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CAPITOLO 2. La facies Milazzese-Thapsos nel quadro delle problematiche del Bronzo Medio in Sicilia

2.3 Polo siracusano

2.3 Polo siracusano

Il polo siracusano nella Media età del Bronzo condivide con quello eoliano il momento di inizio delle importazioni egee: le più antiche ceramiche egee restituite dalle sepolture di Thapsos e Matrensa-Milocca sono databili al TE IIIA1172. Mancano in questo comprensorio, così come in generale nella Sicilia orientale, ceramiche di importazione più antiche. Evidenze di contatti con l’Egeo durante la fase finale dell’Antica età del Bronzo (facies di Castelluccio) nel campo della produzione metallurgica e, forse, ceramica sono documentati tuttavia in territorio etneo173.

A differenza delle Eolie, nel siracusano le importazioni egee provengono finora esclusivamente dalle necropoli, segno che tale classe di manufatti costituiva un bene di prestigio174. Per valutare a pieno tale quadro interpretativo, si attende di conoscere i dati sulle ceramiche egee rinvenute nell’abitato di Thapsos, note solo da segnalazioni175. È da rilevare, comunque, che non sono finora documentate in area siracusana ceramiche egee di produzione locale: tutti i campioni appartenenti a un limitato primo set di analisi risultano prodotti nel Peloponneso settentrionale176.

Tra le importazioni spiccano quelle rinvenute in una sepoltura a grotticella nel centro urbano di Siracusa, che doveva essere pertinente all’insediamento identificato sul terrazzo sovrastante il teatro greco. Accanto a ceramiche tipo Thapsos, faceva parte del corredo un alabastron miceneo, ceramiche cipriote della classe Base

Ring (già nota dalla sepoltura D di Thapsos) ed un sigillo in steatite di possibile mediazione cipriota177. A quest’ambito rimandano anche i confronti istituiti da V. Karageorghis per alcune tazze, note già dalle indagini Orsi, provenienti dalla necropoli di Thapsos: sono state identificate come imitazioni locali delle tazze cipriote appartenenti alla classe con base ad anello178. Lo studioso ha anche interpretato come imitazioni locali le due brocchette Base Ring restituite dalla sepoltura D della necropoli del centro eponimo, e quella della stessa classe che faceva parte del corredo della tomba rinvenuta nel centro urbano di Siracusa. Sulla base dell’evidenza di tali fenomeni di imitazione (non comunque universalmente riconosciuti)179, Karageorghis è giunto ad ipotizzare la presenza di maestranze cipriote. Allo stesso ambiente cipriota lo studioso attribuiva i modelli architettonici e planimetrici della riorganizzazione urbana del quartiere residenziale di Thapsos.

Nel polo siracusano le importazioni non si esauriscono solamente con le ceramiche egee. Forme vascolari maltesi della facies di Borg in-Nadur sono documentate nei contesti del Bronzo Medio del comprensorio in esame, e sono note a Thapsos sia nella necropoli che nell’area dell’abitato180. Quanto ai manufatti di tipo non vascolare, un pettine in avorio di probabile produzione egea, rinvenuto da Orsi nella tomba 48 del Plemmirio181, fa coppia con un simile manufatto da una tomba di Marcita (Castelvetrano), per il quale sono stati invocati confronti siriani182.

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172 ALBERTI 2004,passim con rif. prec. Un vasetto triansato di possibile simile cronologia proviene da una tomba a camera

inedita, indagata nel 1974 da Voza: WESTCOAT 1990, p. 75.

173 CULTRARO 2001. Per gli indicatori della proiezione esterna della cultura di Castelluccio v. anche VILLARI 1981 (gioco di bilancia da Fiumedinisi), TUSA 1992, pp. 391, 476 nota 74;. 380, 455 nota 53 (pomello in osso, giogo di bilancia e pinza da contesti castellucciani); PALIO 2004.

174 ALBERTI 2006,pp. 388-401, 410-422. V., inoltre, le posizioni di Smith, Van Vijngaarden, e Vianello, discusse nel § 2.1.

175 VOZA 1972, p. 205. V. anche LA ROSA-D’AGATA 1988, p. 9 nota 13 con rif. prec. e WILSON 1987-1988, p. 113.

176 JONES-LEVI 2004,p.177.

177 Per i riferimenti bibliografici, v. LA ROSA 1993-1994, p. 24 e nota 68.

178 KARAGEORGHIS 1995; ALBERTI 2005.

179 Per le brocche Base ring v. VAGNETTI-LO SCHIAVO 1989, p. 219; VAGNETTI 1999a, p. 191.

180 TANASI 2008.

181 ORSI 1899, p. 31 fig. 7; ALBANESE PROCELLI-CHILARDI 2005, p. 95; BETTELLI-DAMIANI 2005,pp. 19-20.

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Sul piano della produzione ceramica locale, seppur in assenza della pubblicazione definitiva degli scavi di Thapsos, è da qualche tempo avviato lo studio del repertorio thapsiano. Al di la di lavori che hanno preso in esame i corredi thapsiani nell’ottica dei sets vascolari legati al rituale funerario183, primi studi di natura crono-tipologica si sono incentrati su alcune forme, come il cosiddetto bacino lebetiforme su piede184. Altri se ne sono aggiunti nel tempo, riguardanti sia nuove forme del repertorio locale185, sia l’interno corpus di ceramiche dagli scavi Orsi nelle necropoli del territorio siracusano nella prospettiva della seriazione186. Altri lavori hanno affrontato il tema delle imitazioni locali di forme ceramiche cipriote, giungendo a individuare nuove possibili forme di imitazione cipriota e suggerendo una ridefinizione del termine cronologico alto dei contatti tra Thapsos e Cipro187.

Interessanti dati relativi sulla produzione ceramica locale durante il Bronzo Medio provengono dalle indagini condotte a nord dell’area urbana della moderna città di Catania (Monte San Paolillo). I resti di una capanna ascrivibile alla facies di Thapsos hanno restituito un ricco campionario di manufatti fittili di produzione locale, di tipo sia vascolare (pithoi, coppe su piede, olle) che non (corni fittili, fuseruole). Alcuni frammenti presentano segni legati all’uso del tornio, evidenza che depone a favore di una retrodatazione della sua adozione già al Bronzo Medio. Dagli stessi livelli provengono, inoltre, frammenti ceramici di tipo egeo, un vago in ambra di origine non locale, frammenti ceramici di tipo maltese, ed anche piccoli oggetti in bronzo (una verga ed una laminetta)188.

Per quanto riguarda la lavorazione del bronzo, la produzione locale delle spade tipo Thapsos ricondurrebbe al Mediterraneo Orientale. Ridimensionata l’ascendenza micenea, invocata già da Orsi e poi da Bernabò Brea, per le spade del Bronzo Medio siciliano sono stati invocati confronti con modelli ciprioti. Non si avrebbe, comunque, una stretta corrispondenza tra i due tipi in quanto le spade cipriote presentano elementi morfologici, quali la dimensione dei chiodi alla base, il profilo più nettamente triangolare della lama e della base, che deporrebbero a favore non di una vera e propria importazione degli esemplari siciliani ma di una loro produzione in loco per opera di artigiani ciprioti189. Il centro di produzione sarebbe individuabile nello stesso emporio di Thapsos190

(forse nel settore settentrionale dell’abitato)191 in base al fatto che la produzione metallurgica centralizzata attestata nella facies di Pantalica Nord deve presupporre una tradizione già a lungo sperimentata192. Attività specializzate, legate forse alla lavorazione del metallo, sono testimoniate indirettamente a Thapsos da una serie di strumenti rinvenuti nei corredi della necropoli del centro eponimo193. Qui, inoltre, è documentato un frammento di lingotto, di provenienza sporadica dal settore settentrionale dell’abitato, che proverebbe ulteriormente l’esistenza di attività legate alla metallurgia194.

Il tipo Thapsos presenta nella Sicilia meridionale una morfologia differente, verosimilmente legata a una diversa funzionalità195: essa è caratterizzata da una lama a margini paralleli e da un codolo piatto, elementi questi funzionali ad un uso di punta e fendente. Tale variante è sfasata cronologicamente di circa un secolo rispetto agli esemplari della Sicilia orientale (funzionali al solo uso di punta), risultando associata a ceramiche del TE IIIB. Le !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

183 MANISCALCO 1999.

184 D’AGATA 1987.

185 D’AGATA 2000.

186 ALBERTI 2004.

187 ALBERTI 2005.Per alcune considerazioni sui rapporti tra i centri thapsiani della Sicilia e Cipro, v. ALBERTI 2008b.

188 TANASI 2010.

189 D’AGATA 1986, p. 106.

190 V. rif. bibliogr. nella nota prec.

191 ALBERTI 2006,pp. 416-417; ALBERTI 2007,nota 33.

192 Per il rapporto tra èlite locale, produzione di spade e struttura sociale a Thapsos, v. ALBERTI 2006.

193 ALBERTI 2006,pp. 378, nota 38; 395-401; 410-422.

194 LO SCHIAVO 2004,pp. 1326-1328; v. anche ALBERTI 2007, nota 191.

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spade del tipo Thapsos del polo siracusano risultano essere, in base all’associazione nelle tombe con ceramiche del TE IIIA1-A2, non solo anteriori alla variante della zona centro-sud dell’Isola ma anche più antiche di quelli dell’Italia meridionale196. Un esemplare di spada probabilmente di tipo Thapsos è stata inoltre rinvenuta tra i materiali che costituivano il carico del relitto di Uluburun: questa evidenza è importante per la problematica della natura del commercio nel Mediterraneo nell’età del Bronzo ed ha posto il problema della provenienza della nave, della circolazione dei manufatti del Mediterraneo centrale, e della identità dei soggetti coinvolti in tali traffici197. A tal proposito, Jung è giunto a considerare la spada, ed anche le cuspidi di lancia a cannone presenti nello stesso contesto sottomarino, come indizio della presenza di soggetti a connotazione militare, provenienti dal Mediterraneo centrale (Italia meridionale o Sicilia) ed integrati nei contesti sociali dell’area egeo-levantina già nel XIV a.C. Anche sulla base delle raffigurazioni su templi egiziani dell’età di Ramesse II, lo studioso ipotizza una loro identificazione con quel popolo di lì a pochi anni dopo identificato dalle fonti storiche orientali con il nome di Sardana198. Nella ricostruzione fornita, un’interessante evidenza complementare è rappresentata da un frammento di un contenitore di forma chiusa (brocca?), in ceramica di impasto, con decorazione incisa, proveniente da Beirut (Libano). Le indagini di caratterizzazione ne hanno indicato una realizzazione con argille siciliane199. Grazie all’associazione con ceramiche di importazione egea databili al TE IIIA tardo, il frammento sarebbe l’evidenza più antica del movimento di beni dal settore centrale a quello orientale del Mediterraneo, e farebbe il paio (anche da un punto di vista cronologico) con l’evidenza del relitto.

Non in contrasto con il quadro proposto da Jung è quello che tenta di mettere in relazione tre dati: la presenza della spada nel relitto di Uluburun; il quadro storico della circolazione delle materie prime nel Mediterraneo, specie orientale, sullo scorcio del XIV a.C.; l’importanza sociale e simbolica delle spade nei contesti del Bronzo Medio siciliano. Nell’ambito dell’importanza simbolica e funzionale delle spade nella società di Thapsos, come desumibile dai contesti funerari del centro eponimo, e nel quadro dell’instabilità geopolitica dell’area levantina già sullo scorcio del XIV a.C., la presenza della spada ad Uluburun potrebbe essere intesa come indizio della presenza di esponenti dell’élite thapsiana volta a controllare o tutelare i propri interessi nel reperimento di materie prime importanti, di possibile provenienza orientale, quali il rame e/o (forse) lo stagno200.

Per quanto riguarda l’architettura domestica nel Bronzo Medio, per le strutture della seconda fase di Thapsos (Tav. 7, 1-3) è stato avanzato un ampio spettro di confronti che vanno da Tell-el-Armarna, capitale di Amenophis IV-Akhenaton201, a centri ciprioti come quello di Enkomi o di Pyla-Kokkinokremos202, o levantini203. Un diverso confronto è stato avanzato da F. Tomasello sulla scorta dell’analisi sulle strutture del Complesso A di Thapsos e dell’anàktoron di Pantalica204. Lo schema progettuale del primo edificio, nonché l’unità di misura di 30,5 cm in esso utilizzata, trovano riscontro nello schema progettuale del primo nucleo dell’anàktoron205 ed ambedue sono a loro volta stati confrontati con l’edificio ad L dell’acropoli di Gla in Beozia, il quale assurgerebbe come modello progettuale dei due edifici isolani.

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196 D’AGATA 1986,p. 106. Un aggiornato studio sugli aspetti tipologici e funzionali dei tipi Thapsos e Pertosa è in BETTELLI

2006.

197 VAGNETTI-LO SCHIAVO 1989, pp. 222-224; GRAZIADIO 1998, pp. 164-166, 221-228 e spec. p. 225; BLOEDOW 2005; PULAK 2005; ALBERTI 2008b; JUNG 2009. Per il problema dell’inquadramenti tipologico, e per la possibilità di un’identificazione con il tipo Thapsos, v. BETTELLI 2006, p. 242, nota 2.

198 JUNG 2009, pp. 130-136.

199 BOILEAU et alii 2010.

200 ALBERTI 2008b, pp. 136-139.

201 BERNABÒ BREA 1990, p. 27; BERNABÒ BREA 1990-1991, p. 114.

202 KARAGEORGHIS 1995, p. 96.

203 MILITELLO 2004.

204 TOMASELLO 1991; TOMASELLO 1995-1996, pp. 258-259; TOMASELLO 2004.

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Lo studio dell’influenza micenea sull’architettura siciliana durante il Bronzo Medio ha interessato anche la sfera funeraria206 (Tav. 7, 4). Le sepolture siciliane sono scavate nella roccia secondo un’antica tradizione isolana ma, in alcuni casi, sembrano risentire dell’influenza delle sepolture micenee, con profilo tholoide, realizzate mediante escavazione nel banco di roccia207. Il modello transmarino sarebbe tradito da particolari elementi architettonici: tracciato circolare della base, alzato conico ogivale sottolineato al colmo dal cosiddetto scodellino troncoconico (interpretabile come trasposizione afunzionale della chiave di volta delle tholoi in positivo) realizzato in corrispondenza con l’asse della cella, apice di quest’ultima rialzato sensibilmente rispetto l’architrave dell’ingresso, estensione in altezza della cella maggiore del diametro di base, lungo dromos di accesso. È da rilevare, inoltre, che nell’ambito del costume funerario attestato nel polo siracusano rimane isolata la necropoli a

enchytrismòs indagata nello stesso sito eponimo: essa trova confronti nelle necropoli della facies del Milazzese di

Milazzo (predio Caravello) e Messina (contrada Paradiso),e contrasta con la presenza della più vasta necropoli di tombe a camera208. Si è formulata l’ipotesi che la coesistenza dei due rituali funerari sia da ricollegarsi alla presenza di un gruppo sociale differente da quello che inumava nelle sepolture scavate nella roccia209.

La conoscenza del Bronzo Medio nel polo siracusano rimane limitata dalla mancanza della pubblicazione definitiva degli scavi di Thapsos. Allo stato dell’attuale documentazione disponibile, resta insanata la querelle Bernabò Brea-Voza sul rapporto cronologico tra la fase II dell’abitato eponimo e l’inizio della frequentazione sul centro montano di Pantalica, con il conseguente problema della cronologia della successione tra la facies di Thapsos e Pantalica Nord nella Sicilia orientale. Lo studio preliminare dei materiali editi dalle necropoli thapsiane in area siracusana sembra finora escludere un proseguimento della facies di Thapsos oltre il primo quarto del XIII a.C. (TE IIIB1), confermando nella sostanza il quadro cronologico-culturale delineato da Bernabò Brea210. Arricchisce problematicamente il quadro la segnalazione, peraltro mai riconfermata, di ceramiche micenee dal TE IIIA1 e TE IIIC dall’abitato211.

La migliore definizione dell’arco di vita del centro potrebbe permettere anche di appurare se la sua fine sia da riconnettere (nel caso in cui la vita a Thapsos si protragga anche durante la Tarda età del Bronzo) al tracollo del sistema palaziale egeo. Quest’ultimo problema si collega a quello più generale della natura del commercio internazionale miceneo, della funzione di centri come quello di Thapsos, del rapporto tra i partner commerciali in esso presenti, della funzione svolta dalle strutture “residenziali” presenti nel sito (vedi le varie prospettive, tra cui quella di P. Militello, discusse nel § 3.2)212.

Su questo terreno si innesta il problema del rapporto tra locali e stranieri, nell’ottica di un coinvolgimento attivo dei primi negli scambi con l’Egeo e nella prospettiva di una funzione di stimolo svolta dai contatti con le culture del Mediterraneo orientale nei processi di formazione di una élite locale. A livello di documentazione !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

206 TOMASELLO 1995-1996, 2004; MILITELLO 2004.

207 É da registrare l’esistenza di posizioni differenti per quanto riguarda l’architettura tombale isolana nel Bronzo Medio: c’è, infatti, chi rintraccia nella planimetria delle capanne indigene l’ispirazione delle tombe tholoidi (ALBANESE PROCELLI 2003, p. 57).

208 Per la necropoli di Thapsos, v. VOZA 1972, pp. 200-204; per quella di predio Caravello, v. nota 169; per quella di contrada Paradiso, v. nota 170. Per pareri discordanti sulla pertinenza al medio bronzo di tali sepolture, v. PROCELLI 1983, p. 74.

209 LEIGHTON 1999, p. 169.

210 ALBERTI 2004,pp. 138-142. Per una conferma, sul versante di Pantalica Nord, v. TANASI 2004,p. 356.

211 V. nota 175.

212 Per le tre ipotesi di una possibile organizzazione dei commerci da parte lawoi indipendentemente dal wanax (Pugliese Carratelli), di una iniziativa esclusivamente privata e svincolata quindi da ogni tipo di coinvolgimento politico-diplomatico (Liverani), del coinvolgimento di figure particolari di bronzieri individuabili nella documentazione palatina tramite l’attributo pa-ra-ke-te-e-we che si ricollegherebbe all’etimo prakte e designerebbe la figura di un intermediario legata alla sfera del “fare”, in connessione con il commercio a distanza (Lepore), v. BIETTI SESTIERI 1988, p. 29 con rif. prec. alle pp. 50-51.

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funeraria, questa potrebbe distinguersi in base alla composizione quantitativa e qualitativa dei corredi213 o dall’adozione di una tipologia tombale estranea alla tradizione locale; quest’ultimo elemento rimane, tuttavia, controverso214. Gli indicatori della presenza a Thapsos durante la Media età del Bronzo di forme di complessità sociale sarebbero individuabili in una serie di fattori: insediamenti con strutture di dimensioni e complessità variabile, variabilità a livello di architettura civile e funeraria, disuguale distribuzione della ricchezza nelle tombe, polarizzazione di certe classi di materiali (bronzi, oggetti in metalli preziosi, ceramiche di importazione, ma anche imitazioni in fabbrica locale di tipologie allogene assenti dal repertorio delle dirette importazioni) in alcuni particolari contesti funerari, presenza di sepolture caratterizzate da oggetti in bronzo interpretabili come indicatori di ruolo/funzione sociale (armi, strumenti legati ad attività di pesatura), segni di artigianato specializzato (si pensi alla produzione delle spade del tipo Thapsos, alla presenza dei lingotti di fusione e di strumenti possibilmente legati al processo di produzione di oggetti in bronzo)215. L’evidenza, ancora sostanzialmente inedita, di Cannatello riproporrebbe lo stesso problema per la Sicilia meridionale (§ 1.3.3).