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La valorizzazione della conoscenza locale

Riferimenti bibliografic

D. Lgs 18/05/2001, n 228 Orientamento e moder-

2.5 La valorizzazione della conoscenza locale

L’aspetto più innovativo di questa iniziativa, ovvero il monitoraggio dello sta- to delle opere e dei luoghi, è intrinsecamente legato alla conoscenza del territorio. Infatti, secondo gli intervistati, solo chi risiede e svolge le proprie attività sul ter- ritorio è in grado di conoscere appieno le problematiche, le criticità, i pericoli e la loro localizzazione. La fase di attivazione del progetto si è basata proprio su questa conoscenza locale, che è stata determinante nel definire un buon quadro conosci- tivo del territorio in termini di localizzazione dei punti critici del reticolo idraulico e delle opere di bonifica, ma anche rispetto alla valutazione del loro stato di conser- vazione e rispetto alla programmazione degli interventi (Vanni, 2014).

Oltre alla conoscenza tecnica, il progetto si pone, infatti, l’obiettivo di valo- rizzare la conoscenza locale che si tramanda oralmente di generazione in gene- razione, ad esempio riguardo agli eventi meteorologici straordinari, all’andamento stagionale (e annuale) del livello dell’acqua dei fiumi e dei torrenti, aspetti che in molti casi gli agricoltori sanno indicare con meticolosa precisione. Molti agricoltori custodi conoscono la storia dei canali (quando hanno dato dei problemi e in che modo), la diversa portata degli stessi nei vari periodi dell’anno, la deviazione dei flussi di acqua, il percorso dell’acqua nei momenti di piena, i punti di accesso ai torrenti:

Gli agricoltori conoscono i luoghi ma non solo, hanno anche la sensibilità. Non hanno solo la conoscenza dei punti di accesso ai torrenti, hanno anche la consapevolezza del pericolo. Molti vivono lì da quando sono piccoli e sanno perfettamente che se succede una certa cosa, se l’acqua raggiunge un certo livello ci sono dei danni di un certo tipo. Questa è una conoscenza delle criticità reali, ma non presunte. E questa la fa solo la permanenza stabile sul territorio (Intervista n. 4).

Secondo gli intervistati il valore aggiunto delle attività di monitoraggio svolte dagli agricoltori è proprio dovuto a questa conoscenza di chi vive nei territori, che è funzionale a una pianificazione degli interventi volta a risolvere i problemi anche nelle zone più marginali e inaccessibili del comprensorio:

I custodi sono stati ovunque, hanno percorso a piedi i torrenti, spesso sono nati lì. Prima del progetto non avevamo la conoscenza necessaria per fare gli interventi, magari si conoscevano i punti critici perché si veniva contattati dalle ditte per questo. Adesso invece abbiamo una visione globale del reticolo idraulico della zona (Inter- vista n. 4).

Il progetto rappresenta indubbiamente uno stimolo al recupero di questa conoscenza, ovvero all’instaurarsi di un percorso virtuoso nel quale l’agricoltore meno attento agli aspetti di manutenzione del territorio riscopra o cerchi di ri- costruire il bagaglio di conoscenze necessario per poter essere parte attiva del progetto, che è volto a valorizzare e a remunerare proprio questo aspetto cono- scitivo. Con il progetto vengono valorizzati, inoltre, altri aspetti legati alla cono- scenza locale degli agricoltori, come ad esempio le proprietà dei terreni. Questo è un aspetto cruciale nella fase di pianificazione degli interventi e gli agricoltori locali, che spesso conoscono direttamente i proprietari dei terreni della loro zona di competenza, possono facilitare le procedure amministrative, nel ridurre i tempi e nell’evitare i possibili contenziosi (Vanni, 2014). Questa conoscenza locale è stret-

tamente legata alla professione degli agricoltori in montagna, alle caratteristiche delle aziende, ma soprattutto alla loro storia personale.

Per quanto riguarda gli aspetti più strettamente tecnici relativi al monito- raggio e alle modalità di intervento, gli intervistati evidenziano come il valore ag- giunto del progetto sia lo scambio di conoscenze che questa iniziativa è riuscita ad attivare. Infatti, rispetto alla trasmissione gerarchica dirigente-tecnico-operaio dell’ente pubblico, il coinvolgimento degli agricoltori ha portato ad uno scambio costruttivo con chi lavora su quel territorio per altri scopi (aziende agricole). Per quanto riguarda il tipo di conoscenza scambiata, il tecnico spiega all’agricoltore le questioni principali della bonifica e le tecniche di pulitura e di ripristino, quan- tificando la portata del lavoro in termini di costi, tempi e attrezzature necessarie. La conoscenza degli agricoltori, invece, è finalizzata a localizzare i punti critici del reticolo idraulico, in modo da avere un quadro spaziale e temporale delle priorità ambientali e delle necessità d’intervento. Secondo gli intervistati questi scambi hanno attivato un processo virtuoso, una sorta di osmosi di conoscenze, che ha permesso agli uni e agli altri di impadronirsi di concetti, tematiche, modi di ap- proccio e di risoluzione ai problemi in un clima costruttivo di trasparenza e parità che integra l’approccio rigoroso e tecnico, ma talvolta poco elastico e lungimirante, con il sapere locale:

Noi conosciamo la storia del posto e sappiamo quali sono i canali che in certe circo- stanze possono creare problemi e quelli che invece sono cent’anni che non creano problemi o che non l’hanno mai creati. Il tecnico sa la teoria, ma questo tipo di cono- scenza sulla storia dei canali non la può avere (Intervista n. 12).

I dati raccolti evidenziano però come sia necessario integrare il bagaglio di conoscenze degli agricoltori con una serie di aspetti tecnici e amministrativi che in molti casi neanche i custodi più attivi e partecipi hanno dimostrato di posse- dere. Infatti secondo i responsabili dell’ente gestore, oltre che con la conoscenza tecnica, la conoscenza locale dei luoghi posseduta dagli agricoltori deve essere integrata con una conoscenza delle diverse procedure amministrative, in quanto le modalità di intervento e le procedure dipendono dall’organizzazione istituzionale, dalle deleghe dei vari enti che operano sul territorio, con una differenziazione delle procedure e delle modalità di intervento, ad esempio, tra terreni pubblici e privati, o riguardo alla documentazione necessaria per ripristinare in maniera corretta un’opera idraulica danneggiata.

Allo stesso tempo, l’attività capillare e accurata svolta da alcuni agricoltori custodi particolarmente motivati e coinvolti ha permesso all’ente gestore di otte- nere una mappatura dei punti critici e dei punti di accesso al fiume, informazioni che sono state successivamente integrate nel SIT (Sistema informativo territoriale della bonifica) con l’obiettivo di creare vere e proprie mappe da utilizzare come valido ausilio per effettuare i sopralluoghi sul territorio dei tecnici e per raziona- lizzare gli interventi:

Questa estate all’Abetone siamo andati a fare un sopralluogo con la Provincia e ab- biamo visto che nelle carte nostre ci sono delle opere segnate ma in realtà mancano le briglie, e tramite il custode abbiamo cercato di aggiornare l’inventario. E questo è un bel servizio, è produzione di nuova conoscenza. E poi ancora di più se pensiamo che segnalano anche lo stato dell’opera. Perché anche se l’inventario fosse perfetto, con lo stato delle opere il progetto lo potremmo fare a tavolino. Ad esempio 5 briglie in stato mediocre vuol dire che è necessario farci l’intervento. I finanziamenti do- vrebbero essere per quello. È inutile chiedere i fondi per sistemare l’opera “ottima” (Intervista n. 2).

Figura 2.8 - Aggiornamento dell’inventario delle opere idrauliche da parte di un agricoltore custode

  Fonte: foto dell’autore

In alcuni casi questi agricoltori custodi durante il monitoraggio hanno cen- sito anche i canali del reticolo idraulico minore (con nomi, localizzazione), eviden- ziando le principali criticità riscontrate e il loro stato di manutenzione. A seguito di questa ricognizione, sono emerse molte discrepanze tra il dato cartografico pos- seduto dall’ente e l’effettiva realtà. Tali anomalie hanno riguardato, ad esempio, la scelta di alcune aste fluviali inserite all’interno dei 1.500 km di reticolo, che di fatto

aveva portato l’ente a escludere tratti di torrente o interi torrenti che, da sempre, hanno richiamato l’attenzione delle comunità locali per la loro pericolosità, critici- tà e necessità di interventi manutentori.

Figura 2.9 - L’aggiornamento della cartografia ufficiale da parte di un agricoltore custode

  Fonte: foto dell’autore

Ecco quindi come l’attento monitoraggio del territorio effettuato dai custodi rappresenti un servizio fondamentale che trasferisce il patrimonio di conoscenze locali all’interno dell’amministrazione pubblica e, in particolare, alla Regione To- scana, per fornire a chi si occupa di cartografia e pianificazione del territorio un effettivo supporto per la validazione di dati. Questo è uno dei tanti risultati positivi (esternalità) che sono stati colti con la realizzazione di questo progetto e che raf- forzano la bontà di un approccio integrato alla conoscenza del territorio per non disperdere informazioni e risorse.