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55 Cioè tutte quelle finora descritte.

III.5. Le alternative tecniche

I sistemi tecnologici che permettono di rivestire facciate o pareti edilizie mediante l’integrazione tra specie vegetali ed apparati architettonici esistono da lungo tempo, ma stanno oggi conoscendo una forte attività d’innovazione interna al settore. Rinnovamento prodotto a seguito di una reiterata azione di ricerca e implementazione di prodotti o processi, da parte sia dell’industria che degli operatori della progettazione architettonica.

Seppur le caratteristiche principali del sistema rimangano pressoché inalterate – le tre parti che lo realizzano sono sempre la componente vegetale e la struttura di supporto ad essa deputata, oltre che la chiusura edilizia da inverdire –, una forte attività d’innovazione si traduce, a livello globale, nell’industrializzazione produttiva o processuale dei sistemi destinati alla realizzazione. Dunque, il progettista che debba misurarsi oggi con la concretizzazione di un rivestimento vegetale moderno, come quelli dalle caratteristiche fin qui descritte, ha due possibilità: la prima consiste nel progettare ad

64 Anche la sede di Caruzzo & Associati (Fig.III.21) realizzata da CBA Progetti e l’edificio Ex Ducati di Mario

hoc e far realizzare, da un artigiano o industrialmente, tutti i componenti o le strutture di cui abbisogni, compreso l’acquisto e la messa a dimora del sistema vegetale (mediante la collaborazione di un agronomo o quantomeno tramite il vivaista di fiducia65); l’altra possibilità – di gran lunga quella che sta prendendo sempre più piede soprattutto ai livelli medi di professionalità – è quella di affidarsi ad aziende che si occupino della realizzazione e della commercializzazione di sistemi industrializzati: ditte dalla proposta spesso ambivalente o differenziata, traducibile sia in prodotti immutabili che adeguatamente flessibili, in modo da poter assecondare particolari richieste progettuali66. Nel caso

specifico, le stesse aziende produttrici solitamente propongono anche range più o meno forniti di specie vegetali associabili ai propri prodotti, e con le quali sono solite operare: nel caso di fornitura che comprenda anche il sistema vegetale, tali produttori si impegnano a fornire anche la manutenzione del sistema vegetale per il primo periodo d’impianto, per una durata solitamente variabile da uno a tre anni.

Fig.III.99 – A sinistra. Confina, commercializzato da Poliflor, è un esempio di smart green. Il sistema è composto da una griglia metallica verticale per lo sviluppo di specie rampicanti piantate in un’apposita zolla di substrati compositi, e può essere collocato sia a terra che in vasi in quota. Trattasi di un sistema modulare, componibile e pronto-effetto.

Fig.III.100 – A destra. Atelier Kempe Thill, Hedge Building, Rostock (Germania), 2003: padiglione olandese presso la Intenational Garden Exhibition. L’intera installazione è realizzata mediante una struttura metallica di travi e pilastri, che contiene a sua volta dei pannelli modulari smart green simili a quelli della figura precedente. Tale strategia totalmente prefabbricata ha permesso, tra le altre cose, un tempo breve di cantierizzazione. (Fonte: http://www.arqa.com/wordpress/wp-content/files/2009/09/0021_foto6_245-23.jpg)

Sistemi sempre più industrializzati ed affinati sotto l’aspetto tecnologico ma che, comunque, possono essere fatti rientrare nelle due categorie viste finora, ossia i sistemi a cavi tesati e quelli grigliati (peraltro, entrambi di diretta derivazione storica da quelli che erano i treillages67 dell’antichità).

Industrializzazione ed innovazione di prodotto che primariamente tende a muovere verso la via della

65 Esempi di tale modalità operativa potrebbero essere quelli esemplificati in Fig.III.21 o Fig.III.89 66 Come ad esempio il progetto in Fig.III.20

67 Nel capitolo II è stato descritto che cosa siano e come funzionino sistemi storici d’inverdimento quali treillages,

modularizzazione, giungendo a produrre sistemi che, pur mantenendo una certa o totale elasticità costruttiva, si compongano di elementi, componenti e misure standard, sia nella realizzazione delle strutture di supporto alla vegetazione che, molto spesso, anche per quel che concerne la componente vegetale: molti produttori, oltre a fornire dei sistemi industrializzati componibili e pronti al montaggio, tentano anche di modularizzare la forma e la crescita dei sistemi vegetali, offrendo la possibilità di inverdimenti pronti all’uso che vengono definiti smart green o pronto-effetto (Fig.III.99 e Fig.III.100). Con l’appellativo di smart green si intende un sistema a verde pre-vegetato in vivaio o presso l’azienda produttrice, che permetta di giungere in cantiere con le piante ad un livello di sviluppo avanzato; in modo da ritrovarsi alla fine dei lavori di edificazione con la parete già provvista di un buon livello di copertura vegetale, così da non dover attendere i tempi tecnici di crescita. Tempi di crescita che possono consistere anche in mesi o anni, a seconda dell’estensione della superficie da inverdire e della velocità fisiologica di sviluppo della specie prescelta68.

Tendenza importante nella produzione industriale contemporanea è quella dell’attenzione nel realizzare sistemi semplici e bivalenti, in modo da essere pienamente fruibili sia nelle opere di nuova edificazione che per il recupero dell’esistente69 (Fig.III.65). Porre attenzione alle possibilità legate alle opere di recupero edilizio, piuttosto che concentrarsi esclusivamente su quelle che potrebbero essere le nuove edificazioni, significa proporre dei sistemi che siano flessibili e facilmente impiegabili anche in casi o contesti difficoltosi (Fig.III.102), ma senza precludere, però, alcuna possibilità anche per quel che concerne la costruzione del nuovo. Infatti, vista la facilità d’installazione e la brevità dei cantieri contestuale all’impiego a posteriori di sistemi per il rivestimento, ne consegue che tali tecnologie vengano molto impiegate nella pratica corrente per la riqualificazione di facciate di immobili industriali, o per l’inserimento paesaggistico e il mascheramento cromatico di fabbricati a carattere tecnico- industriale (Fig.III.97).

La citata opportunità d’impiego nel retrofitting tende ad avere diversi sbocchi possibili, a seconda delle strategie aziendali impiegate nella concretizzazione dei propri prodotti o brevetti. Una scelta molto usata è quella di prevedere dei sistemi di supporto leggeri, quindi facilmente integrabili a tutte, o quasi, le tipologie di chiusura. In quel caso, tale sottosistema di supporto verrà integrato alle pareti mediante l’impiego di tasselli, o conseguentemente all’utilizzo di staffe metalliche, distanziatori, ecc: strutture leggere sia fisicamente che visivamente e che, una volta terminato l’inverdimento, tenderanno a scomparire in favore della presenza vegetale (Fig.III.101).

Il limite della suddetta modalità d’azione è sicuramente rappresentato dalle caratteristiche fisiche e di resistenza della chiusura deputata all’inverdimento, in quanto essa dovrà garantire la portanza necessaria a sostenere il peso combinato di piante e sottosistemi. Il fatto che i sistemi descritti necessitino della componente di resistenza della parete per poter essere messi in opera rappresenta un limite d’azione, in quanto preclude loro la possibilità di venire posizionati su superfici molto grandi che richiedano impianti in quota e in vaso: come visto in precedenza, le specie rampicanti hanno un limite di altezza massima che si aggira sui 20-25 metri, quindi se la superficie da rivestire risultasse più grande sarebbe necessario operare portando ulteriori impianti vegetali in quota, in modo da raggirare il problema operando mediante la giustapposizione verticale di più fasce a verde.

68 Si veda a tal proposito il paragrafo III.2.1.3

69 Non si dimentichi che oggigiorno in molte nazioni, come ad esempio anche in Italia, le attività di recupero

Fig.III.101 – A sinistra. Pannello modulare Greenscreen. Consiste in un elemento metallico grigliato di forma parallelepipeda per il supporto di specie rampicanti. Esso è integrabile a qualsiasi tipo di chiusura edilizia esistente o di nuova edificazione mediante montanti metallici, tasselli, staffe, ecc. Può inoltre essere impiegato in modalità freestanding tramite appositi supporti verticali. (Fonte: catalogo Greenscreen)

Fig.III.102 – A destra. Dettaglio del Sistema per esterni prodotto da Optima Giardini Pensili. È composto da una griglia metallica imperniata alle superfici di chiusura e destinata a supportare la crescita dei vegetali. Rende possibili impianti sia in quota che a terra. (Rielaborazione da: catalogo Optima Giardini Pensili)

Altra possibilità perseguita è quella in cui i produttori optino per realizzare dei sistemi autoportanti a tutti gli effetti, quindi comprensivi di proprio apparato strutturale e/o di fondazione. In tal caso la parete edilizia funzionerà esclusivamente da piano d’appoggio per la nuova struttura di rivestimento, controventandola. I sistemi in questione sono molto più impegnativi dei semplici graticci metallici precedentemente citati, sia dal punto di vista costruttivo che strutturale, e presentano inoltre, a differenza dei suddetti, una valenza architettonica autonoma e ben definita. Questa tipologia consta infatti di vere e proprie intelaiature tridimensionali multipiano atte al supporto del sistema vegetale, anche molto spinte dal punto di vista dimensionale o della portanza. La strategia d’azione necessaria consisterà nel dotare l’edificio di un apparato di supporto che in tutti i casi ne modifichi le dimensioni di pianta (unitamente alle qualità morfologiche e d’immagine): essa non è quindi applicabile in tutti i casi o contesti di progetto, ma la rende particolarmente adatta qualora fosse necessario provvedere a degli impianti in quota dei vegetali. I sistemi in questione risulteranno perciò, nel caso di impianti fuori terra, abbastanza complessi dal punto di vista tecnologico, dovendo obbligatoriamente prevedere anche la presenza di un impianto d’irrigazione automatizzato e di un sistema di drenaggio per l’espulsione dell’acqua in eccesso (da Fig.III.103 a Fig.III.105).

Fig.III.103 – A sinistra: G-Sky Vine Containers consta di una struttura metallica autoportante per la messa a dimora in quota di vasche per il contenimento di specie rampicanti. Tale sistema è praticabile – quindi totalmente ispezionabile e facilmente agibile – ma necessita di fondazioni autonome: cosa che, in alcuni casi, potrebbe rivelarsi un limite. (Fonte: catalogo G-Sky)

Fig.III.104 – A destra: Unica Green prodotto da Designeering, consiste in un sistema prefabbricato per l’applicazione in retrofitting su facciate edilizie. La struttura è composta da montanti e correnti tubolari in acciaio zincato, e contiene ad ogni interpiano fioriere e grigliati verticali per la messa a dimora di specie rampicanti. Si noti la somiglianza col sistema della figura precedente, nato molto prima. (Fonte: catalogo Unica)

Fig.III.105 – A sinistra. Sistema per esterni prodotto da Optima Giardini Pensili. È composto da un’intelaiatura metallica contenente i sottosistemi necessari per la messa a dimora di specie vegetali rampicanti o decombenti. Vista la conformazione strutturale esso potrebbe essere adottato sia per la messa a dimora in piena terra che in quota, semplicemente dotando o meno la struttura di apposite vasche (in bianco nella foto) per il contenimento del substrato d’impianto. Fig.III.106 – A destra. Loop.pH, MetabolyCity, 2009. Ricerca avente l’obiettivo di «sviluppare esperienze progettuali finalizzate a riportare la produzione agricola all’interno delle città». Il sistema ArchiLace qui raffigurato consiste in una maglia spaziale a matrice polimerica, che funge da supporto alla crescita di vegetazione ortofrutticola. La struttura, essendo leggerissima ed autoportante, può essere installata ovunque ci sia dello spazio libero, sia in modalità freestanding che in appoggio a strutture esistenti. (Fonte: http://www.metabolicity.com)

Se le tecnologie per il rivestimento vegetale stanno oggi conoscendo una profonda innovazione per quanto riguarda le modalità di industrializzazione di processo e di prodotto, o di rapporto col cliente, altra caratteristica degna di nota è quella delle materie impiegate per la costruzione. Seppur i materiali metallici – nella fattispecie acciaio zincato, acciaio inox e alluminio – continuino ad essere quelli largamente più utilizzati, è sicuramente vero che essi debbano essere impiegati nel pieno rispetto della pianta, con la quale dovranno interfacciarsi per l’intero ciclo di vita del rivestimento. Cosa non sempre semplice a causa dei motivi già illustrati in precedenza70. È quindi oggigiorno registrabile

la trasmigrazione da parte di alcuni produttori verso sistemi che impieghino elementi a matrice polimerica (ad esempio PVC, FPR, ecc), per l’intero sistema o per parti di esso (Fig.III.107 e Fig.III.65).

Fig.III.107 – A sinistra. Wall-y è un sistema modulare in polietilene ad alta densità. È possibile optare per la scelta di moduli di colore bianco o verde a seconda delle necessità: entrambi questi colori si rivelano ottimali dal punto di vista della neutralità interattiva nei confronti della pianta, in quanto il primo si scalda molto poco per effetto del soleggiamento, mentre l’altro è il colore proprio dei vegetali. Wall-y permette la messa a dimora vegetale – rampicante o decombente – in quota o a livello del terreno.

Fig.III.108 – In centro. Wall-up è un sistema per la messa a dimora in quota di specie a portamento decombente. Esso presenta una propria sottostruttura portante in alluminio e andrà integrato alla chiusura edilizia nella maniera più opportuna, dipendentemente dalla composizione tecnologica di questa.

Fig.III.109 – A destra. South Face prodotto da IlCantiere. Sistema per l’integrazione parietale di specie vegetali a portamento decombente. Il sistema è composto da elementi modulari in calcestruzzo prefabbricato contenenti delle «tasche» per l’alloggiamento in quota di piante e substrati. (Fonte: http://www.ilcantieresrl.it)

Tali sistemi a matrice polimerica – seppur tendenzialmente svantaggiosi sotto aspetti quali l’energia incorporata71 ed il costo maggiore – offrono ottimali garanzie di collaborazione tra il