Aspetti metodologici: lo studio di caso
3.3 Lo studio di caso come strategia di ricerca in Economia aziendale
La scienza economico-aziendale si configura come scienza di portata idiografica, che ha per oggetto di studio realtà complesse e dinamiche che non rispondono a leggi universali e generalizzanti come per le scienze esatte, in quanto tende, piuttosto, a descrivere e comprendere il caso singolo.
Ciò fa sì che il metodo dello studio di caso bene si presti alle esigenze di questa scienza che, dallo studio delle singole realtà e dei singoli avvenimenti, permette di trarre degli insegnamenti con significative valenze normative17. Tale strategia di ricerca permette al ricercatore di addentrarsi nella specificità del caso in esame e di osservare i suoi aspetti più peculiari ed interessanti, con un grado di profondità che altri metodi non consentono, in quanto sacrificano tali peculiarità alla volontà di produrre risultati più generalizzabili ma, proprio in quanto tali, meno accurati.
Per case study si intende, adottando la definizione di Yin (2005), “un’indagine empirica che studia un fenomeno contemporaneo entro il suo contesto di vita reale, particolarmente quando i confini fra fenomeno e contesto non sono chiaramente evidenti”18.
L’inclusione del contesto all’interno dell’oggetto di studio determina l’incremento del numero di variabili da considerare, tanto da rendere talvolta inadeguata la scelta di strategie di ricerca quantitative. L’adozione
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K.M. Eisenhardt, “ Building theories from case study research”, Academy of Management Review, vol. 14, n. 4, 1989; R.K. Yin, Lo studio di caso nella ricerca scientifica, Armando, Roma, 2005.
17 A. Lazzini, Lo studio di caso nella ricerca scientifica di economia aziendale: valenza e problematiche
aperte in R. Ferraris Franceschi (a cura di), Alla ricerca delle nuove frontiere, Pisa, Edizioni Plus, 2007;
R.K. Yin, op. cit., 2005. 18 R.K. Yin, op. cit., 2005.
del metodo del case study come strategia di ricerca, in particolare, appare idonea di fronte a domande del tipo “come” e “perché”, tipiche di studi aventi scopi esplicativi di fenomeni attuali, sui quali il ricercatore ha un margine di controllo estremamente limitato.
L’utilizzo del case study, ai fini della ricerca scientifica, non è universalmente condiviso. Ad esso vengono mosse accuse di mancanza di scientificità, principalmente riguardo la carenza di rigore nel metodo di analisi, la scarsa comparabilità e la non replicabilità dei risultati, sulla cui scorta viene affermata l’inidoneità a produrre proposizioni teoriche generalizzabili.
Se è vero che la generalizzazione dei risultati ottenuti con il metodo del
case study richiede la massima cautela, è pur vero che il carattere di
scientificità della ricerca che con esso si conduce non può essere misurato esclusivamente sulla base di tale parametro. Il metodo, per le sue stesse caratteristiche, è portatore di risultati specifici, di portata idiografica, di difesa delle specificità delle situazioni, piuttosto che di individuazione di generalità.
Ciò non significa, tuttavia, che i prodotti della ricerca condotta attraverso lo studio di caso siano privi di validità esterna, intesa come attitudine ad estendere i risultati di uno studio ad un intero dominio, composto da unità diverse da quelle che sono state oggetto di indagine. Essa, infatti, è funzione non solo del numero di unità osservate ma della profondità con cui lo studio è condotto.
La generalizzazione della conoscenza del particolare, che si rispecchia in contesti differenti, non avviene per induzione scientifica, ma per mezzo di una forma di generalizzazione definita “naturalistica”. Le proposizioni teoriche, a cui si perviene mediante la generalizzazione naturalistica, provengono da ipotesi emerse dall’esperienza diretta e dalle conoscenze, anche tacite, sviluppate sul campo, attraverso forme di apprendimento operativo o comportamentale.
Ciò fa sì che sia più utile generalizzare delle proposizioni teoriche rispetto ad un caso singolo o a casi congruenti, piuttosto che generalizzare rispetto ad una popolazione.
Nel concetto di generalizzazione naturalistica è intrinseco il carattere normativo del complesso teorico risultante dal processo di ricerca, che appare del tutto coerente con gli scopi della ricerca scientifica in Economia aziendale.
Nell’ambito di una scienza idiografica, tuttavia, potrebbe mancare l’interesse a produrre una teoria generalizzante e ritenere più opportuno elaborare una teoria individualistica, alla quale la profondità dello studio ed il rigore metodologico contribuiscano a confermare il carattere di scientificità.
Il metodo del case study appare funzionale a due possibili rapporti nei confronti della teoria: uno di tipo theory testing, di controllo empirico della
teoria, l’altro theory building, di elaborazione di una teoria nuova rispetto al complesso pre-esistente.
A questo proposito sembra utile richiamare la classificazione proposta da
Yin (2005), che distingue gli studi di caso in:
• studi descrittivi di un fenomeno nel contesto in cui si è manifestato, entro il quale sviluppare delle classificazioni ed individuare delle tipologie;
• studi esplicativi, che ricercano relazioni di causalità condizionate dal contesto dei fenomeni osservati;
• studi esplorativi, grazie ai quali pervenire alla formulazione di ipotesi e proposizioni da sottoporre ad indagini ulteriori19.
Negli anni passati - e in parte ancora oggi - molti studiosi hanno considerato lo studio di caso come una strategia di ricerca poco desiderabile, in quanto soggetta a numerose limitazioni e criticità sia sotto il profilo metodologico sia con riferimento alla possibilità di ottenere risultati significativi20. Ai casi veniva, infatti, associato uno scarso rigore metodologico; inoltre molti ritenevano che la ricerca condotta attraverso i casi richiedesse l’impiego di tempi eccessivamente lunghi, conducendo alla redazione di documenti troppo voluminosi e di difficile lettura. Esistevano, infine, delle perplessità sul fatto che i risultati di tali studi potessero condurre a generalizzazioni dotate di valore scientifico.
Nonostante lo stereotipo diffuso di strategia di ricerca debole, il metodo dello studio di caso è stato adottato in molteplici ricerche nell’ambito delle scienze sociali e, negli ultimi decenni, numerosi contributi ne hanno approfondito gli aspetti metodologici, analizzando le principali critiche rivolte a questa strategia di ricerca e mettendone in luce le potenzialità21. In primo luogo, per quanto riguarda le perplessità espresse circa il rigore metodologico degli studi condotti per casi, appare evidente che tale problema non è una criticità circoscritta a un metodo specifico, ma può interessare diversi metodi di ricerca.
Questa difficoltà è stata, probabilmente, più rilevante per i ricercatori che
19 R.K. Yin, op. cit., 2005.
20 Circa la terminologia relativa allo studio dei casi, l’utilizzo della lingua italiana può comportare un certo grado di ambiguità dal momento che con la parola “caso” vengono spesso tradotti indifferentemente i due differenti concetti di case e case study, che corrispondono rispettivamente al singolo caso e allo studio di uno o più casi. In particolare, il caso rappresenta un’unità di attività umana immersa nel mondo reale, che esiste in relazione a un ambito spaziale e temporale e può essere studiata e compresa solo nel suo contesto, dal momento che i confini tra questo e il fenomeno sono assai complessi da definire. Lo studio di un caso è, invece, un’indagine relativa a una research question (che in principio può essere definita anche a grandi linee) che utilizza differenti tipologie di dati, che devono essere analizzati congiuntamente per rispondere agli obiettivi della ricerca.
Per approfondimenti, si veda: B. Gillham, Case study research method, Continuum, London, 2000. 21
K.M. Eisenhardt, op. cit., 1989; C. Smith, “The case study: A vital yet misunderstood research
method for management”, working paper SWP 4/89, Cranfield School of Management, 1989; R.E.
Stake, The art of case study research, Sage, London, 1995; J.L. Jensen, R. Rodgers, “Cumulating the
intellectual gold of case study research”, Public Administration Review, vol. 61, n. 2/2001; D.
Remenyi, A. Money, D. Price, F. Bannister, “ The creation of knowledge through case study
hanno adottato il metodo dei casi per via del ridotto numero di testi metodologici dedicati in maniera specifica. Inoltre, l’impressione che i casi siano, per loro natura, poco rigorosi può derivare da un certo grado di confusione tra gli studi condotti per finalità di ricerca e le analisi realizzate per fini didattici, in cui il materiale può essere volutamente organizzato e modificato per evidenziare con maggior efficacia alcuni aspetti di interesse.
Anche le critiche relative a tempi e documenti prodotti derivano dall’osservazione dei punti di debolezza di ricerche condotte attraverso lo studio di caso i quali, tuttavia, non sono insiti nel metodo stesso. Infatti, i lunghi periodi di tempo, in cui sono state condotte alcune ricerche, non derivano dalla scelta del metodo dei casi, bensì dagli strumenti utilizzati per la raccolta dei dati (per esempio, l’osservazione diretta dei soggetti che partecipano a un determinato processo).
Parimenti, il metodo del case study non prevede necessariamente la scrittura di documenti troppo lunghi e difficilmente leggibili, per quanto questo sia stato il prodotto di alcune ricerche che lo hanno adottato.
Per quanto concerne la possibilità di generalizzare i risultati, gli Autori che hanno approfondito l’aspetto metodologico dello studio per casi argomentano che un singolo caso, così come un singolo esperimento, non consente di generalizzare i risultati ottenuti, ciò nondimeno questo è possibile in ricerche che analizzano i risultati derivanti da più casi. In tale prospettiva, è opportuno sottolineare, tuttavia, che la possibilità di generalizzare deve essere comunque intesa non in senso statistico, come enumerazione di frequenze, quanto piuttosto in senso analitico, come capacità di estendere e generalizzare teorie.
Pur ammettendo la validità del metodo, altri studiosi ordinano secondo una rigida gerarchia le diverse strategie di ricerca e ritengono che i casi dovrebbero essere utilizzati soltanto nella fase esplorativa e preliminare di una ricerca22. Al contrario, gli studiosi favorevoli all’utilizzo del metodo dei casi ritengono che ciascuna strategia di ricerca possa essere utilizzata in chiave esplorativa, descrittiva o esplicativa e che la scelta del metodo da adottare debba piuttosto fondarsi sulla considerazione congiunta delle seguenti condizioni23:
1. il tipo di research question;
2. il grado di controllo sugli eventi da parte del ricercatore; 3. la contemporaneità degli eventi rispetto alla ricerca.
Innanzitutto, è necessario identificare il tipo di research question a cui la ricerca si propone di rispondere, secondo una semplice classificazione che distingue le domande di tipo “chi”, “cosa”, “dove”, “quanto”, “quanti”, “come” e “perché”. In particolare, i casi sono appropriati negli studi con
22 R. Shavelson, L. Townes (a cura di), Scientific research in education, National Academy Press, Washington DC, 2002.
research question del tipo “come” e “perché”, dal momento che la
risposta a tali domande non può basarsi su pure frequenze statistiche, comportando, invece, la necessità di monitorare le relazioni nel tempo. L’analisi di un caso aziendale, per esempio, non appare appropriata per indagare l’intensità (“quanto”) di un fenomeno, tuttavia sembra di estremo interesse per lo studio delle modalità di svolgimento e delle motivazioni relative al processo.
In secondo luogo, bisogna determinare se il ricercatore abbia o meno la possibilità di esercitare il proprio controllo sugli eventi e se questi siano contemporanei o precedenti rispetto allo svolgimento della ricerca: rispetto a questi due fattori, i casi risultano appropriati per lo studio di fenomeni contemporanei che non possono essere influenzati da chi conduce la ricerca.
Pur ammettendo la possibilità che, in alcune situazioni, siano applicabili diverse strategie di ricerca e che i confini tra le stesse non siano sempre netti, l’utilizzo dello studio di caso dovrebbe essere tendenzialmente preferito quando la ricerca è caratterizzata da una research question di tipo “come” o “perché”, riguardante fenomeni contemporanei su cui il ricercatore non può esercitare il proprio controllo24.
Seguendo questo approccio, lo studio condotto con il metodo dell’analisi di un caso rappresenta un’indagine empirica che riguarda un fenomeno contemporaneo entro il suo contesto (specialmente quando i confini tra fenomeno e contesto non sono chiaramente evidenti), si basa su più fonti di dati - che devono convergere in una sorta di triangolazione - e beneficia dello sviluppo preliminare di proposizioni teoriche per guidare la raccolta e l’analisi dei dati.
La scelta dei casi come strategia di ricerca, nelle suddette circostanze, non limita gli obiettivi dello studio, che può, anzi, essere caratterizzato da finalità esplorative, descrittive ed esplicative, come evidenziato da numerosi lavori metodologici che hanno affrontato il tema della generazione di teorie attraverso i case study25.
Tali contributi, inoltre, hanno sottolineato il carattere di interattività associato alle ricerche condotte per casi, caratterizzate dal systematic
combining, definito come “un processo in cui il quadro di riferimento
teorico, il piano empirico e l’analisi del caso evolvono simultaneamente, favorendo lo sviluppo di nuove teorie, con un continuo movimento tra la dimensione teorica e quella empirica”26.
24 Per approfondimenti circa i punti di contatto e le differenze tra lo studio dei casi e le indagini, si rinvia a: D. Hamilton, Some contrasting assumptions about case study research and survey
analysis, in H. Simons (a cura di), Towards a science of the singular: essays about case study in educational research and evaluation, Care Occasional Publications n. 10, University of East
Anglia, Centre for Applied Research in Education, Norwich, 1980.
25 Per approfondimenti circa la possibilità di generare teorie attraverso lo studio di casi, si rinvia a: K.M. Eisenhardt, op. cit., 1989; A. Dubois, L.E. Gadde, “Systematic combining: an abductive
approach to case research”, Journal of Business Research, vol. 55, n. 7, 2002.
Le ricerche svolte attraverso casi possono presentare caratteristiche differenti (per esempio, casi singoli o multipli, con o senza analisi di dati quantitativi) le quali, tuttavia, non costituiscono elementi essenziali per la definizione del metodo adottato, bensì rappresentano diverse varianti della medesima strategia di ricerca che devono essere attentamente valutate in sede di progettazione dello studio.
Lo studio di caso, oltre ad essere una tecnica di formazione è, innanzitutto, una metodologia qualitativa di ricerca in quanto:
• è idiografico, nel senso che riguarda una situazione specifica e intende descriverne e comprenderne gli aspetti più significativi in relazione a un sistema di ipotesi e di circostanze pertinenti;
• non è un esperimento di laboratorio ma, piuttosto, un esperimento qualitativo che nasce mano a mano dall’osservazione sul campo, mobilita l’attenzione per le azioni e per i diversi punti di vista dei protagonisti e considera prospettive alternative. Lo studio di caso ha, dunque, molte attinenze con la ricerca storica, si avvale di uno spettro di prove il più ampio possibile e implica scelte. Fa comprendere che è più importante imparare il processo di analisi per arrivare a una soluzione piuttosto che la soluzione in sé;
• è narrativo, nel senso classico del termine. Significa che nello studio di caso il metodo è importante, ma è ancor più importante l’attenzione alla componente esplicativa in quanto, grazie alla narrazione, il caso viene trasformato dalla progressiva azione di indagine del suo osservatore/narratore (che si assume la responsabilità dell’interpretazione che sta elaborando); diventa oggetto di analisi, di decodifica e di comprensione, se ne precisano le circostanze storiche e contestuali. Con la particolarità che l’indagine analitica è costantemente accompagnata dalla narrazione di quanto osservato e registrato, senza la pretesa di essere definitiva proprio perché riguarda l’esperienza umana. Il vissuto di ciascuno, infatti, eccede sempre la teoria ed è inesauribile, come la persona che la vive.
Alcune tecniche di indagine per condurre lo studio di caso sono, infine:
• l’ascolto organizzativo diretto,
• i report, i diari, le biografie e i racconti di vita,
• l’analisi riflessiva sull’esperienza di apprendimento,
• la scheda osservativa e l’osservazione privilegiata di testimoni,
• la conversazione clinica,
• l’intervista di ricostruzione di comportamenti: Bei, Behavioural
Event Interview.
Lo studio di caso si dà come strumento e luogo di osservazione e parte dall’assunto di definire la situazione data in termini di ascolto.