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La Vita Consacrata di fronte agli snodi di una situazione in cambia- cambia-mento

Per comprendere meglio il valore della formazione nel contesto con-temporaneo si deve tener conto dell’attuale situazione in cui si trova la Vita Consacrata e di come la Chiesa, mediante il magistero del Papa, guarda alla realtà ed indica le vie da percorrere per far fronte alle sfide che si incontrano. Prima di avviare la riflessione sulla formazione in quanto tale vorrei partire dal presentare brevemente le istanze di fondo che Benedetto XVI ha individuato con molta chiarezza e che interpella-no la vita consacrata oggi nelle sue molteplici forme. Prendo spunto dal

plessità che si espande sempre più utilizzando lo spazio della Rete anche come luogo di apprendimento, oltre che di lavoro. Ciò comporta che ciascuno sia capace di ‘orga-nizzare’ il contesto del sapere o dei diversi saperi, di ordinare le idee più che elaborarle criticamente a partire da qualcosa di già precostituito. Ci si muove cioè su qualcosa che deve essere imparato moltiplicando le proprie convinzioni, le proprie attitudini e la propria creatività, assumendo da soli il rischio della decisione. E tutto questo cambia il modo di lavorare e collaborare: la rete dà luogo a processi di riflessività tipici, non facilmente paragonabili ai ‘tradizionali’ processi di pensiero e di apprendimento. Si parla, infatti, di ‘modernità riflessiva’ come una della caratteristiche della cultura con-temporanea (cf beCk Ulrich - giDDens Anthony - lash Scott, Modernizzazione rifles-siva. Politica, tradizione ed estetica nell’ordine sociale della modernità, Trieste, Asterios Editore 1999).

discorso rivolto ai Superiori e Superiore generali il 22 maggio 2006,3 nel quale è tracciato a chiare linee il pensiero della Chiesa a riguardo.

Una prima linea orientativa che il Papa suggerisce consiste nella riaffermazione dell’identità inconfondibile della vita consacrata: essere testimoni della trasfigurante presenza di Dio nel mondo (esperienza re-ligiosa fondata nella fede-fiducia),4 esprimere con la vita l’appartenen-za al Signore, cioè un amore sperimentato e riversato sugli altri (forte esperienza affettiva e relazionale),5 impegnarsi ad assumere lo stesso stile di vita del Cristo gesù, povero casto e obbediente (consigli evan-gelici come via di maturazione e di libertà).

Una seconda indicazione sottolinea l’esigenza di fare scelte coraggio-se a livello personale, comunitario e a livello di istituto. Ciò mette in luce ancora meglio la sfida della formazione, in particolare dell’incul-turazione della formazione. E proprio a partire da tale istanza, si solle-vano una serie di interrogativi che accompagnano ogni riflessione sulla formazione alla vita consacrata oggi: Quali sono le vie nuove di ricerca e di sinergia per attuare la formazione? Quali i modelli formativi più rispondenti a rinnovare la vita religiosa e a formare le nuove genera-zioni? È una questione di contenuti? È una questione metodologica ed organizzativa? Come formare i formatori/formatrici? Quale servizio spetta all’autorità in relazione a questa sfida?

Il Papa, a proposito di quest’ultima questione, afferma con chiarez-za: «Il servizio d’autorità richiede una presenza costante, capace di ani-mare e di proporre, di ricordare la ragion d’essere della vita consacrata, di aiutare le persone a voi affidate a corrispondere con una fedeltà sem-pre rinnovata alla chiamata dello Spirito».6

3 Cf Discorso di sua Santità Benedetto XVI ai Superiori e Superiore Generali degli Istituti di Vita Consacrata e delle Società di Vita Apostolica, Città del Vaticano, Aula Paolo VI, 22 maggio 2006, in http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/spee-ches/2006/may/documents/hf_ben-xvi_spe_20060522_vita-consacrata_it.html.

4 «I consacrati e le consacrate oggi – afferma il Papa – hanno il compito di essere testimoni della trasfigurante presenza di Dio in un mondo sempre più disorientato e confuso, un mondo in cui le sfumature hanno sostituito i colori ben netti e caratteriz-zati» (l. cit.).

5 Così il Pontefice descrive il senso dell’appartenenza come espressione dell’identi-tà della Vita Consacrata: «Appartenere al Signore: ecco la missione degli uomini e delle donne che hanno scelto di seguire Cristo casto, povero e obbediente, affinché il mondo creda e sia salvato. Essere totalmente di Cristo in modo da diventare una permanente confessione di fede, una inequivocabile proclamazione della verità che rende liberi di fronte alla seduzione dei falsi idoli da cui il mondo è abbagliato» (l. cit.).

6 L. cit.

Di fronte alle innumerevoli sfide che la Vita Consacrata incontra nell’attuale complessità e di fronte alle richieste sempre più pressan-ti e diversificate poste dalla missione, dalle comunità e dalle singole persone la formazione sembra costituire la risposta più adeguata. Essa però nell’attuale momento storico e culturale va ripensata e ricollocata opportunamente nel contesto di una vita religiosa che si trova al bi-vio di transizioni radicali, forse mai registrate nel passato. Ridefinire e qualificare tutta la formazione richiede oggi la necessità (non è più un optional) di ripartire dalla formazione di coloro che già vivono la vita consacrata, in particolare di chi ha in maniera diretta il compito di animare e di formare. La strategia più indicata ed attuale allora è quella di ripartire dalla formazione permanente7 con uno sforzo riflessivo e progettuale che comporta di porre alla base una visione la più ampia possibile delle dinamiche di cambiamento che attraversano la società e la cultura e che incidono profondamente sulle identità delle persone e delle istituzioni, facendo emergere nuovi e più esigenti bisogni forma-tivi.

Dinanzi all’emergenza di bisogni di formazione urgenti e nuovi che richiedono la capacità di esplorare ed elaborare lo spazio delle nuove possibilità, di intuire prospettive e di operare delle scelte coraggiose e convergenti da attuarsi in modo appropriato e duttile ai problemi e alle diversificate situazioni, la vita consacrata è ancora più fortemente solle-citata a trovare nuove modalità di formazione per i suoi membri. In pri-mo luogo, prevale la necessità della formazione di educatori/educatrici, formatori/formatrici capaci di vivere la propria identità di consacrati/e e di muoversi in un contesto formativo che si presenta sempre più flu-ido, ma che deve essere aiutato a ritrovare la forma che più si addice alle persone e al carisma, fonte di appartenenza e di identità: ciò mentre costituisce una sfida, è anche una domanda-bisogno prioritaria che sol-lecita risposte adeguate e qualificate.

Occorre individuare innanzitutto quali sono le istanze nuove e i nodi critici su cui riflettere, sia in rapporto alle nuove generazioni che en-trano nella vita religiosa, sia in rapporto al rinnovamento e alla fedeltà di coloro che già vivono da anni la consacrazione. L’individuazione di

7 Questa è la strategia prioritaria che è stata scelta dall’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice [= FMa] e codificata nel Progetto Formativo [cf istituto FiglieDi Maria

ausiliatriCe (a cura di), Nei solchi dell’Alleanza. Progetto Formativo delle Figlie di Ma-ria Ausiliatrice [= PF], Leumann (Torino), Elle Di Ci 2000].

punti nodali porterà a ripensare i modelli formativi e organizzativi a partire dalle categorie della cultura contemporanea, utilizzando i saperi elaborati dalle scienze umane, in particolare dalle scienze della forma-zione, in modo da allacciare ponti con il mondo di oggi laddove la vita religiosa salesiana è immersa e realizza la sua significativa vocazione carismatica di servizio ai giovani.

Se ci si interroga sulla natura riflessiva e critica della formazione è perché si intende uscire dall’impasse di una ‘pratica’ formativa senza chiarezza di orientamenti e di linee ma piuttosto volubile e continua-mente cangiante a seconda delle persone, degli ambienti e delle situa-zioni. Se è vero che ciò è frutto di una crisi derivante dall’esplosione della varietà, della variabilità, dell’imprevedibilità del futuro, della pre-carietà e indeterminazione tipica della complessità delle nostre società, si può pensare che i modelli di formazione ‘tradizionali’ con fatica si possono adeguare a tutto ciò e che la formazione sembra aver perso la sua capacità di orientare ed educare le persone, compresi i formatori e le formatrici, perché non riesce a seguire l’evoluzione di una realtà che sfugge di mano e che si colloca in tutt’altra sponda.