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CAPITOLO 5. I dati: acquisizione, classificazione, quantificazione

5.2 Formalizzazione delle stratigrafie

L’analisi della stratificazione, e dei problemi a essa relativi, è uno degli aspetti centrali, sebbene di importanza preliminare, della presente ricerca. La possibilità di studiare la distribuzione dei reperti nelle e tra le strutture dei villaggi del Milazzese si fonda sul prerequisito di isolare gli strati ed i manufatti che siano riferibili al momento di utilizzo delle varie capanne. In altre parole, nella mole dei dati disponibili, e di fronte alla varietà delle stratigrafie come descritte nelle relazioni di scavo, diviene necessario in sede analitica selezionare quegli strati che possono considerarsi contesti “chiusi”, nel senso che i materiali in essi conservati mantengono relazioni funzionali e spaziali che possono definirsi sincroniche443.

Lo studio e la formalizzazione delle stratigrafie, in base alle informazioni fornite nelle relazioni di scavo pubblicate, sono diventati tanto più necessari quanto più complessa si è rivelata, nel procedere della ricerca, la variabilità dei modi in cui in letteratura sono descritti gli strati che hanno restituito i materiali. Tale variabilità risulta particolarmente intricata specie in contesti come quelli sull’Acropoli di Lipari, caratterizzati da quattro fasi abitative durante l’arco dell’età del Bronzo.

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Un soggiorno di studio da me realizzato a Lipari nel Settembre 2010 ha consentito di visionare alcuni dei materiali ceramici in esposizione al Museo Archeologico “L. Bernabò Brea” (scavi Bernabò Brea-Cavalier). La visita ha permesso di rinnovare parte della documentazione iconografica disponibile e di realizzare verifiche di alcuni dati offerti in letteratura. Ho avuto l’opportunità di verificare e integrare i dati dimensionali di alcuni manufatti, per i quali non erano disponibili informazioni in letteratura. I materiali visionati costituiscono tuttavia una parte minoritaria di quelli rinvenuti nei villaggi e confluiti nelle pubblicazioni degli scavi. Quanto a quest’ultimi, colloqui con la dott.ssa Martinelli mi hanno consentito di maturare l’idea (e mi hanno rassicurato in tal senso) che essi costituiscono ragionevolmente la totalità dei reperti rinvenuti. Una conferma viene, tra l’altro, dal fatto che, com’è facilmente verificabile da una rapida scorsa alla letteratura, anche piccoli frammenti trovino posto nella pubblicazione dei materiali. Questo non solo testimonia ancora una volta della lungimiranza scientifica di Bernabò Brea e Cavalier, ma depone anche a favore della completezza della documentazione pubblicata e della sua utilità ai fini della ricostruzione degli arredi delle capanne.

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Si può affermare che, da un punto di vista generale, i tipi di strati descritti nelle relazioni di scavo sono quattro. Il primo è quello del crollo dell’elevato delle capanne, che viene descritto come uno strato contenente elementi litici (provenienti, appunto, dal crollo dell’alzato), ricoprente il deposito interno a partire dal culmine conservato dei muri perimetrali, ed avente uno spessore variabile da un contesto all’altro. Il secondo è quello del piano pavimentale delle capanne, identificato per la presenza del terreno naturale compattato che poteva essere rivestito con un sottile strato di argilla, sabbia, o anche, in rarissimi casi, con piccole lastre litiche444. In alcuni casi, il piano pavimentale non era fisicamente riconoscibile, ma il livello d’uso della struttura era indiziato dalla quota e dalla disposizione degli oggetti di arredo.

Tra questi due tipi di strati, cioè sotto il crollo dell’elevato e sopra il piano pavimentale, in letteratura si menziona il rinvenimento di strati diversi (che costituiscono nel loro insieme il terzo tipo di stratificazione qui in esame), descritti peraltro spesso in maniera differente, coincidenti con i livelli intermedi dei depositi interni delle strutture. In alcuni casi, tra il piano pavimentale e lo strato di crollo dell’elevato, in letteratura si cita l’individuazione di uno strato di bruciato. Altre volte, tra pavimento e crollo, è indicata la presenza di uno strato che è possibile definire solo in negativo, cioè come non di incendio. In altri casi ancora, sotto il crollo dell’alzato è segnalata solo la presenza di uno strato definito terroso, che però non è esplicitamente interpretato come un piano pavimentale. Un aiuto all’interpretazione del primo caso proviene dalle evidenze dei più recenti scavi alla Portella di Salina. Questi hanno chiarito, a un livello di generalizzazione teorica, come gli strati che giacciono sotto il crollo della parte litica dell’elevato, e che sono a contatto con il piano pavimentale, possano essersi formati in seguito al disfacimento degli elementi interni della copertura ed al loro successivo depositarsi sul piano pavimentale (vedi, ad esempio, i casi delle capanne N ed O descritti nei §§ 9.14-15)445. Rileggendo le relazioni di scavo Bernabò Brea-Cavalier alla luce dell’evidenza di Portella, sembra lecito ipotizzare che questi strati, non identificabili tout-court con il piano pavimentale, e i materiali eventualmente in essi presenti, possono essere ricondotti alla fase d’uso (finale) delle strutture. Quanto agli altri due casi descritti in precedenza, lo strato rinvenuto tra pavimento e crollo potrebbe essere interpretato come un accrescimento antropico, formatosi durante la fase di vita della struttura446. Lo strato rinvenuto sotto il crollo dell’elevato, e non identificato esplicitamente come un pavimento, potrebbe essere interpretato o come un piano pavimentale non riconosciuto al momento dello scavo, o anch’esso come un deposito di origine antropica, formatosi in seguito alle attività svolte nella capanna; ipotesi, questa che peraltro non escluderebbe quella precedente.

Infine, oltre al crollo dell’elevato, al piano pavimentale, e agli strati interposti, il quarto tipo di strato identificabile in letteratura è quello rappresentato dai livelli superiori dei depositi interni delle capanne, cioè da quegli strati formatisi sopra i livelli di crollo dell’elevato, identificabili come accumuli di terreno depositatisi quando la struttura era già in disuso. Essi contengono reperti che non hanno relazione con gli orizzonti d’uso delle unità abitative447.

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444 Si noti che in letteratura archeologica esiste un ampio ventaglio di termini utilizzati per indicare il piano d’uso interno delle unità abitative (battuto, battuto pavimentale, piano pavimentale, suolo). Quello adoperato in questa sede vuole essere un termine neutro, che indica l’interfaccia superiore della superficie interna delle strutture, sulla quale si camminava e,

lato sensu, si operava. Il termine fa dunque riferimento ad un piano in sé, senza indicazione del modo in cui esso era

realizzato. Le diverse modalità impiegate nei singoli contesti per creare i piani pavimentali sono di volta in volta descritte nei seguenti Capitoli 6-9.

445 MARTINELLI 2005, pp. 64-66, 74-83.

446 V. ad es. l’interpretazione stratigrafica proposta in TUNZI SISTO 2002, pp. 401-402 per il deposito interno della capanna appenninica di Madonna di Ripalta (Cerignola-Foggia), e in ARDESIA et alii 2006, p. 307 per la capanna B4 dell’insediamento di Mursia (Pantelleria-Trapani). Per l’identificazione di tale tipo di strati come layer of occupation

debris, v. le considerazioni espresse in HALLY 1983, p. 164; DIEHL 1998, p. 620; VERHOEVEN 1999, p. 22.

447 V., ad es., MARTINELLI 2005, p. 88. Simile interpretazione, ad esempio, nei casi discussi in DIEHL 1998, p. 621; VERHOEVEN 1999, p. 60.

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Quella fin qui descritta rappresenta una sintesi ideale (e necessariamente semplificata, per fini argomentativi) dei tipi di strati indagati nelle strutture del Milazzese, e ricostruibili ex post in base alle descrizioni presenti in letteratura. I tipi di strati isolabili in base alle informazioni edite sono più numerosi per due ordini di motivi. Il primo è perché esistono, specie per contesti multifase come quelli di Lipari e Filicudi, altri tipi di strati, come quelli di riempimento caotico, o quelli che hanno restituito materiali misti di diversa cronologia. Il secondo motivo è legato al fatto che, nelle pubblicazioni più antiche, i quattro tipi di strati prima esaminati, e i materiali in essi rinvenuti, sono alcune volte distinti, altre volte accorpati, con una considerevole varietà di combinazioni. Ciò ha comportato, in fase di registrazione dei materiali nella base dati, un aumento delle tipologie di strati da cui è indicata la provenienza dei manufatti. Aspetto, questo, che diverrà chiaro nel proseguimento di questo paragrafo, dopo aver passato in rassegna i tipi di strati descritti in letteratura, e dopo aver chiarito il motivo dell’uso di alcune voci più problematiche.

Come si è accennato, è stato creato un apposito vocabolario stratigrafico, le cui voci sono state utilizzate per tutti i reperti di volta in volta registrati nella base dati, ed usate (in sede di rielaborazione e analisi dei dati) per selezionare i reperti in base agli strati di rinvenimento, con il fine ultimo di ricostruire per ciascuna capanna insiemi di materiali da strati che possano considerarsi in relazione con la fase (finale) d’uso delle strutture (vedi le seguenti voci 1-6).

La lista delle voci utilizzate è fornita qui si seguito, ed è accompagnata da una descrizione sul proprio utilizzo (v. anche schema sintetico nella Tav. 8):

1. Milazzese/piano pavimentale: voce utilizzata per i materiali di cui in letteratura è espressamente indicata la provenienza dal piano pavimentale448;

2. Milazzese/bruciato sopra piano pavimentale: usata per i manufatti rinvenuti in uno strato di bruciato sovrapposto al piano pavimentale449;

3. Milazzese/piano pavimentale e livello inferiore crollo: adoperata nel caso in cui in letteratura siano presentati senza distinzione materiali dal piano pavimentale e dai tagli inferiori dello strato di crollo450;

4. Milazzese/strato sotto crollo elevato: adoperata per i materiali provenienti da uno strato che giace sotto quello di crollo, ma che in letteratura non è esplicitamente indicato come piano pavimentale451; 5. Milazzese/bruciato sotto crollo elevato: utilizzata per quei manufatti che provengono da uno strato di

bruciato sotto il crollo, e di cui è incerta l’identificabilità con il piano pavimentale (che non risulta esplicitamente indicato)452;

6. Milazzese/tra piano pavimentale e crollo elevato: adoperata per i materiali provenienti dallo strato interposto tra il piano pavimentale e il crollo dell’elevato453;

7. Milazzese/piano pavimentale?: utilizzata per indicare i reperti che provengono dall’interno di una struttura, per la quale tuttavia non si specifica l’individuazione del piano pavimentale454;

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448 V.: Filicudi, capanne 05, 07, 09, 11, 12, 23, dromos 22-23; Lipari, capanne 01, 03, 04 ripostiglio, 06 annesso, 08, 12, 14, 15, 16; Panarea, capanne: 01, 02, 03, 09, 10, 18, 19, 20, A; Portella, capanne: A, B, C, D, E, F, G, H, I, L, N, O, P, R. Rarissime volte, pochi materiali sono indicati come provenienti dal piano pavimentale più antico della capanna, o dai livelli ad esso inferiori. In questi due casi si sono utilizzate rispettivamente le voci Milazzese/piano pavim. più antico e

Milazzese/sotto il piano pavim. più antico (v. i casi della capanna 06 di Filicudi e della A di Panarea).

449 V. Portella, capanne L, O.

450 V. Filicudi, capanna 08.

451 V. Lipari, capanna 06; Panarea, capanna 01, 02, 04, 05, 08, 16.

452 V. Lipari, capanna 06, 06 Annesso.

453 V. Filicudi, capanna 22, dromos capanna 22-23; Lipari: capanna 06.

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8. Milazzese/piano pavimentale e livelli inferiori: usata per i materiali che in letteratura sono indicati senza distinzione come provenienti dal piano pavimentale e dai tagli praticati al di sotto di esso455; 9. Milazzese/crollo elevato: usata per i materiali provenienti dallo strato di crollo dell’alzato456;

10. Milazzese/deposito sopra il piano pavim.: utilizzata per i materiali per i quali si può specificare solo la loro provenienza dal complesso di strati (deposito) sovrapposti al piano pavimentale457;

11. Milazzese/deposito sopra crollo elevato: usata per quei manufatti provenienti dal deposito formatosi al di sopra del crollo dell’elevato, e che non sono in rapporto alla fase d’uso della struttura458; 12. Ausonio I/Milazzese (deposito sopra il piano pavim.): strato con materiali misti, identificabile come

riempimento caotico (definito intenzionale in letteratura) realizzato all’interno di una struttura (Milazzese)459;

13. Milazzese/riempimento caotico sotto il piano pavimentale: adoperata per quei manufatti che provengono da uno strato costituito da un riempimento caotico (definito intenzionale in letteratura) creato al di sotto del piano pavimentale dell’età del Milazzese, come livello preparatorio di quest’ultimo460;

14. Milazzese/riempimento caotico sotto il piano pavim. (Mil./Cap.Gr.): come il precedente, ma il livello è con materiali di diversa cronologia461;

15. Milazzese/riempimento caotico sopra il piano pavimentale: relativa ai materiali provenienti dallo strato corrispondente al riempimento caotico (definito intenzionale in letteratura) realizzato nell’età del Milazzese all’interno di una struttura più antica al fine di obliterarla462;

16. Milazzese: relativa a manufatti provenienti dall’esterno delle strutture, da strati di cui non si conoscono le caratteristiche, e che sono in letteratura genericamente attribuiti al Milazzese per la presenza di materiali di quest’età463;

17. Milazzese/riempimento buca: utilizzata per i materiali rinvenuti nello strato di riempimento di una buca464;

18. Capo Gr-distruzione/Milazzese: relativa a materiali provenienti da strati con materiali misti, contenenti tracce della distruzione di strutture di Capo Graziano e materiali del Milazzese465;

19. Capo Graziano/Milazzese: strato con materiali misti466; 20. Ausonio/Milazzese/Capo Graziano: strato con materiali misti; 21. Milazzese/Ausonio I: strato con materiali misti467;

22. Milazzese/sporadico: provenienza sporadica; !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

455 V. il caso della capanna 06 di Filicudi e 02 di Lipari.

456 V.: Filicudi: capanne 06, 08; Lipari, capanne 01, 02, 06, 08, 11; Panarea, capanna B; Portella, capanne L, M, N, O, P, Q, R. La presenza di materiali dagli strati di crollo, in posizione elevata rispetto al pavimento, può in alcuni casi spiegarsi in base all’originaria collocazione dei manufatti su supporti addossati alle pareti. Si veda il caso della tazzina rinvenuta nell’US 18 della Capanna O di Portella, che doveva essere originariamente posta su una mensola (MARTINELLI 2005,p. 76, fig. 2; p. 80). Nel caso in cui la voce sia usata per le aree tra una capanna e un’altra, essa va intesa come riferita al crollo della o delle strutture circostanti.

457 V. Filicudi, capanna 05; Portella, capanna L.

458 V. Portella, capanne L, M, N, O, R.

459 V. Lipari, capanna 12 (ma v. le considerazioni al § 5.1.14).

460 V. Lipari, capanna 03.

461 V. il caso della capanna 03 di Lipari.

462 V. Filicudi, capanne 07, 10.

463 V. Lipari, capanne 01, 05, 06, 07, 09, 17; Panarea, capanne 02, 03, 04, 20.

464 V. Lipari, capanna 08.

465 V. Filicudi, capanna 02.

466 V. Lipari, capanna 01, 09, 11, 12, 13.

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23. Milazzese/strato sopra perimetro capanna: usata per i materiali provenienti da strati superficiali, al di sopra del perimetro di una struttura468.