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9 I viticci sono detti anche cirri.

III.2. La tecnologia del rivestimento a verde

III.2.1. L’elemento vegetale

L’elemento vegetale rappresenta la parte più importante e delicata di un rivestimento a verde, nonché quella basilare nei confronti della riuscita formale e tecnologica del sistema. Risulterà perciò fondamentale, fin dalle prime fasi di progetto, una stretta collaborazione con figure specialistiche esperte nella gestione delle piante (come ad esempio un agronomo), in quanto l’impianto e la gestione di un apparato a verde appartiene a discipline che poco hanno a che fare con la normale pratica architettonica.

Le piante sono esseri viventi, perciò durante tutte le fasi di progettazione ed esecuzione dell’opera si dovrà da operare con l’obiettivo di garantire al vegetale ottimali condizioni vitali e di sviluppo biologico: qualora la pianta non riesca ad ottenere delle condizioni vegetative esaustive, potrebbero venire meno o decadere tutte o in parte le ragioni morfologiche e/o funzionali del rivestimento, e quindi del progetto. Si tenga conto, perciò, che saranno debitamente da conteggiare quei fattori che differenziano o accomunano le varie specie vegetali e le loro modalità d’interazione col contesto d’applicazione. Essi sono direttamente collegati alle varie caratteristiche fisiche e fisiologiche delle differenti specie, e corrispondono nello specifico a:

- ciclo vegetativo stagionale;

- esigenze di esposizione alla radiazione solare diretta; - dimensione massima raggiungibile;

- velocità di crescita; - densità del manto fogliare.

III.2.1.1. Ciclo vegetativo stagionale

Consiste nell’arco di tempo annuale in cui la pianta è provvista di foglie, ossia nel rapporto deciduità/fogliazione. La prima distinzione, fondamentale nella selezione di una specie vegetale finalizzata all’inverdimento parietale, sarà quindi quella di capire se sia conveniente o meno l’impiego di una specie sempreverde piuttosto che una decidua16. Diverrà innanzitutto opportuno selezionare una specie con un dato ciclo vegetativo in funzione delle esigenze progettuali, al fine di massimizzare le ricadute architettoniche nell’impiego di un rivestimento; ossia, esemplificando, si può affermare che se una delle esigenze di progetto fosse quella del rendimento bioclimatico nel guadagno solare di una superficie trasparente esposta a Sud, sarebbe opportuno scegliere una specie vegetale che perda le foglie d’inverno e le mantenga durante il periodo estivo, in modo da bloccare il flusso energetico caldo e dannoso durante i periodi caldi, permettendo invece ai raggi solari di penetrare nell’edificio durante l’inverno.

16 Le specie decidue sono quelle che perdono le foglie durante l’inverno. Esse vengono definite anche

Il ciclo vegetativo stagionale è regolato dai cambiamenti di temperatura e dalle ore di luce che gli organi della pianta riescono a percepire, e perciò, anche se non è possibile definire con assoluta precisione e per ciascuna specie un periodo di deciduità/fogliazione, è comunque possibile affermare che la pianta tenderà a perdere le foglie in autunno per ripresentarle durante la primavera. Le piante sempreverdi non hanno invece un vero e proprio periodo di riposo: esse rallentano le proprie attività vegetative durante l’inverno, pur non perdendo mai le foglie.

Fig.III.21 – CBA Progetti, ristrutturazione dello Studio Caruzzo & Associati, Treviso, 2006. L’utilizzo di una specie decidua rende la pelle edilizia mutevole durante l’arco dell’anno. In inverno (foto a sinistra) sono visibili solo il reticolo strutturale e gli esili rami della pianta senza foglie, mente nelle altre stagioni (a destra) l’edifico si ricopre di uno strato vegetale. Sempre nella foto a destra si noti come a quasi quattro anni dall’impianto del rampicante le propaggini vegetali non abbiano ancora raggiunto la sommità dell’edificio.

Ai fini della gestione del manufatto edilizio sarà perciò necessario conoscere il periodo di deciduità delle specie impiegate, in modo che la presenza di foglie non vada a interagire negativamente con le prestazioni dell’edificio. Tenendo conto del fatto che sono comunque reperibili in letteratura tabulazioni indicanti il ciclo vegetativo stagionale per ogni specie vegetale, una regola progettuale sempre valida potrebbe essere quella dell’impiego di piante autoctone17: queste, essendosi naturalmente evolute in una data fascia climatica o in un preciso bioma18, sono in equilibrio

17 Le specie autoctone (sia vegetali che animali) sono quelle tipiche e storicamente rilevabili in una data regione

geografica e possono perciò anche venire definite specie indigene. Tale concetto si contrappone a quello di alloctonia: le specie alloctone provengono da altri areali e – spesso a seguito dell’opera volontaria o involontaria dell’essere umano – sono state introdotte in un dato luogo solo in un secondo momento, trovandovi delle caratteristiche favorevoli alla propria sopravvivenza. Alcuni tipi di specie alloctone possono creare problemi a quelle autoctone, limitandone lo sviluppo o addirittura prendendone il sopravvento fino a farle scomparire. Un esempio di contrapposizione tra specie è quello delle coccinelle asiatiche che stanno prendendo il sopravvento su quelle europee. Le specie alloctone che si contrappongono in modo aggressivo a quelle autoctone sono dette invasive. Per informazioni più dettagliate si veda il paragrafo IV.2.1 del capitolo successivo.

18 I biomi «possono essere definiti come Ecosistemi zonali, in quanto sono ecosistemi (pressoché omogenei,

NdA) che interessano una intera regione bioclimatica e sono classificati in funzione della struttura della vegetazione dominante. Temperatura e precipitazioni sono i principali elementi del clima. Le medie annuali forniscono una approssimazione di larga massima delle condizioni climatiche. Una conoscenza migliore del clima di una data località è data dall’andamento di precipitazioni e temperature nell’arco dell’anno». Esempi di bioma potrebbero essere la Tundra, la Taiga, la Savana, i deserti, la Foresta Tropicale Pluviale, ecc. FILESI, LEONARDO, Dispense del corso di Botanica – Seconda parte, in bibl., p.23. (Per una descrizione più dettagliata si veda il paragrafo IV.2 del quarto capitolo)

col loro luogo d’origine. Ciò significa che tutte le fasi vitali della pianta sono strettamente legate alle condizioni meteorologiche ed atmosferiche tipiche del clima di provenienza, e quindi anche il periodo di fogliazione sarà correlato a clima e soleggiamento medio di un’area19.

III.2.1.2. Esigenza di esposizione alla radiazione solare

L’esigenza dell’esposizione solare è la caratteristica, differente per ogni specie vegetale, che descrive se essa richieda, tolleri o rifiuti completamente la presenza dei raggi solari. Tutte le piante hanno un comportamento differente nei confronti dell’esposizione solare, perciò ogni specie vegetale andrà opportunamente selezionata solo dopo aver debitamente conteggiato anche questo aspetto climatico.

Alcune tipologie di rampicanti richiedono espressamente il posizionamento in pieno sole (ad esempio Clematis viticella, Jasminum officinale, Campsis radicans), perciò la loro collocazione su facciate a Nord o comunque sempre in ombra potrebbe portare a dei gravi scompensi vegetativi per la pianta, finanche addirittura alla sua morte; altre, per contro, necessitano di collocazioni in zone d’ombra o mezz’ombra (ad esempio Hydrangea Sexifragaceae), perciò gli sarebbe deleteria una posizione fortemente esposta alla radiazione diretta. Tutte le piante – anche quelle più delicate nei confronti dei raggi solari – necessitano della radiazione solare come fonte energetica per svolgere le proprie attività fotosintetiche, ma alcune di esse prediligono soleggiamenti meno diretti o essenzialmente diffusi, perciò sarà necessario l’impiego di idonee tipologie vegetali in funzione della collocazione del rivestimento e del contesto di progetto20.

III.2.1.3. Velocità di crescita

Le piante rampicanti presentano un ritmo di crescita più rapido rispetto a quello delle specie arboree. La loro velocità di sviluppo può inoltre variare sensibilmente a seconda della specie prescelta – le piante a crescita lenta hanno un accrescimento medio che si attesta intorno ai 50 cm annui, quelle considerate veloci hanno uno sviluppo mediamente stimabile sui 200 cm l’anno – ed in funzione della messa a dimora, cioè che si tratti rispettivamente di piante collocate in piena terra o in vaso (Tab.III.22). Tale aspetto è comunque «sempre in dipendenza, oltre che delle caratteristiche fisiologiche proprie di ogni singola specie, anche delle condizioni climatiche e pedologiche (ossia del terreno che le ospita, NdA) del luogo, della messa a dimora, del tempo di attecchimento e della gravità dello stress da trapianto subito, e, infine, delle cure colturali che le saranno date»21. Si consideri che

se la scelta di specie a crescita rapida consente un inverdimento veloce della parete ad esso deputata (Fig.III.23), andranno debitamente tenuti presenti, per contro, gli interventi di potatura a frequenza maggiore che le specie a sviluppo più rapido solitamente richiedono.

19 Per lo stesso motivo le piante autoctone solitamente necessitano di minori quantità idriche rispetto ad esempio

a specie alloctone provenienti da altre zone del mondo, magari maggiormente piovose: la richiesta d’acqua di una specie autoctona è tendenzialmente in equilibrio con le precipitazioni medie della sua area di provenienza.

20 In merito alla precisa caratteristica qui descritta si vedano le contestuali colonne all’interno di Fig.III.31 e

Tab.III.79