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Fonte: Legambiente

GOVERNANCE TERRITORIALE Aspetti negativi e minacce

5.2 L’accordo agro-ambientale

Nascita dell’accordo

La nascita dell’accordo si potrebbe definire come un processo tipicamente bottom-up, in quanto gli artefici sono stati alcuni agricoltori, per la maggior parte riuniti nell’associazione Nuova Agricoltura (NA), che, inizialmente seguiti da un tecnico dell’ASSAM (Agenzia servizi settore agroalimentare delle Marche), hanno portato avanti qualche anno di sperimentazione in piccoli appezzamenti (circa 25 ha) delle loro aziende, riscontrando i primi risultati positivi dall’utilizzo delle tecni- che a basso impatto ambientale.

In seguito, anche spinti dalle sempre maggiori restrizioni all’uso di prodotti convenzionali da parte della normativa vigente, dall’aumentare dei costi relativi ai trattamenti e dalle esigenze di salvaguardare la loro stessa salute, questi agricol- tori si sono rivolti alla Regione per cercare di valorizzare il loro impegno nell’uti- lizzo di tecniche a basso impatto ambientale, che oramai avevano preso più piede. L’ipotesi prospettata è stata appunto quella di un accordo agro-ambientale d’area, nelle zone vulnerabili ai nitrati, che nelle Marche coincidono con le zone vulnera- bili da fitofarmaci.

La fase successiva alla predisposizione del bando relativo all’accordo è stata quella del coinvolgimento del maggior numero possibile di agricoltori ricadenti nella ZVN, per cercare di raggiungere la massa critica utile a ottenere risultati am- bientali soddisfacenti. Questa fase ha visto come protagonisti i tecnici, gli ammini- stratori provinciali, ma soprattutto gli agricoltori che avevano già sperimentato le tecniche finanziate nella loro azienda con risultati incoraggianti.

Dal punto di vista del coinvolgimento degli agricoltori, il ruolo dei tecnici esperti dell’ASSAM è stato fondamentale perché, attraverso il rapporto di fiducia esistente con gli operatori sul territorio, hanno sensibilizzato gli agricoltori sul tema e li hanno convinti ad aderire all’accordo. In seguito, una delle caratteristiche

principali dell’accordo è stata la reazione a catena che ha portato alla promozione del progetto tramite il passaparola con altri agricoltori interessati. È stato attuato quindi un programma di formazione per diffondere tra gli agricoltori coinvolti sia le tecniche da utilizzare, che i benefici ad esse associati. Quando le pratiche sono entrate a far parte del bagaglio di conoscenze degli operatori, il ruolo dell’ASSAM si è ridotto, pur rimanendo fondamentale la diffusione delle informazioni tramite il bollettino emanato dal centro Agrometeo locale.

Legislazione e politiche

Nel quadro legislativo e di policy per la gestione dei beni pubblici oggetto dell’accordo (principalmente risorse idriche e suolo), si possono individuare due “macro categorie” di strumenti: gli strumenti di tipo legislativo/vincolistico, che ponendo dei vincoli all’utilizzo delle risorse ambientali hanno dato lo spunto per cercare soluzioni produttive alternative, e le politiche di incentivo alla sostenibilità delle produzioni, prima tra tutte la politica di sviluppo rurale e in particolare la possibilità, prevista nel PSR delle Marche, di implementare accordi agro-ambien- tali d’area.

Sul fronte degli strumenti legislativi, ci sono tre direttive europee: la direttiva nitrati (91/676/CEE), la direttiva quadro sulle acque (2000/60/CE) e la più recente disciplina legislativa dell’UE in materia di uso sostenibile dei pesticidi (2009/128/ CE), che mira a ridurre i rischi e gli impatti sulla salute umana e l’ambiente dimi- nuendo il numero di prodotti chimici consentiti per la protezione delle colture e promuovendo l’uso di metodi alternativi di difesa fitosanitaria.

Sul fronte degli incentivi, fondamentale è stato il ruolo del PSR della Re- gione Marche, che tra le strategie di azione territoriale prevedeva la possibilità di accordi agro-ambientali d’area, definiti come «l’insieme degli impegni sottoscritti dagli imprenditori agricoli di un particolare limitato territorio, a fronte delle com- pensazioni effettuate a valere sulle misure che possono essere attivate nell’am- bito dello stesso. L’Accordo coinvolge e aggrega intorno alla specifica criticità della tutela della acque e dei suoli da fitofarmaci e nitrati un insieme di soggetti pubblici e privati nell’ambito di un progetto condiviso, in grado di attivare una se- rie di interventi coordinati, volti al superamento o alla mitigazione della criticità stessa» (Regione Marche, 2009, p.18). Di questi accordi, la Regione incoraggiava la sottoscrizione nelle Zone vulnerabili da nitrati, sottolineando l’importanza del fatto che «qualsiasi tipo di intervento volto alla riduzione dell’impatto ambientale dell’attività agricola o alla tutela dell’ambiente ha la possibilità di determinare ri-

sultati significativi soltanto se adottato su aree contigue che coprano una adeguata estensione territoriale» (Regione Marche, 2009, p. 222).

Nel PSR, inoltre, si riconosce l’importanza di creare consapevolezza negli imprenditori agricoli, le cui scelte non sono «influenzate soltanto dagli incentivi economici, ma anche da numerosi altri fattori tra i quali la percezione effettiva delle conseguenze negative delle pratiche agricole sinora adottate, che accentua l’inerzia al cambiamento diffuso tra gli agricoltori, specie se anziani». Da questo presupposto deriva che sia «indispensabile favorire una maggiore informazione attraverso il coinvolgimento e la partecipazione alle decisioni dei soggetti più di- rettamente interessati dalle misure agroambientali» (Regione Marche, 2009, p. 221).

L’attivazione di accordi agro-ambientali è prevista solo nei seguenti ambiti: difesa del suolo; tutela delle acque superficiali e profonde; mantenimento e recu- pero del paesaggio marchigiano e preservazione delle aree di tutela e biodiversità. Tali accordi territoriali agro-ambientali prevedono, inoltre, la presenza di un pro- getto territoriale comprendente una serie di azioni organiche che coinvolgano un insieme di aziende agricole ricadenti in un’area delimitata e la presenza di soggetti promotori, che possono essere i Comuni, le Comunità Montane, le Province, le aziende agricole e qualsiasi forma di associazione di produttori agricoli (e comun- que in stretta sinergia tra soggetti pubblici e privati3).

Per quanto riguarda i meccanismi attuativi, viene individuata una unica mo- dalità di adesione rappresentata dalla presentazione di progetti integrati collettivi, per assicurare la contiguità delle aree sulle quali si applicano gli interventi di ri- duzione dell’inquinamento delle acque di falda determinato dall’attività agricola.

Poiché gli accordi sono ammissibili solo nelle aree ZVN, l’individuazione delle possibili tecniche da sostenere deve avvenire sulla base del Programma di azione delle zone vulnerabili da nitrati di origine agricola.

La giustificazione della delimitazione territoriale e delle tecniche da soste- nere deve avvenire con una specifica analisi di dettaglio locale, che tenga anche conto delle caratteristiche del suolo interessato. Si richiede, inoltre, la definizione della partecipazione minima all’interno dell’area di ricaduta dell’accordo agro-am- bientale, in funzione degli obiettivi del progetto4. Caratteristica interessante è l’ap- plicazione delle politiche partecipate (o bottom-up) per coinvolgere e far parteci-

3 Nel caso di soggetti promotori privati, tuttavia, si specifica che questi dovranno garantire la parte- cipazione al progetto dell’ente pubblico competente per territorio (Comune, Comunità Montana o Provincia).

pare gli agricoltori alle scelte in merito agli obiettivi da perseguire, alle tecniche da applicare e ai tempi di realizzazione del progetto (Regione Marche, 2009, p. 362).

Nonostante il PSR prevedesse la possibilità di stipulare accordi agro-am- bientali d’area, la Regione, di concerto con l’UE, ha portato avanti un importante lavoro per poterne attuare uno nelle zone di interesse, modificando in fase di di- sposizione attuativa alcune parti degli accordi5.

Inoltre, per adattare le tecniche utilizzate al contesto territoriale e produtti- vo locale, sono stati approvati i documenti6 che stabiliscono in dettaglio le tecniche di coltivazione e di difesa delle colture, da adottare a fronte dell’erogazione dei premi agro-ambientali (DGR 551 del 30/03/2009).

Il problema principale si è avuto per il limite derivante dall’ammissibilità dell’accordo nelle sole aree ZVN. In questo senso, il lavoro del leader del progetto (cfr. seguito) e della Regione è stato quello di cercare di far capire che i terreni che si trovano fuori dalle ZVN ma che ricadono nel bacino idrogeologico del fiume, sono ugualmente vulnerabili:

Un limite delle ZVN è che sono state definite per foglio a livello catastale (perché altri metodi troppo costosi: non è possibile fare tante trivellazioni). Così però succede che in una zona, lungo la pendice della collina, sei vulnerabile, magari sopra no perché il terreno è più pesante, ma idrogeologicamente tutte le acque che scorrono sul ver- sante tendono a confluire verso l’interno e quindi abbiamo cercato di far capire all’UE che anche i terreni che si trovavano fuori dalle ZVN, ma che ricadevano nel bacino idrogeologico del fiume Aso, erano vulnerabili perché la falde si spostavano verso il fiume Aso (Intervista n. 42).

Obiettivi e misure

L’obiettivo fissato dal progetto è quello di raggiungere in sette anni la ridu- zione degli impieghi di macroelementi (azoto, fosforo e potassio) di almeno il 30% rispetto ai massimi consentiti dalla normativa per le aree ZVN oggetto di inter- vento e la riduzione e/o sostituzione dei principi attivi a tossicità acuta e cronica, rispettivamente del 90% e 85%. Per raggiungere tali obiettivi, l’accordo prevede

5 Ad esempio, è questo il caso dell’ammissibilità delle superfici a frutteto inferiori a 2 ha, in deroga al limite previsto dalla misura 2.1.4.a, e della corresponsione della compensazione di cui alla misura 2.1.4 a e b, anche nelle aree diverse dalle ZVN, purché comprese in specifici accordi agro-ambientali d’area, il cui territorio cada all’interno delle medesime aree ZVN (cfr. seguito).

6 Il disciplinare per la produzione integrata delle colture-difesa fitosanitaria e controllo delle infestan- ti; il disciplinare per l’utilizzo del metodo della “confusione sessuale” in frutticoltura; il disciplinare tecniche agronomiche di produzione integrata Regione Marche – Parte generale.

l’attivazione congiunta di due misure del PSR (214 e 111)7, con l’obiettivo di favori- re una transizione del sistema produttivo locale (caratterizzato da frutticoltura in- tensiva) verso un’adozione di tecniche di agricoltura integrata avanzata. Le azioni di formazione e divulgazione (misura 111) e i pagamenti agro-ambientali (misura 214) sono adottati in maniera coordinata in modo da superare i problemi (produt- tivi, economici, sociali) riguardanti l’adozione di pratiche agricole innovative e da favorire un’adesione diffusa alle nuove tecniche da parte di una quota importante dei produttori locali. La durata temporale del progetto, inizialmente prevista di cin- que anni, come la durata degli impegni, è stata prorogata a sette8.

Nell’ambito della misura 1.1.1 (sottomisura b, azione b), in particolare, sono state finanziate azioni informative volte a far conoscere agli agricoltori le tecniche di coltivazione migliorative per l’ambiente, finalizzate alla soluzione di specifici problemi territoriali. Il progetto si articola in azioni informative e divulgative e in parallelo attiva un percorso di monitoraggio dei dati chimico-fisici per attestare il raggiungimento degli obiettivi ambientali prefissati e informare gli agricoltori dell’andamento dei monitoraggi e del loro risvolto applicativo.

Nell’ambito della misura 214 la maggior parte dei beneficiari ha aderito alla sottomisura relativa alla produzione integrata (sottomisura a, azione 1), che pre- vede la concessione di un contributo a favore degli agricoltori destinato a ridurre l’impatto negativo dell’attività agricola sull’ambiente, causato da tecniche di colti- vazione intensive, e ad aumentare la sicurezza alimentare (salubrità dei prodotti). La lotta integrata è una tecnica di produzione che consente di ridurre i residui di fitofarmaci nei prodotti agricoli e di conseguenza l’impatto ambientale, sul suolo e sulle acque. I princìpi fondamentali di questa tecnica sono: l’integrazione dei mezzi chimici selettivi con quelli biologici, agronomici e fisici; la limitazione mas- sima all’impiego dei fitofarmaci; la valutazione delle presenze e dei cicli biologici degli insetti tramite campionamenti visivi e l’utilizzo di trappole per il monitoraggio (figura 5.2).

In particolare, la Difesa integrata avanzata (di seguito, DIA) (misura 214 sot- tomisura a) azione 2) – produzione integrata con difesa avanzata) utilizza il me- todo della confusione sessuale nella difesa dei fruttiferi, un metodo che consiste

7 Nello specifico, le misure attivabili nell’ambito degli accordi agro-ambientali territoriali sono: la misura 1.1.1 relativa alle azioni formative e alcune sottomisure della 2.1.4 relativa ai pagamenti agro-ambientali, ovvero: la sottomisura a) azione 1) produzione integrata; la sottomisura a) azione 2) produzione integrata con difesa avanzata; la sottomisura b) agricoltura biologica e la sottomisura c) tutela e miglioramento dei suoli azione a) inerbimento permanente.

nell’impedire l’accoppiamento tra gli insetti e, di conseguenza, la nascita e lo svi- luppo di nuove larve dannose alla produzione. Collocando nel frutteto degli speci- fici diffusori (detti dispenser, cfr. figura 5.2) che rilasciano un attrattivo sessuale simile a quello naturale della femmina (feromone), si raggiunge lo scopo di “con- fondere” il maschio, così che non riesca più a trovare la femmina e ad accoppiarsi. Figura 5.2 - Dispenser per la confusione sessuale e trappole per il monitoraggio insetti

  Fonte: foto dell’autore.

Oltre alla difesa integrata avanzata attraverso il metodo della confusione sessuale, agli agricoltori sono richieste pratiche agricole diverse rispetto alle con- suete, tra cui: una fertilizzazione ridotta (seguendo i limiti delle ZVN imposti dal- la direttiva nitrati), un certo sesto di impianti, diversi tipi di inerbimento (annuale e/o permanente), ai quali corrispondono diversi livelli di pagamento (cfr. misura 214 sottomisura c) estensivizzazione delle colture vegetali – azione a) inerbimento permanente).

In sintesi, grazie all’impiego di antagonisti naturali nelle loro coltivazioni, gli agricoltori non devono impiegare prodotti tossici per la loro salute, ottenendo un prodotto con minori residui. Ciò permette la creazione di un ambiente all’interno del quale si crea un nuovo equilibrio naturale, che limita l’attacco da parte dei patogeni.

Un aspetto tecnico importante, collegato alla DIA, è che essa, per essere efficace, ha bisogno di essere applicata su un territorio piuttosto vasto, senza so- luzione di continuità, in modo da evitare che ci siano zone scoperte e quindi vulne- rabili agli attacchi dei patogeni.

Alcuni metodi di confusione funzionano bene anche isolati. Nella confusione sessua- le su pesco, ad esempio, la cydia molesta ha un ferormone specie-specifico che fun- ziona benissimo. Altri tipi di confusione hanno invece bisogno di ambiti più grandi, di comprensori: più è grande la superficie in confusione, più il metodo riesce, perché magari i ferormoni non sono specie-specifici (ad es. melo, susino) e poi diminuisce la popolazione negli anni. Più passano gli anni più il metodo funziona (Intervista n. 42).

Questo elemento tecnico delle forme di difesa adottate ha diverse implica- zioni per l’accordo e la sua riuscita (cfr. paragrafo seguente). Innanzitutto, le forme innovative di difesa adottate necessitano di un’applicazione a livello territoriale e non di singola azienda, cambiando la prospettiva di azione delle politiche, verso un approccio collettivo. Inoltre, l’utilizzo di queste tecniche innovative e la necessità dell’utilizzo congiunto da parte di più produttori hanno portato ad una maggiore sostenibilità di lungo periodo delle innovazioni adottate, anche dal punto di vista economico, risultando esse convenienti anche senza il sostegno delle politiche (Vanni, 2014).