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II. Sviluppo storico nello sfruttamento vegetale come elemento di progetto

II.8. L’attuale ricerca in campo architettonico

Nel Novecento e nei primi anni di questo nuovo millennio si è potuto assistere ad una rivoluzione concettuale che ha profondamente mutato il modo di concepire e realizzare pareti a verde, sia dal punto di vista progettuale che sotto l’aspetto tecnologico. È dunque possibile affermare che questa particolare tecnologia integrata, seppur solo all’inizio della propria contemporanea riscoperta, stia entrando di diritto nel dibattito architettonico odierno, diffondendosi su larga scala. Quello che solo fino a tre anni fa era un argomento sconosciuto alla stragrande maggioranza delle professionalità che hanno a che fare con l’architettura è oggi all’ordine del giorno. In questo ultimo periodo le tecnologie del Verde Verticale stanno conoscendo una fortissima evoluzione sotto tutti gli aspetti che ruotano attorno alle discipline architettoniche e all’interno di tutti i suoi ambiti, avendo portato dall’anno 2006 in poi ad una vera esplosione del fenomeno.

L’innovazione forse più importante è quella caratterizzante l’implementazione del sistema. Se fino a prima del brevetto del Mur Vegetal tutte le realizzazioni che prevedessero l’impiego del rivestimento vegetale erano eseguite in modo totalmente artigianale, cioè procurandosi presso i soggetti addetti al loro commercio i vari sistemi vegetali e tecnologici (supporti per la messa in opera, impianti, ecc.) necessari, oggi invece tali sistemi possono godere di un’industrializzazione di prodotto fortissima. Conseguentemente all’introduzione di innovazioni sia fondamentali (ad esempio l’invenzione dell’idrocoltura) che adattive54 (trasferimento tecnologico, ad es. dalla produzione di

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Le innovazioni fondamentali «sono quelle che soddisfano esigenze alle quali prima non si dava risposta, o che le soddisfano in un modo del tutto nuovo. Si tratta di innovazioni che […] segnano delle tappe nella storia e mettono a disposizione oggetti» o servizi «del tutto nuovi. Quando l’innovazione riguarda il «trasferimento di

facciate ventilate metalliche per la realizzazione di sottostrutture di supporto ai moduli inverditi) provenienti da altri settori specifici, sono riscontrabili sul mercato moltissime aziende o consorzi di produttori che possono fornire tutti le componentistiche ed il know-how necessari alla completa realizzazione di un sistema a Verde Verticale partendo dal nulla.

Industrializzazione che, quasi sempre, si muove di pari passo con la ricerca scientifica. È fortissima l’attività sperimentale che le aziende di tutto il mondo occidentalizzato stanno mettendo in campo per fronteggiare questa nascente nicchia di mercato. Produttori ed industria stanno investendo ingenti capitali nelle attività di ricerca applicata e industriale per lo sviluppo del prodotto, o nella estrinsecazione prestazionale dei propri sistemi. Studi prestazionali comunque totalmente volti alle questioni energetiche, ma tralasciando quindi quelle che potrebbero essere tutte le altre svariate potenzialità offerte da un sistema di verde parietale: si pensi ad es. all’acustica, al condizionamento microclimatico, alla produzione di ossigeno, ecc.

Tutto ciò si traduce in un’offerta produttiva in fortissimo aumento. Molte aziende che precedentemente si occupavano di chiusure verticali o tecnologie per coperture a verde hanno oggi colto questa sfida dal mercato, attivando nuove linee di produzione per rispondere alla crescente domanda relativa al Verde Verticale. Considerazione sicuramente degna di nota è quella che la richiesta odierna non solo ha favorito lo sviluppo di tecnologie o tipologie di ultima generazione (Verde Verticale continuo) ma ha anche riaperto le porte ad un’implementazione dei sistemi tradizionali. In forza della grande domanda che ruota attorno al Verde Verticale, anche il rivestimento vegetale ha subito un’attività di industrializzazione di subsitemi e componenti, col risultato che oggi anche questa tipologia sta venendo sempre più riscoperta ed apprezzata, spesso proprio grazie al fatto di essere un sistema storicizzato – quindi ben conosciuto ed accettato dalla comunità architettonica – ma di concezione rinnovata e contemporanea.

Come accade per quella industriale, anche la sperimentazione progettuale in atto è notevole. Sempre di più sono rilevabili progettisti che scelgono di adottare queste tipologie di chiusura all’interno dei propri lavori, con gli obiettivi più disparati: alcuni impiegano i sistemi d’inverdimento parietale per le sue qualità estetiche, mentre altri optano per un suo utilizzo finalizzato alle caratteristiche funzionali o di ecosostenibilità che essi offrono. Inoltre, coerentemente con quella che è la tendenza del mercato edilizio odierno specialmente nella nostra nazione, è molto forte un impiego delle tecnologie d’inverdimento nelle opere di recupero del patrimonio edilizio esistente, in quanto possono offrire delle buone caratteristiche estetiche parallelamente a delle prestazioni tecniche o funzionali, il tutto con relativa facilità d’impiego rapportata – in alcuni casi – ad una modesta spesa iniziale.

Fatto interessante è anche quello legato ad uno sviluppo del sistema conseguentemente all’evoluzione normativa. In funzione delle prestazioni microclimatiche5 che possono offrire nei confronti sia dell’ambiente interno che di quello esterno (immediato e non), tetti e pareti a verde vengono sempre più inserite, come consiglio o prescrizione, all’interno di regolamenti locali55. Questo perché una volta che ne sono state riconosciute le caratteristiche e potenzialità a livello generale, tali tipologie vengono valutate come degli ottimi strumenti di mitigazione climatica ed ambientale. Inoltre, legando ulteriormente questa tematica al recupero edilizio precedentemente citato, è da rilevare come

elementi innovativi (oggetti, materiali, attrezzature, servizi, ecc.) da un settore ad un altro» si parla di innovazioni adattive. Tali elementi innovativi in questo caso «esistono già, ma migrano, opportunamente adattandosi e trasformandosi», da un settore ad un altro. Citazione estrapolata da SINOPOLI, NICOLA, “L’innovazione tecnologica in edilizia: una premessa”, p.8, in SINOPOLI, NICOLA, TATANO, VALERIA (a cura di), Sulle tracce

dell’innovazione – Tra tecniche e architettura, in bibl.

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chiusure verticali e superiori a verde possano essere facilmente adottate anche nelle opere di retrofitting: anche questa precisa caratteristica ne ha permesso un forte aumento nell’impiego e nella prescrizione da parte di norme o regolamenti locali. Purtroppo, tale spinta “locale” verso l’impiego di dette tecnologie non è assolutamente rilevabile a livello di Governo centrale.

Per di più, come accennato anche nel primo capitolo, la tendenza contemporanea culturale ed operativa, sia in ambito architettonico che per quello dell’urbanistica, è quella di un progressivo e sempre più alto inverdimento di edifici e città: tale disposizione è ampiamente riscontrabile sia nelle nuove edificazioni che nel recupero di manufatti e tessuti urbani esistenti. La cultura mondiale è proiettata, forse come mai accaduto prima, verso un ritrovamento della natura dettato da una riscoperta simbiotica dell’ecosistema, tanto che nella sua ricerca di rinaturalizzazione degli spazi di vita l’essere umano sembra quasi proiettarsi verso quella che se valutata coi canoni di solo un paio di decenni fa, dettati dalla crescita produttiva e dalla ricerca di un sempre maggiore sviluppo, potrebbe essere interpretata quasi come un’involuzione tecnologica56. Gli edifici odierni tendono molto spesso a diventare dei manufatti totalmente o quasi ricoperti di vegetazione, e la stessa cosa accade per le città richiedendo un grande sforzo alle tecnologie dell’architettura nell’implementazione di prodotti che consentano contemporaneamente la presenza di vegetazione e l’espletamento delle normali prestazioni richieste ad edifici o conurbazioni57.

II.9. Lo sviluppo normativo in materia di inverdimento edilizio urbano, conseguente alla