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CAPITOLO 4. Quadro teorico, obiettivi, metodologia di indagine

4.5 Obiettivi di analisi e quadro teorico

4.5.5 Pratiche di commensalità: aspetti materiali .1 Spazio dei feasts, aspetti del cibo consumato

4.5.5.3 Feasts, stile, e identità

Come anticipato più sopra, il secondo aspetto che è interessante esaminare in relazione ai manufatti legati al consumo condiviso di cibo è quello ascrivibile sotto la rubrica generale di stile. Esiste un’estesa letteratura, sviluppatasi in ambiti di ricerca angloamericani, sullo stile, su cosa esso sia, in cosa esso risieda, da cosa tragga origine, e su che tipo di valore e quali finalità esso abbia nell’ambito delle relazioni umane e nel quadro del rapporto tra uomo e cultura materiale. Questi temi hanno avuto ampia discussione in ambito antropologico e, di riflesso, in quello più squisitamente archeologico, e nel corso del tempo diverse prospettive e chiavi di lettura, non sempre e non necessariamente opposte le une alle altre, sono state proposte. Seguendo la divisione tematica proposta da M. Hegmon, nello sviluppo della ricerca sullo stile possono enuclearsi diverse aree tematiche, come quella della classificazione dei generi di stile, del suo significato socio-culturale, del rapporto tra stile e significati veicolati, della relazione tra stile e processi di interazione e apprendimento (in contesti di produzione), del nesso tra stile, potere, ideologia, e inuguaglianza sociale423. L’aspetto che interessa evidenziare in questa sede è quello dello stile inteso nell’accezione della decorazione (nel caso specifico, quella dei manufatti ceramici), della sua funzione come veicolo di significati sociali e identità (sia individuali che collettivi), e del suo uso in contesti legati al banchetto. In questa prospettiva, tre studi, realizzati rispettivamente da Bowser, B. Mills, e Hegmon, offrono interessanti spunti di teorici e analitici.

Bowser, in uno studio complementare a quello citato in precedenza a proposito delle strutture integrative (§ 4.5.3), prende in esame la produzione e l’uso di tazze funzionali al bere (chica) nella comunità ecuadoriana di Conambo424. Questa rappresenta una società non complessa, priva di figure politiche centrali, divisa in due gruppi etnici (Achuar, Quichua), corrispondenti anche a due fazioni “politiche”. Prendendo in esame una serie di elementi del repertorio decorativo utilizzato sulle tazze (forma, simmetria, ampiezza delle linee, colore), realizzate (come tutta la produzione ceramica) esclusivamente dalle donne, e indagando la relazione tra presenza e !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

420 STEEL 2002, passim e spec. p. 44.

421 HODOS 2000, pp. 46, 50.

422 LEIGHTON 1996, pp. 107-114; LEIGHTON 1999, p. 242; HODOS 2000, pp. 50-51; HODOS 2006, pp. 92-93.

423 HEGMON 1992, pp. 522-532. V. anche DAVID-KRAMER 2001, pp. 168-224; HART-ENGELBRECHT 2011, pp. 3-9. Per l’aspetto specifico del rapporto tra stile, ineguaglianza sociale, e potere, v. EARLE 1990, pp. 76-81; DEMARRAIS et alii 1996, p. 18; EARLE 1997, pp. 143-158. Per una discussione generale dei significati sociali dello stile, in un contesto d’analisi egeo ma con ampia letteratura anche di taglio antropologico, v. BORGNA 2003, pp. 25-26.

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combinazione di tali elementi e l’appartenenza a fazione, la studiosa evidenzia come lo stile adottato dalle donne sui loro prodotti sia strettamente e attivamente connesso alla comunicazione della propria identità “politica”, cioè all’appartenenza a una delle due fazioni. Lo stile, come strumento di comunicazione di messaggi identitari, riveste una funzione importante e, soprattutto, attiva. Depongono in questa direzione i casi in cui le donne etnicamente appartenenti a uno dei due gruppi passano “politicamente” all’altra fazione, cosa che comporta un “aggiornamento” del repertorio decorativo utilizzato per significare la propria alleanza. Lo stile della decorazione ceramica, specie su forme (come la chica) utilizzate in pratiche socialmente rilevanti come quelle simposiache, diviene un medium importante e “fluido”, funzionale non solo a marcare le differenze tra gruppi ma anche a sottolineare l’appartenenza al gruppo. L’importanza della decorazione come strumento di comunicazione di identità è tanto maggiore in quanto essa trova uso in contesti sociali integrativi (descritti in precedenza) in cui si espletano varie forme di interazione sociale vitali per l’equilibrio della comunità. Un altro aspetto interessante indagato dalla studiosa è quello (cui si è accennato in precedenza) della visibilità della decorazione e del suo rapporto con gli spazi in cui i vasi sono utilizzati425. Basandosi sullo studio di Hall sulla reciproca influenza tra comportamento umano e spazio in cui esso si svolge, e sulla conseguente distinzione di diversi tipi di spazi prossemici (§ 4.5.3), l’analisi mostra come la decorazione sulle tazze utilizzate in contesti sociali integrativi sia di dimensione maggiore del normale, e come essa sia appropriata per risultare visibile in uno spazio che, nella classificazione prossemica di Hall, corrisponde ad uno spazio pubblico. Secondo la studiosa, nella misura in cui la decorazione sia un importante veicolatore di messaggi identitari, essa deve essere visivamente percepibile in maniera distinta; ne consegue che più grandi diventano gli spazi in cui i supporti sono utilizzati, più grandi, e quindi meglio leggibili, tendono a diventare le decorazioni dei vasi utilizzati.

La relazione tra decorazione e spazi in cui si svolgono pratiche di consumo condiviso di cibo è indagato anche da Mills, nel quadro dello studio del commensalismo nelle comunità preispaniche del sud-ovest degli Stati Uniti426. All’interno di tali pratiche socialmente importanti, Mills sottolinea l’importanza dell’aspetto visuale dei manufatti ceramici, e in particolare (nel contesto culturale esaminato) delle tazze utilizzate per il consumo del cibo. Come Bowser, l’autrice pone enfasi sulla visibilità come fattore importante per la veicolazione di messaggi sociali all’interno dei riti di commensalità. Su tali premesse, la studiosa esamina in diacronia: a) la trasformazione delle dimensioni e delle caratteristiche visive (colore, contrasto, lucentezza) dei pannelli decorativi usati sulle tazze; b) il rapporto tra la dimensione della decorazione e la dimensione dei supporti; c) la relazione tra i due precedenti elementi e lo spazio fisico in cui le pratiche comunitarie di commensalità erano svolte. Coniugando l’attenzione verso gli aspetti dimensionali e decorativi dei manufatti con la prossemica della commensalità, la studiosa individua una relazione tra il progressivo aumento delle dimensioni dei pannelli decorati (a parità di grandezza dei supporti) e i modi e i luoghi in cui si svolgevano le pratiche comunitarie. Man mano che esse includevano gruppi più numerosi di individui, passando così da spazi più ristretti a veri e propri spazi “pubblici” (sensu Hall), i media (tazze) utilizzati divenivano più grandi, e gli schemi decorativi acquistavano dimensioni proporzionalmente maggiori, divenendo, quindi, più visibili.

Un quadro interpretativo simile è offerto da Hegmon in un suo studio sulla relazione tra stile decorativo e strutture integrative nei pueblo del Colorado (Stati Uniti)427. L’interesse della studiosa è volto a capire come lo stile muti in base alle diverse dimensioni delle strutture integrative e, di conseguenza, in base al diverso numero di soggetti coinvolti nelle pratiche di integrazione sociale a livello superiore a quello familiare. Interpretando il tema !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

425 BOWSER 2000, pp. 237-239; BOWSER-PATTON 2004, pp. 174-177.

426 MILLS 2007, pp. 210-215, 232-234.

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della visibilità nell’accezione della nettezza del ductus della decorazione dipinta, l’analisi giunge a mostrare come l’aumento del livello integrativo delle strutture, cioè la loro maggiore dimensione e la maggiore capienza, si accompagni a un aumento della nettezza dello stile. Hegmon interpreta questo dato nel senso che la necessità di trasmettere messaggi identitari in modo chiaro in contesti integrativi, quelli cioè in cui si svolgono pratiche importanti per l’equilibrio della comunità, comporta una maggiore formalità dei mezzi espressivi.

Gli studi descritti fin qui rilevano, da prospettive culturali e cronologiche diverse, e anche in due campi di indagine differenti (antropologico uno, archeologico gli altri due), l’importanza dello stile come un aspetto attivo della cultura materiale, profondamento legato a realtà multiformi come quella dell’identità individuale e di gruppo, delle relazioni umane, e dei modi di esprimere e materializzare rapporti tra gli individui. In questo senso, l’idea su cui si basano tali lavori è conforme a quella dello stile definito variamente come strumento coinvolto in processi di comunicazione (M. Wobst), come mezzo di comunicazione non verbale legato alla veicolazione di messaggi di identità individuale o di gruppo (stile assertivo ed emblemico di P. Wiessner) o, nello stesso senso, come espressione simbolica di informazioni sociali (stile iconologico di J. R. Sackett)428. Gli studi precedenti, inoltre, mettono in rilievo l’importanza della visibilità della decorazione, e la relazione tra visibilità e contesto spaziale d’uso. La performance visuale (Schiffer) degli oggetti, cioè la loro capacità di distinguersi e di attirare l’attenzione dell’osservatore, è particolarmente importante in contesti di interazione, dove messaggi sociali (di varia natura) devono essere comunicati e resi evidenti429. L’importanza della visibilità, già messa in rilievo da Wobst nel primo tentativo sistematico di studio dello stile come strumento di comunicazione, è stata ulteriormente rimarcata da C. Carr430. Per lo studioso, la visibilità fisica assoluta (absolute physical visibility), derivante dalla combinazione di vari fattori (tra cui la dimensione dei segni, il loro colore, e il contrasto cromatico), aumenta al crescere del gruppo sociale cui i messaggi codificati nello stile sono rivolti. Rilievo, questo, che risulta significativamente confermato dagli studi nati in anni successivi, come quelli di Bowser e Mills, illustrati più sopra.

Da un punto di vista più generale, che lo stile sia qualcosa di fluido, attivamente connesso a fattori umani di varia natura, è stato rilevato a più riprese, anche sul versante della produzione ceramica e in prospettiva etnografica, dagli studi, ad esempio, di Dietler e Herbich, Gosselain, Hodder. Dietler e Herbich offrono una visione interessante sul tema delle pressioni sociali che influiscono sullo stile, in un’analisi della produzione ceramica (di piccola scala, integrata nelle attività domestiche, e a conduzione esclusivamente femminile) nelle comunità dei Luo del Kenya431. Gli autori evidenziano l’importanza dei processi di “socializzazione” che interessano le donne e che influiscono sull’aspetto stilistico delle loro ceramiche. Nel caso di rapporti umani negativi tra famiglie, i conflitti esistenti e le conseguenti divisioni e tensioni tra gruppi possono trovare espressione nella creazione di stili differenti. Ciò mostra come lo stile possa riflettere, coscientemente o no, la qualità delle relazioni sociali, e possa riflettere o essere manipolato attivamente per rimarcare relazioni personali o sottolineare appartenenza a gruppi o, ancora, per esprimere identità individuali. Gosselain, nel suo studio sulla produzione ceramica in comunità del Cameroon meridionale, ha ulteriormente rilevato come lo stile (o per meglio dire, la parte più suscettibile di cambiamenti, come, nella visione dello studioso, la decorazione) possa essere mutevole e influenzato da fattori come il desiderio da parte del vasaio di conformarsi alle norme di una nuova !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

428WOBST 1977, p. 321; WIESSNER 1983, pp. 257-259; WIESSNER 1985, pp. 163-165; WIESSNER 1990, pp. 107-108; SACKETT

1977; 1985, p. 154.

429 SCHIFFER-SKIBO 1997, p. 30; SCHIFFER 1999, pp. 30-33.

430 WOBST 1977, pp. 328-329; CARR 1995, pp. 186-189. V. anche i riff. a quest’ultimo studio, ad es., in MILLS 2007, p. 211; HART-ENGELBRECHT 2011, pp. 9-10.

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comunità, mutate condizioni sociali, economiche o simboliche, deliberata identificazione con o distinzione da un particolare gruppo sociale432. Nella stessa direzione si muove lo studio di Hodder, ormai classico, sulla produzione ceramica e diversità stilistica in un villaggio Lozi nello Zambia occidentale (Africa)433. Lo studioso rileva come i due diversi stili ceramici documentati nell’insediamento siano espressione delle relazioni interpersonali tra le donne responsabili della produzione dei vasi e, in senso più largo, delle relazioni tra i gruppi familiari. Significativamente, l’esistenza di tensioni tra due gruppi presenti nel villaggio comportava che donne che avevano appreso la produzione ceramica al di fuori del villaggio in esame (nei loro rispettivi e diversi villaggi d’origine) e che avevano buoni rapporti personali e familiari, producevano ceramiche simili, mentre una donna che aveva appreso la produzione in loco, ma la cui famiglia era in conflitto con le altre del villaggio, era autrice di prodotti di stile differente. Il caso è indicativo, per Hodder, di come lo stile sia legato a doppio filo con la percezione individuale delle relazioni e delle tensioni sociali, e come sia elemento attivo nella creazione, mantenimento, ed espressione di relazioni individuali e di gruppo. In questo stesso senso depongono, nell’accezione dell’omogeneità stilistica, le interpretazioni fornite da Lee, e da D. Frankel e J. M. Webb, ai dati (rispettivamente) dall’insediamento neolitico cinese di Jiangzhai (citato in precedenza) e da quello del Bronzo Medio Cipriota di Marki-Alonia434. Per il primo sito, Lee mette in rilievo, da un lato, l’alto livello di uniformità stilistica del

repertorio decorativo utilizzato nella parte esteriore di forme ceramiche aperte (adoperate in pratiche di commensalità), dall’altro, la trasversale diffusione di tali forme in tutti i settori indagati dell’insediamento. Tale evidenza è interpretata come segno dell’esistenza di un simbolismo condiviso, che è al contempo espressione di e strumento per promuovere forme di solidarietà a livello intra comunitario. Nella stessa direzione si muovono i rilievi di Frankel e Webb sull’uniformità stilistica della ceramica prodotta nell’insediamento cipriota (nell’ambito di una produzione di tipo non specializzato), identificata con lo stile emblemico di Wiessner, cioè (come rilevato più sopra) come strumento per esprimere identità di gruppo435.