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Il mondo d’oggi: le molte culture e la nuova cultura

LA FORMAZIONE DELL’IDENTITÀ CARISMATICA

DEL CARISMA SALESIANO, OGGI Adriano b regolin 1

3. Il mondo d’oggi: le molte culture e la nuova cultura

La prima caratteristica del mondo cui siamo mandati è la molteplici-tà delle culture e, nello stesso tempo, la nuova cultura globale, che tutte le vorrebbe livellare offrendo (o imponendo?) obiettivi nuovi, come l’individualismo, il successo ad ogni costo, nuovi modelli di vita fami-liare e comunitaria, scale di valori e stili di vita, nuove forme di religiosi-tà in vigore nei paesi ricchi dell’Occidente e che, col mercato mondiale e i media, arrivano anche nei più sperduti villaggi dell’Africa. Si tratta di una nuova colonizzazione, un’omogeneizzazione, che richiede alla Chiesa e alla vita consacrata di vigilare e difendere le culture locali, mi-nacciate dalla nuova cultura del consumismo e dei mezzi d’informazio-ne di massa, e, d’informazio-nello stesso tempo, sollecita entrambe ad evangelizzare questa nuova cultura… Non basta infatti rifiutarla in nome dei danni che essa sta facendo. Oggi nei paesi più poveri questo confronto tra cultura locale e cultura globale produce pericolose tensioni intergene-razionali che portano alla perdita dei valori più importanti, come la di-gnità della persona, e in particolare della donna, il valore della famiglia, la comunione, la sobrietà e la giustizia, e il senso di Dio.

3.1. Un mondo globalizzato segnato dall’insicurezza e dalla paura

Il mondo che vediamo davanti a noi, nei paesi industrializzati, come nei paesi poveri del Terzo Mondo, sembra essere segnato da una grande insicurezza e da una sfiducia che penetra in tutto. Ciò che oggi manca al mondo, ricco o povero che sia, è la speranza. Per quanto sia in un certo modo diventato più piccolo e più maneggevole, unificato da comuni-cazioni facili e immediate, il mondo della globalizzazione si trova oggi diviso, carico di conflitti e di situazioni sociali intollerabili.

Non c’è bisogno di descrivere il fenomeno della globalizzazione.

Vogliamo solo dire che non è negativo in se stesso, anzi potrebbe essere fattore di unificazione e comunicazione e offrire all’umanità mezzi più che sufficienti per vivere e vivere bene realizzando, almeno in parte, il disegno divino di salvezza: che tutti siano salvi, che tutti abbiano da vivere una vita degna dei figli di Dio. Invece, la globalizzazione, non governata (deregulation) o governata male, si rivela un fenomeno am-biguo che produce effetti negativi, perché il liberalismo assoluto che lo caratterizza dà a chi ha già ed esclude coloro che non riescono a tenere il passo, i più deboli e i più poveri.

Come abbiamo già visto, la globalizzazione produce una nuova cul-tura che si impone a tutti ed erode, quando non distrugge, le culture locali e i loro valori. Essa promuove il consumismo e, come un tritatut-to, tutto omologa e subordina all’«economico» nella supina adesione alle leggi del mercato, fino a trasformare in merce e in profitto anche la vita umana. La sua legge fondamentale è ‘vinca il migliore’, che in eco-nomia vuol dire il più forte. Chi paga le spese della politica economica, del libero mercato, della flessibilità e della razionalità degli investimenti praticata dai potentati economici e finanziari, i quali decidono da soli secondo il principio del massimo profitto, senza guardare a chi soffre per le loro decisioni (flessibilità e mobilità del lavoro), sono i più po-veri.

3.2. Le guerre, il terrorismo e i flussi migratori

Prima conseguenza di questa nuova situazione del mondo sono le guerre e le tensioni tra i popoli, che si sono moltiplicate proprio quan-do, con la caduta del muro di Berlino e la fine della «guerra fredda», si sperava fossero finite. Mai ce ne sono state tante insieme come in questi anni!9 Sono rinati i nazionalismi, con la loro tragica sequela di guerre civili e di «pulizie etniche». Un’altra conseguenza degli squili-bri mondiali è il terrorismo internazionale, un fenomeno globalizzato che dal Medio Oriente può attaccare ogni parte del mondo, l’America del Nord, la Spagna, la gran Bretagna e ovunque, e che infiltra i suoi agenti, provenienti da ogni parte del mondo, in ogni punto del mondo occidentale.

9 Secondo il sito internet Warnews (www.warnews.it), ci sono oggi 23 guerre in corso e 7 zone di conflitto.

Il precipitare della situazione economica dei paesi poveri e il corri-spondente miraggio di un facile benessere nei paesi occidentali (ven-duto dalle TV occidentali), ha incentivato il flusso delle migrazioni dei popoli che, al di là delle tragedie che esso comporta, sta scatenando una reazione a catena di rivendicazioni identitarie, forme acritiche di razzismo nazionalista e, non raramente, violente reazioni xenofobe che avvelenano le società occidentali.

Il pluralismo culturale e nazionale porta con sé il pluralismo reli-gioso che, se non trova un clima di dialogo e di tolleranza, rischia di alimentare forme di fondamentalismo e d’integralismo sia a livello di stati che diventano stati teocratici e impongono una religione appunto

«di stato», violando i diritti delle persone, sia a livello di religioni (e non solo dell’Islam!) che portano a forme di intransigenza religiosa e di esclusione reciproca.

3.3. Le inquietudini dell’uomo onnipotente

Il quadro del mondo non potrebbe essere più oscuro, ma non è an-cora tutto. Per quanto caratterizzato dagli straordinari progressi della scienza e della tecnologia che rapidamente si rinnova, dalla comuni-cazione e dal progresso materiale, il mondo d’oggi rimane un mondo pieno di inquietudine e di incertezza. Quanto più l’uomo è potente tan-to si sente inquietan-to! Lo afferma Massimo Salvadori nel suo saggio, Le inquietudini dell’uomo onnipotente.10 Oggi l’uomo è capace di riparare una stazione astronautica orbitante, ma rimane impotente davanti alla malaria che miete milioni di vittime; sa vedere e tenere sotto controllo la terra in ogni sua parte, ma non riesce a salvare chi sta morendo di fame e di sete; sa clonare un essere vivente, ma non riesce a tenere sotto controllo le proprie angosce e a dare un senso alla propria esistenza.

Questa insicurezza attanaglia l’uomo contemporaneo, sotto tutte le la-titudini, non solo dell’Occidente.

Le paure e le insicurezze del Terzo Mondo si ripercuotono nel Pri-mo Mondo, perché l’Occidente sa che non avrà pace e non potrà vivere al sicuro finché i problemi dei paesi poveri non troveranno un’equa soluzione. Il terrorismo internazionale non è frutto di una temporanea

10 Cf salvaDori Massimo, Le inquietudini dell’uomo onnipotente, Bari, Laterza 2002.

fiammata di rabbia, ma, spesso, la conseguenza di una mancata integra-zione dei paesi più poveri nel consesso mondiale.

3.4. Una società che vuol fare a meno di Dio

La radice più profonda dei mali del nostro tempo è la secolarizza-zione esasperata che ha portato l’uomo occidentale a voler fare da solo, a mettere da parte Dio, per poter essere libero di fare quello che vuole, perché, come dice un autore russo, se Dio non c’è, tutto è possibile.

«Una confusa ideologia della libertà conduce ad un dogmatismo che si sta rivelando sempre più ostile verso la libertà»,11 ha detto a suo tempo il Card. Ratzinger. Se si mette da parte Dio, chi ne soffre è l’uo-mo, soprattutto il più povero, e la violenza diventa la legge del mondo.

L’uomo d’oggi è un orfano che soffre l’isolamento e la paura e che cerca di difendersi attaccando.

L’uomo post-moderno, dopo essersi ubriacato di razionalità e di ra-zionalismo, si sente ora solo, incerto e deluso, non crede neppure in se stesso e nelle possibilità della sua ragione e della sua intelligenza. Siamo al tempo del pensiero debole, delle relazioni deboli, della fiducia debo-le! Per questo va in cerca di divertissement con la moltiplicazione delle cose e delle sensazioni, ma sa che tutto questo non basta a spegnere la paura che lo attanaglia.

L’uomo contemporaneo, che ha staccato la spina da Dio, è rimasto solo con le sue paure e il crescente numero dei suicidi nel mondo occi-dentale (solo in giappone sono 30-35.000 i suicidi di giovani all’anno) non è che il sintomo di un mondo che non riesce a trovare il senso alla propria esistenza. Staccare il contatto con Dio, è tagliare il ramo su cui siamo seduti, un segno di follia.

Prima di chiudere questo sguardo sul nostro mondo ricordiamo che chi entra oggi nella vita religiosa condivide questo stesso background culturale e questo ne rende oggi più complessa la formazione e la per-severanza. Non è questo un motivo per escludere queste persone: è semmai una chance offertaci di formare persone nuove per una nuova situazione.

11 ratzinger Joseph, L’Europa nella crisi delle culture, riflessioni sulle culture che oggi si contrappongono, Subiaco, 1° aprile 2005.