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Una tesi anti-habermasiana

II. Lo sviluppo delle forze produttive e la vita della mente messa a valore Alcuni studi di economia, sociologia e

3. La prospettiva sociologica di Philippe Zarifian: l’identità tra comunicazione e lavoro

3.1 Una tesi anti-habermasiana

Il centro tematico dell’indagine di Philippe Zarifian sta nel rifiuto dell’opposizione tra agire comunicativo e agire strumentale stabilita da Jürgen Habermas (1981; cfr. Infra, capitolo I). L’analisi empirica di Zarifian comincia già negli anni ’70 del secolo scorso ma è dal 1990 in avanti il periodo in cui il suo pensiero giunge a piena maturazione. Sono almeno tre i testi che il sociologo francese dedica all’argomento: La nouvelle productivité (1990), Le travail et

l’événement (1995), Travail et communication (1996)40. In Zarifian (1996) l’autore individua con nettezza le parole – ‘lavoro’ e ‘linguaggio’ – attraverso cui intende confutare la dialettica habermasiana e perciò esso è a buon diritto il volume che contiene il condensato teorico frutto di una ricerca pluridecennale.

Tentiamo dunque di ricostruire il tenore anti-habermasiano della proposta di Zarifian proponendo tre brani per ciascuno dei testi menzionati a partire proprio da Travail et communication. Nel quarto capitolo intitolato La compréhension

réciproque et la communication dans le travail si legge:

Habermas a donné une forme théorique, relativement sophistiquée, à cette idée simple selon laquelle communiquer, c’est se comprendre. Mais il l’a fait en excluant explicitement que la communication puisse véritablement exister dans ces lieux que sont les entreprises, les institutions économique du capitalisme. Pour lui, ces lieux sont nécessaires, mais leur caractère préfinalisé (par la recherche de rentabilisation

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Nel gruppo di opere dedicate al tema della sovrapposizione tra linguaggio e lavoro, elaborato in polemica con Habermas, possono essere inclusi anche Zarifian (1993), Zarifian (1999), Zarifian (2001); valica invece i confini teorici entro cui si sviluppa la presente ricerca la questione ecologica posta in Zarifian (2011), che pure conserva numerosi legami con la tesi sull’indistinzione tra agire comunicativo e agire strumentale. Un modo coerente di intendere l’ecologia oggi, secondo Zarifian, non sta né nelle analisi moralizzatrici intorno alle catastrofi naturali o allo sfruttamento delle foreste a fini di profitto economico né nei programmi di crescita e sviluppo detti “sostenibili” bensì consiste nel pensare a un nuovo ethos che qualifichi il rapporto tra gli uomini e la natura, alternativo a quello capitalistico, che si sviluppi nel segno della solidarietà e della cooperazione, della responsabilità individuale e sociale, del confronto e del dialogo tra culture diverse e, sopra ogni cosa, nel segno dell’emancipazione dall’istituzione del lavoro salariato. La ricerca ecologica è in questo senso ispirata dal criterio etico della buona vita in relazione alla costruzione di una forma altra di adattamento degli uomini all’ambiente.

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du capital, par le rôle du medium de l’argent) empêche, par principe, que se développe une authentique communication […] C’est ce point de vue, particulièrement peu dialectique, que nous voudrions contester, tout en nous appuyant sur les apports importants d’Habermas. On pourrait intituler ce chapitre : Habermas contre Habermas (Zarifian, 1996, p. 117).

Zarifian riconosce ad Habermas il merito di aver sottolineato la rispettiva non deducibilità del lavoro dal linguaggio, ovvero l’incolmabile distanza che separa gli statuti logici cui si conformano l’agire strumentale e l’agire comunicativo: il primo volto al conseguimento di uno scopo esterno atto a infoltire il mondo di nuovi oggetti, l’altro invece provvisto di una teleologia interna orientata al raggiungimento dell’intesa tra i soggetti parlanti (cfr. Habermas, 1981, p. 394; Petrucciani, 2000, p. 104). Tuttavia, tale formalismo è revocato fortemente in dubbio dallo sviluppo delle forze produttive nel tardo capitalismo: «En définitive, ce qui manque, dans la théorie d’Habermas, ce sont… les rapports sociaux et leur étude concrète» (Ivi, p. 127). La coppia concettuale formulata da Habermas risulta, agli occhi di Zarifian, un valido strumento epistemologico a patto di rimetterne in questione il carattere metastorico, includendo nella ricerca sociologica l’orizzonte dei rapporti sociali di produzione.

Proseguendo in questa sintetica ricostruzione troviamo in Le travail et

l’événement le seguenti affermazioni: «Partons d’une position que l’on pourrait

qualifier d’anti-habermassienne: il y a communication, parce qu’il y a commune recherche d’un succès» (p. 216) e, poi, un paio di pagine dopo: «l’agir orienté vers le succès est conditionné, dans sa reussite, par l’agir orienté vers l’intercompréhension» (Zarifian, 1995, p. 218). Nella nuova organizzazione della produzione Zarifian, contro Habermas, rileva l’identità tra linguaggio e lavoro nella misura in cui la prassi linguistica equivale al criterio decisivo con cui formattare l’agire strumentale; il processo lavorativo, dal canto suo, prevede al suo interno la presenza della comunicazione. Nel tardo capitalismo linguaggio e lavoro sono coestensivi: «La communication pénètre le travail dans son contenu même» (Ibidem). Per questa via sembra legittima la conseguenza secondo cui, nella linea di ricerca di Zarifian, il postfordismo riposa su un’inedita identità degli indiscernibili: comunicare è produrre, produrre è comunicare.

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Infine, in La nouvelle productivité l’autore osserva:

Nous voudrions faire quelques propositions pour modifier l’approche de la productivité. C’est volontairement que nous reprenons un concept élaboré par Habermas dans sa théorie de l’Agir Communicationnel. Cependant, nous l’utiliserons de manière différente, en essayant d’unir rôle du langage et rôle du travail, alors que Habermas les disjoint (Zarifian, 1990, pp. 89-90).

Qui, nell’ambito di un saggio in cui è posta la distinzione tra production

opérationnelle e production par symbolisation, ovvero tra modello produttivo

basato su schemi operativi monologici, nonché sulla divisione scientifica delle mansioni, e un paradigma di tipo dialogico in cui operano soggetti multifunzione, Zarifian, ancora una volta, chiarisce il proprio programma di ricerca in relazione al bersaglio polemico e sottolinea come, pur riconoscendo la validità concettuale delle categorie di Hebermas, il punto sia quello di usarle precisamente al contrario, à l’envers.