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I beni e i servizi pubblici legati al progetto

Fonte: foto di Antonio Massa

3.4 I beni e i servizi pubblici legati al progetto

I servizi svolti dagli ortolani hanno degli effetti benèfici sul paesaggio natu- rale, culturale e sociale di Pontecagnano. Numerose e articolate sono le ricadute degli orti, con una serie di effetti che investono sia gli ortolani, individualmente e come gruppo, sia l’intera collettività locale.

Beni privati

Nel caso in cui i vantaggi riguardano esclusivamente gli ortolani possiamo parlare più propriamente di beni privati risultanti dall’azione collettiva, beni ori- ginati dalla possibilità di coltivare l’orto, che per ragioni di sintesi possono esse- re schematizzati in due gruppi: il primo comprende dei vantaggi più direttamente economici, l’altro dei vantaggi psichici e fisici.

Benefici economici

La coltivazione dell’orto genera dei vantaggi economici connessi alle pos- sibilità di consumo di prodotti alimentari di qualità elevata e all’integrazione del reddito che deriva dal risparmio per l’acquisto quotidiano di frutta e verdura. I pro- dotti sono difatti biologici e di stagione, caratteristiche che, unite alla possibilità di consumo immediato rispetto alla raccolta, conferiscono proprietà organolettiche e

nutrizionali particolarmente pregiate. Diversi studi hanno dimostrato, in differenti contesti, l’impatto positivo delle pratiche di coltivazione diretta anche negli orti collettivi sul regime alimentare (Litt et al., 2011; Alaimo et al., 2008).

La quantità delle produzioni è strettamente legata al calendario e fluttua in relazione al periodo dell’anno di riferimento. In primavera ed estate, i classici pe- riodi di raccolta, gli ortolani più attivi riescono a ricavare delle produzioni in grado di superare la soddisfazione dei bisogni del ristretto nucleo familiare: i prodotti vengono difatti donati a vicini, conoscenti e parenti. Grazie all’orto si attivano, dun- que, delle pratiche di dono e reciprocità che alimentano i legami e il capitale so- ciale locale, favorendo lo sviluppo delle dinamiche proprie dell’economia solidale7. Un altro beneficio per gli ortolani è la possibilità di espandere i confini delle propria abitazione, grazie alla disponibilità di un orto/giardino, un bene di estremo valore e interesse in un contesto urbano in cui la tipologia abitativa prevalente è quella dell’appartamento.

Benefici psichici e fisici

Sono sempre più numerosi gli studi che evidenziano gli effetti positivi sulla salute correlati all’attività motoria e al contatto con la natura (Pretty, 2004; Pretty et al., 2004, 2005, 2007; Mind reports, 2007), una relazione che è in grado di inci- dere sul livello di stress e di migliorare il benessere generale, giacché fare l’orto contribuisce a risvegliare interessi, senso di responsabilità, stabilità emotiva, con- sapevolezza di sé e del tempo, ha effetti antidepressivi e calmanti, migliora l’u- more e le facoltà mentali (Kaplan e Kaplan, 1989; Hartig e Cooper-Marcus, 2006). Secondo uno studio svedese dell’Università di Uppsala durato 35 anni, fare l’orto allunga la vita di un anno almeno (Byberg et al., 2009).

Nel contesto urbano di Pontecagnano, in cui si lamenta la mancanza di spazi verdi e aree pubbliche sicure e accessibili, il Parco eco-archeologico consente lo svolgimento di attività motorie e un contatto con la natura utili alla prevenzione, al mantenimento e alla cura della salute, i cui vantaggi psichici e fisici sono chiara- mente riconosciuti dagli ortolani:

Un nostro amico medico ha fatto delle ricerche in proposito, facendo un check up completo agli ortolani per vedere come procede il loro stato nei periodi di riposo e in 7 «Nelle società tradizionali, il mantenimento del legame sociale era considerato prioritario rispet-

to alla produzione di ricchezze. L’economia era immersa (embedded) nei rapporti sociali, secondo l’espressione di Polanyi, vale a dire che la perennità delle strutture sociali e i rapporti tra persone erano preminenti» (Jean-Louis Laville).

quelli estivi, riscontrando delle effettive differenze nelle due situazioni. Il ragioniere dice pure che grazie all’orto ha recuperato un grado della vista (Intervista n. 16).

L’esperienza di Pontecagnano offre, inoltre, delle opportunità di green the- rapy per le persone affette da particolari situazioni di disagio psico-fisico, grazie all’esercizio di attività di orto-terapia inserite in specifici percorsi riabilitativo-te- rapeutici. In seguito ad una convenzione con il dipartimento d’igiene mentale del- la ASL, negli anni, diverse persone affette da disagio psichico hanno goduto dei benèfici effetti delle terapie verdi. La convenzione stipulata con l’AMAREC, un’as- sociazione non lucrativa di utilità sociale costituita da malati reumatici, medici e sostenitori, consente inoltre ai malati reumatici la possibilità di godere degli effetti benèfici per i reumatismi dell’attività all’aria aperta, la cui validità è stata dimostra- ta scientificamente cosi come gli effetti significativi dell’orto-terapia sulla riduzione della pressione sanguigna (Pretty, 2004; Pretty et al., 2005, 2007; Hine, 2008).

Beni di club

Quest’azione collettiva genera inoltre una serie di effetti positivi che posso- no essere classificati più propriamente come beni di club8. Tra questi sono com- presi sia dei vantaggi che sono escludibili (in quanto riservati agli ortolani), ma sono parzialmente non concorrenti, sia dei vantaggi che possiedono caratteristi- che di esclusione e di divisibilità come i beni privati puri, ma che, tuttavia, genera- no delle economie esterne positive e sono individuati dalla letteratura come beni quasi pubblici. Tra i principali beni di club generati dalla coltivazione degli orti si rilevano: la crescita delle conoscenze e competenze in campo agricolo, ambien- tale, organizzativo e relazionale, il miglioramento della qualità della vita sociale e la crescita del capitale sociale, l’appartenenza a una comunità (symbolic public goods) e la crescita del senso civico e processi di empowerment.

8 Un club good è un bene pubblico impuro i cui vantaggi sono escludibili, ma parzialmente non con- correnti. Il club è un gruppo volontario che deriva da un reciproco vantaggio, quello della divisione di uno o più dei seguenti elementi: costi di produzione, caratteristiche dei soci o beni caratterizzati da vantaggi escludibili.

Crescita delle conoscenze e competenze in campo agricolo, ambientale, organizzativo e relazionale

Sebbene Pontecagnano abbia un recente passato di comune rurale, la mag- gior parte degli ortolani non aveva delle conoscenze pregresse in agricoltura. L’as- segnazione dell’orto ha dunque attivato dei percorsi di acquisizione di conoscenze e competenze sulle tecniche e sulle produzioni agricole, maturate sia attraverso dei momenti di formazione specifica sull’agricoltura biologica organizzati da Le- gambiente, sia mediante l’esperienza acquisita sul campo attraverso la pratica, lo scambio di informazioni e il confronto con gli altri ortolani:

Quando mai avevamo visto la terra prima, ora siam diventati dei professionisti! (In- tervista n. 22).

La coltivazione degli orti ha consentito anche la riduzione della cosiddetta ecological illiteracy tipica degli ambienti urbani, rappresentando infatti una pre- ziosa occasione per riconnettersi coi cicli della natura, di riscoperta dei tempi bio- logici, di riflessione sulle pratiche alimentari e sulla produzione di cibo. Nel caso di Pontecagnano quest’effetto è stato amplificato dall’adozione obbligatoria delle pratiche ecocompatibili e proprie dell’agricoltura biologica, supportate da speci- fiche attività di formazione rivolte agli ortolani, oltre che dalla presenza del CEA e dalle attività di comunicazione e informazione ambientale realizzate dal Centro.

La frequentazione degli orti, l’adesione all’associazione e la vita associativa comportano una serie di apprendimenti relazionali e organizzativi, connessi allo stare assieme, alla condivisione di spazi comuni, alla stessa gestione dell’azione collettiva. Attraverso gli orti, inoltre, si apprende anche il gusto di condividere, della gratuità e del dono.

Miglioramento della qualità della vita sociale e crescita del capitale sociale Gli orti rappresentano uno spazio conviviale e d’inclusione sociale, in grado di attivare una fitta rete di relazioni. Gli ortolani, sebbene abbiano alle spalle vissu- ti, estrazioni e interessi diversi, si ritrovano nella comune passione dell’orto, che diviene un catalizzatore di relazioni e uno spazio di incontro e scambio in grado di abbattere le barriere sociali. Soprattutto per gli anziani e altre categorie a rischio di emarginazione sociale, la frequentazione dell’orto permette di alleviare la soli- tudine, riannodando dei legami con la società e riprendendo la fiducia in sé stessi, con il risultato di costruire una rete di protezione sociale. L’orto in definitiva costi-

tuisce uno straordinario strumento di rivitalizzazione dei legami comunitari, che consente di contrastare in modo attivo i fenomeni di solitudine ed emarginazione. Appartenenza a una comunità (symbolic public goods)

Gli orti definiscono uno spazio fisico e simbolico di appartenenza, in cui la condivisione di un territorio definito, di progetti collettivi, di una memoria comu- nitaria diventano dei fattori strutturanti dell’identità collettiva. L’identità degli or- tolani di Pontecagnano negli anni si è rafforzata anche grazie a numerose legitti- mazioni esterne, che hanno riconosciuto il valore positivo dell’esperienza (visite, gemellaggi, premi, etc.). Il progetto ha avuto una forte risonanza mediatica sia sulla stampa che in televisione grazie a trasmissioni locali (come “Buongiorno re- gione” in onda su RAI3), ma anche nazionali (“Ambiente Italia”, telegiornali nazio- nali). Quest’esperienza è stata raccontata anche in un film documentario, “I giorni della merla” di Andrea D’ambrosio e Carla Del Mese, presentato a diversi festival nazionali e internazionali9. La rete di contatti di Legambiente ha giocato un ruolo strategico nel dare risonanza all’esperienza al di là dei confini locali. Quest’identità che, come si approfondirà nel seguito, ha giocato un ruolo importante anche nella pratica dell’azione collettiva e nei processi di conoscenza, è una fonte di orgoglio per gli assegnatari e può essere definita come un bene in sé, che dalla letteratura inizia a essere riconosciuto come symbolic public goods (Rao, 2005). Un bene che risponde alla voglia di comunità progressivamente più forte, man mano che cresce la solitudine e l’insicurezza del cittadino globale (Bauman, 2001) .

Crescita del senso civico e processi di empowerment

La coltivazione dell’orto, come strumento di gestione partecipata del terri- torio, ha contribuito ad accrescere il senso di appartenenza, coinvolgimento e re- sponsabilità degli ortolani rispetto alla cura dei beni comuni e alla partecipazione alla vita politica del territorio.

Sebbene con un’intensità differente a seconda dei soggetti, gli orti hanno messo in moto un percorso che ha, tra gli altri effetti, una redistribuzione, colletti- va e individuale, del potere di definizione e riappropriazione della dimensione spa- zio-territoriale, laddove gli attori coinvolti spesso vivono il proprio territorio come

9 Il documentario “I giorni della merla”, prodotto nel 2010 dall’Associazione Leonia, la Provincia di Sa- lerno e Legambiente Campania, ha girato numerosi festival, da Cinemambiente di Torino al festival del cinema italiano di San Diego.

estraneo e/o come costrittivo, al di fuori della propria facoltà di effettivo controllo e della propria capacità di denominazione. Un tratto tipico dei fenomeni di urban sprawl, che interessano anche Pontecagnano, è difatti la riduzione del cittadino a turista. In un sistema di relazioni in cui il consumo diventa la sola modalità di fruizione dei territori, l’abitante appartiene sempre meno al suo “luogo”, con una perdita progressiva di ogni possibilità di azione. La partecipazione a quest’espe- rienza, pertanto, ha comportato per molti anche un cambiamento della percezione di sé stessi (soprattutto quando pensionati) e della realtà che li circonda, nonché della possibilità di incidere su di essa.

Beni pubblici puri

Gli orti di Pontecagnano generano, inoltre, una serie di beni pubblici puri, tra cui il miglioramento della qualità del paesaggio, la limitazione del consumo e la salvaguardia del suolo, la riqualificazione e gestione di uno spazio pubblico degradato, la salvaguardia della biodiversità in ambito urbano, la riduzione dell’in- quinamento e il miglioramento del microclima urbano e non da ultimo l’educazio- ne ambientale e la preservazione delle conoscenze.

Miglioramento della qualità del paesaggio

Il passaggio dalla discarica a cielo aperto alla coltivazione degli orti di città ha segnato una svolta decisiva alla fisionomia del parco archeologico, definendo un paesaggio dai connotati “rururbani” in cui le relazioni di degrado, che segnava- no il precedente rapporto uomo-ambiente, si sono convertite in relazioni di cura.

Gli orti, integrando nella città degli elementi del paesaggio rurale, giocano una funzione estetica che include inevitabilmente delle accezioni, e dunque delle funzioni, etiche, produttive, sociali e culturali. In opposizione ad una urbanistica funzionalista che propone la separazione dello spazio urbano in zone dedicate ad una funzione particolare (spazi di lavoro, di divertimento, di socializzazione, di riposo, etc.), gli orti affermano una logica della multifunzionalità dello spazio (Do- nadieu, 1998), che riflette la tipica multifunzionalità dell’agricoltura. Gli ortolani diventano dunque dei soggetti generatori di valore per il paesaggio urbano, pla- smandolo in modo da rispondere alla moderna «domanda sociale di paesaggio» (Luginbühl, 2001) che si caratterizza per la ricerca di una maggiore qualità degli spazi di vita, di un nuovo rapporto tra la comunità ed il proprio territorio, di occa- sioni di socialità e di una maggiore attenzione ai valori ecologici e ambientali.

Il paesaggio del Parco eco-archeologico si pone, dunque, nel solco di quelle esperienze che ambiscono ad una rilettura del binomio città campagna, rappre- sentando uno spazio vissuto in cui investire che trasforma i rapporti di contem- plazione del paesaggio in rapporti esperienziali. Ogni giardiniere, operando delle scelte colturali e gestionali nella sua parcella, crea dei micro paesaggi, intimi e fortemente differenziati che, però, grazie alla cornice comune definita da Legam- biente, si combinano, dando forma ad un paesaggio unitario e inedito, in cui la ge- stione concertata e il rispetto di regole condivise evitano i classici fenomeni delle “bidonvilles verdi”.

Limitazione del consumo e salvaguardia del suolo

La presenza del Parco eco-archeologico ha un importante effetto nell’ar- ginare i fenomeni di urbanizzazione che, come già rilevato, interessano in modo esponenziale l’area di Pontecagnano, con un impatto irreversibile su una risorsa scarsa e insostituibile. Se è vero che l’area del parco è sottoposta ai vincoli della Sovrintendenza archeologica, tuttavia la presenza di iniziative che rivitalizzano l’a- rea focalizza su di essa l’attenzione e la cura della comunità, crea un centro d’inte- ressi che rappresenta un presidio importante contro l’abusivismo edilizio e contro il mancato rispetto della normativa. La riqualificazione del sito, in precedenza ri- cettacolo di rifiuti di ogni genere, inoltre, impedisce che lo smaltimento improprio degli stessi diventi causa di fenomeni di inquinamento del suolo.

Riqualificazione e gestione di uno spazio pubblico degradato

Gli orti di Pontecagnano hanno consentito la riqualificazione e la gestione di uno spazio pubblico che le istituzioni facevano fatica a mantenere nonostante il suo riconosciuto valore ambientale, storico e archeologico.

Il presidio del territorio evita non solo i fenomeni di degrado ambientale, ma anche sociale, giacché, come afferma la nota teoria della “finestra rotta”, la man- cata cura e manutenzione dello spazio fisico induce un senso di abbandono e di insicurezza da parte della comunità locale e delle autorità che rafforza le situazioni di degrado determinando un progressivo deterioramento, che lascia campo libero alla colonizzazione del luogo da parte dei cosiddetti street criminals (spacciatori, prostitute, etc.).

Quest’esperienza, peraltro, ha permesso un risparmio nelle finanze pub- bliche, inscrivendosi in una logica di “efficienza economica globale” degli investi-

menti pubblici10. L’obiettivo della riqualificazione dello spazio pubblico è ben chiaro e fortemente perseguito dagli organizzatori, secondo cui tali potenzialità andreb- bero meglio sfruttate soprattutto grazie a migliori sinergie con le istituzioni.

Salvaguardia della biodiversità in ambito urbano

Gli orti urbani hanno come effetto quello di preservare la biodiversità ani- male e vegetale (insetti, uccelli, colture, etc.) in un contesto in cui è gravemente minacciata. Una caratteristica importante degli orti di Pontecagnano è la presenza in situ del CEA, che con la sua attività d’indagine, informazione e divulgazione con- sente delle pratiche di salvaguardia associate alla conoscenza della biodiversità locale e alle funzioni ecologiche connesse. Questa consapevolezza si rivela fonda- mentale per assicurare una gestione ecologicamente corretta del sito e migliorar- ne la capacità di preservazione e valorizzazione della biodiversità.

Educazione ambientale

Contrariamente al senso comune, l’agricoltura urbana non è una pratica sostenibile in sé stessa, ma il suo impatto dipende dalla modalità con cui è svolta: la caratteristica di Pontecagnano è quella di promuovere delle pratiche altamen- te compatibili dal punto di vista ecologico e ambientale. Gli orti del Parco eco- archeologico si propongono come dei veri e propri laboratori per sperimentare e trasferire ai cittadini pratiche rispettose dell’ambiente e per la salvaguardia della biodiversità, nonché come strumenti di riflessione, individuale e collettiva, sugli effetti dei comportamenti collegati alla produzione di cibo, alla gestione dei rifiuti e al compostaggio.

Questa vocazione pedagogica è fortemente presente negli orti nati e gestiti per opera di un’associazione la cui mission è la diffusione di un ambientalismo scientifico che si propone di «fondare ogni progetto in difesa dell’ambiente su una solida base di dati scientifici, uno strumento con cui è possibile indicare percorsi alternativi concreti e realizzabili»11.

10 Uno studio pubblicato in Francia rende un’idea dell’impatto economico nella gestione dello spazio pubblico, da esso si evince che: le spese di gestione degli spazi verdi convenzionali variano da 15 a 70 euro/m2, la creazione di particelle individuali raggruppate in giardini familiari costa tra i 10 e i

28 euro/m2, mentre la nuova generazioni di giardini comunitari di prossimità o inseriti in una trama

verde urbana costa tra i 7 e i 22 euro/m2 (Le jardin dans tous ses états, www.jardinons.com).

La presenza di una parcella pedagogica frequentata dalle scuole amplifica, inoltre, il potenziale educativo dell’esperienza.

Riduzione dell’inquinamento e miglioramento del microclima urbano Le aree verdi in contesti urbani hanno un ruolo fondamentale dal punto di vista bioclimatico12, possono alimentare e modellare la dinamica del microclima inteso come insieme dei flussi della radiazione solare e dei venti, influenzando le variazioni della temperatura e dell’umidità dell’aria. Oltre ai vantaggi psicologici di tipo percettivo e fruitivo, il Parco eco-archeologico, come area verde, apporta numerosi benefici all’ambiente circostante, come:

• produzione di ossigeno; • eliminazione di CO2; • riduzione della radiazione solare incidente; • moderazione dei venti; • mitigazione dell’isola di calore urbana; • diminuzione dell’albedo; • fissaggio delle polveri nocive; • abbattimento dei rumori.

Preservazione delle conoscenze, delle produzioni locali e occasione di scambio intergenerazionale

La coltivazione degli orti ha consentito il recupero delle produzioni locali e tipiche a rischio di estinzione e una loro rigenerazione mediante la trasmissione alle nuove generazioni. Questi processi di custodia e comunicazione si realizzano sia attraverso l’attività quotidiana degli ortolani, sia mediante eventi e progetti par- ticolari messi in campo dall’associazione. Un’esperienza interessante, a tal propo- sito, è stato il programma NONNET, orti urbani digitali, realizzato tra fine 2011 ed inizio 2012, promosso da Legambiente Campania e dalla Fondazione Media Digita- le, grazie a cui gli ortolani hanno insegnato agli studenti come si coltiva un orto e le tecniche di coltivazione biologica e i bambini hanno ricambiato, diventando tutor per l’alfabetizzazione digitale di circa 20 pensionati. Le “lezioni” si sono svolte sia all’interno degli orti, direttamente sul campo, sia nei laboratori di informatica del-

12 Una recente ricerca condotta dall’Istituto di biometeorologia (IBIMET) del CNR di Firenze ha eviden- ziato che la presenza di aree verdi all’’interno di piccole strutture architettoniche, come i cortili, può creare delle ‘isole felici” dal punto di vista termico, a tutto vantaggio delle abitazioni circostanti e di chi ci vive (http://www.ibimet.cnr.it/).

le scuole, trasformando le competenze messe in pratica nell’orto in conoscenza digitale.

Offerta di uno spazio ricreativo e d’incontro sociale

Il Parco eco-archeologico, nel suo complesso, offre non solo agli ortolani, ma a tutti i cittadini la possibilità di frequentare un ambiente naturale e un luogo conviviale, in cui si sperimentano e costruiscono diverse modalità di socialità e so- cietà, attivando processi di inclusione e integrazione, soprattutto per i soggetti in difficoltà, che migliorano la coesione e il capitale sociale locale. L’impatto degli orti in tal senso è sicuramente più evidente e importante per i soci, ma rappresenta un’opportunità interessante anche per tutti gli altri cittadini.

Figura 3.5 – Gli orti del Parco eco-archeologico come centro benessere