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CAPITOLO 10. Analisi delle evidenze

10.3.5 Motivi decorativi sulle brocche

I pochissimi dati disponibili (3 occorrenze sul totale di undici strutture) non consente di ricostruire il quadro della distribuzione dei motivi decorativi sulle brocche.

10.3.6 Considerazioni d’insieme

Quanto rilevato fin qui ha sottolineato come la documentazione dell’insediamento di Filicudi presenti aspetti problematici, dovuti verosimilmente ai processi che hanno interessato la maggior parte delle strutture in età successiva a quella del Milazzese (secondo l’ipotesi di Bernabò Brea), o forse anche già alla fine della stessa età. Nonostante lo stato di conservazione delle evidenze, che risultano sbilanciate a favore di tre delle capanne del sito, sembra tuttavia possibile delineare alcune caratteristiche di fondo. Esse sembrano, inoltre, trovare riscontro nell’evidenza degli altri insediamenti della stessa età analizzati in questa sede.

Nell’interpretazione delle evidenze, è utile muovere dal dato delle dimensioni delle strutture e dal confronto prima effettuato con quelle di Panarea (analizzate più avanti), per poi sviluppare alcune considerazioni più generali riguardo gli insiemi di reperti rinvenuti. Se si utilizzano come elemento di confronto le dimensioni delle strutture di Panarea per le quali è possibile ipotizzare una classificazione funzionale, si è rilevato come la maggior parte delle capanne di Filicudi rientrino nel campo dimensionale delle strutture definibili utilitarie. Le capanne 06 e 12 costituiscono un’eccezione, e sono riconducibili alle dimensioni delle strutture classificabili come domestiche.

Per sostanziare questa distinzione, cioè per comprendere la relazione tra dimensioni, possibile funzione, e connesse differenze nella composizione dei repertori di oggetti rinvenuti, sarebbe necessaria la conoscenza di un più ampio campione di strutture; cosa che, come rilevato, non è possibile fare data l’esiguità dei materiali rinvenuti nella maggior parte di esse. I pochi dati disponibili per le tre capanne sembrano indicare alcuni aspetti coerenti con l’ipotizzabile funzione, specie se i dati sono considerati alla luce di altre evidenze. Si è rilevato più sopra come oggetti fittili verosimilmente funzionali alla cottura, come i corni, ricorrono nelle due capanne definite utilitarie 05 e 08 (peraltro nella prima insieme a olle funzionali alla conservazione/cottura), e risultano assenti nella 06. A questo proposito, è da chiedersi se le tracce di bruciato più chiaramente rilevate, al momento dello scavo, nella seconda delle due strutture (§§ 7.1.1; 7.1.4), non siano relative (oltre, come ipotizzabile, all’incendio !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

841 Ai fini di rendere quanto più omogeneo il confronto, delle strutture utilitarie di Panarea si prendono in esame solo i vani che, come quelli di Portella, erano verosimilmente i soli ad essere coperti (v. la succ. nota 866).

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della parte interna della copertura) anche all’esistenza di un focolare. La presenza dei corni sembra richiamare da vicino quanto rilevato per Lipari (§ 10.2.8), dove simili oggetti ricorrono in capanne a simile carattere funzionale. Si è già rilevato in precedenza (§ 10.2.8), inoltre, come il possibile collegamento funzionale tra la 05 e la 08 possa essere forse indiziato dall’esistenza dell’area lastricata interposta (Tav. 44, 3), i cui lacerti sono stati rinvenuti nello spazio tra gli ingressi delle due strutture, e come tale apprestamento richiami quello che doveva probabilmente caratterizzare l’area tra le strutture utilitarie Gamma 01, 02, 03, e 04, o per lo meno il passaggio tra la Gamma 02 e la 03 (Tav. 22, 2).

L’evidenza di Filicudi, e l’interpretazione proposta, si rivela congrua anche nei confronti di Panarea, dove manufatti fittili (anche di tipo non vascolare) funzionali alla cottura caratterizzano strutture definite utilitarie (§ 10.4.7). È lecito chiedersi, inoltre, quanto l’unico dato a disposizione riguardo alle dimensioni delle teglie (esemplare dalla capanna 09), non sia anch’esso in linea con quanto riscontrato a Panarea circa le dimensioni maggiori degli esemplari dalle strutture utilitarie. Inoltre, le lastre litiche presenti nelle capanne 05 e 08 (e possibilmente funzionali alla creazione di una superficie di lavorazione), ricorrono nelle strutture di Lipari più succitate842. Anche la presenza di oggetti funzionali forse ad attività (non meglio precisabili) di lavorazione (ciottoli senza segni d’usura sulla superficie) nei pressi dell’ingresso della capanna 08 (non lontano dalle lastre litiche presenti nella stessa struttura) sembra ben compatibile con l’ipotizzabile destinazione utilitaria della capanna. La posizione di tale gruppo di oggetti nei pressi dell’ingresso è spiegabile, in termini più generali, con l’utilizzo per attività lavorative della parte meglio illuminata delle strutture843. Quanto all’utilizzo dei ciottoli, la succitata assenza di tracce di usura (nei limiti di quanto è noto in base alle informazioni offerte in letteratura) rende difficoltoso un più preciso inquadramento funzionale del complesso di reperti dalla capanna in questione. È lecito chiedersi, tuttavia, quanto, alla luce dell’evidenza della capanna 10 di Panarea (v. § 10.4.7), per tali oggetti non possa ipotizzarsi un utilizzo nell’ambito delle fasi iniziali della produzione ceramica per la lucidatura delle superficie dei vasi. La non rilevata presenza di segni di usura sulla superficie (o, almeno, di segni macroscopicamente visibili) sembra rendere più sfumata tale possibilità, a meno di non ritenere che tali oggetti potessero essere tesaurizzati in vista di un successivo utilizzo. Anche la presenza nella capanna 05 di quelli che in letteratura sono indicati come grumi informi di metallo (che si accompagnano, peraltro, alla verghetta bronzea rinvenuta nella stessa struttura), e che sono forse da considerare scorie di fusione844, risulta compatibile con la funzione utilitaria della struttura.

Questa ipotizzabile funzione, inoltre, potrebbe spiegare l’assenza delle banchine, che sono presenti, invece, nelle capanne definibili domestiche (06, 12). Tali strutture potrebbero identificarsi più che con piani funzionali a fornire superfici utili alla lavorazione o ad attività di altro tipo, con strutture di supporto di giacigli, secondo l’interpretazione proposta da Doonan e McConnell rispettivamente per l’insediamento de I Faraglioni di Ustica e della Muculufa845. Considerando, inoltre, il quadro più ampio dell’insediamento e la distribuzione dei due tipi di strutture, il dato, prima rilevato, della vicinanza di strutture definibili come domestiche a diverse altre utilitarie (si vedano i due gruppi, ipoteticamente distinguibili, formati uno da 06-05-08-09, l’altro da 12-11-18-19) sembra richiamare quanto ipotizzato per Panarea circa l’esistenza di gruppi di capanne formati almeno da due strutture (v. !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

842 Lastre litiche sono ampiamente presenti nelle capanne di Portella, per le quali si tenga in considerazione il carattere “funzionale” peculiare dell’insediamento, come discusso nel § 10.5.7.

843 Sulla localizzazione delle attività nei pressi dell’ingresso delle strutture, v. le considerazioni esposte, ad es., in SEYMOUR -SCHIFFER 1987, pp. 584-585; TUNZI SISTO et alii 2002, p. 404; MARTINELLI 2005, pp. 199-200.

844 Reperti probabilmente simili, descritti dagli scavatori come bronze casting spalls, sono noti nel villaggio de I Faraglioni di Ustica, nella cosiddetta area 3, nel settore meridionale dell’insediamento, dove la presenza di attività metallurgiche sono attestate anche dalle forme di fusione lì rinvenute (HOLLOWAY-LUKESH 1995, pp. 15-17, e 2.10).

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i successivi §§ 10.4.7; 11.4). Ciò richiama, inoltre, quanto più su osservato con le capanne Gamma 01-02-03 nel settore meridionale del villaggio di Lipari.

Alcuni confronti con l’evidenza di Panarea sembrano congrui anche per pochi dati disponibili per le coppe su piede e brocche. Quanto alle coppe su piede di cui sono disponibili dati sulle dimensioni, quelle provenienti dal dromos delle capanne 22-23 (anch’esse classificabili come utilitarie in base alla superficie) e la più grande di quelle dalla capanna 08 hanno dimensioni simili a quelle dalle strutture utilitarie di Panarea. Inoltre, non sembra secondario il fatto che la metà delle coppe su piede provenienti dalla 08 sono plasmate nella classe B, che è quella concentrata in maniera sostanzialmente esclusiva nelle strutture utilitarie di Panarea846. La stessa considerazione vale per l’unica brocca nota, anch’essa plasmata nella classe B, attestata nella succitata capanna 08. Dimensioni grandi, confrontabili con quelle delle strutture utilitarie di Panarea, ritornano anche per le coppe su piede rinvenute all’esterno della capanna 09 (a est di questa, e a sud tra essa e la 06), anche se in questo caso la connessione tra i manufatti e il loro utilizzo in relazione alle attività legate a quella specifica capanna è meno chiaramente postulabile.

Per la ceramica di tipo non locale non è possibile individuare particolari e significative occorrenze data l’esiguità del complesso di evidenze e la difficile identificazione funzionale di alcuni frammenti. Ci si può limitare a notare che quella di tipo egeo è documentata sia nelle strutture definibili come utilitarie (05, 09, 11) che non (06), e quella con più certezza identificabile come funzionale alla mensa (un esemplare deputato al versare) ricorre nella 05, dove è presente anche una forma per la conservazione. Simili scarne considerazioni valgono per le ceramiche di tipo appenninico, che ricorrono con forme da mensa (bere/mangiare) nella 06 e 22, e alla conservazione nella prima delle due.

10.4 Panarea

10.4.1 Analisi preliminare

In questo paragrafo si prende in esame la documentazione del villaggio di Punta Milazzese a Panarea, al fine di indagare la distribuzione dei manufatti, e delle relative classi funzionali, tra le varie strutture dell’abitato. Per comodità di analisi e di esposizione, si passa in rassegna dapprima l’occorrenza e la diffusione delle diverse classi e sottoclassi funzionali, al fine di rilevare, in un primo e più generale momento di analisi, se esse siano equamente o differentemente attestate tra i vari contesti. Nel successivo paragrafo si passa poi a verificare se sia possibile distinguere gruppi di strutture, sulla base della differente proporzione di manufatti e classi funzionali rinvenuti.

L’estrazione delle informazioni dalla base dati consente di organizzare i dati in due specifiche tabelle, che riportano la distribuzione delle diverse classi (Tav. 111, tab. 1; Tav. 112) e sottoclassi funzionali (Tav. 113) tra le ventotto strutture di Punta Milazzese. Il totale degli oggetti è di 547 unità. Nell’ambito delle sottoclassi funzionali, è sembrato interessante distinguere, sia per le forme locali destinate al presentare/mangiare (coppe su piede) che per quelle funzionali al versare (brocche), le classi ceramiche in cui sono realizzate, cioè la A e la B (§§ 1.4, 5.3.2). Le due tabelle forniscono, inoltre, informazioni aggiuntive: la percentuale di attestazione delle varie classi e sottoclassi funzionali, la loro quantità media (calcolata sul totale dei contesti), e un valore (indicato con la sigla CV, acronimo di coefficiente di variazione) che, nel caso in cui acquisti un valore maggiore di 0,5, consente di !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

846 La maggiore quantità di coppe su piede in una struttura utilitaria come la 08 rispetto a una domestica come la 06 sembra richiamare quanto rilevato a Panarea. Vedi interpretazione offerta nel § 10.4.7.

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rilevare agevolmente quale classe funzionale risulti maggiormente concentrata in specifici contesti (cioè, abbia una maggiore frequenza assoluta in alcuni contesti piuttosto che in altri)847. Nella prima tabella, i contesti sono ordinati per numero decrescente di oggetti restituiti, mentre le classi funzionali sono ordinate per valore decrescente di attestazione percentuale. Nella seconda, invece, le sottoclassi funzionali sono elencate (per agevolarne lettura e individuazione) per ordine alfabetico della classe funzionale di appartenenza.

La prima tabella (Tav. 111) mostra che esiste una diversa distribuzione delle classi funzionali (sia locali che non) tra i contesti. Infatti, se si prendono in esame le prime sei classi funzionali, si può notare come esse siano documentate nella maggior parte dei contesti. Nello specifico, le forme locali destinate alla mensa sono attestate nel 96% delle strutture; quelle per la conservazione nell’86%; quelle per la cottura nell’82%; quelle per la conservazione e/ altro nel 68%. Reperti legati ad attività di lavorazione sono attestati nel 79% delle strutture. Un’altra classe funzionale che è attestata in più della metà dei contesti è quella delle forme da mensa di tipo appenninico, classe che ricorre nel 64% delle strutture. Non sorprende, di fronte a dati da contesti abitativi, che le classi che presentano una più alta frequenza media sono quella locale funzionale alla mensa e quella degli oggetti legati ad attività di lavorazione. Queste, insieme alla classe delle ceramiche locali atte alla conservazione, ai reperti funzionali alla lavorazione, e alle ceramiche appenniniche destinate alla mensa, presentano un CV maggiore di 0,5, che indica la presenza di contesti con una maggiore frequenza di tali classi. Le altre classi funzionali riportate nella tabella, invece, presentano una diffusione meno trasversale, con una percentuale di attestazioni che va da un massimo del 39% (si veda il caso della classe locale funzionale alla preparazione/conservazione) a un minimo del 4% (come per i coperchi fittili, rientranti nella classe a funzione accessoria). In particolare, è possibile notare come, a differenza della ceramica di tipo appenninico, quella di tipo egeo funzionale alla mensa si presenti poco diffusa, ricorrendo solo nel 14% dei contesti. Lo stesso si ripete per le forme egee funzionali alla conservazione.

Se si esamina la seconda tabella (Tav. 113), è possibile notare specifiche differenze per le varie sottoclassi funzionali. In particolare, è interessante mettere in rilievo alcuni dati. Nell’ambito della classe funzionale locale destinata alla mensa, la forma legata al presentare/mangiare realizzata nella classe A presenta un’ampia diffusione tra i contesti (attestata nell’82% di essi), mentre quella nella classe B risulta meno diffusa (29%). Lo stesso si ripete per la forma da mensa funzionale al versare (classe A: 82%; B: 14%). Le forme locali funzionali alla conservazione a breve termine sono attestate nel 71% delle strutture, mentre quelle per la conservazione a lungo termine ricorrono nel 54% dei contesti. Tra le forme funzionali alla cottura, le teglie (che potrebbero, tuttavia, essere anche destinate ad altre funzioni; v. § 5.3.2) presentano una diffusione ampia (82% dei contesti), le olle una più ristretta (14%), al pari di oggetti fittili non vascolari anch’essi funzionali alla cottura (alari, corni). All’interno della classe funzionale alla lavorazione, la sottoclasse degli oggetti funzionali alla lavorazione dei beni di sussistenza si presenta diffusa nel 61% dei contesti, ed ha un’alta concentrazione in alcune strutture (CV: 0,8). Lo stesso si ripete per i reperti legati alla lavorazione delle materie prime (nuclei, schegge, scorie), che presentano una diffusione ancora più limitata (46% dei contesti).

Quanto fin qui esposto in una visione generale e preliminare, consente di rilevare che non tutte le classi funzionali che caratterizzano il repertorio dell’insediamento di Panarea si presentano egualmente diffuse tra le !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

847 La percentuale di attestazione indica in quale percentuale una particolare classe/sottoclasse funzionale è attestata, sul totale dei contesti in esame. È uguale, quindi, al numero di contesti in cui essa è documentata diviso il numero totale dei contesti. Un valore, ad es., di 0,45 corrisponde (in scala percentuale) al 45%. Il CV è uguale alla deviazione standard diviso la media. La deviazione standard non è altro che una misura della variabilità esistente in un insieme di valori rispetto alla loro media. Per il CV, v. CARNEVALE MAFFÈ-CARNEVALE MAFFÈ 1996, pp. 64-65; per un esempio del suo utilizzo su dati archeologici, v. SHENNAN 1997, pp. 43-44; VANZETTI 2006, p. 619.

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strutture. Alcune, come atteso in contesti domestici, sono presenti nella maggior parte di esse; lo stesso vale per altre, che tuttavia risultano maggiormente concentrate in alcuni contesti. Altre, hanno una diffusione meno trasversale. Di fronte a tali differenze, l’analisi seguente è volta a verificare se, nel complesso panorama delle associazioni tra reperti e contesti, siano rintracciabili differenze tra le varie strutture, in relazione alla diversa proporzione di classi funzionali presenti.

10.4.2 Distribuzione delle classi funzionali tra le capanne

La tabella nella Tav. 114 sintetizza la distribuzione dei manufatti rinvenuti nelle 28 strutture di Punta Milazzese, per un totale, come prima rilevato, di 547 oggetti. Ai fini dell’analisi, laddove possibile, alcuni tipi di oggetti sono stati uniti in un’unica categoria848; la possibilità di risalire agli oggetti accorpati è comunque assicurata dalle informazioni fornite nella Tav. 115. Per la forma vascolare locale dell’olla, dato l’ampio campo di variabilità morfologica, e quindi funzionale, che caratterizza questa forma vascolare (v. quanto discusso nel § 5.3.2), si è indicata tra parentesi la classe funzionale cui è attribuibile. Inoltre, si è ritenuto utile aggiungere un’ulteriore serie di dati, quali: la distinzione delle classi ceramiche in cui sono realizzate le forme per presentare/mangiare (coppe su piede), versare (brocche), e per la conservazione a breve termine; quella del diverso grado di apertura della bocca dei contenitori per la conservazione a breve termine (bocca stretta e larga); quella tra ceramiche di tipologia appenninica, ornate e non, e quella tra forme appenniniche aperte recanti o no decorazione849 (Tav. 116). Quanto agli strati di provenienza dei materiali, l’analisi si basa sugli oggetti rinvenuti sui piani pavimentali delle capanne, o nello strato che, sebbene non esplicitamente definito pavimento in letteratura, giace sotto il crollo dell’alzato delle strutture (v. § 5.2). Sono invece inseriti nell’analisi solo in via comparativa (e non hanno influenza su di essa)850 i complessi di reperti provenienti da capanne per le quali non è indicata in letteratura l’individuazione di un piano pavimentale, e non si riportata la presenza di uno strato di crollo che abbia potuto sigillare il livello d’uso interno delle strutture851.

La CA, operata su questi dati, consente di isolare tre gruppi di contesti (contraddistinti da una differente proporzione di oggetti in essi documentati) e, conseguentemente, altrettanti insiemi di reperti (che si caratterizzano per una differente distribuzione tra i contesti). Nel grafico in Tav. 117 è possibile individuare i tre gruppi di oggetti. In esso, inoltre, sono stati evidenziati quelli che presentano una maggiore differenza nella distribuzione proporzionale tra contesti, e che sono quelli più distanti dall’origine del grafico.

Il primo gruppo comprende: a) manufatti litici, funzionali ad attività generiche di lavorazione (lame, punteruoli, ciottoli) e alla lavorazione di beni di sussistenza (sia macine e macinelli, che mortai, trituratori, e !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

848 L’accorpamento di oggetti diversi ma aventi una caratteristica comune, (ad es., oggetti legati alla macinazione, come macine e macinelli; oggetti funzionali alla triturazione, come mortai e trituratori; oggetti legati alla lavorazione generica, come punteruoli, lame, ciottoli con segni di usura; o, ancora, vasi di forma aperta, o vasi di forma chiusa) è dovuto alla necessità di analizzare categorie di manufatti numericamente più consistenti, riducendo il rumore nei dati e migliorando la confrontabilità. Su questo punto, v. le considerazioni in BOLVIKEN et alii 1982, p. 46; KENT 1999, p. 88.

849 Poiché i dati disponibili circa il tipo di decorazione presente sulle ceramiche di tipo egeo sono esigui, si è preferito rimandare in sede di discussione generale delle evidenze quella sulla presenza (peraltro numericamente tenue) di esemplari con decorazioni non di tipo lineare (la decorazione di tipo patterned di VAN WIJNGAARDEN 2002, p. 215). V. la succ. nota 889.

850 V. la prec. nota 778.

851 Nel secondo gruppo, rientrano le seguenti capanne: 04 vano meridionale, capanna 11 vano ovale e vano semilunato, 12, 13, 14, 15, 19, A, B. Si ricordi che, come rilevato nel § 8.15, in letteratura si registra un assottigliamento del deposito archeologico nel settore orientale dell’insediamento, segnatamente ad est della capanna 11. Si ricordi, inoltre, che delle capanne A e B rimaneva superstite poco più della metà del perimetro.

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piccoli mortai)852; b) oggetti fittili non vascolari, funzionali alla cottura (alari) e alla filatura (fuseruole); c) forme vascolari funzionali alla cottura (olle, teglie)853, alla conservazione/cottura (olle), alla conservazione a breve termine (olle, pissidi, anfore)854, alla preparazione/conservazione (olle), al presentare (e forse mangiare) (fruttiere), al presentare/mangiare (coppe su piede), realizzate sia nella classe A che nella B, ed al versare (brocche), realizzate nella classe B. Quanto alle classi ceramiche non locali, ricorre in questo gruppo un frammento ceramico di tipo egeo, in fabbrica grossolana (coarse), attribuito da Taylour alla forma vascolare della teglia (tray). Ricorrono, inoltre, forme vascolari, chiuse, di tipo appenninico (brocche).

Il secondo gruppo comprende un numero più ristretto di oggetti: c) oggetti litici, forse funzionali ad attività di lavorazione generica (ciottoli senza segni di usura); d) forme vascolari funzionali al mangiare (scodella), al mangiare/preparare/trasformare (scodelloni), alla conservazione e/o altro (olle); e) oggetti fittili a diverse destinazioni funzionali (coperchi, colatoi, dischi) o di incerto utilizzo (vasi miniaturistici)855.

Il terzo gruppo di oggetti comprende: f) oggetti fittili non vascolari, funzionali all’arredo/cottura (uncini); g) forme vascolari locali funzionali al versare (brocche, realizzate nella classe A), al sostenere (sostegni di vaso), alla conservazione a lungo termine (pithoi); h) ceramiche di tipo appenninico, di forma aperta (alle quali si aggiungano i coperchi); i) ceramiche di tipo egeo, di forma aperta. Si noti, inoltre, che ceramiche di tipo egeo di forma chiusa, e reperti legati ad attività di lavorazione delle materie prime (nuclei, schegge, scorie), risultano condivise da questo gruppo e dal primo.

Quanto ai gruppi di contesti (Tav. 118), in base all’analisi è possibile individuare un:

- primo gruppo: capanne 01, 02 vano B, 02 vano C, 08 vano B, 09 vani A-B-C, 10, 14, 20 e annesso vano semilunato, A;

- secondo gruppo: capanne 02 vano A, 04, 05, 06, 08 vano A, 12, 13, 15, 19; - terzo gruppo: capanne 03, 11 vano ovale e suo vano annesso856, 16, 18, B.

I dati della tabella precedente sono stati riorganizzati in base ai risultati della CA, ottenendo la tabella nella Tav. 119 (v. anche Tav. 120, tab. 1; Tav. 121), in cui sono indicati sia i tre gruppi di oggetti che i tre insiemi di contesti. Nel settore destro della stessa tabella, è indicata la somma totale per ciascun tipo di oggetto, e inoltre la somma parziale e la proporzione per gruppo di contesti857. Quest’ultimo dato rende agevole notare come i manufatti rientranti nel primo gruppo di oggetti abbiano una maggiore frequenza relativa nel primo gruppo di contesti. Lo stesso vale per il secondo gruppo di manufatti rispetto al secondo insieme di contesti, e per il terzo gruppo di oggetti nei confronti del terzo insieme di strutture. Quanto ai manufatti che presentano una maggiore differenza nella proporzione tra i contesti, si noti che (Tav. 120, 1):

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852 Sulla possibilità teorica che tali utensili fossero anche utilizzati per processare altri tipi di sostanze o materiali, v. quanto esposto nel § 5.3.2.

853 Sulle diverse ipotesi di utilizzo delle teglie (cottura, consumo, essiccazione), v. § 5.3.2.

854 Su questa funzione e sulla sua relazione con forme di diversa nomenclatura, v. quanto discusso nel prec. § 5.3.2.

855 Sul motivo della classificazione di alcuni manufatti sotto la voce funzionale conservazione e/o altro, v. § 5.3.2. Si veda lo stesso paragrafo per le incertezze nella classificazione funzionale dei vasi miniaturistici.

856 Sull’appartenenza di questo vano al gruppo in questione, v. quanto discusso più avanti nel testo (§ 10.4.7). Sulle