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Esperienza vocazionale

LA FORMAZIONE DELL’IDENTITÀ CARISMATICA

DONO DI DIO E ALLEANZA D’AMORE Antonia C oloMbo 1

1. Esperienza vocazionale

L’esperienza è il modo più efficace e diretto attraverso cui la persona giunge a conoscere una realtà, a gustarla, a conformarsi ad essa. L’espe-rienza pone in contatto con la vita. In certo modo è la vita stessa. L’as-similazione dei valori vocazionali avviene solitamente in un contesto in cui essi sono vissuti: la vita si genera con la vita e la testimonianza ha priorità sull’annuncio. Ogni evento, ogni vicenda è occasione di cresci-ta e niente di ciò che avviene è neutrale per la persona.

Non ogni esperienza, tuttavia, è automaticamente formativa. Né l’accumulo di molte esperienze costituisce di per sé esperienza. Ci sono esperienze che segnano la persona e ne orientano la direzione, altre che la trasformano gradualmente, altre ancora che possono frenarne il cammino di crescita; sono esperienze sovrapposte, frammentate, slega-te prive di conslega-tenuti di valore che le qualifichino come esperienza per-sonale. In questo caso si costata la smania di passare da un’esperienza all’altra, senza mai essere soddisfatti, perché ognuna di esse rimane iso-lata e non coinvolge realmente la persona nelle sue diverse dimensioni, non offre nuovo respiro al suo orizzonte di significato.

Comprendiamo allora che non basta riconoscere il valore dell’espe-rienza; occorre favorire l’esperienza del valore, ossia l’esperienza di qualcosa che fa crescere in libertà e responsabilità, o meglio di Qual-cuno che dia senso pieno alla vita. Nel caso della vocazione religiosa, si tratta dell’esperienza fondante e coinvolgente dell’incontro con Dio che entra nel vissuto della persona umana: la ama, la chiama, le chiede di partecipare al suo dinamismo di amore. Dal canto suo, la persona si lascia interpellare, si pone in crisi, si dispone a cambiare, risponde alla sua chiamata.

Bisogna però che essa sia costantemente accompagnata nel suo cammino formativo per attingere le profondità del proprio essere. I frequenti e rapidi rientri al cuore come centro abitato da Dio orientano verso l’esperienza fondamentale: Dio e il suo amore.3

Il Progetto Formativo dell’Istituto, a cui rimando, parla anche di esperienze caratterizzanti, ossia di esperienze predisposte per ciascuna delle fasi in cui si articola la formazione iniziale, dei corrispondenti compiti di sviluppo e delle proposte da parte della comunità.

3 Cf ivi 45.

Il valore dell’esperienza si radica nella stessa realtà dell’incarnazio-ne, in cui il Signore gesù, assumendo la realtà, la trasforma. Aderendo ad essa in quanto uomo, la eleva e la divinizza. In questa ottica assume valore il bicchiere d’acqua offerto nel suo nome o l’attenzione alle cose più piccole, lo stesso farsi piccoli per il Regno.

In quanto accompagnatrici di persone in crescita, siete persuase dell’efficacia insostituibile dell’esperienza come via di apprendimento vitale. Sapete anche che vi sono esperienze, soprattutto se ripetute, che possono avere strutturato in negativo la personalità della giovane ren-dendola inidonea ad una vita di consacrazione nella missione educativa salesiana. Se l’aiuterete ad aprirsi con fiducia, potrete offrirle itinerari alternativi personalizzati, rispetto a quelli previsti per la vita consacra-ta, che la orientino verso cammini di libertà e di realizzazione nel solco della comune vocazione battesimale vissuta con coerenza e gioia.

Dicevo che l’esperienza fondante è quella dell’incontro con Qual-cuno che coinvolge radicalmente la persona, al punto da suscitare in lei una vera opzione totalizzante per Dio. Punto di approdo dell’esperien-za vocazionale è l’unità vocazionale. L’opzione radicale per Dio attiva infatti nella giovane in formazione un nuovo equilibrio, rappresenta una nuova visione che illumina e armonizza le sue diverse dimensioni in funzione della coerenza alla scelta di fondo, conduce all’unità di vita nel solco specifico della vocazione di FMA.

Puntare, nella formazione, sull’unità di vita è fondamentale per evitare dualismi e dicotomie; educare e valorizzare l’affettività, i senti-menti, l’intelligenza della giovane; orientarla a sintonizzare la sua per-sonalità con la chiamata a seguire gesù, facilitando l’integrazione tra fede, ragione, emozioni, comportamenti, così che possa conformarsi gradualmente ai sentimenti di Cristo.4 In questo modo, l’elemento umano, quello cristiano e della missione specifica sono vissuti come componenti dell’identità personale, liberamente assunte nella risposta all’Alleanza.

Percorrere il cammino verso l’unità vocazionale richiede che la gio-vane sia, da un lato, abilitata a riflettere criticamente sul proprio vissu-to, a rielaborarlo e a progettare il futuro nell’orizzonte della risposta vocazionale; dall’altro, sia accompagnata ad approfondire il mistero di Cristo in modo da scoprire in Lui la pienezza e il senso della propria

4 vC 65-69.

esistenza come chiamata a seguirlo più da vicino per partecipare più intimamente alla sua missione di salvezza.5

In condizioni di ascolto rispettoso e attento, la novizia potrà rac-contarsi senza paura, sarà disposta a prendersi in mano e a puntare sulla progressiva personalizzazione dell’opzione fondamentale di segui-re gesù. Essa si fonda sulla certezza che il Padsegui-re ci chiama, in Cristo, a entrare nell’alleanza d’amore: quell’amore che lo Spirito ha riversato nei nostri cuori (cf Rm 5,5).

Rispondendo alla chiamata, infatti, la FMA diviene tra le/i giovani segno della presenza preveniente di Dio nella storia. Prendendosi cura di loro nello stile del sistema preventivo, trova il cammino di santità quotidiana che ha il volto della fiducia e della gioia e vive gradualmente la difficile arte dell’unità di vita,6 fonte di fecondità apostolica.

Il processo verso l’unificazione esige nella persona in formazione disponibilità ad assumersi la responsabilità della propria crescita voca-zionale e comporta un cammino di liberazione dagli impedimenti che potrebbero ritardare la totalità della risposta d’amore.7

Questo itinerario richiede una radicale disponibilità all’azione di-screta e trasformante dello Spirito, principale e insostituibile guida nel processo di unificazione. Esige un cammino di purificazione dai desi-deri negativi che possono annidarsi nel cuore, come gli attaccamenti egoistici a persone e cose, la smania di successo, il desiderio segreto di approvazione che appesantiscono lo spirito e rendono difficile l’espe-rienza di Dio. La sapienza del coetera tolle di don Bosco include questa purificazione. Solo nel quotidiano impegno di conversione è possibile pronunciare un sì che assume nell’oggi tutte le urgenze del Regno.8

Il percorso verso l’unità vocazionale non è mai concluso. Il dono vo-cazionale si realizza in un itinerario di crescita che procede nel tempo per progressive trasformazioni e integrazioni e si configura come un iti-nerario di conversione. È perciò un cammino sempre in atto che esige un continuo dinamismo di fedeltà a Dio nella missione che Egli ci ha affidato attraverso don Bosco e Maria Domenica Mazzarello. Di qui il programma della FMA: una personalità unificata nel quotidiano dono di sé a Dio per i giovani.

5 Cf istituto FiglieDi Maria ausiliatriCe, Costituzioni e Regolamenti [= C], Roma, Scuola tipografica privata 1982, 10.

6 VC 67.

7 Ivi 25.

8 Cf PF 46.