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CAPITOLO 8. Panarea: descrizione dei contesti e dei rinvenimenti

8.26 Area tra 04 e 20

Tav. 66

Nn. Cat. 1474-1481

Di questo spazio non si forniscono in letteratura informazioni circa dati di scavo e stratigrafia718. Il complesso dei reperti rinvenuti ammonta a 6 unità, quasi tutte pertinenti a materiali locali, mentre 1 solo reperto è di tipologia appenninica. La ceramica locale annovera forme funzionali al presentare/mangiare (coppa su piede), versare (brocca), al presentare e forse mangiare (fruttiera), alla conservazione a breve termine (olla, forse a bocca stretta), al cuocere (teglia), tutte rappresentate da almeno 1 unità. La ceramica di tipo appenninico è documentata con 1 forma funzionale all’attingere/bere/mangiare (ciotola/tazza ornata).

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8.27 Capanna A

Tav. 4, 3B; Tav. 74, tab. 1-2 Nn. Cat. 1423-1440

Di questa struttura (dimensione piccola; area ricostruita: 6,63 mq), come dell’adiacente capanna B, l’erosione dei margini del pianoro ha distrutto meno della metà del muro perimetrale sud-orientale719. La parte superstite si conserva per una notevole altezza (1,44 m) poiché, come le altre capanne presenti nello stesso settore della penisola, questa era realizzata su un gradino ottenuto intagliando il banco roccioso tufaceo. Il perimetro era costruito mediante piccole placche litiche che, insieme a qualche blocco di maggiori dimensioni, formavano un muro con prospetto regolare e pareti aggettanti verso l’interno. Ciò lascerebbe ipotizzare che la copertura della capanna fosse stata realizzata a finta volta, cosa che sarebbe, inoltre, compatibile con l’esiguo spessore del muro perimetrale (0,40-0,50 m).

Quanto allo scavo ed alla stratigrafia, all'interno della struttura lo strato di crollo si presentava con due livelli sovrapposti: fino alla profondità di 0,80 m dal culmine conservato dei muri, era un primo strato con pietrame e pochi frammenti d'impasto; al di sotto era un livello più scuro, con maggiore quantità di ceramica, e con materiale litico, estendentesi da 0,80 ad 1,40 m. Il crollo insisteva sul piano pavimentale, ricoperto da un tenue strato di tufo giallastro. Su di esso furono individuati scarsi resti ceramici e altri elementi dell’arredo. Una macina e due grossi ciottoli furono rinvenuti nei pressi del muro perimetrale nord720, mentre in posizione opposta era collocata una cista litica, realizzata mediante lastre poste a coltello, nei pressi della quale una buca colma di terra nerastra. Al di sotto di questo primo piano pavimentale, tra esso e il banco roccioso, si individuò un livello dello spessore di circa 0,10 m, di terra nerastra, interpretato come piano pavimentale più antico. In esso si rinvenne un frammento di vaso di tipo egeo.

Il complesso dei materiali da questa capanna ammonta a 13 unità, di cui la maggior parte di tipo locale (76.9%, pari a 10 unità), mentre la ceramica di tipo appenninico è rappresentata da 2 unità, e quella di tipo egeo da 1 unità. I materiali locali si dividono tra oggetti fittili (46.2%, 6 unità) e litici (30.8%, 4 unità).

Gli oggetti fittili locali di tipo vascolare comprendono forme funzionali al presentare/mangiare (2 coppe su piede), al conservare e/o altro (1 olla), al cuocere (1 teglia). Gli oggetti fittili di tipo non vascolare annoverano manufatti funzionali alla cottura (2 alari). Le classi ceramiche locali rappresentate sono per il 33.3% (2 unità) la A e la D, per il 16.7% (1 unità) la B e la C.

La litica comprende utensili funzionali alla lavorazione dei beni di sussistenza (1 macina), 1 manufatto fisso funzionale alla creazione di un ripostiglio (cista), e 2 reperti forse identificabili come utensili (grossi ciottoli).

La ceramica di tipo appenninico è rappresentata da forme funzionali all’attingere/bere/mangiare (2 ciotole/tazze possibilmente inornate).

La ceramica di tipo egeo annovera 1 forma funzionale alla conservazione (1 pithos)721. Dal piano pavimentale più antico della capanna proviene 1 forma funzionale al bere (tazza).

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719 BERNABÒ BREA 1968, pp. 126-128.

720 A dispetto di quanto indicato nel testo della pubblicazione (BERNABÒ BREA 1968, p. 126), la documentazione grafica disponibile indicherebbe che la macina era verosimilmente collocata a nord (BERNABÒ BREA 1968, p. 124, fig. 27).

721 A fronte dell’assenza in letteratura di riferimenti alla classificazione Furumark, per la nomenclatura della forma vascolare riporto la definizione fornita in BERNABÒ BREA 1968, p. 128. Essa risulta peraltro documentata nel repertorio vascolare egeo con la forma Furumark 6-FS 13 (pithos), di cui esistono esemplari datati al TE IIIA (Furumark 1992, pl. 8, e fig. 13).

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8.28 Capanna B

Tav. 4, 3B; Tav. 74, tab. 3-4 Nn. Cat. 1522-1542

Questa struttura (dimensione piccola; area ricostruita: 8,11 mq), sita a nord-est della precedente, era realizzata a differenza di quella con piccoli blocchi722. Lo strato di crollo, con pietrame e terriccio nerastro pulverulento, conteneva numerosa ceramica, tra cui un frammento di tipo egeo e materiali appenninici. Al di sotto del crollo, il piano pavimentale, ricoperto di ghiaia marina, restituì solo frammenti sporadici.

Per quanto riguarda l'arredo interno, la capanna presentava due banchine: una aderente alla parete interna nord-occidentale; una seconda conservata solo parzialmente, era localizzata a sud-ovest. Al centro della struttura era presente un manufatto formato da piccole lastre litiche poste a coltello e formanti un cerchio (diametro di circa 0,60 m), che delimitavano una superficie al cui interno erano disposte altre lastre poste orizzontalmente. Il manufatto non sembra identificabile come focolare, data la rilevata assenza di tracce di combustione.

Il complesso dei reperti da questa struttura ammonta a 17 unità, di cui il 70.6% (12 unità) è costituito da materiali locali, mentre la ceramica di tipo appenninico è rappresentata da 4 unità, e quella di tipo egeo da 1 unità.

Gli oggetti fittili locali di tipo vascolare comprendono forme funzionali al versare (3 brocche), mentre funzioni quali il presentare/mangiare, il sostenere, la conservazione a breve e lungo termine, al cottura, il mangiare, il preparare/conservare, sono attestate tutte da almeno 1 unità. Gli oggetti fittili di tipo non vascolare annoverano manufatti legati alla cottura (1 corno). Le classi ceramiche locali rappresentate sono per il 41.7% (5 unità) la B, 41,7% (5 unità) la A, mentre la C e la D costituiscono entrambe l’8.3% (1 unità ciascuna).

La ceramica di tipo appenninico comprende forme funzionali all’attingere/bere/mangiare (2 ciotole/tazze, di cui una sicuramente ornata) e al bere/mangiare (1 ciotola possibilmente inornata).

La ceramica di tipo egeo annovera il frammento di una forma indeterminabile.

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