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CAPITOLO 2. La facies Milazzese-Thapsos nel quadro delle problematiche del Bronzo Medio in Sicilia

2.4 Polo agrigentino

Per quanto riguarda le importazioni egee, il polo agrigentino mostra una precocità non riscontrata nella Sicilia orientale, dove tali ceramiche sono attestate esclusivamente in contesti del Bronzo Medio. Al Bronzo Antico si datano siti di grande interesse nell’ottica delle interazioni transmarine a lunga distanza, come il santuario di Monte Grande e, più ad ovest (in un comprensorio che solo per comodità si cita in relazione a quello agrigentino) l’insediamento di Mursia a Pantelleria. In entrambi i siti sono state rinvenute ceramiche egee e levantine riconducibili alle prime fasi del Tardo Bronzo egeo. Le importazioni trovano riscontri puntuali nelle classi ceramiche documentate a Vivara, evidenza che testimonia l’ampiezza delle interconnessioni tra l’oriente mediterraneo e l’area centro/basso tirrenica e della Sicilia meridionale216. Se considerata nell’ottica di presenze così antiche, stupisce l’assenza di ceramiche di importazione anteriori al TE IIIA1 nella Sicilia orientale. A fronte dell’importanza dell’approvvigionamento dello zolfo come stimolo per l’interesse egeo per la parte centro-meridionale dell’Isola217, risultano finora assenti siti nella Sicilia orientale che possano configurarsi come scali o punti di appoggio intermedi in tali rotte verso il quadrante meridionale della Sicilia.

Nella Media età del Bronzo le importazioni egee dell’agrigentino sono contemporanee a quelle del comprensorio siracusano: la serie inizia con il vaso triansato dalla Marina di Agrigento recuperato da Orsi218 e prosegue con i materiali rinvenuti (come si vedrà in dettaglio più avanti) a Serra del Palco di Milena, Madre Chiesa di Licata, Scirinda di Ribera e Cannatello. In ognuno di questi centri sono inoltre state indagate strutture abitative di notevole interesse.

Sulla Serra del Palco di Milena sono state rinvenute due strutture rettilinee sovrapposte: tra di esse la più recente è stata confrontata con le strutture dell’anàktoron di Pantalica219, per il quale come visto sono stati delineati chiari schemi progettuali e metrici di derivazione micenea. Ambedue le strutture di Milena sono state !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

213 ALBERTI 2006.

214 ALBERTI 2006,p. 410.

215 ALBERTI 2006,pp. 395-422. Sui vasi in lamina di bronzo in contesti siciliani dell’età del Bronzo, v. anche TANASI 2009.

216 CASTELLANA 1997a; 1998; 2000, pp. 8-65; GRAZIADIO 2000; TUSA-MARAZZI 2005.Per le indaginia Pantelleria v. TOZZI

1968,1978;ARDESIA et alii 2006.

217 CASTELLANA 1999;CASTELLANA 2000,pp. 166-167.

218 TAYLOUR 1958, p. 64 n. 25 con rif. prec.

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messe in rapporto cronologico con le tombe tholoidi di Monte Campanella220: significativa diviene quindi la compresenza di elementi egei contemporaneamente nell’architettura civile e funeraria. Le strutture della Serra del Palco risultano in parte sovrapposte allo scarico il cui strato IX ha restituito un frammento del TE IIIA, che fornisce così un terminus post quem per le strutture e che risulta tra i materiali di importazione più antichi nel comprensorio agrigentino221. Il frammento si aggiunge alle ceramiche micenee provenienti dalle tholoi A e B di Monte Campanella: la prima ha restituito ceramica del TE IIIC222, la seconda frammenti di un’anfora del TE IIIB finale-IIIC1223. L’anteriorità del frammento dall’insediamento rispetto a quelli delle tombe deporrebbe a favore della presenza di diverse fasi di vita del centro nel Medio Bronzo224.

A Madre Chiesa di Licata, l’insediamento della facies di Thapsos si sovrapponeva alle tracce di uno precedente risalente a età castellucciana. Le indagini hanno messo in luce quattro capanne (1, 4, 5, 8) a pianta circolare, il cui perimetro era stato parzialmente distrutto da interventi agricoli in età moderna, nelle quali tuttavia gli arredi si erano conservati in buone condizioni grazie alla distruzione per incendio delle strutture225. Lo scavatore, G. Castellana, ha messo in rilievo il carattere peculiare della capanna 1, di dimensioni più grandi, dotata banchina anulare interna, e di un arredo ceramico in cui spiccava la presenza di due bacini su piede di notevoli dimensioni, e di numerose forme ceramiche aperte, funzionali alla mensa (v. anche il successivo § 11.5.2). Dai livelli thapsiani dello stesso villaggio provengono frammenti di una giaretta piriforme del TE IIIA1-A2 e di una brocca del TE IIIA2226.

Una stratigrafia che va dal Bronzo Medio all’età del Ferro, confrontata (per le fasi più antiche) con quella dell’abitato di Thapsos, è stata indagata a Scirinda di Ribera227. La fase I è rappresentata da lacerti di muri curvilinei pertinenti a capanne di un momento antico della facies di Thapsos; la fase II, comprendente le capanne circolari 7, 8 e 9, sarebbe confrontabile (per la tipologia e cronologia dell’impianto insediativo) alla fase I di Madre Chiesa e Thapsos (periodizzazione Voza); alla fase III appartengono delle strutture rettangolari formanti un complesso unitario. Tra i materiali pertinenti a quest’ultima fase, che è accostata alla fase II (Voza) dell’abitato di Thapsos, si segnala una teiera globulare a falso collo decorata ad incisioni di tipo egeo ma di fabbrica locale228.

Un importante emporio, paragonabile a quello di Thapsos, doveva essere l’abitato fortificato di Cannatello (Tav. 7, 5-6). Indagato già agli inizi del XX secolo da Mosso, con più recenti indagini il centro ha rivelato tre distinte fasi di vita, caratterizzate da strutture sia a pianta circolare che rettangolare229. I dati stratigrafici di questo sito hanno recentemente offerto la possibilità di delineare una sequenza crono-tipologica per le ceramiche del Bronzo Medio, Recente, e Finale della Sicilia centro-occidentale230. L’abitato ha restituito ceramiche di importazione egea e cipriota. Le prime, che in base ai motivi decorativi sembrano avere una connotazione cipriota231, coprono l’arco temporale che va dal TE IIIA al TE IIIB. Importazioni più chiaramente riconducibili a Cipro sono rappresentate dalle classi Base Ring I e White Slip II. Allo stesso terminale riconducono le anse di anfore con segni di scrittura cipro-minoica e un pithos frammentario di un tipo noto nel repertorio ceramico di !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

220 LA ROSA 1991, p. 11; LA ROSA 1993-1994, p. 31.

221 LA ROSA-D’AGATA 1988, pp. 8-9, 19, 23.

222 DE MIRO 1997.

223 LA ROSA 1979, p. 84 e fig. 7, p. 86.

224 LA ROSA-D’AGATA 1988, p. 8.

225 CASTELLANA 1993-1994; CASTELLANA 2000, pp. 66-133.

226 CASTELLANA 1993-1994, p. 745; CASTELLANA 2000,p. 120.

227 CASTELLANA 1992; 1993-1994; CASTELLANA 2000, pp. 142-157.

228 CASTELLANA 1992, p. 192; CASTELLANA 2000,pp. 154, 155 fig. 10.

229 DE MIRO 1996, 1998; DEORSOLA 1996.

230 V. il contributo di A. Vanzetti in ALBANESE PROCELLI et alii 2004, pp. 320-326.

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Cipro232 (Tav. 7, 7). Bisogna ricordare che le stesse classi ceramiche documentate a Cannatello (Base Ring, White

Slip), e nella stessa Thapsos (White Shaved, Base Ring), sono attestate a Marsa Matruh, tra l’odierna Libia ed

Egitto, insieme a ceramiche micenee del TE IIIA e IIIB233. Il ritrovamento di un pithos cipriota nel nuraghe Antigori di Sarroch234 e di un alabastron miceneo del tardo TE IIIA2 nel nuraghe Arrubiu di Orroli235, per tacere della ceramica del TE IIIB rinvenuta in Spagna, sarebbero da riconnettersi al ruolo di testa di ponte svolto dal polo agrigentino verso i distretti del più lontano occidente236. Il ruolo di scalo marittimo svolto da quest’area deve essere cresciuto nel corso del XIII secolo a.C. in alternativa alle rotte tirreniche237.

La componente levanto-elladica evidenziata dai ritrovamenti di Cannatello si aggiunge alle testimonianze fornite dai due bacili bronzei rinvenuti in una tomba su Monte S. Vincenzo presso Caldare insieme a ceramiche di tipo Thapsos e due spade di bronzo238 (Tav. 7, 8). A questi manufatti, il cui luogo di produzione (Cipriota o Egeo) è dibattuto239, si aggiungono (oltre quello frammentario rinvenuto da Orsi nella necropoli di Thapsos240, rimasto finora isolato nell’ambito della Sicilia orientale) quello dalla tholos B di Monte Campanella (insieme ai frammenti di un secondo esemplare)241, e quello che probabilmente proveniva dalla tholos A dello stesso Monte Campanella242. Di recente acquisizione è un’altra coppia di bacili in bronzo (sempre della doppia tipologia attestata fin dai ritrovamenti di Caldare) provenienti da una tomba anfratto in contrada Caprerìa di S. Angelo Muxaro, rinvenuti in associazione con due spade in bronzo, ceramica locale ed una tazza di probabile origine cipriota243. Sia a Caldare, sia su Monte Campanella, sia in contrada Caprerìa, i bacili si ritrovano costantemente associati a spade, appartenenti alla variante centro-meridionale del tipo Thapsos, per le quali è stata proposta un’ascendenza cipriota (pur nell’ambito di un’autonomia tipologica locale)244. Si è pensato che essi rappresentino un set canonico del corredo di individui maschili di rango245. Questa evidenza si lega a sua volta al problema della definizione delle risorse su cui si basavano le élites rappresentate da tali individui: viene da pensare alle risorse minerarie connesse all’estrazione e lavorazione della zolfo che sono testimoniate in quest’area fin dall’Antica età del Bronzo246. A elementi elitari farebbe pensare anche la tipologia delle sepolture in cui questi individui si facevano inumare. Non sarebbe un caso, infatti, che le tombe A e B di Monte Campanella247 (e probabilmente anche quella di Monte S. Vincenzo presso Caldare) siano sepolture a tholos, della cui tipologia e del cui debito nei confronti del modello egeo delle tholoi si è già detto a proposito del polo siracusano.

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232 Sulle anfore, v. DAY 2005;sul pithos, v.DE MIRO 1996, p. 999; DE MIRO 1999, p. 77, tav. VIII 2; KARAGEORGHIS 1993, p. 584.

233 WHITE 1986, 75-79; WHITE 1989; HULIN 1989, pp. 119-121.

234 V. DE MIRO 1999, p. 79 nota 15 con rif. prec. V. inoltre VAGNETTI-LO SCHIAVO 1989, pp. 220-221 e fig. 28.1 a,b; VAGNETTI 1999a, p. 189-190.

235 LO SCHIAVO-VAGNETTI 1993, pp. 134-143.

236 MARAZZI 1997a, p. 371. Per il collegamento tra Sicilia centro-occidentale e Sardegna, sulla base delle importazioni egee, v. VIANELLO 2005,pp. 54-55.

237 DE MIRO 1999, p. 79.

238 VAGNETTI 1968, p. 130 nota 16 con rif. prec.

239 VAGNETTI 1968, pp. 132-132; LA ROSA 2000, pp. 134-135.

240 ORSI 1895, col. 131 fig. 45.

241 LA ROSA 1979, pp. 82, 86.

242 DE MIRO 1997, p. 74, nota 9.

243 FIORENTINI 1996, p. 82; pp. 84-85 figg. 2,3,4; p. 86 figg. 6,7,8; CASTELLANA 2000,pp. 212-237. Sulla tazza cipriota, v. i rilievi mossi in VAGNETTI 2001,p. 82, nota 7.

244 D’AGATA 1986, p. 105.

245 LA ROSA 2000.

246 V. nota 217.

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CAPITOLO 3. L’interpretazione sociale dei dati nella storia degli studi. Rassegna della