigazione. Quest’ultima tipologia rappresenta oltre il 70% delle superfici irrigate che nelle rilevazioni ISTAT

sono esplicitamente, e inspiegabilmente, escluse28. Va, infine, ricordato che la superficie monta-

na e parte dell’area pedecollinare regionale è praticamente esclusa dai Consorzi, ma dato che in queste zone l’irrigazione non è molto frequente, si può affermare che la quasi totalità della super- ficie irrigata regionale ricade all’interno dei comprensori di bonifica.

Nel complesso, la superficie irrigata regionale ha subito un notevole aumento tra il 1982 e il 2000. Questo può essere spiegato anche grazie alla trasformazione di aree irrigabili e servite da canali promiscui in aree attrezzate con reti irrigue. L’aumento della superficie irrigata confer-

28 L’ISTATesclude dalla rilevazione la cosiddetta “irrigazione di soccorso” praticata saltuariamente nelle aree meridionali. In re-

altà con questo nome viene identificata da tempo in Veneto la pratica irrigua “non strutturata” che peraltro assume un rilievo notevole e non può essere considerata saltuaria.

ma come l’irrigazione rappresenti per l’agricoltura una risorsa di fondamentale importanza per garantire i livelli di competitività, aumentare il reddito e, nello stesso tempo, garantire la neces- saria flessibilità degli ordinamenti rispetto alle esigenze di mercato. Dopo i consistenti incre- menti avutisi negli anni ottanta-novanta la superficie irrigabile sembra essersi stabilita su oltre 470.000 ettari, mentre la superficie irrigata è influenzata anche dall’andamento climatico, come risulta evidente dal dato relativo al 2003, anno di grave carenza idrica per le regioni del Centro Nord.

Per quanto riguarda la tipologia di aziende che effettuano l’irrigazione, secondo i dati dispo- nibili più recenti (Censimento 2000) si evidenzia una correlazione positiva tra percentuale di super- ficie irrigua e dimensione economica delle aziende (UDE). Le aziende con meno di 4 UDE(4.800

euro di reddito lordo) hanno una superficie irrigabile pari al 32% della SAU, tale valore sale pro-

gressivamente nelle classi di UDEsuperiori fino a raggiungere il 59% nelle aziende con oltre 40 UDE(48.000 euro di reddito lordo). Quindi, l’irrigazione assume un ruolo strategico nella cresci- ta della dimensione economica delle aziende agricole che grazie all’acqua possono adottare indi- rizzi produttivi più intensivi e migliorare la posizione reddituale dell’impresa.

Considerando invece l’orientamento tecnico economico (OTE), le aziende con seminativi

rappresentano la tipologia aziendale maggiormente interessata da irrigazione, con una superficie irrigata pari a quasi 134.000 ettari nel 2000, un terzo circa della SAUcomplessiva di tali aziende. Le aziende ortofloricole sono invece quelle che presentano il rapporto più elevato tra superficie irrigata e SAU, attestandosi al 63,5%, valore che sale a quasi all’80% se si considera il rapporto tra superficie irrigabile e SAU.