• Non ci sono risultati.

Ripensando, oggi, al carisma salesiano: alcune sintesi necessarie Una connotazione particolare del nostro carisma e della nostra

LA FORMAZIONE DELL’IDENTITÀ CARISMATICA

DEL CARISMA SALESIANO, OGGI Adriano b regolin 1

6. Ripensando, oggi, al carisma salesiano: alcune sintesi necessarie Una connotazione particolare del nostro carisma e della nostra

spi-ritualità è quella di legare molto fortemente l’aspetto della nostra con-sacrazione alla missione che ci è stata affidata, attraverso don Bosco e Madre Mazzarello. Tenendo quindi presente la riflessione più generale sulla vita religiosa, possiamo proporci di vivere questo legame sotto l’aspetto di alcune sintesi che ne raccolgono le istanze principali. Esse ci garantiscono al tempo stesso la fedeltà al carisma e la fedeltà ai gio-vani di oggi.

Ecco dunque un ulteriore percorso di approfondimento e di rifles-sione. Il carisma salesiano oggi ci chiede alcune sintesi necessarie.

6.1. Sintesi fra missione e vita religiosa: l’uomo, la donna che si è con-segnato/a a Cristo

«L’intera vita consacrata dei religiosi sia informata da spirito apo-stolico e tutta l’azione apostolica sia segnata dallo spirito religioso».18

18 PC 8.

L’osservanza più piena è quella che sviluppa la missionarietà più corag-giosa.

Il missionario più efficace è colui che ama con castità, serve con gra-tuità, crea in obbedienza, opera in comunione, ecc. «I religiosi, trovano nella vita consacrata un mezzo privilegiato per una evangelizzazione efficace».19

A nessuno sfugge come gli stessi voti posseggano – se vissuti in pie-nezza – un alto potenziale missionario: la povertà esalta la disponibilità;

la castità amplifica ed approfondisce la relazione; l’obbedienza ci inca-tena al “progetto missionario” di Dio, liberandoci dalla tentazione che ci indebolisce, invitandoci a guardare sempre “altrove”.

La stessa diminuzione degli “effettivi” all’interno della Vita Religio-sa anziché essere letta come un puro “diReligio-sastro” può essere letta come

“un segno dei tempi”, che ci invita a riprendere la funzione del “fer-mento” nella pasta.

6.2. Sintesi fra missione e spiritualità: l’uomo, la donna spirituale

La tensione fra vita attiva (e il donarsi) e vita contemplativa (ed il coltivarsi) è superata dalla vita apostolica, sull’esempio di Cristo.

La tensione fra storia (ed impegno politico sociale) e trascendenza (ed impegno religioso spirituale) è composta dalla spiritualità dell’in-carnazione, della quotidianità.

La tensione fra religiosità teocentrica e diakonia antropocentrica, tra

“fedeltà a Dio” e “fedeltà all’uomo” si distende nella scoperta dei semi-na Verbi, che dispongono la creatura alla illumisemi-nazione evangelica.

La personalità del religioso, della religiosa si costruisce, oggi più che mai, attorno a Cristo, sentito come primo Maestro, come criterio di giudizio di ogni altro criterio umano, come ‘Sposo’, intimior intimo meo, come Colui per il quale ‘si vende tutto’, per essere alla sua comple-ta sequela. La persona di Cristo deve emergere nella mente, nel cuore, nei sentimenti del giovane religioso, deve diventare l’Unico necessario, il Tutto. C’è bisogno quindi di una cristologia forte, sia teologicamen-te, sia praticamente. Questo è il fondamento di ogni vita religiosa, di ogni gioventù donata, di ogni libertà liberata. Di qui la necessità di una vigorosa e coraggiosa confessio Christi. Questo è il primo insostituibile

19 EN 69.

contributo che la Vita Religiosa ha da dare al nostro tempo. Ecco la sorpresa di incontrare persone così “anormali”, quali possono essere i giovani religiosi, giovani come tanti altri giovani di oggi, sedotti però da quello sguardo unico e penetrante, che ha detto loro: “Seguimi”!

6.3. Sintesi fra missione e relazionalità: l’uomo, la donna di comunione

“Il braccio del seminatore è l’amicizia” e “il vangelo lo si predica solo agli amici”: ecco due battute che traducono bene lo stile di don Bosco, che voleva l’“amorevolezza” al primo posto per giungere alla

“religione” come ultimo fine.

Quando la missione si estenua nel “fare” (magari da soli o sempre a modo proprio), la relazione deperisce e la evangelizzazione ne patisce danni gravissimi e irreparabili. Di qui la proposta di “spiritualità” rela-zionale, intrinseca alla stessa vocazione salesiana.

6.4. Sintesi fra missione e croce: l’uomo, la donna che paga di persona A volte, sembra che basti un fallimento a distruggere una vocazione.

Chi annuncia il Crocifisso non può (consciamente o inconsciamente) scomunicare la croce.

Se la missione è “cristiforme” essa è, inevitabilmente, “crocifissa”. I più luminosi testimoni all’interno della nostra Famiglia Salesiana bril-lano per il loro amore alla croce, anche quando questa si è presentata particolarmente esigente nella loro vita.

6.5. Sintesi fra missione e responsorialità: l’uomo, la donna che sta sulla frontiera

gli Istituti religiosi – come notava il laico Hermann J. Pottmeyer nel volume: Il ruolo del Papato nel terzo millennio – sono sempre stati cen-tri di forte irradiazione, quando si sono attestati sui fronti più avanzati:

al contrario la loro luminosità è impallidita quando hanno rinunciato a questa posizione di prima linea.20

20 Cf PottMeyer Hermann J., Il ruolo del Papato nel terzo millennio, Brescia, Que-riniana 2002.

È un monito anche per noi, davanti al rischio, non solo ipotetico, di

“perdere i poveri”.

6.6. Sintesi fra missione e salesianità: l’uomo, la donna che fa ‘tornare’

don Bosco, madre Mazzarello

Proviamo a ripensare al primo sogno di don Bosco, quello dei nove anni.21 In esso scopriamo che la missione è:

relazione personale con gesù e Maria;

• cura della propria formazione: “Perché tali cose ti sembrano

im-• possibili, devi renderle possibili con la obbedienza e l’acquisto della scienza.” “Renditi umile, forte, robusto”;

coscienza dei destinatari: “Ecco il tuo campo, ecco dove devi

la-• vorare”;

consegna di uno strumento: il sistema preventivo. “Noi quindi

• esistiamo per questo motivo – diceva don Caviglia ai teologi della Crocetta – la nostra personalità storica e sociale davanti al mondo sta tutta qui: costoro sono gli educatori di uno speciale sistema educativo, provato da don Bosco e che si chiama sistema preventi-vo”. “È cosa tutta di noi – scriveva don Bosco a don Costamagna – il resto tutto non è nostro”.22

coscienza di una trasformazione possibile: “Ciò che in questo

mo-• mento vedi succedere per questi animali, tu dovrai farlo per i figli miei”.

Questo sogno di don Bosco ha un valore paradigmatico nel “dise-gnare” la nostra spiritualità e la nostra missione.

21 Cf giovanni bosCo, Memorie dell’oratorio di San Francesco di Sales, Introduzione, note e testo critico [a cura di] Da silva Ferreira Antonio, Roma, LAS 1991, 34-37.

22 bosCo giovanni, Lettera a Don Giacomo Costamagna, in Ceria Eugenio (a cura di), Epistolario di San Giovanni Bosco, Torino, SEI, IV dal 1881 al 1888, L. 2556 del 10 agosto 1885, 332-333.