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Il contesto territoriale e istituzionale

Riferimenti bibliografic

2.1 Il contesto territoriale e istituzionale

Il contesto territoriale

Il contesto territoriale in cui è nato il progetto Custodia del Territorio è il Comprensorio di Bonifica n. 4 Valle del Serchio, un territorio della regione Toscana che occupa la parte montana del bacino idrografico del fiume Serchio e si estende su una superficie di oltre 115.000 ettari. Sino a dicembre 2011 facevano parte del- la gestione convenzionata del Comprensorio di Bonifica n. 4 Valle del Serchio: la Comunità Montana (CM) della Garfagnana, la CM dell’Appennino Pistoiese, la CM della Media Valle del Serchio e l’Unione dei Comuni (UdC) dell’Alta Versilia, per un totale di 35 comuni coinvolti.

Figura 2.1 - Il territorio di riferimento del progetto Custodia del Territorio

  Fonte: Comprensorio di Bonifica Media Valle del Serchio

In base alla legge regionale n. 34/1994 e successive modifiche (in particola- re la legge regionale n. 79/2012), in questo territorio la Comunità Montana Media Valle del Serchio (CM MVS) è stato l’ente che, di concerto con le altre Comunità Montane (Garfagnana e Appennino Pistoiese), ha svolto le funzioni di ente gestore della bonifica, effettuando la manutenzione ordinaria (ad es. ripulitura degli alvei, taglio di vegetazione, ripristino alvei, etc.) sui 1.500 km di reticolo idraulico e sulle circa 2.500 opere idrauliche presenti nel territorio1 (Rovai, 2009).

A seguito del decreto del presidente della Giunta regionale n. 235 del 22 dicembre 20112, la Comunità Montana della Media Valle del Serchio è stata sop- pressa e si è costituita l’Unione dei Comuni della Media Valle del Serchio (UdC MVS). Nonostante lo sviluppo e la storia del progetto Custodia del Territorio siano legati storicamente al ruolo della Comunità Montana, nel proseguimento del lavo- ro ci riferiremo all’Unione dei Comuni come al soggetto attualmente responsabile e gestore della attività di bonifica del comprensorio.

Il territorio ricadente nel Comprensorio di Bonifica n. 4 che, dal punto di vista amministrativo, interessa le province di Lucca e di Pistoia, è caratterizzato da una notevole complessità orografica e idrografica e da notevoli differenze struttu- rali, insediative e produttive.

Dal punto di vista delle dinamiche socioeconomiche, l’area si caratterizza per una bassa densità abitativa, un basso tasso di attività della popolazione e un forte fenomeno di abbandono che, a partire dagli anni ’50, ha interessato tutto il territorio. Durante gli ultimi decenni è stato rilevato un consistente fenomeno di esodo da queste aree, soprattutto dai nuclei montani più periferici, verso le zone più a valle, dove le condizioni di vita sono migliori per la presenza di servizi e la miglior accessibilità ai luoghi di lavoro. Questo fenomeno ha determinato un forte dualismo tra le aree del fondovalle, dove si concentrano le funzioni residenziali, produttive e terziarie, e le aree montane, dove le attività primarie (agricole e fore- stali) rivestono ancora un ruolo importante.

Una delle principali priorità ambientali che riguardano la Garfagnana, la Valle della Lima e la Media Valle del Serchio è la manutenzione idrogeologica del territorio. Infatti questo comprensorio è caratterizzato da una elevata fragilità

1 In questo territorio sono presenti moltissime opere di regimazione idraulica (briglie, difese di spon- da, etc.) costruite a partire dagli inizi del ’900 e fino agli anni ’50 per assolvere alla fondamentale funzione di rallentamento delle acque meteoriche al fine di proteggere le zone a valle dove si con- centra la maggior parte degli insediamenti residenziali e produttivi.

2 L’estinzione delle Comunità Montane (e il passaggio di deleghe alle Unioni di Comuni) è sancito e re- golato dalla legge regionale n. 68 del 27 dicembre 2011 “Norme sul sistema delle autonomie locali”.

idrogeologica e idraulica dovuta sia alle caratteristiche dei suoli, sia alle notevoli pendenze, sia all’elevato livello di piovosità. A fronte di questa elevata fragilità si riscontra, inoltre, una limitata attività di manutenzione del reticolo e delle opere idrauliche.

A seguito del notevole sviluppo di aree abitative, industriali e produttive nel- le zone a valle, si è manifestata in maniera ancora più consistente l’esigenza di manutenzione del reticolo e delle opere idrauliche, nonché di nuovi interventi di difesa. La manutenzione dell’equilibrio idrogeologico è considerata, infatti, dalle popolazioni locali una delle principali priorità ambientali di questi territori. Poiché questa funzione è strettamente legata alle attività antropiche, ha risentito enor- memente dei fenomeni di abbandono, in particolare delle attività agricole, zootec- niche e forestali.

Lo stretto legame tra il settore primario e i servizi pubblici è stato evidenzia- to anche dagli intervistati, che hanno rilevato più volte come la presenza capillare dell’attività zootecnica e pastorale, in passato, assicurasse la prevenzione e la ma- nutenzione ordinaria del reticolo idraulico, con evidenti benefici dal punto di vista dell’equilibrio idrogeologico dei territori.

Gli obiettivi e la storia del progetto

L’Unione dei Comuni della Media Valle del Serchio (UdC MVS), in seguito alle difficoltà di gestione per la manutenzione di oltre 115.000 ha di territorio montano e circa 1.500 km di reticolo idraulico del comprensorio di sua competenza, ha de- ciso di affidare le azioni di monitoraggio e di primo intervento a chi risiede e lavora stabilmente in quei luoghi.

Il progetto Custodia del Territorio, ideato e sviluppato da un ex dirigente dell’allora Comunità Montana, si basa sull’affidamento di monitoraggio e manu- tenzione del reticolo idraulico e delle opere di bonifica situati nelle aree più margi- nali del territorio ai seguenti soggetti: Imprenditori agricoli professionali (IAP), So- cietà cooperative locali del settore agricolo forestale e Organismi di gestione degli usi civici agro-forestali (frazionali e comunali). Nell’attuazione del progetto però, come verrà descritto più in dettaglio in seguito, i principali destinatari delle azioni previste sono stati gli imprenditori agricoli locali, che assicuravano una presenza più capillare sul territorio e una maggiore efficacia nello svolgimento dei servizi richiesti. Il progetto è nato con l’obiettivo di contrastare le dinamiche socioecono- miche e le emergenze ambientali del territorio enfatizzate sopra, in particolare:

• il crescente abbandono dell’attività agricola nelle zone montane più periferiche e isolate;

• la crescente difficoltà dell’ente ad assicurare adeguati livelli di manutenzione del reticolo e delle opere idrauliche.

L’affidamento è regolato da contratti di “custodia del territorio”, che si con- figurano come dei veri e propri contratti di remunerazione per i servizi ambientali svolti, che riguardano principalmente servizi di sorveglianza e di primo intervento nel ripristino degli alvei fluviali.

Il coinvolgimento delle aziende agricole nell’attività di controllo e di monito- raggio del reticolo idraulico è nato dalle difficoltà riscontrate dall’ente nella gestio- ne delle attività di manutenzione del territorio, soprattutto a causa dalla vastità e complessità orografica del territorio stesso, che rende difficile l’implementazione di un sistema centralizzato di sorveglianza e d’intervento. A questo si è aggiunta una riorganizzazione istituzionale che nel corso degli anni ha notevolmente ridi- mensionato il ruolo delle Comunità Montane, sia in termini di personale che di disponibilità di risorse finanziarie.

L’idea della custodia del territorio nasce negli anni ’80 da un progetto speri- mentale in un piccolo comune della zona, Fabbriche di Vallico (LU). Questo proget- to, seppur limitato ad una realtà molto circoscritta, viene descritto dall’ex dirigente della Comunità Montana Media Valle del Serchio come un progetto particolarmen- te innovativo e di avanguardia, in un periodo in cui si iniziava a parlare di indennità compensativa per gli agricoltori e del loro coinvolgimento nella gestione e manu- tenzione del territorio.

Il progetto prevedeva, nell’ambito di un’iniziativa più ampia di razionaliz- zazione dei servizi comunali, l’affidamento agli agricoltori locali di alcuni lavori di manutenzione del territorio (viabilità locale), e di altri servizi (gestione rifiuti e incendi).

Nonostante il buon esito del progetto, l’ideatore non riuscì a replicare l’e- sperienza in altri comuni o a espandere il territorio di riferimento, soprattutto per la mancanza di un quadro normativo coerente, che consentisse l’affidamento dei lavori agli agricoltori. Infatti, i nuovi spazi di attività per le imprese agricole nella gestione del territorio sono stati resi possibile dall’approvazione del decreto legi- slativo n. 228 del 18 maggio 2001 “Orientamento e modernizzazione del settore agricolo” (cfr. par. 2.2). Infine, il tentativo di un’estensione di questo progetto co- munale su un’area più vasta con il coinvolgimento di altri enti si è scontrato con problemi legislativi, burocratici e di coordinamento tra istituzioni.

Secondo l’ideatore del progetto, a livello regionale e locale mancava inoltre una struttura organizzativa idonea per implementare un progetto di quel tipo su vasta scala, e soprattutto era ancora assente l’interesse politico-programmatico a sviluppare progetti riguardanti la multifunzionalità dell’agricoltura.

L’idea di estendere il progetto in un’area più vasta è stata proposta però dal- lo stesso ideatore molti anni dopo (fine degli anni ’90), quando è diventato dirigente della Comunità Montana della Media Valle del Serchio. Basandosi sull’esperienza pregressa a livello comunale, si è cercato, questa volta a livello comprensoriale, di affrontare congiuntamente i problemi dell’abbandono e della manutenzione del territorio attraverso un coinvolgimento diretto degli agricoltori nelle attività della bonifica.

È opportuno rilevare come in questa nuova fase il quadro normativo nazio- nale e internazionale fosse notevolmente cambiato: mentre in passato questa idea progettuale si scontrava con una legislazione più rigida che, di fatto, impediva la creazione di una sinergia tra manutenzione del territorio e attività agricola, a par- tire dal 2000 si è assistito, sia a livello nazionale che comunitario, allo sviluppo di politiche sempre più indirizzate alla valorizzazione della multifunzionalità dell’a- gricoltura.

La prima fase del progetto è stata una mappatura delle zone “coperte” dai potenziali destinatari del progetto stesso, ovvero un rilevamento capillare del- la presenza sia di agricoltori sia dell’Amministrazione separata beni uso civico (ASBUC, che è parificata ad un organismo agricolo). Questa ricognizione è stata effettuata con la collaborazione dei Comuni interessati, che hanno fornito i nomi- nativi delle piccole aziende, a volte anche familiari, che potevano essere interessa- te al progetto. La mappatura è stata poi integrata con un’indagine diretta presso gli agricoltori attraverso lo svolgimento d’interviste ad hoc, finalizzate a comprendere meglio il loro “raggio di competenza” rispetto ai confini aziendali. Questa opera- zione è stata funzionale allo sviluppo del progetto stesso, in quanto le operazioni di monitoraggio e manutenzione che venivano proposte agli agricoltori riguardavano un territorio ben più ampio di quello dell’azienda agricola:

Abbiamo chiesto agli agricoltori il loro raggio di conoscenza. Chiedevamo: la vostra azienda è di 15 ha tra bosco e seminativi, ma in realtà voi come vi muovete nella zona? Dove andate di solito? Fin dove arriva la vostra conoscenza? Quante volte an- date in un anno in queste zone? Loro ci spiegavano i loro spostamenti, le zone che conoscevano e i bisogni di manutenzione che avevano già individuato, e capimmo che avevano un’ottima conoscenza non solo della loro azienda e delle zone immediata- mente limitrofe, ma anche del territorio circostante (Intervista n. 1).

Dopo l’individuazione dei possibili soggetti da coinvolgere, sono state fatte una ricognizione e mappatura delle priorità ambientali e delle necessità di inter- venti di manutenzione del territorio. L’Unione dei Comuni ha così redatto la prima convenzione, di concerto con le organizzazione professionali agricole locali (Col- diretti e CIA).

La convenzione prevedeva l’affidamento alle aziende agricole, da parte dell’ente gestore, di due tipi di attività:

• il monitoraggio delle opere e dello stato dei luoghi, ovvero attività di preven- zione, particolarmente rilevante nelle aree marginali e di difficile accesso del Comprensorio, per le quali un intervento/monitoraggio dei tecnici dell’ente pubblico non sarebbe tempestivo e di facile svolgimento;

• esecuzioni di interventi puntuali di entità e importo limitato e di semplice ese- cuzione (rimozione sia in sponda che in alveo di ostacoli naturali diversi che alterano il normale deflusso delle acque − arborei, arbustivi, lapidei – piccoli interventi di riparazione su opere di bonifica).

Il progetto Custodia del Territorio viene così lanciato nel 2007, attraverso l’attivazione di una fase sperimentale in cui l’Unione dei Comuni ha individuato le buone pratiche di gestione del territorio e ha selezionato alcune aziende agricole per lo svolgimento di tali attività. Tale scelta è stata effettuata anche seguendo i criteri espressi dalla “legge della montagna” e la vicinanza dei terreni gestiti dall’azienda agricola al reticolo idrografico e alle opere di bonifica. A seguito della selezione degli agricoltori, sono stati svolti dei sopralluoghi congiunti per valutare l’entità delle criticità del territorio in esame al momento “zero”, cioè prima della stipula della convenzione con gli agricoltori custodi. Tali sopralluoghi hanno per- messo di valutare con maggiore precisione e consapevolezza lo stato di abbandono in cui versavano alcuni tratti di reticolo idraulico e la selezione dei tratti di reticolo da affidare all’azienda, in base all’effettiva strutturazione, composizione familiare, localizzazione del centro aziendale e disponibilità di mezzi idonei a svolgere gli interventi necessari a riportare lo stato dei luoghi in condizioni di ordinarietà.

Lo sviluppo delle attività del custode prevedeva inoltre l’azione sul campo per sviluppare il monitoraggio. In relazione a questa attività ogni agricoltore custo- de è stato provvisto di apposite cartografie, al fine di orientarsi meglio sul territo- rio assegnato e al fine di indicare con precisione la posizione di eventuali criticità rilevate.

Nella fase di attivazione il progetto ha riscosso molto interesse da parte de- gli agricoltori: il primo anno vi sono state 63 manifestazioni di interesse e l’ente ha selezionato 60 soggetti che sono stati ritenuti idonei allo svolgimento delle attività

previste (imprenditori agricoli professionali, coltivatori diretti, cooperative agricole forestali e usi civici frazionali o comunali). Sulla base del budget previsto per il primo anno, sono state attivate 20 convenzioni.

In questa prima fase i custodi hanno effettuato circa 200 segnalazioni, alle quali sono seguiti interventi per oltre 250.000 euro.

Il secondo anno di sperimentazione ha visto il rinnovo delle convenzioni sol- tanto alle aziende agricole localizzate in aree che, per criticità o ampiezza, richie- devano uno screening più approfondito ed accurato. Inoltre, il rinnovo è stato effet- tuato solo con i custodi che avevano dimostrato efficienza nelle risposte e capacità di collaborazione con i tecnici.

La seconda fase, con la stipula di una nuova convenzione, è stata inoltre funzionale ad un adeguamento di alcuni aspetti organizzativi del progetto stesso, anche sulla base dei risultati della prima fase, in particolare delle esigenze e dei problemi riscontrati con alcuni agricoltori custodi. La convenzione ha interessato così 13 nuove aziende e ha subito alcune modifiche, in quanto è stato diminui- to il budget per le attività di monitoraggio che, logicamente, era stato effettuato con maggior sforzo (conoscenza dei luoghi, stesura del report, relazione con uffici dell’ente) durante il primo anno.

Per l’anno 2010/2011 l’ente gestore ha effettuato la convenzione con 29 cu- stodi di cui 25 IAP e 4 cooperative. Attraverso la stipula di queste convenzioni è stato affidato ai custodi il 40% dell’intero territorio comprensoriale, che ha per- messo di sorvegliare circa 500 km di reticolo idraulico (il 30% del totale assegnato dalla Regione Toscana alla Comunità Montana) per un importo di 44.000 euro per le attività di monitoraggio e controllo dello stato dei luoghi assegnati dall’ente ai custodi del territorio.

Figura 2.2 - Il territorio affidato ai custodi nel 2010/2011

  Fonte: Comprensorio di Bonifica Media Valle del Serchio