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Motivazioni e attitudini degli agricoltor

Riferimenti bibliografic

D. Lgs 18/05/2001, n 228 Orientamento e moder-

2.4 Motivazioni e attitudini degli agricoltor

Tra le più citate motivazioni da parte degli agricoltori ad aderire al progetto vi è quella di tipo economico, dovuta sia alla quota fissa del monitoraggio che alla quota variabile recepita dagli agricoltori in base agli interventi effettuati. Questo incentivo è particolarmente rilevante sia come integrazione di reddito, sia per dare continuità alle attività agricole in momenti della giornata o dell’anno in cui scar- seggia il lavoro aziendale. Allo stesso tempo gli agricoltori hanno più volte sottoli- neato come le attività di monitoraggio e di sorveglianza dei luoghi siano quelle che hanno svolto con maggiore passione e con soddisfazione. Infatti, dai dati raccolti con le interviste è possibile rilevare tutta una serie di motivazioni e di attitudini de- gli agricoltori che non sono direttamente riconducibili all’aspetto economico, ma che rimandano ad una concezione più profonda del loro ruolo e della loro identità. Per molti agricoltori le ragioni di adesione al progetto riguardano la sfera stretta- mente personale (passioni, attitudini e idee) e la costruzione di una loro identità di agricoltori di montagna, che in molti casi è strettamente collegata al riconosci- mento sociale e istituzionale del loro ruolo, sociale e ambientale, in quei territori. Molti agricoltori, spesso preoccupati per i fenomeni di abbandono, hanno accolto il progetto come un riconoscimento per il loro ruolo e una possibilità di incrementa- re la loro azione e i loro servizi nel territorio circostante alla loro azienda:

Quando parliamo di questi problemi dobbiamo uscire dall’ottica dell’azienda agri- cola. Io credo che il fatto che il progetto vada al di là dei confini aziendali sia impor- tante, perché quando parliamo di canali e torrenti non ha senso parlare in termini di azienda. La manutenzione idrogeologica non è un problema aziendale, è un bene comune. Poi chiaramente interessa anche a me per fini privati che ci sia questo bene comune, ma quello che deve spingere l’agricoltore a partecipare in maniera attiva e con passione è altro. Questo è il mio territorio, la mia attività di custode deve essere fatta per questo territorio, non solo per la mia azienda (Intervista n. 12).

Inoltre, altri vedono nella partecipazione al progetto un modo per essere coinvolti direttamente nella gestione del territorio, svolgendo anche un ruolo so- ciale, ovvero dimostrando alla cittadinanza e ad altri attori locali la rilevanza del ruolo ambientale che svolgono gli agricoltori sul territorio:

Da parte nostra c’è un certo orgoglio a fare questo servizio. È creare qualcosa nelle coscienze, quando vedi un operaio dell’ente che fa un lavoretto e lascia lo sporco nel fossetto o nella stradina comunale. Se ci passi te e lo levi quello può pensare: forse ho fatto una cosa fatta male e la volta dopo cerco di farla meglio (Intervista n. 10).

Secondo gli intervistati queste motivazioni e attitudini personali hanno rive- stito un ruolo molto importante, e hanno rappresentato una condizione necessaria per la riuscita dell’iniziativa, che è stata in grado di sviluppare e valorizzare la mul- tifunzionalità delle aziende agricole locali, creando un sistema integrato di forma- zione, informazione e svolgimento di servizi, con il coinvolgimento di agricoltori, tecnici, istituzioni e comunità locale.

Tabella 2.2 - Le motivazioni degli agricoltori custodi

Economiche

Pagamenti per servizi ambientali svolti (quota fissa annua per il monitoraggio di 4.000-6.000 euro + quota variabile in base agli interventi svolti).

Possibilità di effettuare altri accordi-contratti con pubblica amministrazione.

Sfruttamento tempi morti in azienda e manodopera aziendale in periodi di scarsa attività, che spesso coincidono con i periodi di massima attività del progetto (autunno-inverno).

Sociali

Volontà di contribuire allo sviluppo sostenibile del territorio. Costruzione identità di agricoltori custodi.

Migliore reputazione comunità locali. Creazione rete agricoltori locali.

Valorizzazione conoscenza personale e opportunità apprendimento (territorio e tecniche).

Ambientali Consapevolezza dei rischi idrogeologici del territorio.

Sensibilità ambientale e ruolo agricoltori nella fornitura di beni e servizi ambientali.

Tutti gli intervistati confermano la convenienza economica, da parte dell’en- te gestore della bonifica, ad affidare il monitoraggio e i piccoli lavori di manuten- zione agli agricoltori, sia rispetto agli operai dell’Unione dei Comuni, sia rispetto all’affidamento a ditte o cooperative specializzate nella gestione idrogeologica del territorio. Per quanto riguarda il monitoraggio, ad esempio, è evidente come l’or- ganizzazione di una missione per i dipendenti dalla sede dell’Unione dei Comuni sia certamente più onerosa dal punto di vista organizzativo ed economico rispetto ai sopralluoghi di chi invece è già sul posto.

Inoltre i responsabili del progetto si dichiarano altamente soddisfatti del la- voro svolto dagli agricoltori, che hanno dimostrato una capacità organizzativa e una tempestività d’intervento superiore a quella di soggetti esterni. Secondo gli intervistati, il vero valore aggiunto del servizio svolto dagli agricoltori è legato alla conoscenza capillare dei luoghi:

Gli operai sono a squadre, formate da 5-7 persone, con il capo squadra e se ad esempio è la zona dell’Abetone la zona la conosce bene, ma è certamente possibile

che in certi posti la squadra non ci sia mai stata, perché magari non ci sono stati interventi da fare o segnalazioni, mentre il custode o il coltivatore, che è di quella zona, conosce veramente bene la sua zona ed è stato dappertutto (Intervista n. 2).

Secondo gli intervistati, inoltre, le modalità con cui gli agricoltori custodi affrontano il lavoro si differenziano in modo netto rispetto a quelle degli operai dell’Unione dei Comuni o delle ditte specializzate. I tecnici dell’ente hanno enfatiz- zato proprio come gli agricoltori più virtuosi e attivi nel progetto mettano lo stesso impegno e dedizione nel lavoro di custodia e in quello che svolgono normalmente in azienda. Infatti, secondo gli intervistati, mentre l’approccio al lavoro di un di- pendente, pubblico o privato, è regolato dalle condizioni contrattuali, che preve- dono un orario specifico, vari permessi (malattia, riunioni sindacali, etc.) e l’orario di reperibilità, gli agricoltori che hanno aderito al progetto lo concepiscono come una delle loro attività lavorative quotidiane. Gli intervistati hanno rilevato come, rispetto agli operai, gli agricoltori siano abituati a impostare il lavoro sulla base delle esigenze aziendali e non sull’orario di lavoro, e come siano disposti a fare un intervento o un sopralluogo in ogni orario e anche in condizioni meteorologiche sfavorevoli.

L’approccio al lavoro “da agricoltore”, trasferito anche nei servizi ambienta- li, porta chiaramente, oltre a una diversa tempestività d’intervento, ad una durata dell’intervento ben minore, un fatto che è stato enfatizzato come estremamente positivo anche dagli amministratori comunali che hanno beneficiato delle attività di manutenzione e di ripristino svolte dagli agricoltori custodi.

Se le attività di manutenzione eseguite dagli agricoltori, oltre alla conve- nienza economica, si differenziano molto anche dal punto di vista qualitativo ri- spetto a quelle svolte dagli operai degli enti locali e delle cooperative specializzate, i tecnici coinvolti nel progetto hanno sottolineato come questo valore aggiunto sia evidente in particolare con gli agricoltori più attivi e maggiormente motivati. Molti agricoltori hanno infatti stabilito un rapporto di fiducia e di trasparenza con i tec- nici dell’ente, un aspetto indispensabile in quanto in alcuni casi l’affidamento dei lavori agli agricoltori può esporre l’ente a qualche rischio, ad esempio in caso di mancato rispetto delle norme sulla sicurezza sui luoghi di lavoro, sull’utilizzo di manodopera non contrattualizzata e non assicurata.

Infine, secondo gli intervistati, il coinvolgimento di cooperative specializzate o di agricoltori interessati a svolgere servizi ambientali esclusivamente per in- tegrare il reddito (se dotati di attrezzatura idonea e competenze specifiche) non può essere denominato “custodia del territorio”, ma semplice manutenzione, dato

che l’affidamento dei lavori è basato su una logica di mercato (costi, competitività, professionalità delle aziende). Al contrario, il valore aggiunto del progetto Custodia è dovuto al fatto che il coinvolgimento degli agricoltori non è basato esclusivamen- te su questi parametri di ordine economico, ma anche sulla localizzazione delle aziende agricole, sulla conoscenza degli agricoltori del territorio, sulla volontà di contribuire alla prevenzione del dissesto idrogeologico attraverso un’azione con- tinua di monitoraggio e di primo intervento, anche in assenza di un contratto di appalto:

È una filosofia completamente diversa, che consiste nel riconoscere, valorizzare, fi- nanziare tutte quelle piccole azioni locali di prevenzione e prima manutenzione degli agricoltori che vivono e operano in quei territori (Intervista n. 1).

Il coordinatore del progetto sottolinea come il progetto funzioni bene so- prattutto con le aziende più strutturate, spesso già abituate a lavorare per terzi. Le piccole aziende a volte hanno invece mostrato evidenti difficoltà ad adeguarsi ad alcune procedure e ad alcuni passaggi amministrativi. Anche per quanto riguarda le attività di monitoraggio si è riscontrata una certa disomogeneità della loro ef- ficacia a livello territoriale, con una suddivisione abbastanza evidente tra la zona dell’Appennino Pistoiese e quella della Garfagnana.

In termini di minacce e vincoli del progetto, alcuni agricoltori temono forte- mente la crescente concorrenza di altri soggetti per l’affidamento dei lavori e per questo motivo non tutti gli intervistati si sono dichiarati disponibili ad aumentare l’impegno e gli investimenti ai fini del progetto:

Potrei investire in questa attività, ad esempio acquistando nuovi macchinari, se ci fosse una garanzia negli anni. Io ho qualche dubbio. In tempi di vacche grasse va tut- to bene, ma se poi viene a mancare il lavoro da altre parti si viene aggrediti da altri, ad esempio gli artigiani. È una cosa che vedo possibile (Intervista n. 13).

Infine, alcuni agricoltori temono che l’ente, per facilitare la gestione interna del progetto, sia spinto a diminuire il numero di custodi allargandone la zona di competenza e questo potrebbe avere un effetto negativo sull’efficacia del progetto, poiché diminuirebbe la conoscenza dei territori di riferimento da parte degli agri- coltori, aumentando al contempo l’impegno e l’onerosità.

Nei casi più virtuosi, gli agricoltori custodi sono diventati progressivamente un punto di riferimento per i cittadini, divenendo interlocutori preferenziali per far giungere le proprie istanze all’ente gestore e mettere in evidenza criticità, proble- matiche ed esigenze che altrimenti sarebbero rimaste nascoste.

Infatti, oltre a incentivare gli operatori agricoli a rimanere sul territorio, ri- conoscendo economicamente la funzione di “custode”, il progetto vuole creare e diffondere la consapevolezza, tra gli attori locali, del ruolo che può svolgere l’agri- coltore nella manutenzione del territorio.

Questo riconoscimento, secondo gli intervistati, favorisce il diffondersi di buone pratiche presso gli agricoltori, recuperando quelle azioni di prevenzione e manutenzione nelle attività quotidiane che in molti casi si erano perse:

I vecchi contadini facevano manutenzione del territorio ma in modo fisiologico, non in modo programmato, ora dobbiamo invece recuperare, valorizzare e gestire queste pratiche. Il territorio in passato era quasi tutto occupato da aziende agricole, tutti cu- rando la propria azienda di fatto curavano il territorio. Ora invece le aziende sono po- che, gli spazi non curati in modo ordinario invece sono tanti, per questo è necessario spingere gli agricoltori a fare dei servizi fuori dall’azienda, è necessario organizzare un progetto territoriale che li spinga a recuperare questa attitudine alla prevenzione e alla manutenzione e ad applicarla fuori dalle loro aziende (Intervista n. 3).

Secondo i responsabili del progetto, questo riconoscimento, interpretato come “diritto” a effettuare le attività di monitoraggio e manutenzione nella propria zona di competenza, porta l’agricoltore a esprimere le esigenze ambientali del territorio, lo spinge a “dare l’esempio” e in molti casi a svolgere anche altri servizi, ad esempio la segnalazione e la rimozione di discariche abusive.

Per quanto riguarda le aspettative delle aziende nei confronti del progetto Custodia del Territorio, gli agricoltori intervistati sperano che l’iniziativa avrà un seguito, e alcune aziende si auspicano una crescita della rilevanza e dei finanzia- menti del progetto, in modo che possa diventare funzionale allo sviluppo aziendale.