LA FORMAZIONE DELL’IDENTITÀ CARISMATICA
DONO DI DIO E ALLEANZA D’AMORE Antonia C oloMbo 1
3. Alleanza: dono e risposta
L’alleanza stipulata con Dio comporta l’apertura all’alleanza con i suoi figli e le sue figlie, in Cristo nostri fratelli e sorelle. È il comanda-mento nuovo che gesù ha lasciato come testacomanda-mento: “Vi ho detto que-ste cose affinché in voi dimori la mia gioia, e la gioia vostra sia piena.
Questo è il mio comandamento: che vi amiate scambievolmente come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di colui che sacrifica la propria vita per i suoi amici” (gv 15,11-13).
L’alleanza ci libera dall’egoismo per abilitarci ad amare, ci fa acco-gliere come sopportabili le contrarietà della vita. La rinuncia e la fatica sono strade necessarie per giungere alla meta. E la meta, lo sappiamo, è sempre l’amore che libera e dà vita: la gloria di Dio è l’uomo vivente.
Nei punti precedenti ho parlato dell’esperienza vocazionale e dell’iniziativa dell’amore preveniente di Dio. Desidero ora sostare con voi sull’art. 10 delle Costituzioni, che presenta in sintesi il nostro patto di alleanza con Dio.
Le novizie si preparano a ratificare la loro libera risposta sponsale con la prima professione davanti all’assemblea ecclesiale e a testimo-ni autorizzati, pronunciando la formula dell’articolo 10. Essa rivela in sintesi la verità e la bellezza della nostra vocazione. Dopo almeno dieci anni di formazione, esprimerà la risposta definitiva al Signore.
Vi invito a considerare insieme questo impegno solenne che segna la nostra esistenza.
«Dio Padre, tu mi hai consacrata nel battesimo e mi chiami ora, con la forza del tuo Spirito, a seguire gesù Cristo più da vicino per parteci-pare più intimamente alla sua missione salvifica nella Chiesa».13
In questo primo paragrafo riconosciamo l’iniziativa del Dio, Trinità di persone in comunione, che ci raggiunge per coinvolgerci nella sua stessa vita e nella missione salvifica di gesù, affidata alla Chiesa.
Viene qui evocato il primato della contemplazione nella nostra vita,
13 C 10.
il riconoscimento della essenziale relazionalità con Dio della nostra esi-stenza, su cui si fonda l’umanesimo che ispira la nostra missione edu-cativa.
L’esplicito riferimento al battesimo colloca la nostra vocazione nel-la Chiesa accanto ad altre vocazioni, con una specifica fisionomia ma anche con una radicale identità: quella di essere innestate in Cristo e inviate a evangelizzare nel suo nome.
La comunione dei doni e dei ministeri nella Chiesa è una realtà e insieme un compito affidato alla nostra responsabilità. Esso ci sollecita a coltivare un dialogo di reciproco potenziamento tra diverse spiritua-lità per meglio evidenziarne le peculiari ricchezze orientate al servizio dell’umanizzazione del mondo e per presentare esplicitamente ai giova-ni e ai laici con i quali viviamo la spiritualità salesiana.
Sono solo alcuni suggerimenti che invitano ad approfondire l’inson-dabile ricchezza contenuta nell’iniziativa di Dio per ravvivare il dono ricevuto e lasciarci trasformare dalla sua bellezza. È un dono che mani-festa la sua genuina capacità di collaborare a promuovere nella cultura contemporanea la civiltà dell’amore. In quanto FMA e formatrici di persone che si preparano ad esserlo, lo esprimiamo secondo la modalità caratteristica del Sistema preventivo.
«In risposta al tuo amore io mi impegno a vivere con radicalità le beatitudini del Regno, in comunione con le sorelle, annunciando Cristo alle giovani secondo lo spirito di San giovanni Bosco e di Santa Maria Domenica Mazzarello».14
In queste poche parole abbiamo la sintesi chiara e completa dell’iden-tità delle FMA, l’espressione della nostra unità vocazionale. Le sue tre componenti vengono esplicitate dalle Costituzioni nei capitoli della prima parte: Inserite nel mistero di Cristo casto, povero, obbediente;15 Unite in comunità nel nome del Signore;16 Mandate per le giovani nello spirito del ‘da mihi animas’.17
La risposta alla chiamata di Dio è personale, ma impegna a formare comunione con le sorelle. Solo a partire dalla realtà vitale della comu-nione comunitaria possiamo annunciare gesù alle giovani nello spirito dell’amorevolezza salesiana.
14 L. cit.
15 Cf ivi 11-35.
16 Cf ivi 36-62.
17 Cf ivi 63-76.
La sequela di gesù nella vita religiosa esige radicalità evangelica, ma è essenzialmente espressa nella comunione con le sorelle. La qualità del nostro essere insieme in comunità è segno di adesione all’alleanza come ratifica umana alla proposta di amore da parte di Dio.
Questo segno, specie quando la comunità è internazionale – e mol-ti nostri noviziamol-ti hanno il volto dell’internazionalità – è fondamenta-le nella società di oggi così fortemente marcata dall’individualismo, dall’efficientismo, dalla selezione dei più forti e dall’emarginazione dei più deboli. La relazione con gesù qualifica la reciprocità delle nostre relazioni e ci rende capaci di esprimere la profezia dell’amore in una missione educativa inculturata a servizio della vita, con la sollecitudine materna di Maria. La linea della reciprocità è esigente, specie in am-bienti internazionali. Richiede un autentico impegno ascetico, ma gene-ra un dialogo arricchente che consente di allenarci a diventare donne di pace, promotrici di condizioni per una convivenza umana armonica.
La comunità del noviziato si costruisce insieme nella comunione quando ciascuna si impegna a crescere nell’appartenenza e nella soli-darietà. Diventa così il luogo dove avviene il reciproco potenziamento delle persone nel rispetto delle diversità e peculiarità di ognuna.
Annunciare Cristo alle giovani secondo lo spirito di don Bosco e di Madre Mazzarello è la nostra specifica missione nella società com-plessa di oggi. La esprimiamo comunitariamente, non come iniziativa privata. Anche nell’ottica della missione, la testimonianza comunitaria è oggi più efficace che nel passato proprio a motivo della disgregazione di molte famiglie e delle tendenze individualistiche presenti in molte manifestazioni sociali.
La visione di Dio sull’umanità è quella di fare, in Cristo, un’unica fa-miglia. Perciò la prima evangelizzazione che le/i religiosi offrono nella Chiesa è data dalla qualità della loro vita comunitaria.
Siamo chiamate a conoscere in profondità lo spirito di don Bosco e di madre Mazzarello, che è spirito di famiglia, per saperlo ri-esprimere nelle diverse culture nelle quali siamo presenti, così da esplicitarne le ricchezze ancora inespresse.
Dobbiamo suscitare nelle novizie il gusto e la gioia per questo com-pito, offrire loro occasioni per comunicare le intuizioni e le scoperte che emergono dalla loro esperienza vocazionale di donne contempo-ranee del proprio tempo. È importante, però, abilitarle anche ad acco-gliere con simpatia esperienze diverse, leggendole come manifestazioni della multiforme ricchezza di Dio, che le impegna a relativizzare il loro
apporto e a discernere come armonizzare la varietà dei doni valorizzan-doli a servizio della missione.
Maria è la prima credente che ha accolto la Vita in pienezza – Cri-sto – e l’ha donata con la disponibilità di tutto il suo essere. È per noi Madre e Maestra, aiuto alla progressiva realizzazione della nostra iden-tità secondo il disegno di Dio. Nel vangelo, dopo l’annuncio della sua vocazione, non la vediamo mai da sola. «Maria è figura che aggrega e convoca attorno a sé, seme di comunità e matrice di comunione».18
La formula della professione prosegue esplicitando: «in piena liber-tà mi dono interamente a te; faccio voto di castiliber-tà, poverliber-tà e obbe-dienza… secondo la via evangelica tracciata nelle Costituzioni».19 È la pubblica dichiarazione della nostra responsabilità di donne adulte nella storia del proprio tempo. Essa rivela anche la qualità della nostra cit-tadinanza, radicata nella libera scelta di vita che ci impegna a promuo-vere la capacità di amare e di condividere, secondo la modalità tipica della spiritualità salesiana.
Molti nostri contemporanei, delusi dalle speranze poste unicamen-te nello sviluppo scientifico e unicamen-tecnologico o impressionati dai risultati di una globalizzazione economica e tecnologica senza riferimenti etici, sono alla ricerca del senso della vita. La nostra esistenza è profezia di un umanesimo corresponsabile, che promuove e difende la vita, spe-cialmente dove questa è più in pericolo, perché tutti possano vivere dignitosamente, da figli di Dio.
Il Progetto formativo sottolinea con efficacia l’aspetto profetico rappresentato dalla scelta di seguire gesù nella via delle beatitudini evangeliche, ponendo in risalto l’aspetto relazionale dei voti. In quanto espressione del dinamismo dell’amore, essi promuovono una maggiore capacità di comunione con l’umanità, con tutto il creato. La castità è in-fatti trasparenza dell’amore; la povertà, gratuità dell’amore; l’obbedien-za, sevizio dell’amore. L’amore come centro unificatore è l’orizzonte di significato che crea sinfonie di comunione in senso verticale e orizzon-tale. L’amore ha la forma della croce.
La professione religiosa si conclude con una inequivocabile dichia-razione: «Voglio vivere fedelmente, per la tua gloria, gli impegni che assumo nella mia professione».20
18 istituto FiglieDi Maria ausiliatriCe, In preparazione, 12.
19 C 10.
20 L. cit.
Ci impegniamo così a dare conto a Dio e alle sorelle della verità di una vita donata nel servizio della missione secondo un progetto comu-ne.Il sì che diciamo a Dio in risposta all’alleanza non implica solo la nostra volontà, ma l’iniziativa del Padre che opera con il suo Spirito in noi e nella storia per condurla a salvezza in gesù.
Per questo anche la nostra missione educativa più che una peda-gogia è una mistapeda-gogia. In quanto tale valorizza l’esperienza nelle sue diverse dimensioni, compresa quella affettiva. In quest’ottica compren-diamo forse più efficacemente l’espressione di don Bosco: «L’educazio-ne è cosa di cuore e Dio solo «L’educazio-ne è il padro«L’educazio-ne».21
Anche la formazione della FMA è cosa di cuore, non solo perché coinvolge la persona nel suo centro vitale, ma perché è resa efficace dal-la regia dello Spirito di Amore; perché aldal-la sua origine vi è l’esperienza dell’amore preveniente del Padre e perché ogni giorno, nell’esperienza vocazionale, possiamo verificare e testimoniare lo stesso amore.
21 bosCo giovanni, Dei castighi da infliggersi nelle case salesiane (1883). Una circolare attribuita a don Bosco (a cura di Prellezo José Manuel), in braiDo Pietro [ed.], Don Bosco educatore. Scritti e testimonianze, Roma, LAS 1992, 332.
SINTESI DELL’IDENTITÀ CARISMATICA