Fonte: Legambiente
GOVERNANCE TERRITORIALE Aspetti negativi e minacce
1) Sistema locale 2) Attori coinvolt
5.6 Strategie agro-ambientali collettive: opportunità e ostacol
Anche se, come accennato, il caso di studio descritto è il frutto di un deter- minato contesto, con specifiche caratteristiche sociali, economiche e ambientali, esso può tuttavia fornire indicazioni utili sulle potenzialità e le barriere per soste- nere ulteriori accordi agro-ambientali territoriali attraverso la PAC, che in futuro dovrebbe essere maggiormente concentrata su strategie agro-ambientali innova- tive, focalizzate su specifici territori.
L’esperienza maturata attraverso l’accordo territoriale nella Valdaso, ri- spetto al tradizionale approccio top-down, ha dato luogo a molti effetti positivi sul- la governance locale e sugli assetti istituzionali. In effetti, l’azione di attori pubblici e privati, con l’integrazione delle diverse misure del PSR in un accordo territoriale, ha favorito l’attuazione di una strategia coerente, messa a punto per le esigenze locali. Da questo punto di vista, l’AAV mostra la possibilità di esplorare approcci di tipo bottom-up e collettivo che, attraverso sistemi istituzionali innovativi (più inclusivi e partecipativi) e politiche integrate, possono fornire beni pubblici a livel- lo territoriale anche in aree caratterizzate da produzione agricola intensiva, dove,
sempre più spesso, gli agricoltori percepiscono la necessità di adottare pratiche agricole innovative, al fine di ridurre l’impatto delle loro attività sull’ambiente.
In particolare, il caso di studio analizzato dimostra l’importanza dei seguenti fattori nel convertire questa disponibilità degli agricoltori in un progetto operativo con obiettivi specifici:
• meccanismi di coordinamento efficaci a livello locale, con cui fornire il supporto istituzionale di iniziative bottom-up, anche includendo una più ampia rete di attori locali coinvolti (pubblici e privati);
• presenza di un sistema di consulenza territoriale (pubblico), che possa fornire non solo le linee guida tecniche, ma anche le opportunità di apprendimento per gli agricoltori, facilitando lo scambio d’informazioni all’interno della comunità agricola;
• l’importanza di un “promotore” del progetto, che garantisca il collegamento necessario tra gli agricoltori e le istituzioni locali, impostando i requisiti tecnici e amministrativi per le azioni (agro-ambientali) collettive;
• la previsione di strumenti di policy innovativi, tra i cui pacchetti integrati di mi- sure, con l’obiettivo di affrontare in modo più coerente e coordinato gli aspetti ambientali, sociali ed economici emergenti nelle zone rurali.
Allo stesso tempo, gli attori locali hanno anche evidenziato diversi ostacoli relativi alla possibilità di integrare meglio l’approccio collettivo nel quadro politico della PAC, legati in particolare agli apparati istituzionali locali e agli strumenti di politica in vigore.
Da parte degli agricoltori, innanzitutto, è emersa una certa sfiducia nei con- fronti della PAC, per i ritardi nei pagamenti e la difficoltà di accesso ai fondi.
Dal fronte delle istituzioni, invece, in primo luogo, i rappresentanti delle au- torità locali hanno sottolineato la mancanza di flessibilità e autonomia nella gestio- ne dei fondi del PSR a livello locale (ad esempio, i costi di progettazione, attuazione e monitoraggio non possono essere finanziati attraverso il PSR, ma devono essere finanziati dal soggetto promotore responsabile del coordinamento del contratto).
In secondo luogo, mentre la devoluzione dei poteri alle istituzioni locali è attuata per ottenere strategie più mirate, la complessità dei diversi livelli di go- vernance coinvolti negli accordi territoriali può portare a un aumento dei costi di transazione. Infatti, l’approccio collettivo, con la creazione di un sistema più com- plesso di attori, implica meccanismi di coordinamento più sofisticati, oltre a una strategia coerente degli incentivi e strumenti di formazione e assistenza tecnica. Secondo gli stakeholder locali, nella politica di sviluppo rurale, in genere, manca la flessibilità di supportare efficacemente le iniziative spontanee ed “endogene”,
anche perché le politiche attuate per la gestione dei beni pubblici, in molti casi, si concentrano su confini amministrativi e non su specifici territori (ad esempio, ZVN). Da questo punto di vista, mentre nella Regione Marche il PSR è direttamente implementato dal governo regionale, secondo alcuni attori locali intervistati un’at- tuazione a livello sub-regionale avrebbe potuto consentire un più efficace coordi- namento su scala locale.
In terzo luogo, le politiche territoriali orientate alla fornitura di beni pubblici dovrebbero concentrarsi maggiormente sulla realizzazione di servizi di consulen- za adeguati e di sistemi di conoscenza per gli agricoltori, che dovrebbero essere riformati passando da obiettivi privati (ad esempio, un aumento della produttività) a obiettivi pubblici (come la cura dell’ambiente).
Nella tabella seguente sono sintetizzati gli aspetti positivi e negativi per la promozione di accordi agro-ambientali d’area, relativamente alle politiche e alla governance territoriale.
Dal momento che queste strategie devono essere orientate a soddisfare esigenze locali, sia in termini di sistemi agricoli, che di contesti istituzionali, le principali difficoltà nel generalizzare questo tipo di approcci sono legate alla pro- gettazione di un quadro comune che permetta di integrare le strategie collettive nelle politiche di interesse generale. Come sostenuto da Mantino (2011), l’approc- cio della programmazione per lo sviluppo rurale potrebbe essere rafforzato per definire una visione strategica più focalizzata su priorità e obiettivi specifici, anche attraverso un maggiore coinvolgimento degli attori locali, sia nella progettazione che nella fornitura dei progetti. Da questo punto di vista, la futura politica di svi- luppo rurale sembra più orientata a promuovere le priorità territoriali. La struttura in assi sarà rimodellata intorno a priorità tematiche, con una crescente attenzione alle reti e all’approccio territoriale, anche per fornire beni pubblici ambientali, con l’obiettivo di promuovere approcci collettivi ai progetti e alle pratiche ambientali, in modo da produrre benefici ambientali e climatici più incisivi e coerenti di quelli che possono ottenere singoli operatori senza alcun collegamento gli uni con gli altri. Tuttavia, come conferma la previsione del greening del primo pilastro, l’approccio della condizionalità è considerato anche nella futura PAC la strategia più efficiente nel fornire beni pubblici ambientali su vasta scala, in particolare nelle zone carat- terizzate da sistemi agricoli intensivi e produttivi. Il caso della Valdaso dimostra, al contrario, che anche i sistemi di agricoltura intensiva possono essere ri-orientati alla fornitura di beni pubblici attraverso strategie decentrate, sulla base di stru- menti politici innovativi e assetti istituzionali che possono risultare più efficaci nel soddisfare le esigenze locali e le priorità ambientali.
Tabella 5.7 – La promozione di accordi agro-ambientali d’area, politiche e gover- nance territoriale
POLITICHE
Aspetti negativi e minacce
Costi di transazione più elevati, ritardo pagamenti.
Mancanza di flessibilità del PSR: focus sui territori definiti secondo i confini ammi- nistrativi, che spesso non corrispondono alle esigenze di fornitura di beni pubblici. Ottica di breve periodo del PSR vs necessità di lungo periodo dei beni pubblici. Mancanza di responsabilità comune per il rispetto delle regole.
Aspetti positivi e opportunità
Pacchetto di misure: premi più elevati, migliore integrazione conoscenza e forma- zione con azioni agro-ambientali.
Nuova approccio agricoltori rispetto all’innovazione.
Miglioramento gestione progetti territoriali complessi da parte delle istituzioni coinvolte (follow-up progetto con altri accordi a livello regionale).
Sviluppo di politiche mirate ad esigenze locali/territoriali attraverso un approccio bottom-up.
GOVERNANCE TERRITORIALE
Aspetti negativi e minacce
Scarsa sussidiarietà: livello regionale troppo distante per una gestione efficace dell’accordo. Amministrazione provinciale come istituzione intermedia idonea, ma senza delega all’agricoltura e senza competenze e risorse finanziarie specifiche per gestire in maniera adeguata l’accordo.
Aspetti positivi e opportunità
Approccio territoriale permette una concettualizzazione più ampia di beni pubblici: ambientali e sociali.
Riconoscimento e diffusione di accordi d’area, nuove sperimentazioni e integrazio- ne con strategie di mercato (marchio QM e GDO).
Migliorare il partenariato pubblico-privato.
Crescente interesse a livello europeo in materia di cooperazione, innovazione, cre- azione di reti e approcci collettivi ai progetti ambientali.
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