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CAPITOLO 3. L’interpretazione sociale dei dati nella storia degli studi. Rassegna della letteratura e obiettivi di ricerca

3.2 Rassegna della letteratura

CAPITOLO 3. L’interpretazione sociale dei dati nella storia degli studi. Rassegna della

letteratura e obiettivi di ricerca

!

3.1 Premessa

In questo capitolo si passano in rassegna gli studi che, con tagli differenti e prospettive diverse, sono direttamente e indirettamente rivolti a tematiche legate all’oggetto della presente ricerca.

La bibliografia esaminata non rappresenta la letteratura esistente su tutto il corpus di temi ed evidenze del Bronzo Medio siciliano, che sono state invece tratteggiate nelle loro linee essenziali nel precedente capitolo. È mia intenzione fornire un quadro che, da un lato, faccia da premessa e da sfondo all’analisi da svolgere in questo lavoro; dall’altro, consenta di individuare, valutare e delimitare il campo di azione dello studio che si sviluppa nelle successive sezioni di questo lavoro.

Negli studi esaminati, il polo eoliano e quello di terraferma siciliana sono tendenzialmente trattati insieme. Le tematiche a vario titolo legate ad aspetti sociali sono, inoltre, per lo più costantemente inquadrate nella cornice generale del tema dei contatti tra il Mediterraneo centrale e l’Egeo. Ne discende che l’esame e la valutazione della letteratura esistente avrà come oggetto, da un lato, gli ambiti geografici e culturali eoliani e siciliani, dall’altro quello dei rapporti tra il Mediterraneo centrale e l’Egeo. Questo perché nelle argomentazioni degli studiosi il polo eoliano, quello siciliano, il tema dei rapporti con l’Egeo, e taluni aspetti che potremmo latamente definire come sociali, costituiscono un nesso inscindibile.

3.2 Rassegna della letteratura

Se si escludono le considerazioni generali sulla cultura del Milazzese tratteggiate già in sede di edizione degli scavi a Panarea e Salina, nel terzo volume della serie Meliunìs Lipàra248, alcune riflessioni di natura latu

sensu sociale furono delineate per la prima volta da W. Taylour nella sua monografia sulla ceramica egea in Italia.

Nella sezione conclusiva dell’analisi delle importazioni alle Eolie, lo studioso si interroga sull’utilizzo delle importazioni da parte delle comunità locali249. Nei limiti tematici imposti dal taglio del suo lavoro, l’autore rileva una predominanza delle forme aperte funzionali al bere, specie tra i materiali più antichi250. Giunge a domandarsi se ciò sia sufficiente ad ipotizzare la presenza di residenti micenei alle Eolie, o se l’uso di particolari forme funzionali al bere non sia riconducibile al costume locale. Sul tema della presenza di residenti egei, Taylour si mostra cauto, ritenendo possibile la presenza di un piccolo gruppo di stranieri. Anche la maggiore frequenza di ceramiche egee in alcune strutture è interpretata con cautela e non ritenuta prova certa di residenza di individui non eoliani. La stessa prudenza ritorna a proposito della figurina fittile di tipo egeo da Lipari251. L’autore, infine, citando i rilievi di Bernabò Brea sulle affinità dei segni sui vasi locali con alcuni grafemi della Lineare A, non considera con favore l’ipotesi di un’influenza egea sul tessuto sociale indigeno o sulle pratiche locali252.

Circa un ventennio dopo il lavoro di Taylour, lo studio monografico di T. R. Smith costituisce il primo tentativo di messa a punto e di sintesi della documentazione archeologica italiana, volto alla ricostruzione delle !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

248 BERNABÒ BREA 1968, pp. 208-215.

249 TAYLOUR 1958, pp. 47-53.

250 TAYLOUR 1958, p. 50; v. anche TAYLOUR 1980, p. 816.

251 Cfr. similmente MARAZZI 1986 e, contra, LA ROSA 2002.

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caratteristiche e delle modalità di contatto tra Mediterraneo centrale ed Egeo nell’età del Bronzo. Per la Sicilia, due funzioni differenti sono suggerite per Lipari e Thapsos. Per il primo centro, la sostenuta mancanza di risorse locali induce a ipotizzare una funzione di transcipment centre legata alla veicolazione dei beni provenienti dall’area tirrenica e/o sarda253. Una funzione di difficile decifrazione è rilevata per Thapsos, centro per il quale l’autrice sottolineava l’assenza di evidenze di particolari risorse locali. La funzione ipotizzabile sarebbe quella di un centro di temporanea permanenza alla volta delle navigazioni verso l’area ionica o tirrenica o verso l’Egeo254.

Quanto alla presenza di Egei in contesti locali, l’autrice fa riferimento al modello sviluppato da K. Branigan e classifica la documentazione italiana nel tipo della community colony, in cui piccoli gruppi di residenti stranieri sono presenti per tutelare i proprio interessi senza che questo implichi necessariamente una netta differenziazione tra la cultura materiale locale e quella dei residenti stranieri255. Prove di tale situazione vengono ricercate alle Eolie nei segni incisi sulle ceramiche, considerati come evidenza dell’assimilazione di tratti culturali egei256 e interpretati come strumento per identificare beni destinati al commercio, e nella figurina fittile da Lipari.

Quanto alla distribuzione delle classi materiali egee su cui si basano le argomentazioni e il modello generale proposto dalla studiosa, la rassegna delle evidenze si articola (come sarà di prammatica negli studi sul tema negli anni a seguire) in senso cronologico e con impianto prettamente distributivo, con dati contestuali ridotti al minimo. Ne consegue una limitata attenzione alla comprensione delle dinamiche di integrazione dei materiali egei nei contesti locali. L’analisi enuclea, fondamentalmente in base alle diverse classi vascolari, differenti attestazioni di classi funzionali ceramiche egee tra diverse macroaree. Si nota il predominio a Thapsos di forme chiuse (come già rilevato da Taylour) legate a funzione di prestigio ed a scambi tra elites, e quello di forme aperte alle Eolie, dove la studiosa ne rileva un’ampia diffusione tra le capanne257.

La ripresa di alcune problematiche già enucleate da Taylour, e l’ampliamento cronologico e tematico delle prospettive di analisi, saranno elementi caratteristici degli studi realizzati da A. M. Bietti Sestieri in un ampio arco di tempo, dai primi anni ’80 del ‘900 fino ad oggi258.

Nell’importante articolo del 1988, la studiosa propone un modello per l’interazione tra partners egei e le comunità del Mediterraneo centrale (Italia meridionale, Eolie e Sicilia). La motivazione ultima della presenza egea nel Mediterraneo centrale è individuata nella ricerca delle fonti di metallo259. La studiosa esamina l’evidenza archeologica in modo funzionale al modello proposto, volto al confronto per punti paralleli della documentazione di due macroaree: l’area adriatico-ionica dell’Italia meridionale, e quella che comprende il versante tirrenico dell’Italia e il nesso Eolie-Sicilia. Entro queste direttrici, l’evidenza è passata in rassegna in ordine diacronico, correlando le facies locali con i rispettivi momenti di sviluppo dei contatti egei, indiziati questi essenzialmente dalla presenza di importazioni ceramiche.

Per la fase dei contatti corrispondente alla facies Milazzese-Thapsos (circa parallela al TE IIIA-B in termini di cronologia egea) si sottolinea come gli Egei cercassero l’integrazione con le comunità locali. Prova di ciò è individuata nell’alto grado di influenza egea negli aspetti della cultura materiale del sito di Thapsos260. Di questo sito la studiosa passa in rassegna la composizione dei corredi, alcune caratteristiche della ceramica locale, e l’adozione, ritenuta sistematica, del profilo tholoide delle tombe. Nel modello proposto, l’influenza egea non si !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 253 SMITH 1987, p. 138. 254 SMITH 1987, p. 142. 255 SMITH 1987, pp. 156-158. 256 SMITH 1987, pp. 31, 138, 159. 257 SMITH 1987, pp. 70-75; 113-128, 143. 258 BIETTI SESTIERI 1982, 1988, 1997, 2003, 2005, 2010 (pp. 165-168). 259 BIETTI SESTIERI 1988,p.26. 260 BIETTI SESTIERI 1988,pp.40-41.

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limitava alle coste, ma si estendeva verso l’interno, come dimostra, secondo l’autrice, la diffusione delle tombe a tholos in siti interni. L’autrice individua dinamiche simili alle Eolie durante il Milazzese261, nel momento cioè in cui si sarebbe delineata la rottura del quadro di omogeneità culturale esistente nel Bronzo Antico, sostituito da una contrapposizione culturale più marcata tra comunità eoliane-siciliane ed appenniniche nel Bronzo Medio. L’influenza egea sulle comunità eoliane del Bronzo Medio è riconosciuta nella diffusione della ceramica egea negli insediamenti. La studiosa abbraccia l’interpretazione per così dire economica dei segni sulle ceramiche locali, ritenuti prova di una crescente complessità dell’organizzazione dell’economia locale. Ipotizza, inoltre, che la contrapposizione tra comunità egeizzate eoliane-siciliane e comunità appenniniche poteva assumere tratti violenti e sfociare in atti di pirateria sulle coste tirreniche. Fenomeni, questi, che alla fine del Bronzo Medio avrebbero portato alla reazione violenta Ausonia, con la distruzione dei villaggi del Milazzese e l’insediamento di genti di provenienza peninsulare sull’Acropoli di Lipari.

In un successivo articolo del 2003 la studiosa riprende il tema dei collegamenti tra l’Italia e l’Egeo, ponendo maggiore enfasi sul ruolo delle grandi isole. In un’impostazione generale e in un quadro diacronico conforme a quello dell’articolo del 1988, si riprende il tema dell’integrazione tra Egei e comunità locali con considerazioni basate, per la Sicilia, principalmente sulla documentazione di Thapsos262. Le isole Eolie sono esaminate in relazione ai segni sulle ceramiche del Milazzese, interpretati come marchi di proprietà o di

misura263. Esplicito richiamo è fatto all’approccio ostile delle comunità eoliane nei confronti di quelle appenniniche della penisola, che avrebbe comportato, da un lato, una vera e propria occupazione di alcune aree calabre da parte di genti eoliane; dall’altro, l’esistenza di persone o piccoli gruppi appenninici negli insediamenti eoliani, testimoniata dalla presenza di ceramica appenninica ed interpretata come risultato di incursioni dalle

isole264. Una particolare lettura viene fornita circa i bronzi di tipologia italiana nel ripostiglio di Lipari, che andrebbero visti come evidenza dei contatti tra area eoliana e area centro-tirrenica nel quadro di movimenti finalizzati all’approvvigionamento dei metalli265.

Nel suo contributo sulla proiezione esterna della civiltà micenea, K. Kilian include la Sicilia orientale, Eolie ed Italia sud-orientale, nella sfera della diffusione espansiva micenea, giungendo ad ipotizzarvi la presenza di comunità di colonie266. Mentre per Thapsos si passa in rassegna la nota evidenza archeologica (importazioni egee presenti nei corredi della necropoli, ma assenti nell’abitato; strutture abitative complesse, con schemi progettuali allogeni), per le Eolie si sottolinea la mancata concentrazione spaziale delle ceramiche egee, evidenza, questa, che avrebbe suggerito che gli scambi non erano limitati alla classe dominante267.

Un più specifico interesse per le relazioni tra Egeo e Sicilia è stato rivolto da A. L. D’Agata. In un contributo del 1997 la studiosa prende in esame l’evidenza archeologica dell’Isola e offre un’interpretazione inserendola in un quadro più generale di natura sociale che tiene conto delle comunità indigene isolane268. Rispetto al polo eoliano, maggiore spazio è riservato al sito eponimo di Thapsos, di cui la studiosa prende in esame la configurazione e trasformazione dell’insediamento, l’influenza egea nell’architettura funeraria, la presenza di materiali extra-isolani nei corredi funerari, il fenomeno delle sepolture collettive ed i loro risvolti simbolico-sociali, l’ipotizzata nascita di un artigianato specializzato (contenitori per derrate, bronzi), l’importanza dei metalli !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 261 BIETTI SESTIERI 1988,pp.42-43,48. 262 BIETTI SESTIERI 2003,p.572. 263 V. la prec. nota. 264 BIETTI SESTIERI 2003,p.574-575. 265 BIETTI SESTIERI 2003,p.575 266 KILIAN 1990, p. 449, fig. 3. 267 KILIAN 1990, p. 461. 268 D’AGATA 1997, pp. 452-457.

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sia sotto l’aspetto della tesaurizzazione che della lavorazione, e l’ipotizzabile miglioramento delle condizioni e delle strategie produttive che dovevano aver consentito lo sviluppo di un centro come Thapsos. Il polo eoliano è citato in riferimento alla prima fase dell’insediamento di Thapsos, del quale si mette in rilievo la semplicità dell’organizzazione degli spazi e le ridotte dimensioni delle unità abitative, caratteristiche diverse da quelle che distinguono la seconda fase e che ritornano in altri insediamenti thapsiani (Madre Chiesa e Scirinda). Sulla base dell’evidenza di Panarea, degli insediamenti del Milazzese si mette in risalto (forse implicitamente comparandoli con la prima fase di Thapsos) l’organizzazione a gruppi di capanne gravitanti intorno ad un cortile. Nella parte conclusiva dell’articolo, infine, la studiosa pone l’accento sugli elementi che l’Egeo trasmette alla Sicilia (manufatti, tecnologie, ideologie); questi elementi avrebbero accelerato i processi di differenziazione sociale.

M. Marazzi, in un articolo pubblicato lo stesso anno e nella stessa sede, prende in esame l’evidenza archeologica del secondo millennio a.C. e individua due grossi comparti cronologici nella sfera dei collegamenti tra Mediterraneo centrale ed Egeo269. Per il primo, identificabile con la prima fase dei contatti, e che avrebbe visto lo stabilirsi dei collegamenti tra le due aree sulla base delle necessità di approvvigionamento dei metalli, lo studioso sottolinea l’importanza degli arcipelaghi (flegreo, eoliano) ed anche di alcuni settori della terraferma siciliana (Monte Grande, Sicilia orientale), dove sono attestate evidenze di contatti extra-isolani. Per la seconda, Marazzi mette in rilievo lo sviluppo dei centri thapsiani siciliani (Thapsos, Cannatello) che si configurano come centri internazionali, coinvolti in contatti a lungo raggio che collegano anche poli lontani come la Sardegna, e sottolinea il fenomeno urbano di Thapsos. Per questo si mette in rilievo come il confronto proposto per gli edifici a pianta complessa in quel sito sia non a caso con gli edifici di Gla, che non erano proprio centri palaziali, quanto invece strutture per l’accumulo di beni e risorse. Limitato spazio è riservato alle Eolie nella facies del Milazzese: si pone l’accento sulla loro impermeabilità ai mutamenti che caratterizzano gli altri centri internazionali siciliani nella fase piena dei contatti.

Alcune considerazioni sia sul tema delle relazioni tra Egeo e Mediterraneo centrale, e alcune interpretazioni in chiave sociale della documentazione eoliana, sono contenute in uno studio di S. Tusa del 2000270. Per il momento maturo dei contatti, oltre alla disamina della documentazione di Thapsos, lo studioso cita le Eolie a proposito del processo di accelerazione della complessità sociale, che sarebbe stato incentivato dall’emergere del

sistema mercantile e che avrebbe generato spontanei processi di ottimizzazione nella gestione concretizzatisi nella

nascita di sistemi parascrittori (contrassegni) e di computo (tokens). Per l’insediamento de I Faraglioni di Ustica si sottolinea l’esistenza di processi di maggiore complessità nell’organizzazione degli spazi e delle funzioni nell’insediamento, anche se si rileva come tale rimodulazione, leggibile nel progressivo mutamento dell’organizzazione spaziale dell’abitato, avvenisse secondo processi tradizionali, diversamente da quanto registrato a Thapsos.

Qualche breve richiamo all’evidenza eoliana è operato da A. Guidi nella sua monografica sul tema dell’archeologia della complessità sociale, pubblicata nel 2000. Nel capitolo sui correlati archeologici delle società complesse nell’Europa del secondo millennio a.C., una lettura in chiave sociale è offerta per qualche aspetto degli insediamenti del Bronzo Medio di Filicudi e Panarea271. Per il primo insediamento si sottolinea l’esistenza di una

capanna più grande dotata di una maggiore quantità di ceramiche egee. Nel secondo si identifica la capanna del capo nella struttura più imponente, sita al centro del villaggio; anche per questa viene sottolineata la presenza di

ceramiche egee. I contrassegni eoliani sono citati a proposito delle forme di organizzazione delle attività !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

269 MARAZZI 1997a, pp. 368-374. Sullo stesso tema generale v. anche, più recentemente, MARAZZI 2003.

270 TUSA 2000, pp. 13-18, 18-27, 27-30.

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economiche. L’evidenza dei segni sulle ceramiche del Milazzese è inserita sotto la rubrica relativa alla produzione

specializzata della ceramica ed è trattata insieme ad altri fenomeni che caratterizzano, in età più recente, la

produzione ceramica dell’Italia peninsulare (ceramica grigia tornita e locale in tecnica micenea) e per i quali l’autore richiama l’influenza degli artigiani egei272.

Le caratteristiche dell’architettura domestica e dell’organizzazione degli spazi negli insediamenti siciliani dell’età del Bronzo Antico e Medio sono state più estesamente al centro di uno studio di O. Doonan, pubblicato nel 2001. La prospettiva di analisi dello studioso è quella della lettura dei fenomeni di trasformazione sociale legati al progressivo diversificarsi della concezione, della definizione e dell’uso degli spazi. Un presupposto interessante è quello di contestualizzare il fenomeno dell’utilizzo di modelli architettonici non locali e di leggerlo alla luce di quelle coordinate teoriche secondo le quali l’acquisizione di tratti culturali allogeni è un fenomeno non passivamente accolto, ma guidato da attive dinamiche di scelta, integrazione e utilizzo273.

Per il Bronzo Medio, in un quadro che vede contatti e scambi con l’oriente del Mediterraneo, lo studioso prende in esame Thapsos, I Faraglioni di Ustica e Punta Milazzese di Panarea, riconoscendo i limiti e le disparità qualitative e quantitative della documentazione disponibile per i primi due centri274. Per Thapsos si sottolinea l’organizzazione per lotti della fase Voza I, con la presenza di capanne dotate di annessi ed inseriti in una maglia di lotti delimitati da una rete sub-regolare di strade. L’aspetto “emergente” del quartiere centrale viene sottolineato, e si mette in rilievo anche il carattere progettuale extra-isolano, proponendo un nuovo confronto (planimetrico oltre che funzionale) con l’edificio nord-est del Palazzo di Pilo. Si sottolinea anche la presenza di forme locali legate a possibili attività simposiache e si ipotizza una funzione socialmente rilevante di quella struttura e del segmento sociale a cui essa doveva essere funzionalmente e ideologicamente legata. Il confronto con l’insediamento di Punta Milazzese e de I Faraglioni si limita alla presenza di capanne con annessi e di una griglia sub-regolare di strade all’interno degli insediamenti. Per ammissione dello stesso autore, il confronto risulta calzante solo tra Thapsos e Ustica, mentre per Panarea rileva l’assenza di percorsi formalmente definiti. Per i due siti insulari si sottolinea invece l’attenzione alla definizione formale di spazi privati e la specializzazione funzionale degli stessi (cortili funzionali all’accumulo/conservazione dei risorse, specialmente idriche). La principale caratteristica degli sviluppi architettonici e insediamentali del Bronzo Medio, che dovrebbe marcare la differenza rispetto alle dinamiche del Bronzo Antico, è, per lo studioso, quella della definizione formale di spazi privati, individuabile nei tre siti esaminati proprio nella presenza di annessi e cortili, e nella diversificazione di specifiche funzioni all’interno delle unità abitative. Per il villaggio di Punta Milazzese, Doonan mette in rilievo la diversa distribuzione di alcune classi funzionali ceramiche. Senza fornire specifici riferimenti alla letteratura esistente, si citano coking stands e hearths nei cortili antistanti alle capanne, vasi da conservazione negli annessi laterali275.

È opera di V. La Rosa l’articolo che tratta in maggior dettaglio dell’arcipelago eoliano276. Il tema dei collegamenti tra il Mediterraneo centrale (Eolie in particolare) ed Egeo è sviluppato in diacronia attraverso le varie fasi che vanno dal Neolitico fino alla fine dell’età del Bronzo. Per la fase più recente (Milazzese-Thapsos) si sottolinea l’abbandono dell’area medio-tirrenica (Vivara) da parte degli Egei, la continuazione della frequentazione dell’arcipelago eoliano, e lo stabilirsi della presenza in Sicilia orientale e meridionale, quest’ultima !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 272 GUIDI 2009, pp. 163-164. 273 DOONAN 2001, pp. 161-162. 274 DOONAN 2001, pp. 173-181. 275 DOONAN 2001, p. 181. 276 LA ROSA 2002.

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in possibile connessione con la Sardegna277. Nella discussione delle evidenze trova spazio la figurina di tipo egeo da Lipari: lo studioso si mostra propenso per un possibile coinvolgimento ideologico religioso nelle pratiche egee. La presenza di interessi peninsulari nei confronti dell’arcipelago eoliano sarebbe testimoniata dalle ceramiche di tipo appenninico, non a caso presenti maggiormente nelle isole più vicine alle coste italiane (Salina, Panarea)278. L’autore rileva l’assenza alle Eolie di sviluppi architettonici simili a quelli di Thapsos, ed anche l’assenza di imitazioni di ceramica egea279. Ipotizza, infine, una funzione specializzata del polo eoliano e di Thapsos nella logica della presenza egea in Sicilia. Thapsos sarebbe stato un centro di stoccaggio e cura di interessi transmarini più sicuro rispetto ai terminali eoliani, sottoposti questi agli interessi delle vicine comunità appenniniche.

Nello stesso anno 2002 G. J. Van Wijngaarden pubblica il suo studio sulla presenza di ceramiche egee in aree geografiche e culturali esterne alla Grecia. La prospettiva è quella dell’indagine delle diverse dinamiche di uso e apprezzamento delle importazioni egee in diverse aree culturali del Mediterraneo dell’età del Bronzo. L’autore dichiaratamente abbandona il modello del sistema mondo per adottare una prospettiva rivolta al tema del consumo280. Per l’autore, la comprensione dei fenomeni di interazione e del loro aspetto più archeologicamente evidente, quello delle importazioni ceramiche, deve passare attraverso la comprensione dei meccanismi mediante i quali le ceramiche entrano a far parte dei sistemi di valori di una data società ed, in ultima analisi, dei modi, culturalmente determinati e dunque variabili geograficamente e cronologicamente, in cui i beni materiali vengono percepiti, apprezzati ed usati con diversi scopi e finalità. In questo quadro teorico e metodologico di fondo, l’analisi contestuale delle evidenze messa in atto dall’autore risulta di particolare interesse e segna un netto divario rispetto ai primi tentativi messi in atto da Smith nel 1987. Per quanto riguarda le Eolie, maggiore attenzione è rivolta a Lipari, mentre le evidenze delle altre isole sono prese in esame solo in via comparativa281.

Per la facies di Capo Graziano l’autore sottolinea la concentrazione di frammenti egei in strutture vicine alla capanna Delta 4 (particolare per dimensione e presenza di un recinto), sulla cui funzione si ipotizzava un uso legato al culto, anche se l’arredo interno presentava anche manufatti legati ad attività domestiche. Le ceramiche