• Non ci sono risultati.

CAPITOLO 10. Analisi delle evidenze

10.2.8 Considerazioni d’insieme

Nonostante la complessità e, per certi aspetti, la lacunosità della documentazione restituita dall’insediamento, l’analisi svolta consente di delineare alcune caratteristiche di fondo, la cui interpretazione in termini più generali deve tenere presente e valutare le disparità presenti nello stato di preservazione dei depositi archeologici. Alcune delle caratteristiche delineabili sembrano trovare riscontro nella documentazione di altri insediamenti, cosa che contribuisce a corroborare la valenza più generale delle conclusioni cui è possibile giungere.

Se si dovesse proporre una definizione funzionale delle strutture esaminate, un profilo a contorni più netti si delinea per le strutture (la maggior parte di dimensioni piccole e medie) appartenenti al secondo e terzo dei gruppi isolati. Complessivamente, la maggiore incidenza di forme ceramiche funzionali alla conservazione (sia a breve che lungo termine), di utensili litici per la lavorazione dei beni di sussistenza (macine, mortai), o di altri destinati alla creazione di un piano di lavorazione (o focolare) (lastre), la presenza di oggetti fittili funzionali alla cottura (corni) e alla filatura, sembrano giustificare una loro definizione sotto l’etichetta di strutture a carattere “utilitario”. È da richiamare, a tal proposito, la significativa (quanto isolata) segnalazione in letteratura del rinvenimento di semi di cereali proprio in una struttura di questo gruppo (Gamma 06; v. § 6.1.7), e di resti di fauna da un’altra (Gamma 03; v. § 6.1.4). Quanto alle caratteristiche particolari di questi ultimi, che sembrano ben armonizzarsi con l’uso utilitario della capanna, si veda quanto rilevato in seguito a proposito dei (e in contrapposizione ai) resti di fauna dalla Gamma 12. Altri particolari distinguono alcune strutture di questo gruppo, e sembrano trovare riscontri in capanne a simile interpretazione funzionale negli altri insediamenti esaminati. Il primo è quello della presenza di un strato di ghiaia marina steso sul piano pavimentale, rilevato nella Gamma 03 e 04 (§§ 6.1.4; 6.1.5) e presente anche in alcune strutture utilitarie di P. Milazzese (capanne 02 vano C, 09 vano C, alle quali si aggiunga la 01 a più incerta destinazione funzionale; v. §§ 8.2; 8.2; 8.12; 10.4.7). Il secondo è l’occorrenza di un’area lastricata interposta tra la Gamma 02 e la 03, che richiama quella che doveva esistere tra le capanne 05 e 08 di Filicudi (§§ 7.1.1; 7.1.3) (v. le già citate Tavv. 22 e 44). Queste evidenze, sebbene limitate, autorizzano a chiedersi se quella della ghiaia sul piano pavimentale non fosse una presenza in qualche modo funzionale ai tipi di attività “lavorative” svolte nelle strutture utilitarie, e se la creazione di superfici lastricate nelle aree di passaggio tra strutture (utilitarie) contigue (e forse funzionalmente collegate) non fosse un espediente funzionale all’agevolazione del passaggio da e verso ambienti dove attività (interrelate ?) erano svolte forse con intensa frequenza828.

Il dato della presenza di coppe su piede nelle strutture di questo gruppo (con una più alta incidenza nella Gamma 06, seconda solo a quella registrata tra i materiali dalla buca all’esterno della Gamma 08) risulta tanto più interessante se letto in filigrana sia con il loro carattere utilitario sia con quello delle dimensioni dei manufatti. Come rilevato, le coppe da queste capanne hanno dimensioni grandi e, complessivamente, meno variabili rispetto a quelle degli altri esemplari dell’insediamento di cui sono note le dimensioni. In sintonia con quanto rilevato per Panarea (e in linea con l’interpretazione lì proposta; v. § 10.4.7) non è inverosimile pensare che la presenza di coppe di grandi dimensioni in strutture definibili come utilitarie possa essere spiegabile alla luce di pratiche di preparazione di (maggiori) quantità di cibo (forse in seguito suddiviso in quantità più piccole), oppure, in !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

828 Che le capanne site nel settore meridionale dell’area principale di scavo di Lipari (Gamma 01, 02, 03, 04), così come la 05 e 08 di Filicudi, potessero essere funzionalmente collegate potrebbe leggersi (al netto della mancata identificazione dell’accesso alla Gamma 02) nel fatto che il loro ingresso è rivolto verso uno spazio comune (sensu SANDERS 1990, pp. 63-64).

183

un’accezione non incompatibile con la precedente, con il temporaneo stoccaggio di tali manufatti in vista di successivi utilizzi. Come rilevato per Panarea, anche a Lipari la presenza delle teglie sia in strutture utilitarie sia in altri contesti potrebbe trovare spiegazione alla luce del verosimile carattere multifunzionale di tali manufatti (v. § 5.3.2). In altre parole, il possibile uso legato alla cottura darebbe ragione della presenza di tale forma nelle strutture in questione, mentre il loro utilizzo forse anche in funzione del consumo condiviso può spiegare la presenza in contesti diversi (ad esempio, nella Gamma 12 e tra i materiali della buca all’esterno della Gamma 08). Il dato della presenza in questo gruppo di capanne di forme ceramiche di tipo non locale, sia egeo che appenninico, non contrasta con il carattere funzionale attribuibile alle strutture. Non è inverosimile pensare, infatti, che quei manufatti possano essere stati lì conservati piuttosto che utilizzati. È da ricordare, inoltre, che l’esame degli strati di rinvenimento dei materiali ha portato a escludere (a differenza di quanto ritenuto in letteratura) la presenza di un cratere di tipo egeo (e di altre ceramiche da mensa) in una delle strutture utilitarie (segnatamente, la Gamma 02)829, forma che invece ricorre (verosimilmente in connessione a strutture e pratiche differenti da quelle utilitarie) nel settore nord nell’insediamento (vedi più avanti). Quanto ad altri tipi di reperti non locali, rimane problematica l’interpretazione della figurina plastica di tipo egeo, attestata (insieme con una di tipo locale) nella Gamma 03. La consonanza o meno di un tale tipo di presenza in una struttura di carattere utilitario dipende dalla funzione che è possibile attribuire a questo tipo di oggetti. Si è rilevato in precedenza (§ 5.3.2) come proprio tale aspetto sia controverso e oscilli tra i poli opposti dell’attribuzione alla sfera rituale o anche a pratiche legate ad attività infantili. Se la valutazione del tipo di contesto in cui questi oggetti sono rinvenuti dovesse presiedere l’interpretazione funzionale, il carattere utilitario della capanna porterebbe ad escludere la prima ipotesi. Peraltro, quella alternativa di un deposito temporaneo in vista di un utilizzo altrove, sarebbe compatibile con l’ipotetico uso per scopi rituali. Aspetto, quest’ultimo, controverso e oggetto in letteratura di interpretazioni opposte (v. § 3.2).

Evidenze compatibili con le funzioni attribuibili alle strutture in questione provengono dalle aree esterne delle capanne. Si è visto in precedenza, infatti, come reperti che caratterizzano le strutture qui definite come utilitarie sono attestati nelle aree esterne proprio delle strutture rinvenute nella parte meridionale del settore principale di indagine: si veda il caso, prima rilevato, dei pithoi, corni, e macinelli, rinvenuti nell’area compresa tra la Gamma 01 e 06. Va tenuto presente che l’occorrenza di questi reperti si inserisce problematicamente nel quadro tratteggiato in precedenza (§ 5.5) a proposito dell’interpretazione dei materiali dalle aree esterne alle capanne. Il considerare questi insiemi di reperti come rifiuti (secondari?) legati alle attività svolte nelle strutture vicine è per Lipari niente più che un’ipotesi, data la complessità della stratificazione che caratterizza il sito e i fenomeni di sconvolgimento che hanno interessato i livelli del Milazzese sia in età antica che moderna e che, come è lecito pensare, abbiano potuto interessare in maniera più consistente, a differenza di quelli interni delle capanne, i depositi non delimitati da strutture murarie.

Se per le strutture precedenti è possibile proporre un’etichetta funzionale, per altre (rientranti nel primo gruppo di quelli distinti nel § 10.2.1) risulta più difficile. Ciò è dovuto al fatto che il settore settentrionale dell’area di scavo è stato quello maggiormente interessato dagli interventi successivi al Milazzese. Si è rilevato, infatti, nella descrizione delle singole strutture, come tali interventi abbiano influito sia sulla conservazione dei depositi interni delle capanne, sia delle strutture murarie di alcune di esse (vedi i casi della Gamma 08, 09, 10, 11, 16). I dati si presentano esigui per proporre a pieno una caratterizzazione funzionale specifica, eccezion fatta per la !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

829 Per il riferimento al cratere dalla capanna, v. VAN WIJNGAARDEN 2002, p. 222. Per l’esclusione di questa forma dall’orizzonte d’uso della struttura, v. le prec. note 565, 777. Per l’espunzione delle altre occorrenze di ceramiche di tipo egeo dalla stessa capanna, v. la prec. nota 567.

184

Gamma 12 (di cui si dirà più avanti). Se si dovesse giudicare in base all’occorrenza di forme ceramiche per la conservazione, la mensa (sia locali che non), e all’assenza degli utensili litici funzionali alla lavorazione (siano essi macine, macinelli, mortai, o lastre per la creazione di una superficie di lavoro), sarebbe lecito chiedersi se queste strutture non avessero una funzione differente, da definirsi in negativo come non utilitaria e quindi, forse, domestica. Dall’altro lato, tuttavia, la loro assenza potrebbe imputarsi allo stato di conservazione dei depositi interni. È da ricordare, inoltre, che la presenza in questo settore dell’insediamento di una struttura (Gamma 16) appartenente all’insieme prima esaminato di capanne, autorizzerebbe a riproporre anche per quest’area l’esistenza di capanne di tipo utilitario, che non sarebbero quindi topograficamente circoscritte nella zona meridionale.

Tra le strutture del settore nord spicca la Gamma 12, che si distingue per una serie di evidenze messe in rilievo dall’analisi svolta. La prima, quella immediatamente rilevabile e già evidenziata in letteratura, è la sua forma poligonale che contrasta con quella delle strutture di quest’età (e anche di quelle precedenti e successive) sia a Lipari che negli altri insediamenti del Milazzese. Peraltro, strutture simili non sono note, finora, anche nel resto del territorio siciliano. La Gamma 12, con la sua superficie stimabile di circa 45,23 metri quadri, risulta essere in estensione più del doppio delle strutture più grandi del Milazzese finora note, segnatamente la capanna 16 di Panarea e la 12 di Filicudi. Per la struttura di Lipari, come già rilevato, sembra difficile ipotizzare l’originaria esistenza di una qualche forma di copertura. Essa, inoltre, è l’unica di quelle rinvenute a Lipari, e anche negli altri insediamenti dell’arcipelago, la cui superficie rientra nella classe prossemica definibile pubblica vicina (sensu Hall; v. §§ 4.5.3, 11.8).

Altro dato particolare è quello dei materiali rinvenuti nel deposito interno riconducibile all’orizzonte d’uso della struttura (sul quale si vedano le considerazioni nel § 6.2.2). Si è visto come la Gamma 12 sia caratterizzata da una maggiore incidenza di forme locali da mensa, chiuse, funzionali al versare (brocche), e di forme aperte di tipo egeo funzionali al bere. Quanto a queste ultime, sempre all’interno dei limiti interpretativi sopra ricordati a proposito delle aree esterne alle strutture, si è rilevato (§ 10.2.7) come esse ricorrano anche all’esterno della Gamma 12, sia a sud che a est (area tra Gamma 12 e 13). In particolare, oltre alle forme funzionali al bere, all’esterno della Gamma 12 è documentata anche una funzionale al miscelare-servire (cratere). Per quanto riguarda le brocche locali, i pochi esemplari per i quali sono disponibili le misure dell’altezza dei pannelli decorati sulla massima espansione del ventre, hanno una decorazione più ampia rispetto a quella dei (pochi) esemplari provenienti da altri contesti, e segnatamente dalla capanna 06830. La diversa ampiezza risulta indipendente dalle dimensioni dei supporti. Sebbene con le cautele imposte dal numero di casi disponibili, si è posto in evidenza come la distanza ottimale di visibilità della decorazione sui manufatti da Gamma 12 corrisponda a quella di uno spazio prossemico pubblico vicino, in forse non casuale (e quindi significativa) corrispondenza con il tipo di spazio prossemico in cui rientra la struttura di rinvenimento. Di questa, inoltre, si è evidenziato l’aspetto particolare anche dell’evidenza di fauna rinvenuta (§ 10.2.6).

L’analisi del campione faunistico ha mostrato, infatti, come esso si caratterizzi per la presenza di comparti anatomici ad alta resa di cibo e, quindi, qualitativamente e quantitativamente migliori. Il dato si mostra generalizzato, cioè valido per tutte e tre le specie documentate, con l’eccezione dei suini, dei quali sono attestate con maggiore incidenza le parti anatomiche medio-alte. Interessante, per contrasto, è l’evidenza faunistica proveniente da quella che in letteratura è definita genericamente come area dell’abitato e che comprende, non si !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

830 È necessario ricordare che l’altezza dei motivi decorativi sugli esemplari dalla Gamma 12 e dalla buca all’esterno della Gamma 08 si mostra sia maggiore di quella dei pochi esemplari dalle altre strutture di Lipari, ma anche di quelli degli esemplari esaminati per Panarea e Salina. Ciò permette di offrire per gli esemplari dei primi due contesti succitati un confronto più ampio di quanto si possibile fare in base alle sole evidenze di Lipari.

185

sa bene se parzialmente o esclusivamente, anche i resti rinvenuti in una delle strutture utilitarie cui si faceva riferimento più sopra, segnatamente la Gamma 03 (§ 6.1.4). A fronte della confrontabilità dei dati relativi ai suini, la minore proporzione, rispetto alla Gamma 12, di parti anatomiche di bovini e caprovini a resa di cibo elevata, e la maggiore incidenza di quelle a resa media e bassa, non solo offre un quadro di confronto che rende evidente il carattere peculiare della Gamma 12, ma sembra peraltro fortemente compatibile proprio con il carattere utilitario delle strutture prima descritte. In esse, cioè, non sembra inverosimile ipotizzare l’espletamento di quelle pratiche di macellazione che la maggiore proporzione di resti anatomici a bassa resa di carne starebbe generalmente a indicare (v. § 4.5.5.1). Quest’ aspetto è, inoltre, quello che sembra accomunare i resti di fauna dagli altri contesti del Milazzese e quelli da una struttura a carattere forse più chiaramente domestico come la più tarda capanna Alfa 02. I dati da questi due contesti insieme sembrano mettere in rilievo ulteriormente quelli dalla Gamma 12. Purtroppo, per una più pregnante interpretazione delle differenze tra i resti di fauna dei due contesti del Milazzese sarebbe importante conoscere da quale delle strutture del villaggio provengano quelle non relative alla Gamma 12. Da un lato, il fatto che nella descrizione degli scavi si citino resti di fauna esplicitamente solo in relazione alla Gamma 03, potrebbe lasciare aperta la possibilità che essi provengano esclusivamente (o principalmente) da questa capanna. In ogni caso, anche se provenienti in parte da questa e in parte da altri punti dell’insediamento, rimane immutato l’aspetto peculiare di questo complesso di resti di fauna e tanto più, per contrapposizione a esso, quello della Gamma 12.

L’evidenza fin qui descritta sembra indicare che la Gamma 12 fosse sede di attività legate al consumo di beveraggi, come l’incidenza di brocche indicherebbe, al possibile connesso utilizzo di forme di tipo non locale (non a caso da mensa, aperte, funzionali al bere), e al consumo di animali (anche di grande taglia, come i bovini) dei quali, per bovini e caprovini, erano utilizzate parti anatomiche ad alta resa di cibo, mentre per i suini quelle a resa medio-alta. Attività, queste, che sembrano significativamente correlate a uno spazio, come ricordato, di dimensioni eccezionali. Elemento, questo, che potrebbe dare ragione della maggiore dimensione, e quindi visibilità, della decorazione presente sulla massima espansione proprio delle forme da mensa funzionali al versare, che hanno, tra l’altro (come rilevato), in questa struttura la più alta incidenza, seconda solo a quella nel complesso di reperti dalla buca all’esterno della Gamma 08.

Di questi si è sottolineata la possibile interpretazione come deposito contenente materiali legati a speciali attività di commensalità (§ 10.2.5). In questa direzione depone una serie di parametri (tra cui, la proporzione di forme aperte funzionali al mangiare e bere, chiuse legate al versare, presenza di alcuni esemplari di vasi di grandi dimensioni forse per il consumo condiviso, e di vasi con decorazioni peculiari) che soddisfano i criteri identificati dal modello proposto da Dabney-Halstead-Thomas per l’identificazione di depositi legati a pratiche di commensalità (feasts; v. §§ 4.5.5). Come sottolineato, del modello formulato dagli studiosi non è possibile verificare per il contesto eoliano i dati stratigrafici e deposizionali. L’unica informazione disponibile, e che indicherebbe l’assenza di una stratificazione del deposito interno della buca, autorizza a ritenere che esso sia il prodotto di un unico evento deposizionale, piuttosto che il cumulo di apporti di materiali protrattisi per un lasso di tempo ampio. Si è rilevato, inoltre, come il complesso dei reperti dalla buca sia simile, quanto a proporzione di classi funzionali attestate, a quello della Gamma 12. Si è visto, inoltre, come a quest’ultima struttura sembri far riferimento anche un altro dato relativo ai materiali dalla buca: quello dell’altezza (e quindi della visibilità) della decorazione sulla massima espansione delle brocche. Utilizzando questo dato come strumento per ipotizzare la distanza di visibilità e, conseguentemente, le dimensioni dello spazio in cui l’oggetto era utilizzato (e la decorazione era visibile), si è rilevato come la visibilità ottimale della decorazione sui manufatti dalla buca corrisponda a uno spazio di dimensioni confrontabili a quelle della Gamma 12, corrispondente anch’esso alla

186

classe prossemica pubblica vicina della formulazione di Hall. Inoltre, gli esemplari di brocche dalla Gamma 12 presentano un pannello decorato simile per dimensioni a quello sugli esemplari buca831. Tra questi ultimi, inoltre, è da ricordare la presenza di un esemplare che si rivela essere un unicum per le sue dimensioni eccezionali, di gran lunga maggiori rispetto agli esemplari finora noti da tutti i contesti eoliani del Milazzese.

In estrema sintesi, nell’ambito dell’evidenza del settore settentrionale dell’insediamento spicca la Gamma 12 e il complesso dei materiali dalla buca all’esterno della Gamma 08. Le peculiarità planimetriche e dimensionali della struttura, che già potrebbero considerarsi indizio di un suo carattere speciale, si accompagnano significativamente ad altre caratteristiche della documentazione, come l’evidenza delle forme ceramiche presenti e quella dei resti di fauna rinvenuti. Entrambi sembrano concorrere a definire questo spazio, possibilmente di tipo non coperto, come luogo destinato a pratiche legate a forme di commensalità. In questa prospettiva, non è inverosimile pensare, in base agli elementi di riscontro prima ricordati, a una connessione tra le attività svolte nella Gamma 12 e i materiali rinvenuti nella buca a sud della struttura. Questi (alla luce del modello teorico più su citato) possono verosimilmente considerarsi come un deposito relativo a pratiche di commensalità forse originariamente svolte nella Gamma 12. Tra i materiali della buca, la presenza di due macine di dimensioni notevoli, le maggiori di quelle finora note, si armonizza bene con l’interpretazione suggerita per questo contesto, nella misura in cui pratiche di commensalità coinvolgenti un numero considerevole di individui richiedano la lavorazione di una quantità maggiore di prodotti legati alla preparazione del cibo832.

Quanto alla decorazione sulle brocche, si è potuto riscontrare come esista (alla luce dei dati disponibili) una sostanziale uniformità nella distribuzione dei motivi decorativi tra le strutture messe in luce sull’Acropoli. Dei motivi isolabili, il 2 e 3 non solo ricorrono nella quasi totalità delle strutture (anche in quelle site in settori distanti dell’insediamento) ma sono anche documentati tendenzialmente insieme833. Gli altri motivi decorativi (4 e 5) ricorrono con singole occorrenze e in contesti in cui sono documentati anche gli altri due.

È più difficile delineare (se non all’interno di un quadro valutativo più generale, come quello tratteggiato più avanti; § 11.5.1) un’interpretazione funzionale per un’altra struttura presente nello stesso settore, la Gamma 11, anch’essa peculiare per dimensione e forma. La sua superficie interna (20,5 metri quadri) è notevolmente inferiore a quella della Gamma 12, ma rimane comunque tra le più grandi documentate nell’orizzonte del Milazzese, e seconda a Lipari proprio dopo la Gamma 12. In letteratura si sottolinea già l’aspetto regolare delle murature e quello peculiare del lato orientale, che si presenta ad andamento rettilineo (parallelo a quello del lato sud-ovest della Gamma 12) e con fondazione con un filare di blocchi parallelepipedi estremamente regolari. Purtroppo, il deposito interno così come la parte orientale della struttura era andata distrutta in seguito all’impiantarsi al suo interno della più tarda capanna Beta 05 dell’Ausonio I. I pochissimi reperti ceramici rinvenuti a ridosso dell’abside occidentale, in livelli con materiali sia più antichi che più tardi del Milazzese (§ 6.1.13), non consentono di avanzare specifiche ipotesi funzionali. È da rilevare, comunque, la singolare presenza, pur tra i pochi materiali rinvenuti, di frammenti relativi solo forme da mensa locali (brocche e coppe su piede).

!

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

831 V. anche la prec. nota 830.

832 V. anche la prec. nota 799.

187

10.3 Filicudi