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I soggetti coinvolti: ruoli, relazioni e coordinamento

Fonte: foto tratta dal film “I giorni della merla” di Andrea D’Ambrosio e Carla del Mese

3.6 I soggetti coinvolti: ruoli, relazioni e coordinamento

La buona riuscita dell’azione collettiva è assicurata da un sistema efficace di regole definite dall’interno con ruoli semplici, completate da un sistema di au- tocontrollo/controllo e dalla presenza di sanzioni. Il regolamento degli orti, sotto- scritto al momento dell’adesione, prevede un insieme di regole che disciplinano la tenuta della singola parcella, del Parco eco-archeologico e della vita associati-

va. Quest’insieme di obbligazioni, semplici e chiare, anche quando non lo sono fin dall’inizio, diventa poi patrimonio condiviso della comunità. Un esempio è l’obbligo di pratiche biologiche e rispettose dell’ambiente:

Quando sono arrivato qua non sapevo cosa fosse il biologico, ma ora non abbando- nerei mai il sapore dei miei pomodori per quelli del fruttivendolo (Intervista n. 18).

Il numero limitato dei partecipanti, che permette una reciproca conoscenza e la possibilità di meccanismi di controllo, rappresenta una caratteristica che ov- viamente facilita un’efficace cooperazione tra i membri. Tra gli ortolani è designato un responsabile ogni dieci orti, che ne verifica la corretta gestione e la tenuta delle parti comuni. Questo crea dei meccanismi di responsabilizzazione e autocontrollo.

A ciò si affianca un sistema di sanzioni:

Il regolamento dell’orto impone il biologico, chi non si adegua perde l’assegnazione della parcella. In passato abbiamo fatto anche delle analisi del terreno perché abbia- mo intuito che in più di un’occasione c’è stato qualcuno che barava (Intervista n. 15).

Regole e sanzioni sarebbero tuttavia inefficaci, se non fossero accompa- gnate da un’intensa operazione di animazione di Legambiente, che attraverso una continua attività di informazione e mediazione prova a integrare nel progetto col- lettivo le diverse aspettative degli attori, rafforzando il coinvolgimento dei parteci- panti, la loro motivazione e l’adesione al programma comune. Legambiente svolge un ruolo fondamentale nel progetto: oltre a essere responsabile dell’ideazione, ne coordina anche la gestione.

Gli assegnatari dell’orto, dal canto loro, riconoscono un ruolo di regolatore della vita collettiva all’associazione, che interviene nella mediazione tra i diversi interessi e nel dirimere i conflitti, per i quali le occasioni non mancano:

Sembra semplice ma c’è sempre qualche problema, diatribe tra gli ortolani, conflitti per la gestione dell’acqua, per i turni di apertura, eccetera. D’altronde è normale quando bisogna mettere insieme tante teste (Intervista n. 16).

L’associazione ha anche un ruolo strategico nella creazione di reti esterne di sostegno al progetto e/o di scambio di conoscenze e informazioni, nonché un importante ruolo di comunicazione con i diversi attori interni ed esterni, soprat- tutto con gli stakeholder istituzionali. La rete di sostegno esterno tessuta da Le-

gambiente ha creato un supporto che ha compensato la carenza di un sostegno a livello locale:

Abbiamo cercato nel tempo di costruire una rete di rapporti, organizzando anche un convegno nazionale sugli orti urbani. La rete si è costruita soprattutto coi circoli di Legambiente, relazioni basate anche su rapporti personali, come ad esempio nel caso di Eboli che ha seguito il nostro modello nella realizzazione degli orti (Intervista n. 15).

L’ONG gioca un ruolo di estrema importanza anche nel regolare la continua tensione tra la libera espressione dei singoli ortolani e la presenza di un progetto comune, nonché la tensione tra la chiusura dell’orto al singolo assegnatario (che può tendere fino alla privatizzazione dello spazio pubblico) e l’apertura dell’or- to come spazio di aggregazione appartenente alla comunità, ponendo l’accen- to sull’organizzazione di momenti di socializzazione, di eventi, di manifestazioni aperte e, più di recente, mediante la sperimentazione degli orti non recintati, come parti di un grande orto comunitario.

La presenza di un’identità comune e riconosciuta, rafforzata da un imma- ginario condiviso, rappresenta sicuramente un collante per l’azione collettiva e risulta, a sua volta, da essa consolidata. La possibilità di incidere sul progetto in una cornice strutturata, ma tuttavia risultante da una gestione partecipata, ha fat- to maturare nei partecipanti un senso di ownership, di appartenenza rispetto al progetto, sentito dai beneficiari come proprio.

È innegabile che il riconoscimento e il sostegno da parte delle autorità locali potrebbero amplificare gli effetti benèfici del progetto con una maggiore presa di conoscenza e coscienza del valore del bene da parte di tutta la comunità locale; sebbene Pontecagnano sia un piccolo comune:

C’è chi ancora non conosce l’esistenza degli orti e non gode dei benefici del Parco eco-archeologico (Intervista n. 15).

In effetti nei manifesti delle iniziative che organizziamo scriviamo in collaborazione con il Comune di Pontecagnano, ma non è vero... È indicativo il fatto che l’esperienza della gestione del parco è partita durante un commissariamento (Intervista n. 14).

Il riconoscimento e la valorizzazione dell’iniziativa da parte delle autorità sono elementi indispensabili affinché il progetto diventi un vero e proprio strumen- to di politica urbana e per mobilitarne appieno le implicazioni ambientali, sociali

ed economiche ai fini dello sviluppo sostenibile della collettività (Van Veenhuizen, 2006). Queste potenzialità sono chiare nella visione degli organizzatori:

Alla luce degli eventi catastrofici e dei dissesti idrogeologici che in maniera ricorren- te colpiscono i nostri territori, l’esperienza di Pontecagnano rappresenta anche uno strumento di controllo e gestione del territorio, che si può riprodurre anche in aree più ampie con effetti più importanti. Un’altra implicazione economica del progetto riguarda la sua potenzialità come strumento di occupazione e penso soprattutto alla disoccupazione giovanile, che in questi territori è particolarmente elevata (Intervista n. 16).

Figura 3.6 - La Tana di Sofia, la biblioteca all’aperto del Parco eco-archeologico